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donate a ciascuno, significandosi et appropriandosi questo medesimo per quello che si dice comunemente: Nomina et pronomina sunt consequentia rerum ».

Ma quegli stessi antichi non pretendevano che fossero eti mologie di valore storico. Fra' Giovanni da Serravalle, per esempio, accettava egli pure che il nome del poeta sonasse << quasi dans te ad aliqua », poichè « iste auctor Dantes dedit se in juventute omnibus artibus liberalibus »; ma con ciò naturalmente non voleva dire che chi gl' impose quel nome già sapesse quel che avrebbe fatto nella gioventù. Confessava egli medesimo, onestamente, che « licet Dantes possit variis modis interpretari», cioè che se ne potessero cavare parecchi indovinelli. E nè lui, nè gli altri, avran forse presunto d'escludere che nel fatto poi Dante non fosse se non un accorciativo di Durante. Lo dichiara anzi esplicitamente proprio quel Bandino d'Arezzo, la cui etimologia diede da pensare al Rocco. Egli mette prima molto bene in sodo che al poeta << in fonte sancti lavacri Durante fuit... nomen impositum, sed blanditiarum alludio, secundum florentinum morem, sincopato nomine, Dantes vocatus est »; e poi, dottamente strologando, viene a considerare qualmente codesta forma accorciata gli convenisse mirabilmente, giacchè Dantes sia quasi un dire (e di qui lo avrà desunto il Talice) dans Theos, cioè notizia di Dio e d'ogni altra cosa divina, chè in verità nessuno meglio di lui seppe trattare in versi della gloria di Dio e dei beati 2.

2

1 Forse il Rocco non conobbe direttamente il passo del grammatico aretino, che non era più inedito da quando, fin dal 1759, lo avea pubblicato il MEHUS, a p. 168 della Vita Ambrosii generalis Camaldulensium. ...quod quidem merito ei competit, quum Dantes per ethymologiam dicatur, quasi dans Theos, idest Dei notitiam, et omnium divinorum. Nullus enim poeta fuit, qui Dei, beatorumque gloriam auderet suis attingere versibus, nisi poeta noster, quod ipse profitetur in secundo cantu Paradisi ».

BIZZARRE ETIMOLOGIE DEI CHIOSATORI

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Eran bizzarrie erudite. Non si può, p. es., supporre che san Bonaventura ignorasse che, nella versione greca della Bibbia, il Maligno fosse chiamato Diavolo per accennare alla sua qualità di « calunniatore »; eppure egli lo dice un nome composto da dia e bolos, « due bocconi », quasi perchè ei faccia del peccatore due bocconi, anima e corpo! 1 E il Petrarca avrà ben conosciuto quel luogo di Plinio (3, 4, 5) dove, parlando d'una città dei Rodi (Rhoda Rhodiorum) in Provenza, esce a dire: « unde dictus multo Galliarum fertilissimus Rhodanus amnis »; ma non per questo si è creduto obbligato a non dare lui un'altra capricciosa etimologia di quel nome:

Rapido fiume, che d'alpestra vena,

Rodendo intorno, onde il tuo nome prendi... 2

I commentatori di Dante si mostran ghiotti di siffatti scherzi etimologici. Pietro diceva, o ripeteva, che Mercurius derivasse da cura mercium, e che il Sole si chiamasse così « quia solus », e la Luna « quasi luminum una » 3. Il Buti, pel nome Virgilio, non contento del virga laurea di Donato e di Prisciano e del virgo messo avanti da altri grammatici e accettato

1 S. ISIDORO, Originum, 1. VIII, c. 11: « Diabolus hebraice dicitur deorsum fluens, quia quietus in caeli culmine stare contempsit; sed superbiae pondere deorsum corruens cecidit. Graece vero diabolus criminator vocatur, vel quod crimina quae ipse inlicit ad Deum referat; vel quia electorum innocentiam criminibus accuset fictis ».

VAR

2 S. ISIDORO, Originum, 1. XIV, c. 17: ‹ Rhodanus... ab oppido Rhodo cognominatus est, quem coloni Rhodiorum vocaverunt; qui rapido concitus cursu, Tyrrheni aequoris freta scindens, non modicum saepe navigantium facit periculum, dum inter se maris fluctus et amnis fluenta decertant ». 3 Cfr. FULGENZIO, Mythologia, I, 18: Mercurium dici voluere quasi mercium curum. Omnis ergo negotiator dici potest Mercurius ». RONE, V, 68: « Sol, vel quod ita Sabini, vel solus ita lucet ut ex deo dies sit. Luna, vel quod sola lucet noctu....> S. ISIDORO, Originum, 1. III, c. 70: Sol appellatus eo quod solus appareat, obscuratis fulgore suo cunctis sideribus. Luna dicta quasi Lucina, ablata media syllaba.... Sumpsit autem nomen per derivationem a Solis luce, eo quod ab eo lumen accipiat, acceptumque reddat». L. VIII, c. 11: Mercurius sermonem interpretatur. Nam ideo Mercurius quasi medius currens dicitur appellatus, quod sermo currat inter homines medius ».

