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Ma mi tene in dottanza 1
La lunga dimoranza,

E ciò che addivenire mi potesse.
Però n' aggio paura,

E penso tutta via

Allo suo gran valore;
Se troppo è mia dimora
Eo viver non poria.
Così mi stringe Amore,
Ed hammi così priso,
E in tal guisa conquiso,

Che in altra parte non ho pensamento.
Ma tuttora m' avviso

Di veder lo bel viso,

E tegnomelo in gran consolamento.
Conforto e non ho bene;

Tant' è lo meo penare
Ch' io gio' non posso avire.
Speranza mi mantene
E fammi confortare,
Che spero tosto gire

Là ov è la più avvenente,

L'amorosa piacente,

Quella che m' ave e tene in sua balia.

Non falserò neente

Per altra al meo vivente,

Ch' io la terrò per donna in vita mia. Ancora ch' io dimore

Lungo tempo, e non via

La sua chiarita spera
E lo suo gran valore,
Ispesso mi verria

Ch'i' penso ogni manera
Che lei deggia piacere.
E sono al suo volere

Istato, e serò senza fallanza.
Ben vo' fare a savere

E amare e non vedere,

Si mette fin' Amore in oblianza.

Va, Canzonetta mia

1 timore,

E saluta Messere;

Dilli lo mal ch' i' aggio.

Quella che m' ha in balia,
Si distretto mi tene

Ch' eo viver non poraggio.

dubbio.

Salutami Toscana,
Quella ched è sovrana,
In cui regna tutta cortesia;
E vanne in Puglia piana,
La magna Capitana,

Là dove è lo mio core notte e dia.

GUIDO GUINICELLI.

† 1276.

CANZONI.

I.

Al cor gentil ripara sempre Amore,
Siccome augello in selva alla verdura.
Nè fe' Amore anti che gentil core,
Nè gentil core, anti che Amor, Natura.
Che adesso com' fu' il Sole,

Si tosto fue lo splendor lucente,
Nè fu davanti al Sole.

E prende Amore in gentilezza loco
Così propiamente

Come il calore in chiarità di foco.
Foco d'Amore in gentil cor s'apprende 1,
Come virtute in pietra prezïosa;
Che dalla stella valor non discende,
Anzi che 'l Sol la faccia gentil cosa.
Poi che n' ha tratto fuore

Per sua forza lo Sol ciò che li è vile,
La stella i dà valore:

Così lo cor, ch'è fatto da natura
Schietto, puro, e gentile,

Donna, a guisa di stella, lo innamora.
Amor per tal ragion sta in cor gentile,
Per qual lo foco in cima del doppiero.
Splende allo suo diletto chiar, sottile;
Non li staria altrimenti; tant'è fero.
Così prava natura

Rincontra Amor, come fa l'acqua il foco
Caldo per la freddura.

Amore in gentil cor prende rivera 2
Per suo consimil loco,

Com' diamante del ferro in la miniera.

1 s' appiglia, s' attacca. stanza, magione.

Fere lo Sol lo fango tutto 'l giorno:
Vile riman: nè il Sol perde calore.

Dice uom altier: gentil per schiatta torno:
Lui sembra il fango; e 'l Sol gentil valore..
Che non dee dare uom fe

Che gentilezza sia fuor di coraggio
In dignità di re,

Se da virtute non ha gentil core;
Com' acqua ei porta raggio,

E il Ciel ritien la stella e lo splendore.
Splende in la intelligenzia dello Cielo

Dio creator più ch' a' nostr' occhi 'l Sole..
Ella intende 'l suo fattor oltra 'l velo:
El Cielo a lui vogliendo obbedir, cole
E consegue al primero

Del giusto Dio beato compimento.
Così dar dovria 'l vero

La bella donna, che negli occhi splende,
Del suo gentil talento

A chi amar da lei mai non disprende.
Donna (Dio mi dirà), che presumisti?

(Sendo l' anima mia a lui davante;)
Lo Ciel passasti, e fino a me venisti,
E desti in vano amor me per sembiante..
A me convien la laude,

E alla reina del reame degno,

Per cui cessa ogni fraude.

