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45 E però che soprastare a le passioni e atti di tanta gioventudine pare alcun parlare fabuloso, mi partirò da esse; e, trapassando molte cose le quali si potrebbero trarre da l'esemplo onde nascono queste, verrò a quelle parole, le quali sono scritte ne la mia memoria 50 sotto maggiori paragrafi.

II

Poi che fuoro passati tanti dí, che appunto eran compiuti li nove anni appresso l'apparimento sopra

dell'amore, che Dante espone nel Purg., xvIII, 70 e segg., e particolarmente i versi:

.pognam che di necessitate

surga ogni amor che dentro a voi s'accende
di ritenerlo è in voi la podestate,

e le parole di Beatrice, Purg., xxx, 123:

Mostrando gli occhi giovinetti a lui

meco il menava in dritta parte volto.

45. soprastare, star sopra ad un argomento, intrattenersi intorno ad esso. Del trattenersi in un luogo, il Bocc., Dec., 1, 123: et appresso, soprastando ancora molto più ecc.

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46. gioventudine, gioventù; Bartol. da S. Concordio, Ammaestr.: piglia la dottrina da tua gioventudine. alcuno, nel significato indeterminato di uno, è frequente negli antichi scrittori. - fabuloso, privo di ogni fondamento di verità, come la materia delle favole. 47. trapassando, trascurando, omettendo.

48. esemplo, è il libro della memoria, accennato nel proemio: cfr. Purg., xxx, 62:

come pittor che con esemplo pinga

disegnerei, com' io m' addormentai.

nascono, procedono, derivano.

49. sono scritte ecc.; hanno luogo piú considerevole nella mia memoria, sono meglio ritenute per la loro importanza, molto più grande, che non sia quella dei ricordi fanciulleschi.

II. — 2. apparimento soprascritto, l'apparizione di Beatrice narrata da Dante nel cap. 1 è riferita all'anno 1274; cosi che il fatto

scritto di questa gentilissima, ne l'ultimo di questi dí avvenne, che questa mirabile donna apparve a me vestita di colore bianchissimo, in mezzo di due gentili 5 donne, le quali erano di più lunga età; e, passando per una via, volse gli occhi verso quella parte ov'io era molto pauroso; e per la sua ineffabile cortesia, la quale è oggi meritata nel grande secolo, mi salutò molto virtuosamente, tanto che mi parve allora vedere 10 tutti li termini de la beatitudine.

narrato in questo cap. II sarebbe avvenuto nel 1283. Il Tod. crede che in questo periodo di nove anni, del quale Dante tace ogni particolarità, accadesse il matrimonio di Beatrice; e il D'Anc., accogliendo questa ipotesi, la compie osservando che cosi si avrebbe la, ragione dell' aver voluto l'Alighieri riferire il suo innamoramento al primo incontro: se per il mondo Beatrice era la sposa di altro uomo, dinanzi alle leggi dell' amore era la donna di Dante fino dal 1274, quando fu a lui disposata, unita col legame di un affetto eterno.

3. ne l'ultimo di questi di, proprio nel giorno del nono anniversario del primo incontro, cioè nel primo giorno di maggio del 1283.

9. meritata, rimeritata, premiata; cfr. in un sonetto di Dante (p. 356): Lo re, che merta i suoi servi a ristoro. - grande secolo, la vita eterna. Il Carducci osserva esser « notevoli in Dante i varii usi di questa parola secolo, senz'altro. Nel Purg., xvi, 135, vale una generazione o età umana: in rimproverio del secolo selvaggio; ivi, xxx, 105, la società umana: passo che faccia il secol per sua via; qui nella V. N., son. Morte villana, la vita nel senso ecclesiastico: Del secolo hai partito cortesia [cap. ví, 51], e più oltre, col pronome dimostrativo, la vita transitoria in corrispondenza all'eterna: Poiché la gentilissima donna fu partita di questo secolo [xxx, 1]. La quale altra vita, in corrispondenza a questa già finita, è detta secol novo nel v. 5, st. 5 della canz. Gli occhi dolenti | xxxi, 92]; e Secolo immortale, senza definizione di condizioni, nell' Inf., 11, 14; e in relazione all'idea di merito, secol degno della sua virtute, nel son. Venite a intender [XXXII, 30]; e qui piú largamente. » 10-11. Si cfr. il luogo del Par., xv, 34:

.....dentro agli occhi suoi ardeva un riso
tal, ch'io pensai co' miei toccar lo fondo
d'ogni mia grazia e del mio paradiso.

Agli effetti del primo saluto di Beatrice si riferirebbero questi versi

L'ora, che 'l su' dolcissimo salutare mi giunse, era fermamente nona di quel giorno; e però che quella fu la prima volta che le sue parole si mossero per 15 venire a' miei orecchi, presi tanta dolcezza, che come inebriato mi partio da le genti, e ricorsi al solingo luogo d'una mia camera, e puosimi a pensare di questa cortesissima.

di una ballata, attribuita a Dante (p. 361):

'Il giorno che da pria

gli donaste il saluto,

che dar sapete a chi vi face onore,
andando voi per via,

come d' un dardo acuto

subitamente gli passaste il core.

Allora il prese la virtú d' amore,

che ne' vostri occhi raggia;

poi gli sete selvaggia

fatta si che mercé non vi addimando.

