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Ora dunque, desiderandosi da tanto tempo un lavoro critico, per cui venissero riordinate ed illustrate le liriche del

parle, mi rivolsi al marchese Giorgio Trivulzio con lettera raccomandata al mio amico prof. Francesco Longhena, chiedendogli i lavori, ch' erano stati preparati dal marchese suo padre e dal cav. Monti, com' io supponeva, intorno alle dette Rime, proponendomi di pubblicarli insieme a quelli, e di sceverare colla loro scorta quei componimenti, che all' Alighieri sono malamente attribuiti. Il prelodato marchese non ricusava cedermi quei lavori, a condizione però che il chiarissimo Giov. Antonio Maggi, che vi aveva avuto parte, ne fosse pur egli contento: ma questi scrisse all'amico mediatore la lettera, di cui vi do copia qui appresso, e che m' ha determinato di rinunziare al progetto dell' edizione di esse Rime, scorgendola troppo scabrosa a farsi nel modo ch' io avrei voluto, e che voi più paziente di me non rifuggiste dall' intraprendere. Eccovi pertanto la lettera del signor Maggi al suddetto amico mio.

« Pregiatiss. Signore. — Nella riserva posta dal marchese Giorgio Trivul» zio all' acconsentire alla richiesta del signor Torri intorno a quei lavori sulle » Rime di Dante, io riconosco la bontà verso di me, e l'ottimo discernimento di quel degno cavaliere. Per corrispondervi quindi dal canto mio con tutta schiet» tezza, mentre le confermo ciò che a lei fu già dal medesimo partecipato sulla » mia cooperazione ai suddetti lavori, debbo pur dirle, che tutto quanto trovasi » scritto di mia mano in un libro formato di alcuni fogli uniti al Canzoniere » dell' Alighieri, della stampa di Mantova pel Caranenti, non che sopra altri » fogli volanti, non è che un primo abbozzo degli studii, che si facevano in comu» ne tra me ed il marchese Gian Giacomo Trivulzio per sussidio della memoria, » ed in preparazione della stampa che si meditava. Îl lavoro avrebbe poi dovuto » esser preso in esame, e rifuso da capo a fondo, perchè moltissimi erano i » dubbii, che tuttavia rimanevano, nè per anco si era determinato pienamente quali fossero i componimenti da escludersi come malamente attribuiti al sommo » Alighieri. La malattia, e poscia la morte sventuratamente avvenuta dell' esimio » cavaliere, che mi onorava della sua amicizia, lasciò ogni cosa in sospeso; e » nella sua biografia, inserita nel tomo LXI, della Biblioteca Italiana, io ho già » detto, a carte 404, quello ch' io penso di tale imperfetto lavoro, ec. »

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Da quanto il signor Maggi ha esposto, voi desumerete, che il Monti non concorse punto nel lavoro critico intorno alle Rime dantesche, e se in alcune lettere del suo Epistolario disse ch'era già tutto in pronto, convien dire che lo avesse soltanto in idea, o che fosse altro, e suo proprio esclusivamente, del quale però non rimane notizia, ec.

Vostro affezionatiss. Amico
ALESSANDRO TORRI.

Il paragrafo della Biblioteca Italiana, del quale fa menzione il signor Maggi nella sua lettera, è così concepito: «Se ne stava il Trivulzio dispo» nendo l'edizione delle Rime di Dante con una lunga chiosa, che le dichia» rasse, accompagnata da ben ponderata scelta di varie lezioni; e i Lette>> rati (come aveva predetto il Perticari) potevano aspettarsi un'opera degnissima. Ma a tanto non bastò la sanità di Gianjacomo, la quale alteratasi » fece sospendere il lavoro, nè forse potrebbe ripigliarsi, poiché egli solo era » guida sufficiente e sicura in quel buio. >>

DANTE.

1.

