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effetto lontano, perciocchè non curando nè caldo, nè freddo, nè vigilie, nè digiuni, nè alcuno altro corporale disagio, con assiduo studio pervenne a conoscere della divina essenza e delle altre separate intelligenze quello che per umano ingegno qui se ne può comprendere. E così come in varie etadi varie scienze furono da lui conosciute stu diando, così in varii studi sotto varii dottori le comprese.

Egli i primi inizii, siccome di sopra è dichiarato, prese nella propria patria, e di quella, siccome a luogo più fertile di tale cibo, se n' andò a Bologna; e già vicino alla sua vecchiezza n' andò a Parigi, dove con tanta gloria di sè, disputando più volte mostrò l'altezza del suo ingegno, che ancora narrandosi se ne maravigliano gli auditori. E di tanti e sì fatti studi non ingiustamente meritò altissimi titoli; perocchè alcuni il chiamarono sem. pre poeta, altri filosofo, e molti teologo, mentrechè visse. Ma perchè tanto è la victoria più gloriosa al vincitore quanto le forze del vinto sono state maggiori, giudico essere convenevole di dimostrare come di fortunoso e tempestoso mare costui gittato ora in qua ora in là vincendo le onde e i venti contrari, pervenisse al salutevole porto de' chiarissimi titoli già narrati.

Amori per Beatrice, e matrimonio di Dante.

Gli studi generalmente soglionc solitudine e rimozione di sollecitudine e tranquillità d'animo desiderare, e massimamente gli speculativi a' qua

li

il nostro Dante, siccome mostrato è, si diede

tutto. In luogo della quale rimozione e quiete, quasi dallo inizio della sua vita infino all' ultimo della morte Dante ebbe fierissima ed incomportabile passione d'amore, mogliera, cura famigliare pubblica, esilio e povertà; le altre lasciando più particulari, le quali di necessità queste si traggono dietro: le quali, acciocchè più appaia della loro gravezza, partitamente convenevole giudico di spiegare.

e

Nel tempo, nel quale la dolcezza del cielo riveste di suoi ornamenti la terra, e tutta per la varietà de' fiori mescolati tra le verdi frondi la fa ridente, era usanza nella nostra città, e degli uomini e delle donne nelle loro contrade, ciascuno indistintamente e in distinte compagnie festeggiare; per la qual cosa, infra gli altri, per avventura Folco Portinari, uomo assai orrevole in quei tempi tra' cittadini, il primo dì di maggio aveva i circustanti vicini raccolti nella propria casa a festeggiare; infra li quali era il giovane nominato Alighieri, il quale, siccome i fanciulli piccioli spezialmente a' luoghi festevoli sogliono li padri seguitare, Dante, il cui nono anno non era ancora finito, seguitato aveva. Avvenne che quivi mescolato tra gli altri della sua etade, de' quali così ma

schi come femmine erano molti nella casa del festeggiante, servite le prime mense, di ciò che la sua picciola età poteva operare puerilmente si diede con gli altri a trastullare. Era infra la turba de' giovanetti una figliuola del sopra ddetto Folco il cui nome era Bice (comechè egli sempre dal suo primitivo nome, cioè Beatrice, la nominasse), la cui età era forse di otto anni, assai leggiadretta e bella secondo la sua fanciullezza, e ne' suoi atti gentilesca e piacevole molto; con costumi e con parole assai più gravi e modeste che 'l suo picciolo tempo non richiedeva; ed, oltre a questo, aveva le fattezze del volto dilicate molto e ottimamente disposte; e piene, oltre alla bellezza, di tanta onesta vaghezza che quasi un' angioletta era reputata da molti. Costei adunque, tale quale io la disegno, o forse assai più bella, apparve in questa festa, non credo primamente, ma prima possente ad innamorare agli occhi del nostro Dante, il quale ancorachè fanciullo fusse, con tanta affezione la bella immagine di lei ricevette nel cuore, che da quel giorno innanzi, mai, mentrechè visse, non se ne dipartì. Quale ora questa si fusse niuno il sa, ma, o conformità di complessioni o di costumi o speziale influenza del cielo che in ciò operasse, o siccome noi per isperienza veggiamo nelle feste, per la dolcezza de' suoni, per la generale allegrezza, per la delicatezza de'cibi e de' vini, gli animi eziandio degli uomini maturi non che de' giovanetti ampliarsi e divenire atti a poter leggiermente essere presi da qualunque cosa che piace, è certo questo esserne divenuto, cioè Dante nella sua pargoletta età fatto d'amore ferventissimo servidore. Ma

