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E dice: o laffa me! come fi fugge
Quefto pietofo, che m' ha confolata:
Degli occhi miei, dice, quefta affannata,
Qualora, fu, che tal donna gli vide?
E perche non credeano a me di lei?
I'dicea: ben negli occhi di coftei

e;

De far colui, che gli miri pari uccide
E non mi valfe, ch' io (1) ne foffe accorta,
(2) che non miraffer tal, ch' io ne fon morta
Tu non fe' morta, ma fe' (3) ifmarrita,
Anima noftra, che si ti lamenti:
Dice uno fpiritel d'amor gentile;
(4) Che quella bella donna, che tu fenti,
Ha trasformata in tanto la fua vita,
Che n' hai paura, si fe' fatta vile.
Mira quanto ella e pietofa ed umile,
Saggia e cortefe nella fua grandezza:
E penfa di chiamarla donna omai;
Che, Je tu non t'inganni, tu vedrai
Di si alti miracoli adornezza,
Che tu dirai: Amor, fignor verace.
Ecco l'Ancilla tua: fa, che ti piace.
Canzone, i' credo, che faranno radi
Color, che tua ragione intendan bene,
Tanto lor parli faticofa e forte;
Onde, fe per ventura egli addiviene,
Che tu dinanzi da perfone vadi,
Che non ti pajan d'effa bene accorte;
Allor ti priego, che ti riconforte,
Dicendo lor, diletta mia novella:
Ponete mente almen, com' io son bella.

Poichè proemialmente ragionando, me miniftro, e lo mio pane, lo precedente trattato è con fufficienza preparato; lo tempo chiama e domanda, la mia nave

ufci

(1) ne foffe. al. ne foffi.
(2) Che non. al. che ne 'l.
(3) ifmarrita. al. sbigottita.
(4) Che quella, ale che quefta,

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,

ufcire di porto; (1) perchè dirizzato l'artimone della ragione, all'ora del mio defiderio, entro in pelago con ifperanza di dolce cammino, e di falutevole porto e laudabile nella fine della mia cena. Ma perocchè più profittabile fia quefto mio cibo, prima, che venga la prima vivanda, voglio moftrare, come mangiare fi dee. Dico, che, ficcome nel primo capitolo è narrato, quefta fpofizione conviene effere litterale e allegorica. E a ciò dare a intendere, (2) fi vuole fapere, che le fcritture fi poffono intendere, e debbonfi fponere maffimamente per quattro fenfi. L'uno fi chiama litterale: e quefto è quello, che fi nafconde fotto'l manto di quefte favole: ed è una verità afcofa fotto bella menfogna; ficcome quando dice Ovidio, che Orfeo facea col

la

(1) perchè, dirizzato l'artimone della ragione all' ora del mio defiderio, entro in pelago. Artimone. al. al simone; ma deve dire arsimone, ch'è la maggior vela della nave, per ben corrispondere all' ora, cioè all'aura, che di fubito ne fegue, Dante medesimo. Inf. c. 21,

Chi terzeruolo, e chi artimon rintoppa.

Ora per aura fi trova ufato più volte. V. il Vocabolario. In que to luogo pare, che il Poeta abbia voluto imitare Quintiliano, che nella pistola a Trifone librajo, da lui premeffa alle fue Inftituzioni Oratorie, dice: Permittamus vela ventis, & ora folven$ibus bene precemur. Vi fu che ftimò, che ora, a, fecondochè ri ferifce Giovanni Pafferazio, voleffe dire canapo della nave, ad du. cendo a fuo favore quefto paffo di Quintiliano; ma questa opinione, dic' egli, non effer probabile appreffo gli eruditi, perch' effi fon di parere, che ora folvere fia l'iftesso, che folvere a lie

tore.