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dal Boccaccio, suggerisce un Virga lilii, perchè gli pare che così si mettan d'accordo l'idea del vilgurto e della verginale innocenza. E per la famigerata figliuola di Gherardo da Cammino (Purg. XVI, 140), insinua la si chiamasse Gaia << per la sua bellessa », laddove in verità un tal nome è la riduzione di Galigaia (« ed avea Galigaio Dorata in casa sua già l'elsa e il pome»: Par. XVI, 101-2), e << galigaio » significa calzolaio! L'Anonimo Fiorentino scusa Dante dell'aver chiamato Cristo << sommo Giove » (Purg. VI, 118), poichè

egli non intende di quello Jove lascivo che adoravono i Pagani, ma chiama Giove, che tanto vuole dire quanto Juvans pater, padre che giova » 2. Benvenuto trova molto conveniente

1 Il nome di Virgilio fu di quelli che più esercitarono il genio inventivo di siffatti etimologi improvvisati. Pare che già prima del Poliziano si pensasse alle Pleiadi (Vergiliae); e il Poliziano stesso dovette smentire chi asseriva aver egli dedotto quel nome da verendo (Epist. V, 3). In una biografia del poeta, che trovasi in un cod. del sec. IX, è scritto: « alii volunt ut a vere Vergilius, quasi vere gliscens, idest crescens, sit nominatus (COMPARETTI, Virg. nel m. e., I, 195). È notevole che Dante non abboccasse all'amo di nessuna di tali etimologie; tanto più che il virga avrebbe dovuto specialmente tentarlo, pel simbolismo onde l'avevano onorato le Scritture. Multum expavesco expositionem virgae huius, dum loca divinarum scripturarum considero » dice sant' Agostino (Sermo de cataclysmo, 8): virga Maria sancta, virga ipse Christus, virga crux; et de ista virga quam magna et mira fecit hic architectus! » Si ricordi quel d'Isaia (XI, 1), che Dante stesso riferisce nel Convivio (IV, 5) così tradotto: «Nascerà virga della radice di Jesse, e 'l fiore della sua radice salirà », dove per la verga si deve intendere la baldezza e l'onore dell'umana generazione, cioè Maria ». In un'altra scrittura del IX secolo è data anche l'etimologia di Marone: « Marone ei fu detto dal mare, perchè siccome il mare abbonda di acque, così abbondava in lui la sapienza più che in ogni altro» (COMPARETTI, ib.). Che pure Dante intendesse accennarvi quando chiamò Virgilio (Inf. VIII, 7) mar di tutto il senno » ?

«

2 È l'etimologia proposta da ENNIO e riferita da VARRONE (V, 65): Haecce propter, Juppiter, sunt ista quae dico tibi; Quoniam mortalis atque urbes belluasque omneis iuvat. Anche S. ISIDORO (Orig. VIII, 11): « Iovis fertur a iuvando dictus, et Iupiter quasi iuvans pater, hoc est omnibus praestans. Onde il TASSO (nella canz. a Leonora): «e nel suo caso reo, Nè Giove stesso a lei giovar poteo »; e il BEMBO (nel son. a Dio): « Signor che per giovar sei Giove detto ». Dante in questo luogo non pensò certo all'etimologia; ma ricordò forse il virgiliano

VIRGILIO, SORDELLO, MAOMETTO, ECC.

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all'eretico Fra' Dolcino questo suo nome, « quasi dulcia venena propinans »; e spiega il nome Machometus << quasi malus comitus, idest gubernator navis, idest ecclesiae Dei, quam deduxit ad naufragium »; e par che voglia metter in bocca perfino all'immanissimo tiranno della Marca Trivigiana un giochetto di parole, quando gli fa dire a Sordello di guardarsi per l'avvenire dall' accedere ad opus tam sordidum per locum tam sordidum ». Il Talice, e non oserei affermare che altri non l'abbia fatto prima di lui, trova pur il modo di cavare un costrutto dal cognome Alighieri, che nel suo latino è divenuto Aldigerus. « Et etiam illud vocabulum Aldigerus », egli dice, « importat alta digerens, vel alia digerens, quam alii poete. Unde nullus poeta fuit, qui sciret invenire ita nobilem materiam, in qua tractaret omnes actus humanos, sicut iste. Et notandum quod potest dici secundum aliquos Aligerus, proiciendo de ». Non ag

