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che fono a quel fine ordinate; ficcome fuggezione, e conofcenza, e obbedienza; fanza le quali è ciafcuno difordinato a ben fervire. Perchè, s'elli non è fuggetto in ciafcuna condizione, fempre con fatica, e con gravezza procede nel fuo fervigio; e rade volte quello continova e le elli non è obbediente, non ferve mai, fe non a fuo fenno, e a fuo volere; ch'è più fervigio d'amico, che di fervo. Dunque, a fuggire quefta difordinazione, conviene, quefto Comento, ch'è fatto in vece di fervo alle infrafcritte Canzoni, effere fuggetto a quelle in ciafcuna fuá ordinazione: e dee effere conofcente del bifogno del fuo Signore, e á lui obbediente; le quali difpofizioni tutte gli mancano, fe Latino e non volgare foffe ftato, poichè le Canzoni fono volgari. Che primamente nón era fuggetto, ina fóvrano, per nobilità, e per virtù, e per bellezza; per nobilità perchè il Latino è perpetuo, e non corruttibile: e volgare è non iftabile, e corruttibile. Onde vedemo nelle Scritture antiche delle commedie, e tragedie Latine, che non fi poffono trafmutare quello medefimo, che oggi avemo; che non avviene dél volgare, lo quale a piacimento artificiato fi tráfmuta. Onde vedemo nelle Città d'Italia, e fe bene volemo agguardare a cinquanta anni, molti vocaboli effere fpenti, e năti, é variati; onde fe'l picciolo tempo così trafmuta, molto più trafmuta lo maggiore. Sicch' io dico, che fe coloro, che partiro di questa vita, già fono mille aņni tornaffono alle loro Cittadi, crederebbono, la loro cittade effere occupata da gente ftrana, per la lingua, da loro difcordante. Di quefto fi parlerà altrove più compiutamente in un libro, ch' io intendo di fare, Dio concedente, di volgare Eloquenzia. Ancóra non era fuggetto, ma fovrano per virtù: ciafcuna cófa è virtuofa in fua natura, che fa quello a che ella è ordinata, e quanto meglio lo fa, tanto è più virtuofa; onde dicemo uomo virtuófo, che vive in vita contemplativa, o attiva, alle quali è ordinato naturalmente. Dicemo del cavallo virtuofo, che corre forte, e molto, alla qual cofa è ordinato. Dicemo una fpada virtuofa, che ben taglia le dure cofe, a che effa è ordinata. Così lo fermone, il quale è ordinato a manifeftare lo concetto u. mano, è virtuofo, quando quello fa; e più virtuofo è quello,

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quello, che più lo fa Onde concioffiacofachè lo Latino molte cofe manifefta concepute nella mente, che 'I volgare fare non può, ficcome fanno quelli, che hanno l'uno, e l'altro fermone: più è la virtù fua, che quella del volgare. Ancora non era fuggetto, ma fovrano per bellezza. Quella cofa dice l'uomo effere bella, cui le parti debitamente rispondono, perchè dalla loro armonia refulta piacimento. Onde pare l'uomo effere bello, quando le fue membra debitamente rifpondono. E dicemo bello il canto, quando le voci di quello, fecondo debito dell' arte fono in tra fe rifponden ti. Dunque quello Sermone è più bello, nel quale più debitamente rifpondono in Latino, che in volgare, però il bello volgare feguita ufo, e lo Latino arte; onde concedefi, effer più bello, più virtuofo, e più nobile. Perchè fi conchiude lo principale intendimento cioè, che non farebbe stato fuggetto alle Ganzoni, ma Sovrano.

