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Egli ha sciolto tutti i vincoli col passato, è uscito dalla barbarie del medio evo, ed è già l'uomo nuovo o l'uomo moderno, che si beffa del soprannaturale, e di tutti gli occulti e le vane cogitazioni dell'astrologia e della magia, de' teologi e de' filosofi, e non ha fede che nella scienza, e vi pone a fondamento l'esperienza e il giudizio proprio, lo speculare: tipo intellettuale italiano, divenuto dopo grandi lotte il tipo, la fisonomia di tutta l' Europa civile. Questa potenza ed energia intellettuale produsse lavori che fruttificarono in altre terre, ajutarono al progresso umano, e rimasero sterili, dove nacquero. Galilei, Colombo, Vico, e molti altri potenti intelletti, che tanta parte ebbero nella civiltà europea, non ebbero quasi virtù o efficacia nella civiltà del loro paese, dove non era più materia atta a ricevere e generare. Il Guicciardini dice che le città non sono mortali, come gl'individui, perchè la materia si rinnova, e se periscono, è per gli errori di quelli che governano. Superbia di statista: perchè non ci è scienza di statista, la quale possa fare che viva una città, a cui tutte le forze spirituali sono mancate, e dove la materia che si rinnova, è fiacca e corrotta e senza succo generativo. Nè alla vita basta la sparsa cultura e l'intelligenza sviluppata: perchè sapere non è potere, come vedremo, continuando la storia del nostro uomo.

Il quale, così potente d' intelletto e di dottrina e di esperienza e di discrezione, è altresì un patriota ed un liberale, con tali opinioni che lo certificano lontanissimo già dal medio evo e personaggio affatto moderno. Imperatore e Papa, guelfi e ghibellini, dritto feudale e dritto di conquista, lotte di ottimati e di popolani, tutto questo è già roba vieta, è cancellato dalla sua coscienza. Italiano, cittadino di Firenze e laico, le sue opinioni si riassumono in queste memorabili parole: Tre cose desidero vedere innanzi alla mia morte, ma dubito, anco

ra che io vivessi molto, non ne vedere alcuna: uno vi vere di repubblica bene ordinalo nella città nostra; Italia liberata da tutti i barbari; e liberato il mondo dalla tirannide di questi scellerati preti. Bellissime sentenze, che, come egli presentiva, furono un testamento, divenuto oggi bandiera di tutta la parte liberale e civile europea: una libertà bene ordinata, l'indipendenza e l'autonomia delle Nazioni, e l'affrancamento del laicato. Questo desiderava allora il nostro uomo, e con lui tutta la parte colta del popolo italiano, così a lui simile.

Ma altro è desiderare, altro è fare. Il nostro uomo farebbe, se potesse far solo, ma lo sgomenta la compagnia de' pazzi e de' maligni. Molti, è vero, gridano libertà, ma in quasi tutti prepondera il rispetto dell'interesse suo. Essendo il mondo fatto così, e dovendo l' uomo savio ripigliare il mondo com'è e non come dovreb· be essere, la scienza e l'arte della vita è posta in saper condursi di guisa che non te ne venga danno, anzi la maggiore comodità possibile. Conoscere non è metlere in atto. Pensa come vuoi, ma fa' come ti torna.

Perciò la principal mira del nostro savio è di procurarsi e mantenersi riputazione, perchè allora tutti ti corrono dietro, e quando non si stima l'onore, quando manca questo stimolo ardente, sono morte e vane le azioni degli uomini. E non c' è cosa, benchè minima, che non si debba fare, chi vuole acquistarsi riputazione. Quantunque sapere sonare, ballare, cantare, e simili leggiadrie, scrivere bene, sapere cavalcare, sapere vestire accomodato pare che siano agli uomini più presto ornamento, che sostanza; pure è bene averne cura, perchè questi ornamenti danno dignità e riputazione agli uomini etiam bene qualificati, e aprono la via al favore de' principi, e sono talvolta principio e cagione di grande profitto e esaltazione. Il nostro savio non è uno stoico, nè un cinico; anzi e piuttosto un amabile epicu.

reo. Si guarda d'ingiuriare e di offendere, e, quando vi sia sforzato, fa quello solo che necessità o utilità vuole. Fa volentieri il bene, non perchè ne attenda cambio, essendo gli uomini facilissimi a dimenticare i benefizii, ma perchè gli cresce riputazione. È largo di cerimonie e di lusinghe e di promesse generali; perchè ne acquista grazia presso gli uomini, quando pure le buone pa role non sieno seguite da' buoni fatti. Si studia di tenersi bene co' fratelli, co' parenti, co' principi, di procacciarsi amici, di non farsi nemici, chè gli uomini si riscontrano, e te ne può venir male. Procura di trovarsi sempre con chi vince: perchè glie ne viene parte di lode e di premio. Ha appetito della roba, non per godere di quella, che sarebbe cosa bassa, ma perchè gli dà riputazione e la povertà è spregiata. È persona libera e reale, o, come si dice in Firenze, schietta, perchè pia ce agli uomini e perchè quando sia il caso di simulare, più facilmente acquisti fede. E nega arditamente, quando anche quello abbia fatto o tentato sia quasi scoperto e pubblico; perchè la negazione efficace, quando bene non persuada a chi ha indizi o creda il contrario, gli mette almanco il cervello a partito. È stretto nello spendere, ancorachè la prodigalità piaccia: perchè più onore ti fa uno ducato che tu hai in bɔrsa, che dieci che tu ne hai spesi. Fa ogni cosa per parere buono: perchè il buon nome vale più che molte ricchezze. Cerca non me ritarsi nome di essere sospettoso; ma perchè più sono i cattivi che i buoni, massime dove è interesse di roba o di stato, e l'uomo è tanto cupido dello interesse suo, tanto poco respettivo a quello di altri, crede poco e si fida poco

