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Pur non sentisti mai mio duro tosco.

Se del consiglio mio punto ti fidi,

Che sforzar posso, egli è

pur il migliore Fuggir vecchiezza, e' suoi molti fastidi.

I' son disposta farti un tal onore,

Qual altrui far non soglio, e che tu passi
Senza paura, e senz' alcun dolore.
Come piace al signor che 'n cielo stassi,
E indi regge e tempra l' universo,
Farai di me quel che degli altri fassi.
Così rispose; ed ecco da traverso
Piena di morti tutta la campagna,
Che comprender nol può prosa nè verso.
Da India, dal Catai, Marrocco, e Spagna,
Il mezzo avea già pieno e le pendici,
Per molti tempi, quella turba magna.
Ivi eran quei che fur detti felici,

Pontefici, regnanti, e 'mperadori,
Or sono ignudi, miseri, e mendici.

U' son or le ricchezze ? u' son gli onori?
E le gemme, e gli scettri, e le corone,
Le mitre con purpurei colori ?

Miser chi speme in cosa mortal pone!

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So

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Ma chi non ve la pone? e, s' ei si trova

Alla fine ingannato, è ben ragione.<

O ciechi, il tanto affaticar che giova?
Tutti tornate alla gran madre antica,
E'l nome vostro appena si ritrova.
Pur delle mille un' utile fatica,

Che non sian tutte vanità palesi,

Chi 'ntende i vostri studj, sì mel dica. Che vale a soggiogar tanti paesi,

E tributarie far le genti strane,

Con gli animi al suo danno sempre accesi? Dopo l'imprese perigliose e vane,

E col sangue acquistar terra e tesoro,

Via più dolce si trova l'

"I
acqua e pane,

E'l vetro, e 'l legno, che le

gemme e

ין

Ma, per non seguir più sì lungo tema,

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Tempo è ch' io torni al mio primo lavoro. I' dico che giunt' era l' ora estrema

Di quella breve vita gloriosa,

E'l dubbio passo di che 'l mondo trema. Er' a vederla un' altra valorosa

sciolta,

Schiera di donne, non dal corpo
Per saper s' esser può Morte pietosa.
Quella bella compagna er' ivi accolta

Pur a veder e contemplar il fine

Che far conviensi, e non più d' una volta.

Tutte sue amiche, e tutte eran vicine;

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Allor di quella bionda testa svelse

Morte con la sua mano un aureo crine. Così del mondo il più bel fiore scelse,,

Non già per odio, ma per dimostrarsi

Più chiaramente nelle cose eccelse.
Quanti lamenti lagrimosi sparsi

Fur ivi, essendo quei begli occhi asciutti,
Per ch' io lunga stagion cantai ed arsi !
E, fra tanti sospiri e tanti lutti,

Tacita e lieta, sola si sedea,

Del suo bel viver già cogliendo i frutti.
Vattene in pace, o vera mortal Dea,

Diceano; e tal fu ben, ma non le valse
Contra la Morte, in sua ragion sì rea.
Che fia dell' altre, se quest' arse ed alse.
In poche notti, e si cangiò più volte?
O umane speranze cieche e false !
Se la terra bagnar lagrime molte
Per la pietà di quell' alma gentile,
Chi 'l vide, il sa, tu 'l
pensa che l'ascolte.
L'ora prim' era, e 'l dì sesto d' aprile,

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Che già mi strinse, ed or, lasso! mi sciolse;

Come fortuna va cangiando stile ! Nessun di servitù giammai si dolse,

Nè di morte, quant' io di libertate,

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E della vita ch' altri non mi tolse. Debito al mondo, e debito all' etate

Cacciar me innanzi, ch' era giunto in prima,
Nè a lui torre ancor sua dignitate.

Or qual fusse'l dolor, quì non si stima;
Ch' appena oso pensarne, non ch' io sia
Ardito di parlarne in verso o 'n rima.
Virtù morta è, bellezza, e cortesia,

(Le belle donne intorno al casto letto Triste diceano) omai di noi che fia? Chi vedrà mai in donna atto perfetto?

Chi udirà 'l parlar di saper pieno,
E'l canto pien d' angelico diletto?
Lo spirto, per partir di quel bel seno,
Con tutte sue virtuti in se romito,
Fatt' avea in quella parte il ciel sereno.
Nessun degli avversarj fu sì ardito,

Ch' apparisse giammai con vista oscura,

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Fin che Morte il suo assalto ebbe fornito.

Poichè, deposto il pianto e la paura,

Pur al bel viso era ciascuna intenta,
E per disperazion fatta sicura,

Non come fiamma che per forza è spenta,
Ma che per se medesma si consume,
Se n' andò in pace l' anima contenta.

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A guisa d' un soave e chiaro lume,

Cui nutrimento a poco a poco manca, Tenendo al fin il suo usato costume. Pallida no; ma più che neve bianca,

Che senza vento in un bel colle fiocchi,

Parea

posar, come persona stanca. Quasi un dolce dormir ne' suoi begli occhi, Sendo lo spirto già da lei diviso,

Era quel che morir chiaman gli sciocchi. Morte bella parea nel suo bel viso.

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