Moftrato, come il prefente Comento non farebbe ftato fuggetto alle Canzoni volgari, fe foffe ftato Latino: refta a moftrare, come non farebbe stato conoscente nè obbediente, a quelle; e poi farà conchiufo, come, per ceffare difconvenevoli difordinazioni, fu meftiere volgarmente parlare. Dico, che Latino non farebbe stato fervo conofcente al Signore volgare, per cotale ragione. La conoscenza del fervo fi richiede maffimamente, a due perfone perfettamente conofcere: l'una fiè la natura del Signore; onde fono Signori di sì afinina natura, che comandano il contradio di quello, che vogliono e altri, che fanza dire, vogliono effere ferviti, e'ntefi: e altri, che non vogliono, che 'l fervo fi muova a fare quello, ch'è meftieri, fe no 'l comandano.. E perchè quefte variazioni fono negli uomini, non intendo al prefente moftrare, che troppo moltiplicherebbe la difgreffione, fe non intanto, che dico in genere, che cotali fono quafi beftie, alli quali la ragione fa poco prode. Onde fe'l fervo non conosce la natura del fuo fignore, manifefto è, che perfettamenta fervire no 'I può. L' altra cofa è, che fi conviene conofcere al fervo gli amici del fuo fignore, che altrimente non gli potrebbe onorare, nè fervire, e così non fervirebbe perfettamente fuo fignore: concioffiacofachè gli amici fia Tome I. B

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o quafi parte, d'un tutto, perciocchè 1 tutto loro è uno volere, e uno non volere. Nè il Comento Latino avrebbe avuta la conofcenza di quefte cofe, che l' ha il volgare medefimo. Che lo Latino non fia conofciente del volgare, e de' fuoi amici, così fi pruova. Quegli, che conofce alcuna cofa in genere, non conofciente del volgare, e de' fuoi amici, così fi pruova Quegli, che conofce alcuna cofa in genere, non conofce quella perfettamente; ficcome chi conofce da lungi uno animale, non conofce quello perfettamente, perchè non fa, (1) fe s'è cane, o lupo, o becco. Lo Latino conofce lo volgare in genere, ma non diftinto ; che fe effo lo conofceffe diftinto, tutti vulgari conofcerebbe; perchè non è ragione, che l'uno, più che l' altro conofceffe. E così in qualunque uomo foffe tutto l'abito del Latino, farebbe l'abito di conofcenza diftinto dal volgare. Ma quefto non è; che uno abituato di Latino non diftingue, s'egli è d'Italia, lo volgare dal Tedefco, nè 'l tedefco lo volgare Italico dallo Provenzale ; onde è manifefto, che lo Latino non è co nofcente del volgare. Ancora non è conofcente de' fuoi amici; perocch'è impoffibile conofcere gli amici, non conofcendo il principale; onde, fe non conofce lo Latino lo volgare, com'è provato di fopra, impoffibile è a lui conofcere li fuoi amici. Ancora fanza converfazione, o familiaritade è impoffibile a conofcere gli uomini; e lo Latino non ha converfazione con tanti in alcuna lingua, con quanti ha il volgare di quella, al quale tutti fono amici; e per confeguente non può conofcere gli amici del volgare. E non è contradizione ciò, che dire fi potrebbe, che lo Latino pur converfa con alquanti amici del volgare; che però non è famigliare di tutti; e così non è conofcente degli amici perfettamente; perocchè fi richiede pertetta conofcenza, e non difettiva.

Provato, che il Comento Latino non farebbe ftato, fervo conofcente, dirò, come non farebbe ftato obbediente. Obbediente è colui, che ha la buona difpofizione, che fi chiama obbedienza. La vera obbedienza

(1) Se s'è cane. l, s'è s'è canez cioè s' egli fi è.