Dir gli potrò tenea d' angel sembianza
Che fosse del tuo regno;

Non mi sie fallo, s' io le posi amanza.

II.

La bella stella, che il tempo misura,

Sembra la donna che m' ha innamorato..
Posta nel ciel d' amore:

E come quella fa di sua figura

A giorno a giorno il mondo illuminato ::
Così fa questa il core

Alli gentili, ed a quei c' han valore,
Col lume che nel viso le dimora.
E ciaschedun l' onora

Perocchè vede in lei perfetta luce,
Per la qual nella mente si conduce-

I venerare?

Piena virtute a chi se n' innamora;
E questa è che colora

Quel ciel d' un lume, ch' agli buoni è duce Con lo splendor, che sua bellezza adduce. Da bella donna, più ch' io non diviso,

Son io partito innamorato tanto,
Quanto convene a lei;

E porto pinto nella mente il viso,
Onde procede il doloroso pianto,
Che fanno gli occhi miei.

O bella donna, luce ch' io vedrei,
S'io fossi là, dond' io mi son partito
Dolente e sbigottito,

Dice tra sè piangendo il cor dolente,
Più bella assai la porto nella mente,
Che non sarà nel mio parlare udito;
Perch' io non son fornito

D' intelletto a parlar così altamente,
Nè a contare il mio mal perfettamente.
Da lei si muove ciascun mio pensiero
Perchè l'anima ha preso qualitate
Di sua bella persona;

E viemmi di vederla un desidero,
Che mi reca il pensier di sua beltate,
Che la mia voglia sprona

Pur ad amarla, e più non m' abbandona;
Ma fallami chiamar senza riposo.

Lasso! morir non oso,

E mia vita dolente in pianto meno.

Es' io non posso dir mio duolo appieno,
Non mel voglio però tenere ascoso;
Ch' io ne farò pietoso

Ciascun, cui tiene il mio signore a freno,
Ancorach' io ne dica alquanto meno.
Riede alla mente mia ciascuna cosa,
Che fu di lei per me già mai veduta,
O ch' io l'udissi dire;

E fo come colui che non riposa,
E la cui vita a più a più si stuta1
In pianto ed in languire.

Da lei mi vien d' ogni cosa il martire:
Chè se da lei pietà mi fu mostrata,
Ed io l'aggio lassata,

Tanto più di ragion mi dee dolere:
E s' io la mi ricordo mai parere

attutare, amorzare, spengere.

Ne' suoi sembianti verso me turbata,
Ovver disnamorata,

Cotal m' è or, quale mi fu a vedere,
E vienmene di pianger più volere.
L'innamorata mia vita si fugge

Dietro al desio, che a madonna mi tira
Senza niun ritegno:

El grande lacrimar che mi distrugge,
Quando mia vista bella donna mira
Divienmi assai più pregno;

E non saprei io dir qual io divegno:
Ch' io mi ricordo allor, quand' io vedia
Talor la donna mia;

E la figura sua, ch' io dentro porto,
Surge si forte, ch' io divengo morto,
Ond' io lo stato mio dir non potria.
Lasso! ch' io non vorria

Giammai trovar chi mi desse conforto, Finch' io sarò dal suo bel viso scorto. Tu non sei bella, ma tu sei pietosa, Canzon mia nova, e cotal te n' andrai Là, dove tu sarai

Per avventura da madonna udita.
Parlerai riverente e sbigottita,

Pria salutando, e poi sì le dirai

Com' io non spero mai

Di più vederla anzi la mia finita,
Perch' io non credo aver sì lunga vita.

SONETTO.

Gentil donzella, di pregio nomata,
Degna di laude e di tutto l' onore,
Che par di voi non fue ancora nata,
Nè sì compita di tutto valore,
Pare che in voi dimori ogni fiata

La deità dell' alto Dio d' amore;
Di tutto compimento sete ornata,
E d' adornanza e di tutto bellore.
Che 'l vostro viso dà sì gran lumera,

Che non è donna ch'aggia in se beltate,
Che a voi davanti non s' oscuri in cera.

Per voi tutte beltà sono affinate,

E ciascuna fiorisce in sua maniera
Lo giorno quando voi vi dimostrate.

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