Questa ballata, che da alcuni è data a Cino da Pistoia, è dal Giul. riferita al tempo, nel quale Beatrice negò a Dante il saluto (cfr. cap. XII) erroneamente, per altro, poiché nei versi citati si parla di primo saluto, dato per via, che suscitò un intenso affetto; cosi che vi si ritrovano tutti i particolari del racconto dell'Alighieri.

13. fermamente, per certo: Bocc., Dec., 11, 247: tu troverai fermamente che ella è tua figliuola.· nona di quel giorno; qualunque fosse la stagione nella quale accadde, l'incontro sarebbe adunque avvenuto nelle ore pomeridiane; per questo e per gli altri luoghi ove occorre il numero nove cfr. la Not. sulla V. N., § 5.

15. come inebriato ecc. è una formula biblica per esprimere una veemente commozione; cfr. Parad., xxvII, 1 e segg.:

Al Padre al figlio, allo spirito santo
cominciò gloria tutto 'l paradiso

sí che m' inebriava il dolce canto.

Ciò ch' io vedeva mi sembrava un riso
dell' universo, per che mia ebbrezza
entrava per l'udire e per lo viso.

16. solingo, solitario, romito, come nel cap. xII, 3; in diverso senso è usata questa parola nell'Inf., xxIII, 106: come suol esser tolto un uom solingo, dove significa solo.

III

E pensando di lei, mi sopraggiunse un soave sonno, nel qual m'apparve una maravigliosa visione: ché mi parea vedere ne la mia camera una nebula di colore di fuoco, dentro a la quale i' discernea una figura d'un signore, di pauroso aspetto a chi la guardasse. 5 E pareami con tanta letizia, quanto a sé, che mirabil cosa era: e ne le sue parole dicea molte cose, le quali non intendea, se non poche; tra le quali intendea queste: Ego dominus tuus. Ne le sue braccia mi parea vedere una persona dormir nuda, salvo che 10 involta mi parea in un drappo sanguigno leggeramen

III. 1. Cfr. Purg., xvIII, 141, dove Dante descrive come s'addormentasse nel cerchio degli accidiosi:

Nuovo pensiero dentro a me si mise
del qual piú altri nacquero e diversi,
e tanto d' uno in altro vaneggiai
che gli occhi per vaghezza ricopersi
e il pensamento in sogno trasmutai.

3. nebula, latinismo, nuvola; Verg., Aen., 1, 412: et multo ne bulae circum dea fudit amictu, e 439: infert se septus nebula, mirabile dictu.

5. pauroso, che incuteva paura, terribile; così nell' Inf., II, 90:
Temer si deve sol di quelle cose

c' hanno potenza di fare altrui male,
dell' altre no, che non son paurose.

Giov. dalle Celle, lett. a Donato Correggiaio: se' in regione paurosa e in mare pericoloso.

6. E pareami ecc. che egli fosse meravigliosamente lieto nel suo aspetto, e dicesse molte cose, delle quali poche io poteva intendere; vuol dire che nel principio di ogni affetto le percezioni e i sentimenti sono molteplici, ma per lo più non si intende che la forza d'amore, non si sente altro che il nuovo dominio che tiene lo spirito.

11-12. sanguigno leggeramente, cioè di una leggera tinta sangui

te; la qual guardando molto intentivamente, conobbi ch'era la donna de la salute, la quale m'avea lo giorno dinanzi degnato di salutare. E ne l'una de le sue mani mi parea che questi tenesse una cosa, la quale ardesse 15 tutta; e pareami che mi dicesse queste parole: Vide cor tuum. E quando elli era stato alquanto, pareami

gna, rosea; cfr. la nota al cap. 1, 12. sione del senso, attentamente.

intentivamente, con molta ten

13. la donna de la salute: il Card. intende la donna che reca salute, salvezza, e riavvicina a questo luogo il verso dell' Inf., 11, 75: O donna di virtù sola per cui ecc. Il Frat. e altri dopo di lui intesero la donna del saluto, quella che lo avea salutato poco innanzi: e di salute e saluta in questo senso si hanno più esempi negli antichi poeti; così nell' Intelligenza, ed. Gellrich, 292:

E fanno ciò che madonna comanda
e rendon dolzi e soavi salute;

il Guinizelli (p. 35):

Passa per via adorna e sí gentile
ch' abbassa orgoglio a cui dona salute;

Lotto pisano (Val. II, 399):

se saluta li è porta

soavemente la rende ecc.

Dante stesso nel son. Di donne vidi (p. 172):

A chi era degno poi dava salute

con gli occhi suoi quella gentile e piana;

nel son. doppio Se Lippo amico (Giorn. stor., II, 341):

da parte di colui che mi t' ha scritto

in tua balia mi metto

e recoti salute, quali eleggi;

e nel cap. xi, 19, ne le sue salute abitava la mia beatitudine. - lo giorno dinanzi, in quel giorno, ma alcune ore prima della visione; cfr. cap. 1, 12: il giorno in questo senso è detto anche nel cap. v, 15.

14. degnato; degnare è usato spesso in questo modo dagli scrittori antichi; un rimatore anon. del dugento (Riv. fil. rom., I, 84): Assai chiamai la morte che degnasse ancider me, cui la vita nocea;

e anche in prosa, per es. Poliziano, Sermoni, 1, di dio: per sua misericordia forse degnerà rispondere.

15. una cosa ecc., il cuore di Dante, che ardeva d'amore per Beatrice.

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