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Morto Simpliciano, subito in quello stesso mese, fu eletto a succedergli SAN VENERIO, ch'era stato diacono sotto l'episcopato di Ambrogio. Anch'egli tenne un concilio in Milano, nel 401, in cui tra le altre cose vietavasi, che i donatisti reduci dallo scisma, fossero ammessi agli ordini sacri: di questo sinodo andarono perduti gli atti (1). Del vescovo san Venerio fece onorevole menzione san Gerolamo (2); e di lui si nominano lettere scritte al papa Anastasio, ma che similmente perirono; ed altre se ne conoscono a san Paolino vescovo di Nola. Molto si adoperò per far richiamare dall'esilio san Giovanni Crisostomo, lo che ci è fatto palese dalla lettera di ringraziamento, che glie ne scrisse lo stesso esule venerando, circa l'anno 405; già fatta pubblica nelle opere di quel grande patriarca costantinopolitano (5). Mori san Venerio addi 4 maggio dell'anno 408, e fu sepolto nella basilica degli Apostoli (4): la sua festa celebravasi il dì 6 dello stesso mese; ma san Carlo Borromeo la restituì al giorno anniversario della sua morte.

SAN MAROLO Be fu il successore: eletto nell' anno stesso, morì a' 23 di aprile del 425, ed ebbe sepoltura anch' egli nella basilica degli Apostoli. SAN MARTINIANO lo sussegui; eletto in quello stesso anno, e morto nel 455 il di 29 dicembre: fu sepolto nella basilica di santo Stefano; se ne celebra la memoria il di 11 gennaro, perchè impedito quello del suo transito per le natalizie festività del Signore. In sua vece fu chiamato al pastoral seggio SAN CLICERIO, nobile milanese, il quale resse l'affidatagli chiesa dal gennaro del 456 sino al settembre del 458: fu sepolto nella basilica degli Apostoli: se ne celebra la memoria il dì 20 del detto mese. Lo sussegui, Dell'anno stesso, SAN LAZZARO, cui taluni vogliono invece succedutogli dopo alquanti anni di vacanza: lo che è falso, perchè la serie degli avvenimenti e gli atti di questa chiesa non ce ne mostrano vacante la sede neppure di un anno. Ho già indicato di sopra, essere stato questo vescovo l'istitutore delle litanie triduane: egli fu anche fondatore di un chiostro in Milano, per accogliervi i discepoli di sant' Agostino: lo attesta il Ripamonti con le seguenti parole: » Lazarus non modo caeremoniarum instaurator fuit, » sed magister quoque severioris disciplinae et ordinis Augustiniani conditor prope alter. Primum quidem aedes illis attribuit, quas psalmodia

(1) Ved. il Sassi, pag. 105 del tom. I.
(2) Apol. contr. Rufin., lib. II, num. VI.

(4) Oggidi san Nazaro.

(3) Nel tom. II dell' ediz. di Parigi del 1721, sotto il num. 182.

» ceteroque cultu frequentarent, deinde domicilium constituit, ut in unam congregati sedem agerent, ubi nunc Virginis Coronatae vetustissima stat > aedes. Non sono d'accordo gli scrittori nell'indicare l'anno della morte di questo santo vescovo: chi lo disse morto nel 449, chi nel 451, e chi nel 461. Fatto è, che il concilio provinciale di Milano, tenuto nel 451, fu radunato dal suo successore SANT' EUSEBIO, da cui fu anche scritta la lettera sinodale al papa san Leone. Dunque il vescovo san Lazaro deve essere morto prima del 451: il giorno poi della sua morte fu il 14 di marzo, ma se ne celebra la memoria nel dì 11 febbraro. Fu sepolto nella basilica degli Apostoli, oggidi san Nazaro, ov' è tuttora.

Eusebio, milanese di nascita, era diacono di questa chiesa di lui si narra, che, mentre serviva all'altare nel suo ministero diaconale, gli cadde di mano il sacro calice, ch' era di vetro, e che andò quindi in pezzi; ma invocato l'ajuto del santo martire Lorenzo, lo riebbe intiero prodigiosamente (1). Nell'anno 451, come ho detto di sopra, radunò in Milano il concilio provinciale, d'ordine del papa san Leone; e v'intervennero venti vescovi suffraganei, i quali sottoscrissero alla lettera sinodale mandata nell'anno seguente al sommo pontefice. In questo concilio fa condannata di uniforme assenso l'eresia di Eutiche. Ad Eusebio è anche attribuito il merito di avere ristaurato in Milano le chiese, ch' erano state guastate dai goti, e principalmente quella di santa Tecla, ch'era perita d'incendio. L'Ughelli lo disse intervenuto al concilio romano del 465: ma non può essere, perchè quel concilio fa radunato nel giorno 17 novembre, ed egli nel dì 6, o tutt' al più nell' 8 agosto di quell'anno era morto. Fu sepolto a san Lorenzo, e se ne celebra la festa il dì 42 agosto.