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convene avere tre cofe, fánza le quali effere non può : Vuole effere dolce, e non amara: e comandata interamente, e non fpontanea: e con mifura, e non difmi fura; le quali tre cofe era impoffibile ad avere lo Latino Comento; e però era impoffibile a effere ubbidiente. Che allo Latino foffe ftato impoffibile, come detto è, fi manifefta per cotal ragione. Giafcuna cofa. che da perverfo ordine procede, è laboriofa, e per confequente è amara, e non dolce; ficcome dormire il dì e vegghiare la notte, e andare indietro, e non innanzi. Comandare il fuggetto al fovrano, procede da or dine perverfo; che ordine diritto è, il fovrano al fuggetto comandare; e così è amaro, e non dolce; rocchè all' amaro comandamento è impoffibile dolcemente ubbidire; impoffibile è, quando il fuggetto comanda la obbedienza del fovrano effere dolce. Dunque fe il Latino è fovrano del volgare, come di fopra per più ra gioni è moftrato: e le Canzoni, che fono in perfona di comandatori, fono volgari; impoffibile è, fua ragione effere dolce. Ancora è la ubbidienza interamente coman data, e da nulla parte fpontanea, quando quello, che fa ubbidendo, non averebbe fatto fauza comandamento, per fuo volere, nè tutto, nè parte. E però, fe a me foffe comandato di portare due guarnacche indoffo: e fanza comandamento i.mi portaffe l' una; dico, che la mia obbedienza non è interamente comandata in parte fpontanea; e cotale farebbe flata quella del Comento Latino, e per confeguente non farebbe stata ubbidienza comandata interamente'. Che foffe ftata cotale, appare per quefto, che lo Latino, fanza il comandamento di quefto Signore, avrebbe fpofte molte par ti della fua fentenzia, e difpone, chi cerca bene le fcritture, latinamente fcritte, che no'l fa il volgare in parte alcuna. Ancora è la obbedienza con mifura, non difmifurata, quando al termine del comandamento va, e non più oltre; ficcome la natura particolare obbediente all'univerfale, quando fa trentadue denti all' uomo e non più nè meno e quando fa cinque dita nella mano, e non più, nè meno. E l'uomo, ubbi diente alla giuftizia, comanda al peccatore. Nè questo averebbe fatto il Latino, ma peccato averebbono pur mel difetto, e non pur nel foperchio, ma in ciascuno

Soma

e così

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e così non farebbe la fua obbedienza ftata mifurata ma difmifurata; e per confeguente non farebbe stata ob bediente. Che non foffe ftato lo Latino empitore del comandamento del fuo Signore: e che non foffe ftato foverchiatore, leggiermente fi può moftrate. Questo Signore, cioè quefte Canzoni, alle quali quefto Comen. to è per fervo ordinato, comandano, e vogliono effe re difpofte a tutti coloro, alli quali può venire sì lo loro intelletto, che, quando parlano, elle fieno intefe. E neffuno dubita, che s' elle comandaffono a boce, che quefto non foffe loro comandamento; e lo Latino. non l'averebbe fpofte, fe non a' litterati, che gli altri non l'avrebbono intefe. Onde, conciofliacofachè molto fiano più quelli, che difiderano intendere quelle, non litterati, che litterati; feguitafi, che non averebbono pieno lo fuo comandamento, come il volgare da' litterati, e non litterati è intefo. Anche lo Latino l'averebbe fpofte a gente d'altra lingua, ficcome a Tedefchi, e Inghilefi, e altri; e qui avrebbe paffato il loro comandamento, ch'è contro al loro volere; largo, parlando dico, farebbe effere fpofta la loro fentenzia colà, dov' elle non la poteffono colla loro bellezza por-tare. E però fappia ciafcuno, che nulla cofa, per le. game mufaico armonizzata, fi può della fua loquela in altra trasmutare, 'fanza rompere tutta fua dolcezza, armonia. E quella è la ragione, perchè Omero non fi mutò di Greco in Latino, come l'altre fcritture, che avemo da loro e quefta è la cagione, perchè i verli del Saltero fono fanza dolcezza di musica, e d'armonia; che effi furono trafmutati d' Ebreo in Greco, e di Greco in Latino; è nella prima trasmutazione tutta quella dolcezza vene meno. E così è conchiufo ciò che fi promife nel principio del Capitolo, dinnanzi a quefto immediato..

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Quando è mostrato per le fufficienti ragioni, come, per ceffare difconvenevoli difordinamenti, converrebbe alle nominate Canzoni aprire, e moftrare Comento vol gare, e non Latino; moftrare intendo, come ancora pronta liberalità mi fece quefto eleggere, e l'altro la fciare Puotefi adunque la pronta liberalità in tre cofe notare, le quali feguitano quefto volgare, e lo Latino non avrebbono feguitato. La prima, è dare a molti

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