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e Gheri f. Bellicari, Filippus Diotefeci e Lippus Vanni, e tanti e tanti altri.

Che cosa l'Imbriani si aspettasse da quel suo Durantuzzus, non s'intende chiaramente. Già, Dante non sarebbe un vero diminutivo di Durante, bensì, come diceva il Varchi1, un nome mozzo'; ma ammesso pure che fosse, e che perciò? Forse che di diminutivi non ne esista che uno solo per nome? O non è invece specialmente nell'alterazione dei nomi propri che il popolo libito fa licito in sua legge'? il toscano soprattutto, così saporitamente berteggiato dal Berni, nella Catrina : Io son Beco de Meo de Ton de Lapo

De Biagozzo de Drea de' quei dal Rapo?

Se lo sapeva quel poveruomo del Casa, che si disperava di tutti i concieri che toccavano al suo brutto nome:

Càvine pur chi vuol lettere o metta,
Che nol racconceria sant'Agostino...

Mùtalo e sminuiscil se tu sai:

O Nanni o Gianni o Giannino o Giannozzo,
Come più tu lo tocchi, peggio fai,

Chè gli è cattivo intero, e peggio mozzo!

Ecco in documenti contemporanei, a poca distanza, Bindus, Bindaccius, Bindinus, Aldobrandinus, Bindus Aldobrandini, Aldobrandus; Bertus, Lambertuccius; Baldus, Rimbaldinus; Coppus Pandolfini e Doffus; Orlanduccius Orlandi, e Tinus Tommasini, e Lapus Ruggerini, e Albertinus e Ubertinus, e Albrighino, e Gerardinus, ecc. ecc. 2.

1 Ercolano, ques. IX. È però notevole che, tra gli esempi che un così caldo ammiratore di Dante adduce di codesti nomi mozzi, proprio quello di Dante non sia!

2 In DEL LUNGO, Dino, I, pt. II, nei documenti, passim. Era un vezzo abbastanza comune continuare nel figlio il nome paterno, e distinguerlo con una diversa alterazione careggiativa. Così, oltre i già citati, Nellus Paganelli (IMBRIANI, Studi, 285), Guido q. Batis de Abbatibus (B. S. D., a. s., VIII, 10 n.), Ricoverino del fu messer Ricovero de' Cerchi (DEL LUNGO, Esilio, 83-4), Brodassinus Brodassi (Ib. 129). Così ancora: Clarum Clarissimi (Ib., 105) e Taldo de' Tebaldi (Ib., 87. C'erano anche i Tedaldini: p. 88).

SCHERILLO, Biografia di Dante.

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Or tutto ciò, se rende verosimile e possibile che Dante sia una forma derivata da Durante, non esclude altresì nè che possa derivare da un nome diverso, nè che possa essere qualcosa che stia per sè. Come, p. es., Cino può rimontare tanto a Guittoncino, quanto a Pacino, Rinuccino, ecc.; e Gino a Giorgino o a Biagino; e Dino a Bindino o Baldino o Naldino o Gerardino o che so io; e Doffo a Landolfo o Pandolfo: così Dante potrebbe rimontare e a Durante e, mettiamo, a un Floridante o Mercadante o Ariodante. D'altra parte, alla stessa maniera che Durante non è al postutto se non il participio presente del verbo durare, Dante potrebb'esser quello di dare. Sennonchè, non ogni cosa ch'è verosimile in astratto deve anche esser vera in concreto. Di fiorentini, o almeno toscani, che avesser nome Durante ne conosco parecchi: Durante de Anchionis, Durante degli Abbati, Durante Primerani, Durante Bonfantini, Durante Vinattieri, Durante Mezzaia, maestro Durante, Durante Actaviani 2, Ser Durante Pinzochere 3, un Durante della famiglia di quei Chermontesi che a cagion sua << arrossan per lo staio » (Par. XVI, 105), un Durante di Giovanni, matematico di professione e poeta a tempo perso, morto nel 1365, e finalmente quell'oscuro Durante, se davvero questo è il suo nome, autore della lunga serie di sonetti che traducono in toscano buona parte del Roman de la Rose". Devo

1 Delizie, IX, 53.

2 DEL LUNGO, Esilio, 133.

3 Ib., 138.

Cfr. D'ANCONA, Varietà storiche e letterarie; Milano 1885, II, 23 ss. A me non pare così sicuro, come al D'ANCONA e al GASPARY (Storia, 1, 443), che Durante sia un vero nome. << In questa corona di sonetti quasi tutti i personaggi allegorici, osserva giustamente il RENIER (Giornale Storico ecc., IV, 425; e cfr. Preludio, a. V, no. 21, p. 242 ss.), < sono chiamati con un nome desunto dalla loro qualità caratteristica. La caratteristica dell'amante è qui la costanza: quindi egli è detto durante, cioè costante. Nè deve dare impaccio il ser del son. CCII.... Nel son. CCXXVI troviamo Malabocca chiamato Ser Malabocca ». Cfr. anche BORGOGNONI, nella Rassegna Settimanale, VIII, no 198, p. 247.

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però confessare di non essermi mai imbattuto, scorrendo novelle, cronache e carte fiorentine, in un qualche Ariodante o Floridante o Mercadante; quantunque v'abbia pur incontrati gli Agolanti '. E, a ben pensarci, il participio di durare può, adoperato come nome, significare « perseverante », « duraturo », « costante » (ch'è nome anch'esso), e riscontrarsi nella terminazione coi nomi quali Clemente e simili; ma il participio dante, da sè solo, non significherebbe nulla. Si comprendono le forme nominali Diodato o Diedato, Donato o Dato 2, Donadio, Diotidiede o Dede, come anche Benvenuto, Benedetto, ecc.; ma un Durato non si riuscirebbe a intendere, per la medesima ragione che non si comprende un Dante dal verbo dare.

