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con ad-, in-, ecc. non presentano il raddoppiamento: es. aterzate, aparue, inamora; l'esito del gruppo dj seguíto da voc. è per lo più rappresentato da c: es. meço; e quello di nj tra voc. da -ngn- es. auengna, insengna, sengnor- ecc.; per i gruppi -ct, pl- qualche volta non si procede all' assimilazione o alla di gradazione e perciò si ha decta, exemplo ecc. Tutte queste forme che non rappresentano caratteri proprî della lingua di Dante ridussi alle comuni, e fuor che in questa riduzione mi attenni sempre al codice.1 I luoghi dove me ne scostai, ricorrendo alla lezione di altri testi, sono i seguenti:

е

Proemio, 5. A: asemprarle; ma la ripetizione del pronome qui non pare da ammettere.

Cap. I, 16. A: sacretissima; tutti gli altri codd. hanno la lez. del testo. 25. A: lo spirito nostrale; vedasi la nota allo stesso cap. 1, 15. 48. A: onde nascono questo e uero; l'errore materiale è corretto dagli altri codd.

III, 41. A: In ciò che; e cosí hanno più altri codd.: ma essendo qui espresso un rapporto finale, parve necessaria la correzione già introdotta dal Torri, la quale è già in alcuni mss. - 55. A: significo chessi dee.

IV, 12. A: imperò che; e cosí altre volte: ma però che è la forma usata piú spesso nella V. N. e attestata anche in questo luogo dagli altri codd. V, 18. A: al mio; errore manifesto.

VI, 9. A: non aurei; che si può anche risolvere in no n' avrei. VII, 19. A: ostale. - 27. A: dun amoroso; si è tolto l'art. un, intralasciato già negli altri codd., perché altrimenti il verso crescerebbe d'una sillaba.

VIII, 14. A: sonetti li quali: lez. che si potrebbe mantenere, se dopo si avesse cominciano. 45. A: Esse di grazia ti vuoli far mendica; cfr. nel commento la nota a questo verso. Che si debba leggere E s'io è confermato dalla divisione, nello stesso cap. vi, 66. 56. A: canosciute; arcaismo, già smesso

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'a' tempi di Dante (cfr. Caix, Le orig. della lingua poet. § 51).
IX, 31. A: disse; cfr. nel son. dello stesso cap. Ix 46 presi di lui sí
parte >>.

gran

X, S. A: boce; cosí qui e altrove: ma in Dante è per lo piú conservata la base etimologica lat.; cfr. Caix § 178. 9. A: distruggitore; ma riferendosi a Beatrice, non poteva esser dubbia la scelta tra questa e la lezione vulgata. XII, 70. A: si come; ma il faria del v. 72 presuppone che sia espresso dinanzi un rapporto condizionale. 76. A: voi; e cosi altrove, senza riguardo alla corrispondenza della rima (: lui). 82. A: colore; ma core hanno quasi tutti gli altri codd., e cosí richiede il senso e la misura del verso. 85. A: chen uoi servire lan pronto omne p.; cfr. la nota nel commento, e anche un art. filologico nel giornale Il Baretti, 1883, n. 8.

1 Una nuova collazione della stampa col manoscritto, mi permette di correggere alcuni pochi passi del testo ne' quali è incorso errore; leggasi adunque: 1 36, molte volte; VII 10, acciò che; 13, sonetto, che comincia:; VIII 13, ched; 34, s'acconc.; 1x 33, sonetto, il quale comincia:; 49, com'io; XII 22, e perché; 55, anzi ch'io; 79 bieltate; xv 43, le sono; XVII 6, matera nuova; xx 9, 80netto, lo qual comincia:; xx1 7, sonetto, lo quale comincia:; XXIII 81, E avegna ch' io; 144, trestizia; 184, come; 194, foe; XXIV 37, sonetto, lo quale comincia cost:; 62, e la seconda comincia; xxvi 27, il quale; xxxIII 21, E questa è la canzone, che comincia:.

NOTE PER LA CRITICA DEL TESTO

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213

XIII, 5. A: quanto che ingombrassero piú ecc. È lezione evidentemente erronea, ma che conserva forse un ricordo della primitiva, se questa è quella di Ce d'altri codici : quattro mi pareva che ingombrassero ecc. 50. A disdegno. XIV, 13. A: disposta. 24. A altre; cosí qui e altre volte, forse per ricordo della vocale etimologica lat. (alter). 35. A: potremo. 47. A: potrè; invece di può ire: ma forse il prototipo aveva poire = po' ire, e fu scambiato i con t. - 70. A fore; e per corrispondenza di rima allore: ma l'inesattezza dello scriver la prima parola ha tratto seco anche quella della seconda. XV, 30. A: vede; ma il senso e la corrispondenza della rima (: ancide) esigono il perfetto vide. 34. A: lo qual; è da riferire a pietà e perciò migliore è la lez. la qual introdotta nel testo, sull'autorità di altri codd. XVIII, 16. una manca in A, ma è negli altri codd. 24. A: la fine; la vera lez. è suggerita dal passo parallelo in questo stesso cap. XVIII, 19. 26. A: la beatitudine del fine; cfr. la nota nel commento.

