Carlo de' Dottori, letterato padovano del secolo decimosettimo: studio biografico-letterario

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S. Lapi, 1902 - 397 sayfa
 

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Sayfa 184 - E fieramente mi si stringe il core, A pensar come tutto al mondo passa, E quasi orma non lascia. Ecco è fuggito II dì festivo, ed al festivo il giorno Volgar succede, e se ne porta il tempo Ogni umano accidente. Or dov'è il suono Di que
Sayfa 169 - L'anima bella, osservando l'inditto silenzio, non si dolse. Con un gemito sol rispose all'empio fremer del padre; ei moribondi lumi in lui rivolti, ed osservato quale il sacerdote inaspettato fosse, con la tenera man coprissi il volto per non vederlo; e giacque.
Sayfa 286 - Aristodemo di Carlo de' Dottori.208 L'esperienza tassiana può considerarsi quasi del tutto superata,207 mentre è dato ravvisare nella stessa tragedia una più chiara ripresa di classicismo. « Ho imitato — scrive infatti il Dottori — Euripide nell'Ifigenia, Sofocle in qualche coro e calcato per tutto Seneca, da me più inteso e più goduto per la somiglianza della lingua e del costume...
Sayfa 185 - Di vanità, di belle fole e strani pensieri si componea l'umana vita: in bando li cacciammo: or che resta? or poi che il verde è spogliato alle cose? Il certo e solo veder che tutto è vano altro che il duolo.
Sayfa 170 - Furia, o Mostri, e renda il tetro carcere dell'ombre a queste luci mie più grato aspetto. Sommergete nel caos, che prima diede origine all'Abisso, o se cosa più occulta, e più profonda sotto al Tartaro giace, l'ombra mia scelerata; e sovra il capo s'oda rotar di Sisifo il macigno, volgersi l'orbe d'Ission, chinarsi Tantalo all'onda : e sia mia pena questa che le mie non consoli la pena altrui.
Sayfa 352 - Passeggiando in pianelle ed in romana messer lo Podestà, Barba tignosa, dimanda di quel fatto e dà d'un piede in un tamburo e di calzarsi chiede. Il giudice si stira le basette e si pulisce il zazzerone ebraico, e ascolta le doglianze ancorché strette, come un grasso priore un magro laico. Il notaio fa i conti a sette a sette, che questo lavorio tien del musaico, che è cosa lunga, tediosa, incerta, senza guadagno, rendasi...
Sayfa 2 - DE CASTRO, Fulvio Testi e le Corti italiane nella prima metà del XVII secolo, Ahi.
Sayfa 187 - Così caldo vapor d'accesa estate strugge i prati ridenti allor che 'l sole egualmente divide il dì prolisso. Vien rapito dal tempo fulgor di molle guancia in quella guisa che le pallide foglie abbatte al giglio moribondo, e come sugge fervido sol l'ostro alle rose. Non è dì che non toglia a beltà qualche spoglia. Bella morrai. Se questo fregio passa ne
Sayfa 172 - In sorte mia. Ma non so già se porti dallo scorso periglio qualche men grata impression la vita, che bella non m'appar com'io sperai, e men lieta, e men avida, l'incontro.
Sayfa 352 - ... pulisce il zazzerone ebraico, e ascolta le doglianze ancorché strette, come un grasso priore un magro laico. Il notaio fa i conti a sette a sette, che questo lavorio tien del musaico, che è cosa lunga, tediosa, incerta, senza guadagno, rendasi ancor certa. Pur s'incammina alfin, ma freddamente scrìve il notaio, ma sbadiglia e stirasi.

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