Se 1 bello aspetto non mi fosse tolto Ma perch' io non la veggio, com' io soglio. E si d'ogni conforto mi dispoglio, Che tutte cose ch' altrui piacer danno, 1 co' (come), so' (sono) matto. 2 burlare, schifare. ritrovare. II. Amore e cor gentil sono una cosa, Amor per sire, e 'l cor per sua magione, Che piace agli occhi sì, che dentro al core E tanto dura talora in costui, Che fa svegliar lo spirito d' amore: III. Negli occhi porta la mia donna Amore, Nasce nel core a chi parlar la sente; Quel, ch' ella par quand' un poco sorride, Saggio usato nel significato di poeta. Allude a Guido Guinicelli il quale incominciò una sua canzone: Al cor gentil ripara sempre Amore. Vidi pag. 7. IV. 1 Voi, che portate la sembianza umile, Bagnata il viso di pianto d' amore? Piacciavi di ristar qui meco alquanto, E checchè sia di lei, nol mi celate: Ch' io veggio gli occhi vostri c' hanno pianto, Che 1 cor mi trema di vederne tanto. V. 2 Tanto gentile e tanto onesta pare La donna mia, quand' ella altrui saluta, Benignamente d'umiltà vestuta, Da cielo in terra a miracol mostrare. Mostrasi sì piacente a chi la mira, Che dà per gli occhi una dolcezza al cuore, E par che della sua labbia si mova Uno spirto soave e pien d' amore, 1 Morto Folco Portinari, il genitore di Beatrice, e lasciata in lacrime ed in singulti la sua dolentissima figlia, molte donne si portarono alla casa del trapassato a compiere gli estremi ufficii di tristezza. Nel mentre che quelle sen ritornavano, furono per via incontrate da Dante. 2 Questo sonetto è il migliore di quanti se n' abbia il Parnaso italiano. Fu scritto da Dante nella sua gioventù quando appena potea contare cinque lustri d' età. VI. Vede perfettamente ogni salute Chi la mia donna tra le donne vede: Che nulla invidia all' altre ne procede, Che nessun la si può recare a mente, VII. 1 Deh peregrini, che pensosi andate Certo lo core ne' sospir mi dice, E le parole, ch' uom di lei può dire, 1 Avendo Dante veduto alcuni pellegrini passare dinanzi alla casa della già morta Beatrice, scrisse il presente sonetto. VIII. 1 Se vedi gli occhi miei di pianger vaghi, Chi la giustizia uccide, e poi rifugge Ch' egli ha già sparto, e vuol che 'l mondo allaghi. E messo ha di paura tanto gelo Nel cuor de' tuoi fedei, che ciascun tace: Questa virtù, che nuda e fredda giace, Chè senza lei non è qui in terra pace. IX. 2 Io mi credea del tutto esser partito E ad ogni piacer si lega e scioglie, Par composto alle prime ingiustizie da Bonifazio commesse contro de' Bianchi fiorentini, uno de' quali era Dante. Il Signore invocato è l'amor divino; La donna che da tal signore non si scompagna mai, la sapienza; Il gran tiranno il re di Francia; Il tossico sparso da lui, l' avarizia; Il velo, onde il Poeta voleva vestita la giustizia è la carità. 2 Diretto all' amico suo Cino da Pistoja per riprenderlo della sua volubilità e leggerezza in fatto d' amori: e questi replicò gli con un altro sonetto, che incomincia: Poich' io fui Dante dal natal mio sito. Vedi p. 42. |