Sayfadaki görseller
PDF
ePub

questa Diocesi, soggetto al Monastero delle Carcerì per rassegna del Canonico Antonio Montagnana, che ne era Priore, per li meriti esimj dell'Abate Venier e dei Monaci di S. Michel di Murano, staccò quel Priorato dalla dipendenza delle Carceri, e lo unì a S. Michel di Murano, ordinando ad Albanio Micheli di eseguire canonicamente questa apostolica largizione (7). La Bolla è dei 18 Febbraro del 1407. In conseguenza di questa grazia l'Abate Venier presentò il Breve al nostro Vescovo, ed il giorno dopo ne ebbe l'investitura. Li 27 dello stesso mese Clemente Renier Priore di S. Croce in Padova, a nome dell' Ordin suo Agostiniano rinunziò il Priorato della Mandria all'Abate di S. Michele, che ne prese il possesso il giorno penultimo di Dicembre. Così la Mandria divenne Monastero Camaldolese. Si noti che a questo stromento fra i testimonj vi è Fantino Dandolo dottor di Legge, quegli stesso che fu poi nostro Vescovo. All' anno medesimo 1407 furono introdotti nella Diocesì gli Eremiti del B. Pietro da Pisa, detti Gerolimini, perchè la loro Congregazione era fondata sotto l'invocazion di S. Gerolimo. Essendo venuto il B. Beltrame da Ferrara (8) ne' colli del Bassanese verso Crespano, volle edificare un Romitorio in prossimità d'un Oratorio dedicato a S. Prosdocimo, a precisamente nel luogo chiamato Brusamosca. A coadjuvarlo in questo suo divisamento si aggiunse la pietà di una certa Agnese da Crespano che in quel luogo gli fè dono di quattro campì di terra, coi quali potè la fabbrica cominciare. Del 1439 fu la vera epoca dello stabilirsi Comunità d'Eremiti in S. Prosdocimo di Crespano, Monastero che fu soppresso l'anno 1652, ed i beni furono uniti alla Casa dei Gerolimini di Treviso.

IV. Appartiene all'anno 1408 il principio della riformata Congregazione di S. Giustina per opera di Lodovico Barbo, dotto e santo

veneto patrizio, Priore di S. Giorgio in Alga. Il Monastero di S. Giustina era caduto in totale rovina, così nel materiale come nella disciplina. Si erano allontanati quasi tutti li Monaci, e non ne rimanevano che tre soli quasi come affittanzieri. Barbo stesso ne fa la più nera pittura: Monachi non sunt; Monasterium est infame propter malam præteritorum vitam. A Lodovico Barbo era stato predetto dal B. Marco Parroco di S. Michele, che egli sarebbe stato Abate e Riformatore del Monastero di S. Giustina. Ma conoscendo il Barbo la difficil cosa che era far rivivere quel Monastero con introdurvi una buona disciplina, cercava egli tutti li mezzi di sottrarsi dal grave ed odioso incarico, nè per altro motivo quasi fu per accettare l'Abbazia di S. Ciprian di Murano, che per essere così al coperto del minacciato pericolo. Non accettò poi la detta Abbazia, e gli riescì sempre più impossibile di resistere alla volontà divina, che lo voleva Riformatore di S. Giustina. Le Commende erano il vero motivo della rovina dei Monasterj. Quello di S. Giustina era posseduto dal Cardinal di Bologna, che ne era Abbate commendatario, e per migliorare in qualche guisa la sua situazione e provvedere al buon nome di quel Monastero, vi aveva colà trasferiti ad abitare li Monaci Olivetani. Videro assai di mal occhio la novità que tre Monaci che ivi si ritrovavano, e perciò menaron alto rumore, e si maneggiarono presso alla civica magistratura, facendo sentire quanto era sconvenevole che un Monastero fondato per Monaci neri, dovesse contro il volere dei Fondatori passare in dominio dei Monaci bianchi. Ricorsero i Cittadini alla Repubblica veneta, la quale comandò al Rettore della Città di dover far sloggiare da quel Monastero gli Olivetani, e rimetterlo in potere dei Monaci neri. E ciò fu eseguito. Un tal affare essendo giunto all'orecchio del Sommo Pontefice e del Cardinale

ne

Commendatario, vennero in divisamento di porre a S. Giustina un Abbate che con zelo ed attività ripopolasse quel sacro luogo, e vi restituisse con la disciplina e il buon ordine l'antico lustro e decoro. Dopo molti trattati, finalmente con la mediazione del Cardinale di Siena, il S. Padre rivocate tutte le concessioni che furono date agli Olivetani, stabilì quel Monastero per li Monaci neri in perpetuo, ed elesse in Abbate con apostoliche facoltà per operar la riforma il Priore di S. Giorgio in Alga, Lodovico Barbo (9). Saputasi la di lui elezione, gli si presentarono subito più giovani per vestire l'abito Benedettino e vivere sotto la di lui disciplina. Con essi egli andò a Rimini, dove era il Papa, accettò la Abbazia, della quale prese il possesso vestendo l'abito nero li 16 Febbraro del 1409, mentre era ancor vivo il Vescovo nostro Micheli.