XIX, 71. Voi manca in A. 79. A: adornata; ma il verso richiede in fine una parola trisillaba. 111. Alcune edizioni leggono vertudi effettive, e cosi hanno più codici. Anche in A dopo vertudi si legge effâue, che non saprei risolvere in effettive. È certo che il luogo era già guasto ne' più antichi esemplari,, poiché p. es. nel cod. a si legge virtudi effezioni, che non ha senso. Del resto la lez. del testo rappresenta la vulgata, della maggior parte dei mss. e delle stampe. 128. A: ancella le altre; da risolvere forse ancell' a le altre. XX, 18. A: poi; cfr. la nota rispetto al voi del cap. xII, 76. XXI, 26. A: de la sua bonta; che la lez. degli altri codd. sia la vera è confermato da ciò chè si legge in questo stesso cap. XXI, 42. 31. A virtuosamente fue gentile tutto ciò che fece.

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XXII, 3. A: chi era stato tenitore; lez. sconfessata da quella concorde degli altri codd. 9. a buon figliuolo, e da buon figliuolo a buon padre, mancano in A, per una svista del copista, facile a spiegare: poiché e' passò dalla parola padre a quelle che seguivano la stessa parola ripetuta poco dopo; ed è errore frequente negli antichi mss. - 16. A: si raunarono a cotale ecc. per un facile scambio col raunarono seguente. 68. A tornavano; ed è lez. che potrebbe anche difendersi, contro la comune degli altri codd., né senza esempî degli scrittori antichi.

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96. A: uisione.

XXIII, 1. A: ciò che per pochi; meno strana la vulg. ciò per pochi: ho accolta nel testo la lez. di Z, seguendo l'esempio dei più recenti editori. 59: A: mi parea tornare; certo per confusione colla stessa frase della riga precedente. 82. A: amovimento. 104. A: piangea (: via). - 136. A: canoscenza; cfr. sopra la nota al cap. VIII, 55. 139. A: vidi donne; errore manifesto. - 163. A: quandio la vedea scorta. - 179. A: beata an. bella chetti vede. XXIV, 54. A: allegro nel mio cuore da lunga parte; cosi hanno anche altri codd., e si potrebbe forse sottilizzando difendere questa lezione. La vulgata è più naturale.

XXV, 26. A: se volendo. - 60. A: nel secondo; e cosí hanno gli altri codd.: ma la citazione è dal III libro dell'Eneide.

XXVI, 25. quello manca in A. 36. A: mostrarsi. - 53. A: tra laltre donne. - 67. che manca in A.

XXVII, 20. A: che fa li miei spiriti gire parlando: la correzione li spirti miei si è dedotta da altri testi per avere un verso di miglior suono, sebbene

anche il verso di A letto cosi: che fa li miei | spiriti gir | parlando possa esser difeso coll'esempio d'altri rimatori antichi. Ma questa della costituzione ritmica dell' endecasillabo, nella poesia anteriore al cinquecento, è questione non ancora affrontata da alcuno; e pur meritevole di diligente studio.

XXXI, 65. A: benigno (: ingegno): cfr. Caix § 32. 68-69. La lezione di 80. A mi vien ben fiso; e cosí altri

A è confermata da B e da altri codd.

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90. A:

testi: ed è lezione da non trascurare, perché con essa si verrebbe ad ottenere una bella corrispondenza di pensiero col giugnemi del v. seguente. maudisse; cfr. la nota nel commento.

XXXVII, 10. fate manca in A.

XXXVIII, 1. A: Ricontai; e altri testi hanno Ricoverai. La lez. Recommi

è in C, e in altri codd.

XXXIX, 3. A: questa gloria Beatrice.

21. A sonnelato; svista del co

pista, che ormai non intendeva piú la parola arcaica del testo.

XLI, 35. A: divisa.

NOTE METRICHE

Le poesie inserite da Dante nella V. N. (25 sonetti, 4 canzoni, 1 ballata e 1 stanza) sono le seguenti:

