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pubblici luoghi, ma ancora in molti privati sí vẹde la sua immagine effigiata; mostrando in ciò che non ostante che 'l padre di lui fusse lutifigolo, esso di tutti loro sia stato nobilitatore? Sulmona di Ovidio, Venosa di Orazio, Aquino di Iuvenale, e altre molte, ciascuna si gloria del suo e di loro sufficienza fanno quistione. L'esemplo di queste non ti era vergogna di seguitare; le quali non è verisimile senza cagione essere state e vaghe e tenere di così fatti cittadini. Esse conobbero quello che tu medesima potevi, conoscere, e puoi; cioè che le costoro perpetue operazioni sarebbono ancora dopo la loro ruina ritenitrici eterne del nome loro; così come al presente divulgate per tut to il mondo le fanno conoscere a coloro che non le videro mai. Tu sola, non so da quale cecità adombrata, hai voluto tenere altro cammino; e quasi molto da te lucente, di questo splendore non hai curato: tu sola, quasi i Camilli, i Pubblicoli, i Torquati, i Fabrizi, i Catoni, i Fabbi e gli Scipioni colle loro magnifiche opere ti facessino famosa ed in te fussero, non solamente avendoti lasciato il tuo antico cittadino Claudiano cader delle mani, non hai avuto del presente poeta cura, ma l'hai da te cacciato, sbandito e privatolo, se tu avessi potuto, del tuo soprannome. Io non posso fuggire di vergognarmene in tuo serigio. Ma ecco non la fortuna, ma il corso del natura delle cose è stato al tuo disonesto a

to favorevo

le in tanto, in quanto quello che tu volentieri bestialmente bramosa aresti fatto se nelle mani ti fusse venuto, cioè uccisolo, egli col', sua eterna legge l'ha operato. Morto è il tuo Da. te Ali

ghieri in quello esilio che tu ingiustamente del suo valore invidiosa gli desti. Oh peccato da non ricordare, che la madre alle virtù di alcun suo figliuolo porti livore! Ora adunque se' di sollecitudine libera, ora per la morte di lui vivi ne'tuoi difetti sicura, e puoi alle tue lunghe e ingiuste persecuzioni por fine. Egli non ti può fare, morto, quello che mai vivendo non ti avria fatto; egli giace sotto altro cielo che sotto il tuo, nè più dei aspettare di vederlo giammai, se non in quel di nel quale tutti li tuoi cittadini vedere potrai, e le loro colpe da giusto giudice esaminate e punite.

Adunque se le ire, gli odii e le inimicizie cessano per la morte di qualunque è che muoia, come si crede, comincia a tornare in te medesima, e nel tuo diritto conoscimento con. cia a vergognarti di avere fatto contra la tua antica umanità; comincia a voler apparere madre e non più matrigna, concedi le debite lagrime al tuo figliuolo; concedi la materna pietà a colui il quale tu rifiutasti, anzi cacciasti vivo siccome sospetto; desidera almeno di riaverlo morto; rendi la tua cittadi nanza, il tuo senno, la tua grazia alla sua memoria. In verità quantunque tu a lui ingrata e proterva fussi, egli sempre come figliuolo ebbe te in reverenza, nè mai di quello onore che per le sue opere seguir ti doveva volle privarti, come tu lui della tua cittadinanza privasti. Sempre fiorentino quantunque l'esilio fusse lungo, si nominò e volle essere nominato; sempre ad ogni altra ti prepose, sempre ti amò. Che adunque farai? starai sempre in la tua nequizia ostinata? sarà in te meno