L

lasciando stare il ragionare de' puerili accidenti, dico che con l' età multiplicarono le amorose fiamme, in tanto che niun altra cosa gli era piacere o riposo o conforto, se non vedere costei. Per la qual cosa ogni altro affare lasciando, sollecitissimo andava là dovunque potea credere vederla, quasi del viso e degli occhi di lei dovesse attignere ogni suo bene ed intera consolazione.

Oh insensato giudizio degli amanti! chi altri che essi estimerebbe per aggiugnimento di stipa fare minori le fiamme? Quanti e quali fussero i pensieri, li sospiri, le lagrime e le altre passioni gravissime poi in più provetta etade da lui sostenute per questo amore, egli medesimo in parte il dimostra nella sua Vita Nuova, e però più distesamente non curo di raccontare. Intanto solamente non voglio che non detto trapassi, cioè che, secondo ch' egli scrive e che per altrui a cui fu noto il suo disio si ragiona, onestissimo fu questo suo amore, nè mai apparve o per isguardo o per parola o per cenno alcuno libidinoso appetito nè nello amante nè nella cosa amata: non picciola maraviglia al mondo presente, del quale essi fuggito ogni onesto piacere, e abituatosi ad avere prima la cosa che piace conformata alla sua lascivia, che deliberato di amarla; ch'è in miracolo divenuto, siccome cosa rarissima, chi amasse altrimente. Se tanto amore e sì lungo puote il cibo, i sonni e ciascun' altra quiete impedire, quanto si dee poter estimare lui essere stato avversario alli sacri studi ed allo 'ngegno? Certo non poco; comechè molti vogliano, lui essere stato incitatore di quello, argomento a ciò prendendo dalle cose leggia

dramente nel fiorentino idioma e in rima e in laude della donna amata, e acciocchè li suoi ardori e amorosi concetti esprimesse, già fatte da lui; ma certo io non lo consento, se io non volessi già affermare, l'ornato parlare essere sommissima parte d'ogni scienza; che non è vero.

essere

Come ciascuno puote evidentemente vedere e conascere, niuna cosa è stabile in questo mondo; e se niuna ha leggiermente mutamento, la nostra vita è quella. Un poco di soperchio di freddo o di caldo che noi abbiamo (lasciando stare gli altri accidenti infiniti e possibili) da essere a non senza difficultà ci conduce alla morte; nè da questa, gentilezza, ricchezza, giovanezza, nè altra mondana dignità è privilegiata; della quale comune legge la gravità convenne a Dante prima per l'altrui morte provare che per la sua. Era quasi nel fine del suo ventiquattresimo anno la bellissima Beatrice, quando, siccome piacque a colui che tutto puote, essa lasciando di questo mondo le angosce, ne andò a quella gloria che li suoi meriti le avevano apparecchiata. Della quale partenza Dante in tanto dolore, in tanta afflizione, in tante lagrime rimase, che molti de' suoi più congiunti e parenti ed amici niuna fine a quelle credettero, altro che solamente la morte; e quella stimarono dover essere in brieve, vedendo lui a niuno conforto, a niuna consolazione portatagli dare orecchie. Li giorni alle notti erano eguali, e le notti a'giorni; delli quali niuno si trapassava senza guai, senza sospiri e senza copiosa quantità di lagrime: e parevano li suoi occhi due abbondantissime fontane d'acqua surgente, intantoBOCCACCIO. ita di Dante.

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