(a) Si vuole sapere, che le fcritture fi poffono intendere, e deb bonfi fponere maffimamente per quattro fenfi : l'uno fi chiama lette rale; e questo è quello, che fi nafconde fotto'l manto di que te favole, ec. Tutti i MSS. che fi fono veduti, dicono in questa ma niera; e pure è manifefto, che qui manca la dichiarazione del fenfo litterale, in conformità del metodo intrapreso dall' autore; effendochè la dichiarazione, che ne fegue dopo la dizione lette rale, e quella del fenfo allegorico: avanti alla quale doveva dire: Il fecondo fi chiama senso allegorico; e questo è quello, che fi nafconde, ec. E di quefta laguna è più certo contraffegno il vederfi quivi fatto il paffaggio del primo al terzo fenfo > delli quattro propofti dall'Autore medefimo.

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la cetera manfuete le fiere, e gli alberi e le piante a fe muovere; che vuol dire, che 'l favio uomo collo ftrumento della fua boce, facea manfuefcere, e umiliare li crudeli cuori e facea muovere alla fua valontà coloro, che hanno vita di fcienza, e d'arte e colo ro, che non hanno vita ragionevole, alcuni fono, quafi come pietre, e perchè quefto nafcondimento foffe tro vato per li favj, nel penultimo trattato fi mostrerà Veramente li Teologi quefto fenfo prendono altrimen ti, che li poeti; ma perocchè mia intenzione è quì, lo modo delli poeti feguitare, prenderò il fenfo allegorico, fecondochè per li poeti è ufato. Il terzo fento fi chiama morale: e quefto è quello, che li lettori deono intentamente andare appoftando per le fcritture, a utilità di loro, e di loro difcenti; ficcome appoftare fi può nel Vangelio, quando Crifto falio lo Monte per trasfigurarfi, che, delli dodici Apoftoli, ne menò feco li tre in che moralmente fi può intendere, che alle fecretiffime cofe noi dovemo avere poca compagnia. (1) Lo quarto fenfo fi chiama anagorico, cioè fovra fenfo; e queft'è, quando fpiritualmente fi fpone una fcrittu ra la quale eziandio nel fenfo litterale, per le cofe fignificate, fignifica delle fuperne cofe dell'eternale gloria; ficcome veder fi può in quel canto del Profeta, che dice, che nell' ufcita del popolo d'Ifdrael d'Egitto, in Giudea è fatta fanta, e libera. Che avvegna effere vero, fecondo la lettera fie manifefto; non meno è vero quello, che fpiritualmente s'intende, cioè, che nell' ufcita dell' anima del peccato, effa fie fatta fanta e libera in fua podeftade. E in dimoftrare quefto, fem, pre la litterale dee andare innanzi; ficcome quello, nella cui fentenza gli altri fono inchiuli: e fanza la qua le farebbe impoffibile, e irrazionale intendere agli altri, e maffimamente all'allegorico è impoffibile; perocchè in ciafcuna cofa, che ha dentro, e di fuori, è impoffibile venire al dentro, fe prima non fi viene al di fuori; onde; concioffiacofachè nelle fcritture fia fempre al

di

(1) Lo quarto fenfo fi chiama anagorico. Qui al folito è alte Iata la voce anagogice, ch'è fatta dire anagorico, per l'uso anţie co di noftra lingua, ficcome avanti fi è detto.

