Ch' era mia scorta, e la soave fiamma Ch' ancor, lasso! m'infiamma, Con tal desio cercar fonte nè fiume, Qual io il dolce costume Ond' ho già molto amaro, e più n' attendo, Che mi fa vaneggiar sol del pensero, E gir in parte ove la strada manca, E con la mente stanca Cosa seguir che mai giugner non spero. Di fuor, siccome dentro ancor si sente, Cantando d'acquetar gli sdegni e l' ire, E sgombrar d'ogni nebbia oscura e vile; Sovra di se, dov' or non poria gire. Agguaglia la speranza col desire; E, poichè l' alma è in sua ragion più forte, Rendi agli occhi, agli orecchi il proprio obbietto, Senza 'l qual, imperfetto È lor oprar, e 'l mio viver è morte. Indarno or sopra me tua forza adopre, Mentre 'l mio primo amor terra ricopre. Fa ch' io riveggia il bel guardo, ch' un sole sopra 'l ghiaccio ond' io solea gir carco; Fu Fa ch' io ti trovi al varco Onde senza tornar passò 'l mio core. Col suon delle parole Nelle quali io 'mparai che cosa è amore. Disposti gli ami ov' io fui Ch' i' bramo sempre; e i tuoi lacci nascondi Fra i capei crespi e biondi; Che 'l mio voler altrove non s' invesca. Spargi con le tue man le chiome al vento ; Dal laccio d' or non sia mai chi mi scioglia, Della sua vista dolcemente acerba, La qual dì e notte, più che lauro o mirto, Quando si veste e spoglia Di fronde il bosco, e la campagna d' erba. Ma, poichè Morte è stata sì superba, Che giova, Amor, tuo' ingegni ritentare? E ragion temean poco, Che contra 'l ciel non val difesa umana; Avrian fatto gentil d' alma villana, Devesse il pregio di più laude darsi. Gli animi ch' al tuo regno il cielo inchina, Ma me sol ad un nodo Legar potei, che 'l ciel di più non volsė. Quell' uno è rotto, e 'n libertà non godo; Me legò innanzi, e te prima disciolse? Ne mostrò tanta e sì alta virtute Solo per infiammar nostro desio. Certo, omai non tem' io, Amor, della tua man nove ferute. Sua virtù cadde al chiuder de' begli occhi. Morte m' ha sciolto, Amor, d' ogni tua legge; Quella che fu mia donna, al cielo è gita, Lasciando trista e libera mia vita. SONETTO III. ARGOMENTO. innamorarsi di nuovo; e avveniva forse, se morte non 1 lo affrancava una seconda volta. L'ARDENTE nodo ov' io fui d' ora in ora Non volendomi Amor perder ancora, Tal, ch'a gran pena indi campato fora. De' primi affanni, i' sarei preso, ed arso Morte m'ha liberato un' altra volta, E rotto 'l nodo, e 'l foco ha spento e sparso, |