(Aen. I, 380): Italiam quaero patriam, genus ab Jove summo. (Anche il PETRARCA, nel son. S'io fossi: «l'eterno Giove, e nel son. Laura che 'l verde: < O vivo Giove »). E quando nel Par. XVIII, 70, accennò al pianeta Giove colla frase: « quella giovial facella 9, non si può neanche dire ch'ei trascorresse a un altro di quegli scherzi di parola che son così frequenti nel poema; poichè gioviale è voce derivata appunto da Giove. 1 Si trova anche scritto Malchonmetto, con evidente richiamo a commetter male, dice il D'ANCONA (Il Tesoro di B. Latini versificato, p. 177); ma forse anche allo scommettere dantesco (Inf. XXVII, 136). — II versificatore del Tesoro, accennando all'etimologia di Fiorenza, che alcuni dicevan denominata dal re Fiorino e altri da flos ed ens, soggiunge star coi secondi, dacchè «El buono Gulielmo Berovaldo ethimologisatore di tutte cose In questo modo il nome di Fiorense puose». Sarebbe curioso conoscer l'opera di codesto Guglielino. Il quale è forse da identificare con l'anonimo notaio e poeta, vissuto intorno alla metà del sec. XIII; che fu ambasciatore dei Guelfi fiorentini, sullo scorcio del 1260, presso Corradino, per esortarlo a scendere in Italia contro Manfredi, e fu padre di quel Rogerium Guillelmi Berovardi scriba del famoso Estimo del 1266. Cfr. D'ANCONA, op. cit., p. 132-4 e 260. - Dante per conto suo cita il libro De derivationibus verborum di Uguccione, a proposito del vocabolo Autore (Conv. IV, 6): L'altro principio, onde Autore discende, siccome testimonia Uguccione nel principio delle sue Derivazioni, è uno vocabolo greco che dice Autentin, che tanto vale in latino quanto degno di fede e d'obbedienza».

giungo poi le bizzarrie etimologiche dei novellieri, che mi porterebbero fuor di strada 1.

È naturale che fossero i poeti, specialmente se imbizziti, che più ricorressero a questa che poteva essere una nuova fonte di vilipendii. Certo, per quanto derivasse da un Wido o Wito longobardo, non poteva sembrare una fortuna il chiamarsi Guittone; onde Ildebrandino padovano, quello stesso ch'è lodato nella Volgare Eloquenza (I, 14), ne consolava il poeta d'Arezzo:

Leal Guittone, nome non verteri,

Degno di laude se' maggior che taccio.

Era invece un bel nome quello di Onesto. E solo un imprudente accattabrighe come fra' Guittone potè, tenzonando col poeta bolognese di quel nome, tirar in ballo giusto i nomi, e dirgli:

Credo saprete ben, messer Onesto,

Che proceder dal fatto il nome dia;

1 Basterà un esempio. Nel SACCHETTI (nov. 66), i manovali di Coppo di Borghese trovan costui smanioso, per aver letto in Tito Livio che le Romane eran corse al Campidoglio per rivolere gli ornamenti », e mormorano: Che diavolo ha egli? e' dice non so che di romani: forse da stadera ?... A me pare che dica del capo mi doglio: forse gli duole il capo?... A me pare che si dolga che gli si sia versato un coppo d'oglio»... ecc. - Data invece come cosa seria era l'etimologia del nome Bretagna, da un immaginario Bruto. Dopo la morte di Enea, racconta BRUNETTO LATINI (Tresors, p. 42), « Brutus ses freres s'en passa en une terre qui par le non de lui fu apelée Bretaigne, qui or est Angleterre clamée ». E già nel Roman de Brut, del sec. XII: La terre avoit non Albion Mais Brutus li canga son non; De son nom Bruto nom li mist, Et Bretaigne son nom li fist. Les Troyens, ses compaignons, Apela de Bruto Bretons.

S. ISIDORO (Originum, XIV, 6) dice molto semplicemente:

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Britannia...

a vocabulo suae gentis cognominata ›. Pistoia poi, secondo ser Brunetto, doveva il suo nome alla sconfitta che in quei luoghi toccò a Catilina: Et por la pestilance de cele grant occision, fu la cité apelée Pestoire » (Tresors, p. 46).

2 Cfr. BIANCHI, nell'Archivio glottologico, X, 393.

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