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Se 1 bello aspetto non mi fosse tolto
Di quella donna, ch' io veder disiro,
Per cui dolente qui piango e sospiro
Così lontan dal suo leggiadro volto;
Ciò che mi grava, e che mi pesa molto.
E che mi fa sentir crudel martiro
In guisa tal, che appena in vita spiro,
Com' uomo quasi di speranza sciolto,
Mi saria leve e senz' alcuno affanno.

Ma perch' io non la veggio, com' io soglio.
Amor m' affligge, ond' io prendo cordoglio;

E si d'ogni conforto mi dispoglio,

Che tutte cose ch' altrui piacer danno,
Mi son moleste, e 'l contrario mi fanno.

1 co' (come), so' (sono) matto. 2 burlare, schifare. ritrovare.

II.

Amore e cor gentil sono una cosa,
Siccome il Saggio in suo dittato pone:
E così senza l'un l'altro esser osa,
Com' alma razional senza ragione.
Fagli natura, quando è amorosa,

Amor per sire, e 'l cor per sua magione,
Dentro allo qual dormendo si riposa
Talvolta brieve, e tal lunga stagione.
Beltate appare in saggia donna pui

Che piace agli occhi sì, che dentro al core
Nasce un desio della cosa piacente:

E tanto dura talora in costui,

Che fa svegliar lo spirito d' amore:
E simil face in donna uomo valente.

III.

Negli occhi porta la mia donna Amore,
Per che si fa gentil ciò ch' ella mira:
Ov' ella passa, ogni uom ver lei si gira,
E cui saluta fa tremar lo core;
Sicchè, bassando il viso, tutto smuore,
E d'ogni suo difetto allor sospira:
Fuggon dinanzi a lei superbia ed ira:
Aiutatemi, donne, a farle onore.
Ogni dolcezza, ogni pensiero umile

Nasce nel core a chi parlar la sente;
Ond' è beato chi prima la vide.

Quel, ch' ella par quand' un poco sorride,
Non si può dicer, nè tenere a mente,
Si è nuovo miracolo gentile.

Saggio usato nel significato di poeta. Allude a Guido Guinicelli il quale incominciò una sua canzone: Al cor gentil ripara sempre Amore. Vidi pag. 7.

IV. 1

Voi, che portate la sembianza umile,
Cogli occhi bassi mostrando dolore,
Onde venite, che 'l vostro colore
Par divenuto di pietà simile?
Vedeste voi nostra donna gentile

Bagnata il viso di pianto d' amore?
Ditelmi, donne, chè mel dice il core,
Perch' io vi veggio andar senz' atto vile.
E se venite da tanta pietate,

Piacciavi di ristar qui meco alquanto,

E checchè sia di lei, nol mi celate:

Ch' io veggio gli occhi vostri c' hanno pianto,
E veggovi venir sì sfigurate,

Che 1 cor mi trema di vederne tanto.

V. 2

Tanto gentile e tanto onesta pare

La donna mia, quand' ella altrui saluta,
Ch' ogni lingua divien tremando muta,
E gli occhi non ardiscon di guardare.
Ella sen va, sentendosi laudare,

Benignamente d'umiltà vestuta,
E par che sia una cosa venuta

Da cielo in terra a miracol mostrare.

Mostrasi sì piacente a chi la mira,

Che dà per gli occhi una dolcezza al cuore,
Che intender non la può chi non la prova.

E par che della sua labbia si mova

Uno spirto soave e pien d' amore,
Che va dicendo a l'anima: sospira.

1

Morto Folco Portinari, il genitore di Beatrice, e lasciata in lacrime ed in singulti la sua dolentissima figlia, molte donne si portarono alla casa del trapassato a compiere gli estremi ufficii di tristezza. Nel mentre che quelle sen ritornavano, furono per via incontrate da Dante.

2 Questo sonetto è il migliore di quanti se n' abbia il Parnaso italiano. Fu scritto da Dante nella sua gioventù quando appena potea contare cinque lustri d' età.

VI.

Vede perfettamente ogni salute

Chi la mia donna tra le donne vede:
Quelle, che van con lei, sono tenute
Di bella grazia a Dio render mercede.
E sua beltate è di tanta virtute,

Che nulla invidia all' altre ne procede,
Anzi le face andar seco vestute
Di gentilezza, d' amore e di fede.
La vista sua face ogni cosa umile,
E non fa sola sè parer piacente,
Ma ciascuna per lei riceve onore.
Ed è negli atti suoi tanto gentile,

Che nessun la si può recare a mente,
Che non sospiri in dolcezza d'amore.

VII. 1

Deh peregrini, che pensosi andate
Forse di cosa, che non v' è presente,
Venite voi di sì lontana gente,
Come alla vista voi ne dimostrate?
Chè non piangete, quando voi passate
Per lo suo mezzo la città dolente,
Come quelle persone, che neente
Par che intendesser la sua gravitate.
Se voi restate per voler udire,

Certo lo core ne' sospir mi dice,
Che lagrimando n' uscirete pui.
Ella ha perduto la sua Beatrice;

E le parole, ch' uom di lei può dire,
Hanno vertù di far piangere altrui.

1 Avendo Dante veduto alcuni pellegrini passare dinanzi alla casa

della già morta Beatrice, scrisse il presente sonetto.

VIII. 1

Se vedi gli occhi miei di pianger vaghi,
Per novella pietà che il cor mi strugge,
Per lei ti priego, che da te non fugge,
Signor, che tu di tal piacer gli svaghi;
Con la tua dritta man cioè che paghi

Chi la giustizia uccide, e poi rifugge
Al gran tiranno, del cui tosco sugge,

Ch' egli ha già sparto, e vuol che 'l mondo allaghi. E messo ha di paura tanto gelo

Nel cuor de' tuoi fedei, che ciascun tace:
Ma tu, fuoco d' amor, lume del cielo,

Questa virtù, che nuda e fredda giace,
Levala su vestita del tuo velo;

Chè senza lei non è qui in terra pace.

IX. 2

Io mi credea del tutto esser partito
Da queste vostre rime, messer Cino;
Chè si conviene omai alto cammino
Alla mia nave, già lunge dal lito:
Ma perch' i' ho di voi più volte udito,
Che pigliar vi lasciate ad ogni uncino,
Piacemi di prestare un pocolino
A questa penna lo stancato dito.
Chi s' innamora (siccome voi fate)

E ad ogni piacer si lega e scioglie,
Mostra ch' Amor leggiermente il saetti:
Se 'l vostro cuor si piega in tante voglie,
Per Dio vi prego che voi 'l correggiate,
Si che s' accordi i fatti a' dolci detti.

Par composto alle prime ingiustizie da Bonifazio commesse contro de' Bianchi fiorentini, uno de' quali era Dante.

Il Signore invocato è l'amor divino;

La donna che da tal signore non si scompagna mai, la sapienza;
Chi uccideva la giustizia era (a giudicio di Dante) il papa;

Il gran tiranno il re di Francia;

Il tossico sparso da lui, l' avarizia;

Il velo, onde il Poeta voleva vestita la giustizia è la carità.

2 Diretto all' amico suo Cino da Pistoja per riprenderlo della sua volubilità e leggerezza in fatto d' amori: e questi replicò gli con un altro sonetto, che incomincia: Poich' io fui Dante dal natal mio sito. Vedi p. 42.

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