Così mi trovo in l'amorosa erranza: E se con tutti vo' fare accordanza, Convenemi chiamar la mia nemica Madonna la pietà, che mi difenda. SONETTO V. Con l'altre donne mia vista gabbate; Tener più contra a me l' usata prova: E quale ancide, e qual caccia di fora, SONETTO VI. Ciò, che m' incontra nella mente, muore, Se l'alma sbigottita non conforta, Sol dimostrando, che di me gli doglia, Per la pietà, che 'l vostro gabbo occide: Lo qual si cria nella vista morta, Degli occhi, c'hanno di lor morte voglia. SONETTO VII. Spesse fiate vengommi alla mente L'oscure qualità, ch' Amor mi dona: CANZONE I. Donne, ch' avete intelletto d'amore, Io vo' con voi della mia donna dire; Ed io non vo' parlar si altamente, Ch' io divenissi per temenza vile: Ma tratterò del suo stato gentile A rispetto di lei leggeramente, Donne, e donzelle amorose con vui, Che non è cosa da parlarne altrui. Angelo chiama in divino intelletto, E dice: Sire, nel mondo si vede Meraviglia nell' atto, che procede D'una anima, che fin quassù risplende: Lo cielo, che non ave altro difetto Che d'aver lei, al suo signor la chiede: E ciascun santo ne grida mercede: Sola pietà nostra parte difende: Che parla Iddio, che di madonna intende: Diletti miei, or sofferite in pace, Che vostra speme sia quanto mi piace. Là ove è alcun, che perder lei s'attende, E che dirà nello inferno a' malnati: Io vidi la speranza de' beati. Madonna è desiata in sommo cielo: Or vo' di sua vertù farvi sapere: Dico: qual vuol gentil donna parere Vada con lei; che quando va per via, Gitta ne' cor villani Amore un gelo; Perch' ogni lor pensiero aggiaccia e pere: E qual soffrisse di starla a vedere, Diverria nobil cosa, o si morria: E quando trova alcun, che degno sia Di veder lei, quei prova sua vertute; Che gli addivien ciò, che gli dà salute; E sì l'umilia, ch' ogni offesa obblia: Ancor l'ha Dio per maggior grazia dato, Che non può mal finir, chi l'ha parlato, ΙΟΙ Dice di lei Amor: cosa mortale Come esser puote si adorna, e pura? Che fieron gli occhi a qual, che allor gli guati, SONETTO VIII. Amore, e 'l cor gentil sono una cosa, E così esser l' un senza l'altro osa, Che piace agli occhi; sicchè dentro al core Che fa svegliar lo spirito d'amore: SONETTO IX. Negli occhi porta la mia donna Amore; Perchè si fa gentil ciò, ch'ella mira: Ove ella passa ogni uom ver lei si gira, E cui saluta fa tremar lo core; Sicchè bassando il viso tutto smuore, Ed ogni suo difetto allor sospira: Fugge dinanzi a lei superbia, ed ira. Aiutatemi, donne, a farle onore. Ogni dolcezza, ogni pensero umile Nasce nel core a chi parlar la sente, Onde è laudato chi prima la vide: Quel, ch' ella par, quand' un poco sorride, Non si può dicer, nè tenere a mente; Si è nuovo miracolo gentile. |