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eccellente che la Pietà, e la Religione essendo lo scopo dell' uom -Cristiano, non si dee ommetter mezzo onde inspirarla e mantenerla.

Ma quanto è vero che le cerimonie non sono, come dice Berthier, che simboli di chi crede, spera ed ama, e che questi riti realizzando la rivelazione fanno che tutta la storia della Religione passa avanti gli occhi del Fedele con la muta ma eloquente voce de' santuarj e de' loro apparati; e che il linguaggio de' segni parla agli occhi, scuote l'immaginazione, e risveglia la curiosità, tiene lo spirito attento; altrettanto è certo che questo linguaggio, come quello delle parole, nɔn deve trascorrere all' improprio ed all'indecente; e tanto più divien neccssaria questa regola, quanto sono più rispettabili le cose rappresentate, pciche saranno queste ceremonie più sante allora quando saranno dall' entusiasmo, e dalla material superstizione più lontane.

E duopo credere che certo maggiori fossero i scandali ed i mali che ne venivano dalle da noi descritte solennità ne' Fedeli, poichè e Sommi Pontefici, e Vescovi santissimi si diedero ogni pensiero per toglierle ed estirparle. Era in fatto difficile che il popolo abbandonato alla sua divozion materiale si contenesse ne' limiti prescritti, ed alla cosa sacra non vi congiungesse il profano e l'indecente. Il Glossario del Du-Cangio ridonda di tali esempi, e la sola festa dell' Asino, che portò G. C. in Egitto, servirebbe per tutte.

Col trascorrer del tempo non si sono affatto tolti dalla Chiesa di Dio questi avanzi di antica barbarie. Le processioni di Marsiglia, quelle di Messina, quelle d'Amergau, quelle d'Adria sono una prova evidente di quanto possa l'uso ed il pregiudizio sul cuor umano, che crede ingannato d'onorare la Divinità con osservanze materiali e superstiziose. La bella luce della verità abbaglia, colpisce il popolo sempre materiale, ma non l'illumina.

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