di umanità che ne' barbari, li quali troviamo non solamente avere li corpi delli loro morti raddomandati, ma per riaverli essersi virilmente disposti a morire? Tu vuogli che'l mondo creda te essere nipote della famosa Troia e figliuola di Roma: certo i figliuoli debbono essere a' padri e agli avoli simiglianti. Priamo nella sua miseria non solamente raddomandò il corpo del morto Ettore; ma quello con altrettanto oro ricomperò. Li Romani (secondo che ad alcuni pare) feciono da Linterno venire le ossa del primo Scipione, da lui a loro con ragione nella sua morte vietate. E comechè il fortissimo e illustre Ettore fusse colla sua prodezza lunga difesa de' Troiani, e Scipione non solamente liberatore di Roma, ma di tutta Italia ( delle quali due cose forse così propriamente niuna si può dire di Dante) egli non è perciò da posporre: niuna volta fu mai che le armi non dessino luogo alla scienza. Se tu primieramente, e là dove saria più convenuto, l'esemplo e le opere delle savie cittadi non imitasti, ammenda al presente, seguendole. Niuna delle sette predette fu che o vera o fittizia sepoltura non facesse ad Omero. E chi dubita che i Mantovani, li quali ancora in Pietola onorano la povera casetta e i campi che furono di Virgilio, non avessino a lui fatta onorevole sepoltura, se Ottaviano Augusto, il quale da Brandizio a Napoli le sue ossa aveva trasportate, non avesse comandato quel luogo dove poste le aveva, voler loro essere perpetua requie? Sulmona niuna altra cosa pianse lungamente, se non che l'isola di Ponto tenga in incerto luogo il suo Ovidio; e così di Cassio, Parma si

rallegra tenendolo. Cerca tu adunque di voler essere del tuo Dante guardiana; raddomandalo; mostra questa umanità, presupposto che tu non abbia voglia di riaverlo e togli a te medesima con questa fizione parte del biasimo per addietro acquistato; raddomandalo. Io sono certo ch' egli non ti fia renduto; e ad un'ora ti sarai mostrata pietosa, e goderai, non riavendolo, della tua crudeltà. Ma a che ti conforto io? Appena che io creda, se i corpi morti possono alcuna cosa sentire, che quello di Dante si potesse partire di là dov'è, per dovere a te ritornare. Egli è là con compagnia assai più laudevole che quella che tu gli potessi dare. Egli giace in Ravenna, molto più per età veneranda di te; e comechè la sua vecchiezza alquanto la renda diformata, ella fu nella sua giovanezza troppo più florida che tu non se'. Ella è quasi un generale sepolcro di santissimi corpi, nè niuna parte in essa si calca, dove su per reverendissime ceneri non si vada. Chi adunque dovria desiderare di tornare a te per dover giacere fra le tue, le quali si può credere che ancora serbino la rabbia e la iniquità nella vita avute, e male concordi insieme si fuggano l' una dall' altra, non altrimenti che facessino le fiamme de' due Tebani? E comechè Ravenna già quasi tutta del prezioso sangue di molti martiri si bagnasse, e oggi con reverenza serbi le loro reliquie e similmente i corpi di molti magnifichi imperadori e di altri uomini chiarissimi e per antichi avoli e per opere virtuose, ella non si rallegra poco d' esserle stato da Dio, oltre alle altre sue doti, conceduto di essere perpetua guardiana di così fatto tesoro, co

m'è il corpo di colui, le cui opere tengono in ammirazione tutto il mondo, e del quale tu non ti se' saputa far degna. Ma certo e'non è tanto l'allegrezza di averlo quanto la invidia che ella ti porta che tu t'intitoli della sua origine, quasi sdegnando che dove ella sia per l'ultimo di di lui ricordata, tu allato a lei sia nominata per lo primo. E perciò colla tua ingratitudine ti rimani, e Ravenna de' tuoi onori si glorii tra' futuri.

Statura, modi e abitudini di Dante.

Cotale, quale di sopra è dimostrato, fu a Dante la fine della vita affaticata da' varii studi; e perciocchè assai convenevolmente le sue fiamme, la sua familiare cura e la pubblica sollecitudine ed il miserabile esilio e la fine di lui mi pare avere secondo la mia promessa mostrato; giudico sia da pervenire a mostrare della statura del corpo, dell'abito, e generalmente de' più notabili modi servati nella sua vita da lui; da quelli poi immediatamente venendo alle opere degne di nota, compilate da esso nel tempo suo, infestato da tanto turbine quanto di sopra brievemente è dichia

rato.

Fu adunque questo nostro poeta di mediocre statura; e poichè alla matura età fu pervenuto ; andò alquanto curvetto, ed era il suo andare grave e mansueto; di onestissimi panni sempre vesti. to in quello abito ch' era alla sua matura età convenevole; il suo volto fu lungo, e 'l naso aquilino, e gli occhi anzi grossi che piccioli, le mascelle

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