di fuori, impoffibile è venire all'altre, maffimamente all' allegorica, fanza prima venire alla litterale. Ancora è impoflibile, perocchè in ciascuna còfa naturale, e artificiale è impoffibile procedere alla forma, fanza pri-, ma effere difpofto il fuggetto, fopra che la forma dee ftare; ficcome impoffibile è, la forma di loro venire fe la materia, cioè lo fuo fuggetto, non è prima difpofta, e apparecchiata. Onde, conciofliacofachè la litterale fentenza fempre fia foggetto, e materia dell'altre maffimamente dell' allegorica; impoflibil' è, prima vere alla conofcenza dell' altre, che alla fua. Ancora è, impoflibile; perocchè in ciafcuna cofa naturale, e ar tificiale, è impoffibile procedere, fe prima non è fatto lo fondamento: ficconte nella cafa, e ficcome nello ftudiare; onde, concioffiacofachè 'l dimoftrare fia edificazione di fcienza e la litterale dimoftrazione fia fonda. mento dell' altre, maffimamente dell' allegorica; impos fibile è all' altre venire prima, che a quella. Ancora, pofto che poffibile foffe, farebbe irrazionale, cioè fuori d'ordine; e però con molta fatica, e con molto errore fi procederebbe. Onde, ficcome dice il Filofofo nef primo della Fifica, la natura vuole, che ordinatamente fi proceda nella noftra conofcenza, cioè procedendo da quello, che conofcemo meglio, in quello, che conofcemo non così bene; dico, che la natura vuole in quanto quefta via di conofcere è in noi naturalmente innata; e però, fe gli altri fenfi da' litterali fono me no intefi (che fono, ficcome manifeftamente appare ) irrazionabile farebbe, procedere ad effi dimoftrare, fe prima lo litterale non foffe dimoftrato. Io adunque per quefte ragioni tuttavia fopra ciafcuna Canzone ragionero: prima la litterale fentenza, e appreffo di quella, ragionerò la fua allegoria, cioè l'afcofa verità: e talvolta degli altri fenfi toccherò incidentemente, come a luogo, e a tempo fi converrà . ⠀

Cominciando adunque, dico: che la Stella di Vene re due fiate era rivolta in quello fuo cerchio, che la fa parere ferotina, e mattutina, fecondo due diverfi tempi; appreffo lo trapaffamento di quella Beatrice beata, che vive in Gielo con gli Angioli, e in Terra colla mia anima; quando quella gentil donna, cui feei menzione nella fine della Vita Nuova, parve pri

ma

mamente accompagnata d'Amore agli occhi miei, e prefe luogo alcuno della mia mente. E ficcom'è ragionato per me nello allegato libello, più da fua gentilezza, che da mia elezione venne, ch'io ad effere fuo confentiffi, che paffionata di tanta mifericordia, fi dimoftrava fopra la mia vedova vita, che gli fpiriti degli occhi miei a lei fi fero maffinamente amici e co. si fatti dentro lei, poi fero tale, che 'l mio beneplacito fu contento a difpofarfi a quella immagine. Ma perocchè, non fubitamente nafce amore, e faffi grande, e viene perfetto; ma vuole tempo alcuno, e nutrimento di penfieri, maffimamente là, ove fono pensieri contrarj, che lo 'mpedifcano; convenne, prima che questo nuovo amore foffe perfetto, molta battaglia intra'l penfiero del fuo nutrimento, e quello, che gli era contrario; il quale per quella gloriofa Beatrice tenea ancora la rocca della mia mente. Perocchè l' uno era foccorfo dalla parte dinanzi continuamente, e l'altro dalla parte della memoria di dietro; e'l foccorfo dinanzi ciafcuno di crefcea, che far non potea l'altro Comento quello, che impediva in alcuno modo, a dare indietro il volto. Perchè a me parve sì mirabile, e anche duro a fofferire, che i'nol potei foftenere, quafi efclamando, e per ifcufare me della verità, nella quale parea, me avere manco di fortezza, dirizzai la voce mia in quella parte, onde procedeva la vittoria del nuovo penfero, che era virtuofiffimo, ficcome virtù celeftiale: e cominciai a dire: Voi, che 'ntendendo il terzo Ciel movete. Allo 'ntendimento della qual Canzone bene imprendere, conviene prima conofcere le fue parti, ficchè leggiere farà poi lo fuo intendimento a vedere ; accioc chè più non fia meftiere di predicare quefte parole per le fpofizioni dell' altre. Dico, che quefto ordine, che in quefto trattato fi prenderà, tenere intendo per tutti gli altrl. Adunque dico, che la Canzone proposta è contenuta da tre parti principali. La prima è il primo verfo di quella, nella quale s' inducono a udire cioè che dire intendo, certe intelligenze, ovvero per più ufato modo volemo dire, Angeli, li quali fono alla re voluzione del Ciel di Venere, ficcome movitori di quel lo. La feconda è li tre verfi, che appreffo del primo fono, nello quale fi manifefta quello, che dentro fpiri

tual

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