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Così mi trovo in l'amorosa erranza: E se con tutti vo' fare accordanza, Convenemi chiamar la mia nemica Madonna la pietà, che mi difenda.

SONETTO V.

Con l'altre donne mia vista gabbate;
E non pensate, donna, onde si muova,
Ch' io vi rassembri sì figura nova,
Quando riguardo la vostra beltate;
Se lo saveste, nor porria pietate

Tener più contra a me l' usata prova:
Che quando Amor sì presso a voi mi trova,
Prende baldanza, e tanta sicurtate;
Che 'l fiere tra' miei spirti paurosi,

E quale ancide, e qual caccia di fora,
Sicch' ei solo rimane a veder vui;
Ond' io mi cangio in figura d'altrui;
Ma non sì, ch'io non senta bene allora
Gli guai de' discacciati tormentosi.

SONETTO VI.

Ciò, che m' incontra nella mente, muore,
Quando vegno a veder voi, bella gioia:
E quand' io vi son presso, sento Amore,
Che dice: fuggi, se 'l perir t' è noia:
Lo viso mostra lo color del core,
Ch'è tramortendo dovunque s' appoia:
E per la ebrietà del gran temore
Le pietre par che gridin: muoia, muoia.
Peccato fa, chi allora mi vede,

Se l'alma sbigottita non conforta,

Sol dimostrando, che di me gli doglia, Per la pietà, che 'l vostro gabbo occide: Lo qual si cria nella vista morta, Degli occhi, c'hanno di lor morte voglia.

SONETTO VII.

Spesse fiate vengommi alla mente

L'oscure qualità, ch' Amor mi dona:
E viemmene pietà, sicchè sovente
Io dico: lasso, avviene egli a persona?
Ch' Amor m'assale subitanamente,
Sicchè la vita quasi m' abbandona:
Campami un spirto vivo solamente,
E quei riman, perchè di voi ragiona:
Poscia mi sforzo, che mi voglio aitare;
E così smorto, d' ogni valor voto,
Vegno a vedervi credendo guarire:
E, se io levo gli occhi per guardare,
Nel cor mi s' incomincia un terremoto,
Che fa de' polsi l'anima partire.

CANZONE I.

Donne, ch' avete intelletto d'amore,

Io vo' con voi della mia donna dire;
Non perch' io creda sua loda finiṛe,
Ma ragionar per isfogar la mente.
Io dico, che, pensando il suo valore,
Amor si dolce mi si fa sentire;
Che, s'io allora non perdessi ardire,
Farei parlando innamorar la gente:

Ed io non vo' parlar si altamente, Ch' io divenissi per temenza vile: Ma tratterò del suo stato gentile A rispetto di lei leggeramente, Donne, e donzelle amorose con vui, Che non è cosa da parlarne altrui. Angelo chiama in divino intelletto, E dice: Sire, nel mondo si vede Meraviglia nell' atto, che procede D'una anima, che fin quassù risplende: Lo cielo, che non ave altro difetto Che d'aver lei, al suo signor la chiede: E ciascun santo ne grida mercede: Sola pietà nostra parte difende:

Che parla Iddio, che di madonna intende: Diletti miei, or sofferite in pace,

Che vostra speme sia quanto mi piace. Là ove è alcun, che perder lei s'attende, E che dirà nello inferno a' malnati: Io vidi la speranza de' beati. Madonna è desiata in sommo cielo: Or vo' di sua vertù farvi sapere: Dico: qual vuol gentil donna parere Vada con lei; che quando va per via, Gitta ne' cor villani Amore un gelo; Perch' ogni lor pensiero aggiaccia e pere: E qual soffrisse di starla a vedere, Diverria nobil cosa, o si morria: E quando trova alcun, che degno sia Di veder lei, quei prova sua vertute; Che gli addivien ciò, che gli dà salute; E sì l'umilia, ch' ogni offesa obblia: Ancor l'ha Dio per maggior grazia dato, Che non può mal finir, chi l'ha parlato,

ΙΟΙ

Dice di lei Amor: cosa mortale

Come esser puote si adorna, e pura?
Poi la riguarda, e fra sè stesso giura,
Che Dio n'entende di far cosa nova.
Color di perla quasi in forma, quale
Convene a donna aver, non fuor misura:
Ella è quanto di ben può far natura:
Per esempio di lei beltà si prova:
Degli occhi suoi, come ch' ella gli mova,
Escono spirti d'amore infiammati,

Che fieron gli occhi a qual, che allor gli guati,
E passan sì, che 'l cor ciascun ritrova:
Voi le vedete Amor pinto nel viso,
Là, u' non puote alcun mirarla fiso.
Canzone, io so, che tu girai parlando
A donne assai, quando t'avrò avanzata:
Or t'ammonisco, perch'io t'ho allevata
Per figliuola d' Amor giovene, e piana:
Che dove giugni, tu dichi pregando:
Insegnatemi gir; ch' io son mandata
A quella, di cui loda io sono ornata:
E se non vuogli andar, siccome vana,
Non ristare ove sia gente villana:
Ingegnati, se puoi, d'esser palese
Solo con donna, o con uomo cortese;
Che ti merranno per la via tostana:
Tu troverai Amor con esso lei;
Raccomandami a lui, come tu dei.

SONETTO VIII.

Amore, e 'l cor gentil sono una cosa,
Siccome il saggio in suo dittato pone:

E così esser l' un senza l'altro osa,
Com' alma razional senza ragione.
Fagli natura, quando è amorosa,
Amor pregiare il cor per sua magione;
Dentro allo qual dormendo si riposa
Tal volta brieve, e tal lunga stagione.
Beltate appare in saggia donna pui,

Che piace agli occhi; sicchè dentro al core
Nasce un desio della cosa piacente:
E tanto dura talora in costui,

Che fa svegliar lo spirito d'amore:
E simil face in donna uomo valente.

SONETTO IX.

Negli occhi porta la mia donna Amore;

Perchè si fa gentil ciò, ch'ella mira: Ove ella passa ogni uom ver lei si gira, E cui saluta fa tremar lo core; Sicchè bassando il viso tutto smuore, Ed ogni suo difetto allor sospira: Fugge dinanzi a lei superbia, ed ira. Aiutatemi, donne, a farle onore. Ogni dolcezza, ogni pensero umile Nasce nel core a chi parlar la sente, Onde è laudato chi prima la vide: Quel, ch' ella par, quand' un poco sorride, Non si può dicer, nè tenere a mente; Si è nuovo miracolo gentile.

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