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66

DISSERTAZIONE SULLE POESIE LIRICHE.

l'Alighieri, noi (sebbene sentiamo la tenuità delle nostre forze) ci siamo accinti all'impresa: nel che fare abbiamo in animo più di rendere alla memoria di Dante un tributo di buon volere e d'affetto, che di riempiere adeguatamente un tal vuoto delle lettere nostre. Attenendoci pertanto al giudizio del Perticari, noi per l'una parte ci studieremo di rischiarare il senso di questi componimenti per mezzo di note filologiche ed illustrative; per l'altra di sceverare, colla scorta della critica, della storia e de' dati bibliografici, i componimenti legittimi_dagli spurii, ed in ciò fare procederemo con tutta severità. Imperocchè noi giudichiamo, che il nome di Dante, suonando così alto fra tutte le côlte nazioni, ed il suo valore poetico essendo così grande della propria ricchezza, non possa ricevere alcun incremento da un altrui obliato sonetto o da un' altrui obliata canzone. Che se molti si stimaron beati di trar fuori dalla polvere delle biblioteche qualche incurata reliquia, che supposero di quel grande, noi ci terremo beati di far ritornare nell' oblivione que' poetici componimenti, falsamente a Dante attribuiti, i quali, come figli illegittimi e scostumati, che maculano il buon nome e consumano le sostanze del supposto genitore, stanno framezzo le opere di lui, minorandone il merito e deturpandone la bellezza.

AVVERTIMENTO.

Il volume che or pubblichiamo, e che forma il primo delle Opere minori di Dante, contiene le poesie liriche, cioè tutte le canzoni, ballate, sonetti, madrigali e sestine, che furono finora stampate col nome di lui; le rime sacre, che si compongono della traduzione de' Salmi penitenziali, del Credo ec., colle illustrazioni dell' abate Saverio Quadrio; e le egloghe latine, indiritte a Giovanni del Virgilio, colle responsive di questo, le note di un Anonimo contemporaneo, e le illustrazioni di monsignor Dionisi. E poichè ci proponemmo di corredare d'una versione italiana tutto ciò, che l' Autore scrisse latinamente, così alle egloghe medesime abbiamo unita la traduzione in versi sciolti del signor Francesco Personi.

Fra i molti libri a stampa, che abbiam dovuto tenere sott'occhio per questa nostra edizione, noteremo più particolarmente i seguenti, perchè avremo occasione di citarli assai

spesso:

Sonetti e canzoni di diversi antichi autori toscani in dieci libri raccolte; in 8° piccolo, Firenze, Giunti, 1527, rara e stimata edizione, che peraltro non merita punto di stima rispetto alla correzione tipografica. Col nome di Dante son compresi ne' primi quattro libri sonetti 45, canzoni 19, ballate 11 ed una sestina. Questa raccolta fu ristampata in Venezia nel 1532, e quivi riprodotta poi con aumenti dallo Zane nel 1731 e 1740 in 8, edizioni che avremo occasione di citare in seguito, come pure la rarissima del 1518, eseguita anch' essa in Venezia.

Opere di Dante Alighieri; vol. 5 in 8`, Venezia, Pasquali,

1739-1741. Il volume quinto contiene le poesie liriche in numero di canzoni 22, sonetti 31, ballate 8, una sestina e un madrigale. Fra queste non son peraltro comprese le rime della Vita Nuova e del Convito. Il Pasquali ne fece una ristampa nel 1751, e due ne fece lo Zatta, Venezia 1757 e 1760. Le Rime di Dante; in 4, Rovetta, 1823. È un sottil volume, non contenente che le nude rime. Ha canzoni 28, sonetti 33, ballate 7, madrigali 3 e una sestina.

Amori e Rime di Dante Alighieri; in 18, Mantova, Caranenti, 1823. Questa edizione è corredata d' un lavoro del signor Ferdinando Arrivabene, intitolato: Gli amori di Dante e Beatrice, tolti d'allegoria ed avverati con autentiche testimonianze. Le canzoni quivi contenute son 29, i sonetti 65, le ballate 15, ed una sestina.