Sarei infinito se volessi continuare in queste citazioni, E forse mi sono steso troppo. Ma dice così bene, così preciso, in un linguaggio e in uno stile così oggi dimenticato, che nessuno me ne vorrà male. E sarò contento,

se avrò potuto invogliare molti a leggere questo codice della vita scritto in stile lapidario e monumentale e pieno di alti insegnamenti per i cultori delle scienze storiche e morali.

Quest'uomo savio, secondo l'immagine che ce ne porge il Guicciardini, è quello che oggi direbbesi un gentiluomo, un amabile gentiluomo, nel vestire, nelle maniere e ne' tratti. Il ritratto è così fresco e vivo, così conforme alle consuetudini moderne, che ad ogni ora ti par d'incontrarlo per via, con quel suo risetto di una benevolenza equivoca, con quella perfetta misura ne' modi e nelle parole, con quella padronanza di sè, con quella confidenza nel suo saper fare e saper vivere. Tutti gli fanno largo; molti gli sono attorno; e se ne dice un gran bene. Quelli che sono da più di lui, non ne hanno ombra, perchè si guarda di entrare in concorrenza, ed anche di far lega co' potenti, memore del proverbio castigliano: il filo si rompe dal capo più debole. I principi lo hanno in grazia e lo colmano di onori e di ricchezze, perchè mostra di avere loro rispetto e riverenza, e in questo è più presto abbondante che scarso. Ha il favore del popolo, perchè fugge il nome di ambizioso, e tutte le dimostrazioni di volere parere, etiam nelle cose minime e nel vivere quotidiano, maggiore o più pomposo o delicato che gli altri. Nessuno gli ha gelosia o sospetto, perchè fugge la troppa cupidità, per la quale l'uomo è il peggior nemico di sè stesso. Qual è la miglior cosa del mondo ? e il nostro savio risponde: è misura. Aborre dal troppo e dal vano; e non sforza la natura, e si rassegna al fato, a quello che ha essere, citando l' aureo detto: Durunt volentes fata, nolentes trahunt. Se non può colorire tutti i suoi disegni, non se ne sdegna e sa attendere: perchè i savi sono pazienti. È buono cittadino, perchè si mostra zelante del bene della patria e alieno da quelle cose che pregiudicano a un terzo; ma

riprendere i disprezzatori della religione e dei buoni costumi è bontà superflua di quelli di San Marco 1, la uale o è spesso ipocrisia, o quando pure non sia simulata non è già troppa a uno cristiano, ma non giova niente al buon essere della città. Vuol provvedere alla sua grandezza, ma non se la propone per idolo, come fanno comunemente i principi, i quali per conseguire ciò che gli conduce a quella fanno uno piano della coscienza, dell' onore, della umanità e di ogni altra cosa. Tutto è previsto e misurato; a tutto ci è un ma, che toglie ogni esagerazione e tien fermo il nostro savio nella via del mezzo. Aurea mediocritas. Il soperchio rompe il coperchio, e la miglior cosa del mondo si è misura. Gli intelletti elevati trascendono il grado urnano, e si accostano alle nature celesti, ma senza dubbio ha migliore tempo nel mondo, più lunga vita, e, è in uno certo modo più felice chi è d'ingegno più positivo. E questo è esser savio e saper vivere.

Senza dubbio il nostro savio ama la gloria, e desidera di fare cose grandi el eccelse, ma, ingegno positivo, com'egli è, a patto che non sia con suo danno o incomodità. Gli cascano di bocca parole d'oro. Parla volentieri di patria, di libertà, di onore, di gloria, di umanità; ma vediamolo a' fatti. Ama la patria e se perisce gliene duole non per lei, perchè così ha a essere, ma per sè, nato in tempi di tanta infelicità. È zelante del ben pubblico, ma non s'ingolfa tanto nello Stato, da mettere in quello tutta la sua fortuna. Vuole la libertà, ma quando la sia perduta non è bene fare mutazioni, perchè spesso mutano i visi delle persone non le cose, e come non puoi mutare tu solo, ti riesce altro da quello che avevi in mente, e non puoi fare fondamento sul populo così instabile, e quando la vada male, ti tocca la vita spre

1 Savonarola e i Piagnoni.

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