III.

Tra le ragioni addotte dal Rocco per sospettare che Dante non derivasse da Durante, ma fosse invece un nome intero, è, come s'è visto, che da quel nome il Boccaccio e gli altri antichi han tratte etimologie; e queste non si traggon dai nomi accorciati.

Il Boccaccio difatto, dopo d'aver detto, nella Vita, che Alighiero e la moglie « di comune consentimento» chiamaron Dante il loro figliuolo, soggiunge: «e meritamente, perciò che ottimamente... seguì al nome l'effetto. Questi fu quel Dante... che a' nostri secoli fu conceduto di spezial grazia da Dio;

Un Agolante nella nov. XI del Decamerone, e nella Cena II, nov. VII del GRAZZINI; e la famiglia Agolanti in G. VILLANI, VI, 34 ecc. Noto come curiosità l'accorciativo Tante da Attavante. Cfr. FLECHIA, Cognomi, p. 11.

Son

Dato può essere accorciativo così di Dio lato come di Donato. nomignoli furbeschi il Gabbadeo del SACCHETTI, nov. 155 ss., e lo Scannadio del BoCCACCIO, g. IX, n. I.

questi fu quel Dante, il quale primo doveva al ritorno delle muse sbandite d'Italia aprir la via. Per costui la chiarezza del fiorentino idioma è dimostrata; per ccstui ogni bellezza del volgar parlare sotto debiti numeri è regolata; per costui la morta poesi meritamente si può dire suscitata: le quali cose, debitamente guardate, lui niuno altro nome che Dante poter degnamente avere avuto dimostreremo ». Ripete lo stesso nella Introduzione al Commento: «Ma del suo nome resta alcuna cosa da recitare; e pria del suo significato, il quale assai per sè medesimo si dimostra, perciocchè ciascuna persona, la quale con liberale animo dona di quelle cose, le quali egli ha di grazia ricevute da Dio, puote essere meritamente appellata Dante. E che costui ne desse volentieri, l'effetto nol nasconde. Esso, a tutti coloro che prender ne vorranno, ha messo davanti questo suo singulare e caro tesoro, nel quale parimente onesto diletto e salutevole utilità si trova da ciascuno che con caritatevole ingegno cercare ne vuole ».

E già Pietro di Dante aveva scritto: « prout nominatus erat auctor Dantes, ita dabat, sive dedit se ad diversa, scilicet primo ad theologiam, secundo ad poetica » 1.

.....

E Francesco da Buti: « elli fu nominato Dante, cioè donatore; lo quale nome degnamente li si conviene, imperò che graziosamente fece dono a tutti questo suo tesoro, nel quale si truova onesto diletto e salutevole utilità da chi lo vuole cercare con caritevole ingegno ».

E un oscuro rimatore lucchese, Mucchio, assegnò anche lui una simile ragione a quel sacro nome, in un sonetto nel quale

1 Su questa falsa etimologia il DIONISI fondava uno dei principali suoi argomenti contro l'autenticità del Commento di Pietro! Cfr. Rocca, Di alcuni Commenti della D. C.; Firenze 1891, p. 382. E cfr. anche SCARABELLI, nella prefazione al Commento di J. della Lana; Milano 1865, p. XIV.

ETIMOLOGIA DEL NOME DANTE

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si raccomandava al suo grande contemporaneo, già morto, perchè pregasse Dio per lui:

O spirito gentile, o vero Dante

A noi mortali il frutto de la vita,
Dandolo a te l'alta bontà infinita
Come congruo e degno mediante...

E il Manetti ripeteva nel suo bel latino: « quasi de industria factum esset, recto nomine, faustisque ominibus, Dantem, ceu futura praesagientem, appellarunt >>.

E Stefano Talice, nella introduzione al suo Commento, faceva un fascio di tutto: «Dantes proprium nomen est; et est conforme facto secundum suam ethimologiam. Dantes, quasi dans se ad multa. Et talis fuit noster poeta, qui dedit se omnibus scientiis, sed principaliter scientie poesis. Vel Dantes quasi dans Theos, idest Deum, sive cognitionem Dei. Unde iste poeta dedit operam philosophie naturali. Postea vero in etate veniens, dedit operam in theologia, in qua multum illustravit de quolibet. Ideo a multis vocabatur philosophus, et a multis theologus. Ergo bene convenit ei istud nomen Dantes ».

Ora, codeste non son vere etimologie, bensì rifioriture rettoriche, schiribizzi per dimostrar come « i nomi seguitino le nominate cose ». Quei nostri buoni antichi gareggiavano di acume e di arguzia nell'almanaccarne; come, in momenti di ozio, faremmo noi nell'inventar sciarade. « De nomine », aveva insegnato Cicerone (De inv. II, 9), « nonnumquam aliquid suspicionis nascitur ». Dante stesso se ne compiaceva; e il Buti ripeteva sul conto di lui quella sentenza, d'ignota provenienza ', che nella Vita Nuova (§ 23) egli aveva scritta per conto di Amore: « E per questo appare che Dante è nome che si conviene al nostro autore per le sue opere che ha graziosamente

1 Cfr. D'OVIDIO, Dante e la filosofia del linguaggio; Napoli 1892, p. 6 ss.

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