Opere di Dante Alighieri; volumi 5 in 8', Firenze, Ciardetti, 1831. Il volume quarto contiene le liriche, e queste in maggior numero che in tutte le altre edizioni. Ha canzoni 30, sonetti 67, ballate 14, madrigali 3, una sestina e le rime sacre. Questa edizione sembra essere stata procurata con poca diligenza: in prova di che vogliam solo notare, che la canzone O patria degna di trionfal fama è stata ripetuta due volte, la prima col numero IV (pag. 545), la seconda col numero XXVIII(pag. 609). Altrettanto è stato fatto della ballata Fresca rosa novella, che col numero V (pag 548) è stata messa fra le canzoni, e pur col numero V (pag. 629) fra le ballate.

I sette Salmi penitenziali, trasportati alla volgar poesia da Dante Alighieri, ed altre sue rime spirituali, illustrate con annotazioni dall' abate Francesco Saverio Quadrio; in 8, Bologna, Gottardi, 1753. Il Credo o Professione di fede fu nel Saggio di Rime di diversi buoni autori; in 8o, Firenze, Ronchi, 1825, riprodotto dall' abate Rigoli secondo la lezione de' codici della Riccardiana. Abbiam peraltro preferita quasi sempre la lezione del Quadrio, perchè migliore, notando in piè di pagina le principali varianti, che presenta l'edizione del Rigoli.

Serie d'Aneddoti di monsignor Gian Giacomo Dionisi; volumi 7 in 4o, Verona 1788 e seg. Nel volume quarto si trovano le egloghe di Dante e di Giovanni del Virgilio. Il confronto da noi fattone sul cod. 8, Plut. XXIX della Laurenziana, ci fece conoscere che la copia mandata al Dionisi dal canonico Angelo Maria Bandini fu fatta con somma diligenza. La versione italiana, che è (come di sopra abbiam detto) del signor Francesco Personi di Verona, l'avemmo dalla cortesia del signor dottore Alessandro Torri.

I codici delle pubbliche biblioteche fiorentine che riscontrammo, e che ci fornirono buona quantità di varie lezioni,

delle quali le migliori introducemmo nel testo, riportandone alcune altre in piè di pagina, sono quelli che qui notiamo: Magliabechiani.

Classe VII, num. 1100.

Classe XXI, num. 85 anonimo.
Num. 102, palch. 4.

Riccardiani.

Num. 998, 1029, 1040, 1050, 1052, 1083, 1093, 1094, 1100, 1108, 1127, 1156, 1215, 1340, 2723, 2735, 2823.

Plut. XXIX, num. 8.

num.

XL,

Laurenziani.

num. 42, 44, 46, 49.

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XLI, num. 15.

XC, Consultammo pure un codice della nobil casa Martelli di Firenze, ed è col mezzo di questo, e del magliabechiano 102, palch. 4, che possiamo dar compiuta la canzone Doglia mi reca nello core ardire, la quale fin ad ora era stata stampata senza la chiusa o commiato. Avemmo pure sott' occhio le varianti presentate dal codice num. 199 ́della real biblioteca palatina, essendoci di esse stato cortese il chiarissimo signor Giuseppe Molini bibliotecario di essa; e in occasione d'una nostra gita a Siena vedemmo eziandio il codice Q. I, 11 di quella biblioteca pubblica.

num. 13, 37, 47, 89, 90, 135, 136.

Nella guisa che fece il Marsand, ordinando i poetici componimenti che formano il Canzoniere di Francesco Petrarca; così ho fatto io, dividendo in due parti le poesie liriche di Dante Alighieri: la prima delle quali potrà chiamarsi Canzoniere erotico, perchè le poesie quivi contenute trattano d'un amore vero e reale; la seconda, Canzoniere filosofico, perchè trattano d' un amore allegorico, cioè l' amore della sapienza. I componimenti della prima li ho disposti il più possibilmente per ordine di tempo, desumendone i dati e i particolari dalla storia dell' amor di Dante per Beatrice, da esso narrataci nella Vita Nuova, ed in parte ancor nel Convito. Quelli della seconda, non essendo dato disporli secondo l'ordine del tempo, in che furon dettati, li ho disposti secondo il tempo, in che primamente vennero alla luce. D'ogni componimento ho esposto il subietto, e, per l' intelligenza delle parole e frasi antiche, non che de' concetti oscuri, o allegorici, o allusivi a fatti reconditi, ho posto in piè di pagina tutte quelle annotazioni, che stimai opportune.

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