Gli vennero dietro i vescovi seguenti, dei quali poche memorie si hanno nel 465, SAN GERONZIO, milanese, che mort a' 5 maggio 470, che fu sepolto a san Simpliciano, e che dal breviario ambrosiano è lodato per le sue virtù, le quali praecipue claruere propter barbarorum violentiam ; nel 470, SAN BENIGNO, milanese, zelantissimo nel ristorare e rifabbricare i sacri templi devastati od incendiati dai barbari, morto nel 477 il dì 13 dicembre, e sepolto anch'egli a san Simpliciano; nel 477, San Senatore, milanese, morto nel 480, addi 29 maggio, e sepolto nella chiesa di sant'Eufemia, da lui medesimo fabbricata a commemorazione del tempio

(1) Ved. il Sassi, pag. 122 del tom. I.

esistente in Calcedonia, intitolato a quella santa martire; nel 480, TEODORO, che mori nel 490 il dì 27 marzo: di lui la chiesa ambrosiana non fa l'uffizio; se ne celebra soltanto la memoria a' 27 di luglio, nella basilica di san Lorenzo, ove ne riposano le spoglie. Errò l'Ughelli attribuendogli sei soli anni di pastorale governo sulla santa cattedra milanese.

Di somme lodi si rese meritevole il vescovo LORENZO, succeduto a Teodoro nel 490. E primieramente sappiamo dalle storie, che nell'irruzione di Tufa, mentre il re Teodorico era stretto in Pavia dalle arme di Odoacre, ricusò di aderire al partito di costui, anzi fu istigatore che se ne rifiulasse altresì il popolo milanese; e perciò fu condotto prigioniero dalle soldatesche di costui. Ma, ucciso Odoacre, e dispersi que' pochi milanesi, che ne avevano seguitato le bandiere, il vescovo Lorenzo fu restituito alla sua sede. Ritornatovi, trovò in questa metropoli argomenti di tristezza anzichè di consolazione: trovò impoverito il popolo per le sciagure sofferte; trovò desolati i sacri templi per le ruberie e il saccheggio degl' invasori; trovò diroccati i migliori edifizi per guisa, che la città poteva dirsi poco meno, che sepolta sotto le proprie rovine. A riparare a tutti questi danni si affrettò l'affettuoso pastore: ma soprattutto a placare lo sdegno del re Teodorico, il quale con severe leggi aveva colpito i milanesi per la vile adesione di alquanti di loro al partito di Odoacre e di Tufa. Perciò, insieme con Epifanio vescovo di Pavia, recossi a Ravenna, ove dimorava quel principe, e tanto disse, che lo piegò a condiscendenza e a perdono (1). Dopo la quale legazione fu chiamato a Roma dal papa Simmaco, che nel fervore dello scisma di que' giorni era stato accusato di grave delitto; perluché egli stesso aveva radunato un sinodo di vescovi, per ascoltare le sue discolpe ed esaminare la sua causa: nel quale, come si sa dalla storia, fu Simmaco pienamente giustificato. Lo che avvenne l'anno 505. In Milano poi Lorenzo fabbricò dalle fondamenta la basilica di san Sisto papa e martire; rifabbricò quella di san Nazaro, ch' era perita d'incendio; ristaurò la sua cattedrale, gravemente guastata dai tanti insulti dei barbari, e rifabbricò a foggia di nuova basilica il battisterio, che le stava contiguo; riparò ai bisogni anche della chiesa di san Calimero. Di tutto ciò distintamente fece menzione e tributò poetici encomii allo zelante vescovo il

(1) Diffusamente narrò questi avvenimenti il Sigonio, nel lib. XVI de Occidentali imperio.

contemporaneo Ennodio, e dietro a questo gli altri storici milanesi. Mori Lorenzo il dì 25 agosto dell'anno 512 e fu sepolto nella chiesa di sant'Ippolito, ch'è contigua alla basilica di san Lorenzo. Con gravi testimonianze il Puricelli (4) lo dimostra iscritto nel catalogo dei santi; tuttavolta nel calendario della chiesa milanese non lo si trova, benchè in san Lorenzo se ne celebri annualmente con sacre uffiziature la memoria e gli si tributi culto di santo.