V. Parimente una simile riforma nacque nel Monastero delle Carceri, che a que' dì tenea in Commenda il Cardinal Angelo Sommariva; anzi ad istanza del medesimo e per l'esito felice dell'affare, ne fece la rinuncia nelle mani di Pp. Gregorio li 19 Febbraro del 1408. Siccome è noto, il Monastero delle Carceri era abitato dai Canonici Portuensi dell'Ordine di S. Agostino fino dal secolo XII, e a que' tempi, di cui favelliamo, era in somma rovina, più non essendovi chi facesse gli Officj divini. Il Monaco Ventura ci dipinge la desolazion di quel luogo con le seguenti parole. Gregorius XII, qui transtulit prædictum monasterium de Ordine S. Augustini ad Ordinem Camaldulensem juste et sancte, quia non erat in eo qui officia divina perageret. Erant enim tres fratres, unus Sacerdos et alter Diaconus, qui quotidie cum canibus, et nisibus, sive nisis et sparbetis, cum equis discurrebant per campos et villas: tertius vero laborabat cum aratro, sicut secularis, quod minus erat peccatum (10). Il Papa tolse adunque ai Portuensi il Monastero delle Car

ceri e lo trasferì nei Camaldolesi, commettendo al Priore di S. Giorgio in Alga, Gabriel Condulmer, che fu poi Papa Eugenio IV, che desse il possesso di quel Monastero a' Camaldolesi creandone Tommaso Rizzo primo Prior delle Carceri. Noi vedremo in seguito nei Monasterj e di S. Giustina e delle Carceri li buoni effetti della riforma, essendo tornata a fiorire prontamente la santa monastica disciplina e nell' uno e nell'altro.

VI. Li primi mesi del 1409, e forse in Marzo, furono gli ultimi della vita di Albanio Micheli; nè dirò, nè saprei provare come fosse morto prima di compiere li 40 anni, opponendosi a ciò tutte le destinazioni che egli ebbe, siccome si è narrato di sopra. Gli Atti Capitolari, sebbene esistano per gli anni 1408-9-10, non pertanto non parlano di Sede vacante, nè di elezione di Vicario Capitolare, e solo negli Atti stessi si accenna il successore. Micheli fu sepolto nell' ingresso del coro.

VII. Dopo la morte del Micheli narra il Cavaccio (11), che essendovi confusione nella Chiesa di Dio per l'esistenza di tre Papi, che tutti e tre erano riputati legittimi, non sapendo il Capitolo di Padova da quale dipendere per ottenere il suo Vescovo, pensò di ritornare all'antico diritto da esso esercitato di eleggere. Si radunarono adunque li Canonici con l'intervento dell'Abate di S. Giustina Lodovico Barbo, e degli altri avomi diritto, ed elessero il celebre Francesco Zabarella Arciprete della Cattedrale. Questo affare così si racconta dallo stesso Barbo: Ego Ludovicus Barbo Abas præfati Monasterii S. Justine vacante Ecclesia paduana per mortem quondam Albani Michelis de Venetiis interfui cum Canonicis et elegi in Episcopum paduanum famosissimum J. U. D. Franciscum de Zabarellis tunc Archipresbiterum et fuit anno Domini 1409. Conclude il Cavaccio, che questa elezione come

viziosa non ebbe il suo effetto, e che fu eletto Pietro Marcello in Vescovo di Padova. Soggiunge poi M. Giustiniani (12), che Alessandro V elesse il Marcello, il quale ne prese il possesso nell' anno 1409 ai 28 di Luglio, come consta dai registri della vescovile Cancelleria, e non s'accorse che il documento, ch'ei cita, porta che il Marcello fu eletto da Gregorio XII, e che per autorità di lui ne ebbe il solenne possesso, e non da Alessandro V. E sebbene sia vero che il Concilio di Pisa depose li 5 Giugno del 1409 Gregorio e Benedetto Pontefici, ed elesse li 15 del suddetto Alessandro V, non ostante l'elezione non fu riconosciuta immediatamente da tutte le corone e potentati cristiani. La Spagna e l'Aragona continuarono a prestar obbedienza a Benedetto, siccome il Regno di Napoli, Venezia, la Baviera, il Friuli e Padova a Gregorio XII. Quando il Capitolo ebbe eletto Francesco Zabarella nello stesso anno, spedì a Papa Gre gorio l'atto d'elezione per la conferma, e ne' libri della Caneva di questa Chiesa all' anno 1409 si legge così: Item solvimus Simoni Petro factori Domini Episcopi quos ipse dederat Presbitero Laurentio quando ivit ad Papam Gregorium pro electione Episcopatus facta in Dominum Franciscum. La carta del possesso (13) del Vescovo Marcello, benchè fattà un mese e ventitre giorni dopo la deposizione di Papa Gregorio, è intestata con le di lui epoche, e le Bolle sono dirette al Capitolo. Il possesso del Marcello è confermato, anche se non avessimo lo strumento dal Memoriale di Bartolommeo Astorelli, che noi diremo Diario da lui scritto; preziosissimo Codice che ritrovasi presso l'ornatissimo Sig. K. Giov. de Lazzara, che gentilmente ce lo comunicò. Scrive adunque l'Astorelli così: Reverendissimus in Christo Pater et Dominus Petrus Marcello de Venetiis, qui erat Episcopus Cenetensis, accepit corporalem possessionem personaliter Episcopatus paduani feliciter die 28 Julii 1409. In fine il

« ÖncekiDevam »