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in lui, fu il più cortese uomo del mondo. tale qual io brevemente te la disegno.

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EXERCICE VINGT-DEUXIÈME.

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Ella è

Io son vera

Udi ciò che costoro di lui dicevano. mente colui che desiderate. A coloro che infermavano, niuno altro sussidio rimase che la carità degli amici. Questi è un mio parente. Essendo costei bella donna, un cavaliere s'innamorò forte di lei. — Il giovine colse una foglia, e con essa s'incominciò a stroppicciare i denti. Io procurerò di piacere a costei. Quantunque io scriva cose verissime, sotto sì fatto ordine le ho disposte che, eccetto colei che così come me la sa, niuno può sentirle. Colui, il quale perviene a trenta cinque anni, si può dire essere nel mezzo della nostra vita. Nella faccia di costei, cioè negli occhi e nel riso, appaion cose che mostrano de' piaceri di paradiso. Veramente ella è una lettera degna di chi

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la scrive, e degna di colui a chi è scritta. Non credo che sia nel mondo il più sciocco uomo di costui. — Dio volesse che o costui diventasse sordo o colei mutola. Che farem noi, diceva l'uno all' altro, di costui ?

EXERCICE VINGT-TROISIÈME.

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Parlò a' soldati da imperatore. -Passai per Modena e per Parma, raccolto e alloggiato con onore dall' uno e dall' altro di quei due principi. Da tutte le parti ricevon danari. Partirò fra due giorni. -La torre primieramente è da se forte, e appresso è ben guardata. — Io non aveva ancora compiuto di parlare, che io mi sentii lo sinistro lato piagare da una saetta d'oro. — Il giudeo montò a cavallo, e come piuttosto potè, se n' andò in corte di Roma. Dimorò quì per più dì. — Ella è già d'età da marito. - Portale gioje da donna. — La marina da Reggio a Gaeta è la più dilettevole parte d'Italia. Il luo

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gotenente della legione gli giudicò e puni in cotal guisa. È lontano da Roma sessanta miglia. Io per me, credo di sì. Il danaro da voi mandatomi è

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poco a ciò

scampa

Era stata allevata da

che dovevate mandarmi. Per l'amor di Dio temi la vita. — Io di molte lagrime le bagnai il viso. — Io son giovane di famosi parenti disceso. Gli altri tutti di compassion lagrimavano. Tu hai peccato per ignoranza. Voi siete figliuoli del diavolo. Venir possa fuoco da cielo che tutte v'arda. piccolina in continue fatiche. Comprate venti botti da olio ed empiutele, se non tornò in Palermo. - Voglio per questa prima giornata che sia a ciascun libero di ciò ragionare che più gli sarà a grado. -Per potere ch' ell' abbia non ci può nuocere. Sono oppresso dalla passion nuova e quasi attonito. Certo tra le lagrime il suo nome, ricordandolo, mi dà alcun conforto. Voi siete fuor di numero di que' grossolani che più si lasciano vincere dagli esempj, che dalle ragioni. -Partirò con la corte fra due dì. Molti misurano gli uomini

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dall' apparenza. Veramente in voi è la salute, per la

quale si fa beato chi vi guarda, e salva dalla morte dell' ignoranza de' vizj. Il suo parlare, per l'altezza e per la dolcezza sua, genera nella mente di chi l'ode un pensiero d'amore, il quale io chiamo spirito celestiale. Vogliam noi far le cose da bestie ? Il nome di Dante, per essere stropicciato dal tempo, sempre diverrà più Lucente.

EXERCICE VINGT-QUATRIÈME.

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Guarda se questo è il tuo libro, o no. — O figliuola, ove corri? ove vai tu? aspettaci. Io vi priego per Dio che voi m'apriate, acciocchè io possa costi dentro stare al coperto. Molte volte si de' più sperare quando la fortuna si mostra turbata, che quando ella ride ad alcũno. - Chi piange lassù? Chi picchia laggiù ?

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Buon uomo, se tu hai troppo beuto, va, dormi, e tornerai domattina. -Che giova oggimai piangere? Lo scolare rispose: insegnami i tuoi panni ed io andrò per essi, e farotti di costassù scendere. Sia tu men

bellà, io sarò manco ardito.

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Di presente la sua ira si convertì in vergogna. Quanto è mai difficile sotAppressatevi quì per vedergli.

trarsi ad amore!

Passeggia quà e là, come se fosse fuor di se. - Andate là entro. Io non so a che io mi tengo, che io non venga laggiù, e deati cento bastonate.

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EXERCICE VINGT-CINQUIÈME.

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Se possono valere le mie ragioni, io resterò scusato a bastanza, e se non gioveranno, mi confesserò vinto da V. S. Se questo luogo avesse fontane, sarebbe forse il più delizioso di Francia. Che' uomo è costui, il quale nè vecchiezza, nè infermità, nè paura della morte, nè ancora di Dio, dalla sua malvagità l'hanno potuto rimuovere ? — Io veggio ch' egli vuole che io faccia quello ch' io non volli mai fare, cioè che racconti le cattività sue. — Fate addunque per me quello che io fo per voi volentieri. -Niuno male si fece nella caduta, quantunque alquanto cadesse da alto. Quando per altro

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io non t'amassi, m'è cara la vita tua per scampar la mia. -E potranno le vostre mani con le spade e le lance aprire e atterrar le mura? Ditemi, s'i' vi dessi una buona nuova, che mancia mi dareste voi? Se io mando ad effetto quel ch' io ho nella fantasia, sarò il più felice e contento uomo che si truovi sotto le stelle. Signor, le grù non hanno se non una coscia ed una gamba. Dante dice, che Dio non vuole religioso di noi se nọn il cuore.

EXERCICE VINGT-SIXIÈME.

Che personaggio io mi faccia quì, compagni miei,

non so.

Io prego Dio che conceda a vostra Maestà

un lunghissimo corso di vita, e che accresca in lei sempre ancora le felicità de' successi. Non so dir bene an

Giu

cora s'io sia in Italia o in Francia. Gli pregò a liberare ognun dall' infamia, e se stessi dalla morte. dico che vi sia necessario il così fare. Per mostrar quanto mi sien cari i vostri doni, già ne voglio prendere la possessione. Io per me non credo ch'ella vi fosse mai riuscita. Bella giovane, avreste voi mangiato, per sorte, cosa che vi facesse veder un per un altro ? Credi tu ch' i' tel dicessi, se non fosse la verità ? — Quante volte l'ho io detto, che tu faccia a suo modo pazzarella che tu se', e che tu non ponga mente a quel che si faccia, dove e' si vada, e donde e' si venga? L'uomo costumato, dee astenersi dal molto sbadigliare, perciocchè pare che la brigata ove egli è, ei ragionamenti e i modi loro gli rincrescano,- Questa mi la più strana cosa che mai s'udisse.

pare

FIN DU CORRIGÉ DES EXERCICES.

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82

87

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CHAP. VII. Des noms altérés ou des augmentatifs

CHAP. VIII.

et des diminutifs.

Exercice sur les noms altérés.

Du verbe.

104

Conjugaison du verbe avere.

100

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