Successore di lui fu innalzato alla cattedra pastorale di Milano, in quello stesso anno 312, il greco SANT' EUSTORGIO II. Aveva egli vissuto alquanti anni in Roma sotto i papi Gelasio, Simmaco ed Ormisda; venuto a Milano sotto l'episcopato di Lorenzo, oltenne tale favore per le sue virtù, che alla morte di lui fu eletto di unanime accordo al governo spirituale di questa chiesa. Errò di molto il Galesini dicendolo promosso alla sede milanese dal papa Felice IV, perchè questo papa sali la cattedra di san Pietro nel 526, quando sant' Eustorgio II era già morto da otto anni, avendone pria vissuto sei nel pastorale ministero. Egli, come ho detto di sopra, fu eletto vescovo di Milano nel 512. Narra l' Ughelli, che cotesto Eustorgio II depose dall'episcopale dignità per le lagnanze che ne fece il re Teodorico, il vescovo di Augusta (2), colpevole di gravi misfatti; e lo dice adducendo a testimonio una lettera di Cassiodoro al medesimo Eustorgio. La qual lettera ci fa sapere ben altro da ciò, ch' egli intese. Giova pertanto il trascriverla (3), ed è la seguente:

EUSTORGIO VIRO VENERABILI, MEDIOLANENSI EPISCOPO, THEODORICUS REI.

• Tuta est conditio subjectorum, ubi vivitur sub aequitate regnantium, » nec dubio decet rumore trahi, a quo debent, non mutanda constitui. » Fidem siquidem rerum a ratione colligimus, quae nunquam desideran

tibus absconditur, si suis vestigiis perquiratur. Atque ideo quod Beati» tudini Vestrae gratissimum esse confidimus, praesenti tenore declara» mus, Augustanae Civitatis Episcopum, proditionis Patriae falsis crimi» nationibus accusatum ; qui a nobis honori pristino restitutus, jus habeat » Episcopatus omne, quod habuit: Nihil enim in tali honore temeraria

(1) Cap. XXXII.

(2) È incerto per altro, di quale Augusta fosse questi vescovo, giacchè molte città vi sono nominate Augusta: suffraga

nea a Milano non v'era che Augusta Taurinorum, ossia Torino,

(3) Lib. I, num. IX,

⚫ cogitatione praesumendum est, ubi si proposito creditur, etiam tacitus ⚫ ab excessibus excusatur. Manifesta proinde crimina in talibus vix ca

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piunt fidem: Quidquid autem ex invidia dicitur, veritas non putatur. » Volumus enim impugnatores ejus legitima poena percellere. Sed quoniam

D

⚫ et ipsi Clericatus nomine fungebantur, a Sanctitatis Vestrae judicium

D

⚫ cuncta transmittimus ordinanda, cujus est et aequitatem moribus talibus ⚫ imponere, quam novimus Traditionem Ecclesiasticam custodire. »

Possibile, che l' Ughelli abbia letto questa lettera, e ciò non di meno abbia detto, che, per le istanze del re Teodorico, il vescovo sant'Eustorgio abbia deposto il vescovo di Aosta? La lettera anzi lo giustifica e rimette al giudizio del metropolitano milanese i cherici che lo avevano calunniato; nel quale grossolano errore inciampò anche il Galesini, dicendo, che cotesto Eustorgio Augustae urbis episcopum, proditionis accusatum, episcopali dignitate multavit. Lascio il dire di altre imprese dell'apostolico ministero di questo santo vescovo, e soltanto mi limito a commemorare la sua lunghissima liberalità nel riscattare i prigionieri italiani, che Gundobaldo, re dei borgognoni, teneva sotto durissima cattività. Ne mandò Eustorgio l'ingente somma, che vi occorreva, a santo Avito, vescovo di Vienna nel Delfinato, il quale in risposta alla raccomandazione fattagene dal generosissimo pastore, così gli scriveva :

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AVITVS VIENNENSIS EPISCOPVS EVSTORGIO EPISCOPO.

Adventu praesentium partitorum ecce jam secundo a te desiderandi reverendique affatus vestri dona venerunt; quae tamen plus fierent prosperitate secunda, si fierent numerositate copiosa. Revera duplex in literis vestris materia gratulationis accessit: Primum, quod salvum mihi » gratiam sic etiam in vestro, sicut in vestrorum extitit animo Decesso• rum, haereditario monstratis affectu; deinde quod in eo me famulari negotio praecepistis, quo, dum tuendae vel reparandae libertatis curam geritis, etiam me non indignum tali ministerio censuistis. Impletum est » igitur Beatitudinis vestrae sanctum ac spiritale praeceptum. Cumulastis » oratione mercedem: interventu vestro pretiosius factum est pretium • quod misistis. Victa est per reverentiam vestri in rigore barbarico hu» militate immanitas, intercessione crudelitas, illatione cupiditas. Conjicimus, qualiter illic praedicationibus duriores animos edomatis, cum interveniendi viribus absentia vobis saxa sic frangitis. Visitatur opere

Vol. XI.

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