A ciascun'alma presa e gentil core (son. 1; cap. III)
Amore e 'l cor gentil sono una cosa (son. x; cap. xx)
Ballata, i'vo che tu ritrovi Amore (ballata; cap. XII)
Cavalcando l'altr' ier per un cammino (son. v; cap. IX)
Ciò, che m'incontra ne la mente, more (son. Vш; cap. xv)
Color d'Amore e di pietà sembianti (son. xx; cap. xxxvi)
Con l'altre donne mia vista gabbate (son. vII; cap. XIV)
Deh peregrini, che pensosi andate (son. XXIV; cap. XL)
Donna pietosa e di novella etate (canz. II; cap. XXIII)
Donne, ch'avete intelletto d'amore (canz. 1; cap. xix)
Era venuta ne la mente mia (son. XVIII; cap. xxxiv)
Gentil pensero, che parla di vui (son. XXII; cap. XXXVIII)
Io mi senti' svegliar dentro lo core (son. XIV; cap. XXIV)
L'amaro lagrimar che voi faceste (son. xxI; cap. XXXVII)
Lasso per forza di molti sospiri (son. XXIII; cap. XXXIX)
Li occhi dolenti per pietà del core (canz. III; cap. xxxi)
Morte villana, di pietà nemica (son. IV; cap. VIII)
Ne li occhi porta la mia donna Amore (son. x1; cap. XXI)
Oltre la spera, che più larga gira (son. xxv; cap. XLI)
O voi, che per la via d'Amor passate (son. II; cap. vII)
Piangete, amanti, poi che piange Amore (son. III; cap. VIII)
Quantunque volte, lasso! mi rimembra (canz. Iv; cap. xxxIII)
Se' tu colui, c' hai trattato sovente (son. XIII; cap. xx)
Sí lungiamente m'ha tenuto Amore (stanza; cap. XXVII)
Spesse fïate vegnonmi a la mente (son. Ix; cap. xvi)
Tanto gentile e tanto onesta pare (son. xv; cap. xxvi)
Tutti li miei penser parlan d'Amore (son. vi; cap. XIII)
Vede perfettamente ogne salute (son. XVI; cap. XXVI)
Venite a 'ntender li sospiri miei (son. XVI; cap. XXXII)
Videro li occhi miei quanta pietate (son. XIX; cap. xxxv)
Voi, che portate la sembianza umíle (son. XII; cap. XXII)

I sonetti sono di due specie, comuni e doppî. I 23 sonetti comuni presentano i due tipi soliti per le quartine; poiché alcuni le hanno a rima baciata (ABBA. ABBA) e sono i son. I, III, V, VI, VII, XI, XII, XIII, XV, XVII, XVIII, XIX, XX, XXI, XXII, XXIII, XXIV, XXV; altri invece le hanno a rima alterata (ABAB. ABAB) e sono i son. VIII, IX, X, XIV, XVI. Per le terzine tre soli le hanno a due rime, il son. I cosí: CDC.CDC.; e i son. XII, XIII (i quali, si noti, sono uguali anche nella disposizione delle quartine, perchè formano quasi una tenzone) a rima alternata cosí: CDC. DCD. Tutti gli altri hanno le terzine a tre rime, o replicate semplicemente: CDE.CDE, come i son. VIII, IX, X, XIV e XVI; o invertite: CDE. EDC, come i son. III, V, VI, VII, XI, XV, XIX; oppure, e questi sono la maggior parte, a rime ripetute coll' inversione delle due prime: CDE. DCE, come i son. XVII, XVIII, XX, XXI, XXII, xxIII, xxiv, xxv. I due sonetti doppî, pur essendo fatti secondo lo stesso principio di intromettere un settenario dopo ciascun verso dispari delle quartine e dopo ciascun verso pari delle terzine di un sonetto comune, sono differenti: perché lo schema dell'uno (son. 11) fu foggiato sopra un sonetto colle quartine a rime alternate e le ter zine a due sole rime e riusci cosí: AaBAaB. AaBAaB. CDdC. DCCD; men. tre lo schema dell'altro (son. Iv) fu foggiato sopra un sonetto colle quartine a rima baciata e le terzine a due rime alternate e riusci cosi: AaBBbA. Aɩ BBbA. CDdC. CDdC.

Le canzoni sono della forma seguente: la 1 di cinque stanze, l'ultima delle quali fa da commiato e tutte seguono lo schema ABBC. ABBC. CDD. CEE ;

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la II di sei stanze che seguitano lo schema: ABC. ABC. CDdE. e CDD; la II di cinque stanze e di un commiato: le stanze seguono lo schema: ABC. ABC.CDEE. DEFF, e il commiato non corrisponde ad alcuna parte della stanza ed è anzi una stanza più piccola con questo schema: GHhIIH; - e finalmente la quarta è di due sole stanze con lo schema: AbC. AcB: BDE e DFF; e si noti che nei versi 9° e 13° della 1a stanza, forse casualmente o per amore di una certa risonanza non voluta assoggettare a una legge metrica determinata, è ripresa all'interno la rima del verso precedente.

La stanza (cap. xxvII), che non è altro che l'elemento costitutore della canzone usato come componimento speciale, ha questa forma: ABBA. ABBA. CDdCEE; e se non avesse un settenario alla 11a sede sarebbe un vero e proprio sonetto.

La ballata (cap. XII) è formata di una ripresa: ABBA, e di quattro stanze coşi rimate: CdE. CdE. EFFA.

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