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sava Dante; e però diceva alla sua donna, e sol per voi servir la vita bramo; e altrove: che sol per lei servir mi tegno caro. E ancora:

voce,

Io son servente, e, quando penso a cui,
Qual ch' ella sia, di tutto son contento.

Quantunque gira il mondo; per quanto spazio mai il mondo gira se; ossia per quanto gira il sole. Tuo' ingegni. Questa ingegno, comprende ogni possibil mezzo aggiunto all' argomento della mente. Passata è la stagion; è modo proverbiale è passato il tempo d'innamorarsi. L'arme ec.; dirà che furono nella seguente stanza. Farme; farmi.

ST. 6a. L'accese saette ec.; sono quegli infiammati spiriti, dei quali Dante nella Vita Nuova :

Degli occhi suoi, come ch' ella gli mova,

Escono spirti d'amore infiammati,

Che fieron gli occhi a qual che allor gli guati,

E passan sì che 'l cor ciascun ritrova.

E ragion temean poco; per quello che dice; cioè per essergli stata data dal cielo quella bellezza ad esempio e guida del viver suo. Così il Buonarroti :

Per fido esempio alla mia vocazione,
Nascendo, mi fu data la bellezza

Che di due arti m' è lucerna e specchio.

Il pensar; quel veder Laura, com' ha detto altrove, pensosa d'amore. Il tacer; quel suo silenzio di tanta eloquenza. Il riso; quel riso che tutte le bellezze del cielo dischiudeva su la terra. Il gioco; da decente grazia mosso. L'abito onesto; quelle maniere sparse d'ogni grazia e onestà. Avrian fatto gentil ee. Dante, Vita Nuova, dice che chiunque avesse forza

di stare a veder Beatrice, diverria nobil cosa o si morria. Udia tanto lodarsi. Dante, Vita Nuova :

Ella sen va, sentendosi laudare,

Benignamente d' umiltà vestuta.

Spiacemi affatto quello che dice il Castelvetro, che attribuisce poeticamente udia alla sembianza. E però di': ella udia la gente lodar se (lei). Lo star; suppl. in piedi. — Che spesso poser in dubbio ec. Tanta grazia, e tanta leggiadria mostrava Laura così nell' una come nell' altra delle viste che dice, che non si poteva comprendere a quale più rapidamente si volgeva lo sguardo. Qui il Tassoni fa una osservazione, la quale dà luogo alla domanda che fo io : se v'è chi mi sappia dir certo se quel Tassoni che ha fatto la Secchia, è o non è quello che di queste tantaferate è l'autore; e mi sento rispondere dagli stolti: sì; dai savi : no. Ogni cor duro; non che i gentili.

ST. 7a. Ch' al tuo regno il cielo inchina. Il terzo dei cieli, ch' è quello di Venere, è quello che inchina gli animi ad amore. E però Dante, di se innamorato parlando, si volge all'intelligenze di quel cielo, e dice loro :

Voi che 'ntendendo il terzo ciel movete,

Udite il ragionar, ch'è nel mio core, ec.

Adunque dice il Petrarca ad Amore, ch' ei può bene far innamorare gli animi inchinevoli al suo regno, ora d' una, ora d'altra donna, ma non lui, perchè così volle e ordinò il cielo. Nella quale sentenza parmi scorgere una intenzione nascosta, la quale si è la disformità dell' amore sensuale, e dello intellettuale, il primo dei quali passa d'uno in altro oggetto, com' un' onda ad altra succede, mentre il secondo, siccome quello che i tre più nobili intelletti del mondo di se accese, Dante, il Petrarca, e il Buonarroti, è uno. Potei; potevi. Ahi nobil pellegrina; Dante, Purgatorio XIII :

O frate mio, ciascuna è cittadina

D' una vera città; ma tu vuoi dire,

Che vivesse in Italia peregrina.

Me legò ec.; legò me alla vita; mi fece venir al mondo prima di te, e fece morir te prima di me; ove mostra che prima di lei vorrebbe esser morto. Per infiammar nostro desio. Il Muratori quasi crucciato dimanda : « e di che infiammar nostro desio?» Gli si risponde: di quelle eterne bellezze onde Laura faceva fede tra noi. Mandala giù, ch'è bella e monda. Ferute; ferite. Sua; dell' arco. Al chiuder; suppl. si.

CHIUSA. M' ha sciolto; spegnendo colei il volere di cui era mia sola legge, e dava forza e vigore alle tue. Mia donna; mia sovrana. Al cielo è gita. Dante : che se n'è ita in ciel subitaTrista e libera; ha già detto ; e 'n libertà non godo.

mente.

SONETTO III.

Q. 1a. L'ardente nodo; il nodo di focoso ardore. D'ora in ora; non passò in tutti gli anni che dice un' ora sola senz'amore; anzi per questa formula dimostra che l'ardente suo desio andasse a più a più crescendo. Nè credo ch' uom di dolor mora. Ugolino, nel trentesimo terzo dell' Inferno, è la maggior prova di ciò; e però dice: poscia più che 'l dolor potè 'l digiuno.

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Q. 2a. Non volendomi.... perdere; non mi volendo lasciar uscir della sua schiera; volendomi ancora tener ne' suoi ferri. Ebbe..... teso. Vedi nella quarta edizione della Gramatica nostra la differenza fra la semplice forma tese, e la composta, ebbe teso. Di noo' esca; d'altra bellezza, dalla quale mostra che fu colpito, e fu per avvamparne, e sarebbe, se non fosse quello che dice appresso. Fora; sarei. Forse gli avvenne al Poeta questo che dice, e forse fu una semplice immaginazione, suggeritagli da quello che racconta Dante di se in fine della Vita Nuova. Ma piacemi creder vero quanto dice, tanto

più che in quell' anima sì bella, non poteva aver accesso la

menzogna.

T. 1a. E se non fosse esperienza molta ec. Il motivo che rivocò l'animo di Dante dal secondo fuoco, che per quella sì pietosa e gentile avevagli Amore acceso nella mente, è più glorioso assai di questo che dice il Petrarca. Tanto più ec. Odasi il Tassoni: «È falso l'argomento, perciocchè il legno umano, quanto più vecchio e secco, tanto più all' amorose fiamme resiste. » Chi fosse indotto da poca esperienza a voler credere questo che dice sconsideratamente il Tassoni, legga di grazia, e sarà tosto disingannato, la novella decima della prima giornata del Decamerone, e la sesta della decima. E se non bastasse, sia anco loro d'alcun peso l'esempio di Dante, di Guido Cavalcanti, di Cino da Pistoia, del Petrarca, del gran Buonarroti, e del Boccaccio, i quali vecchi, vecchissimi, sentirono non meno l' amorosa fiamma, che avevano in sul fiore di loro gioventù sentita. Ma se pur fossero ostinati, dirò loro col Boccaccio, che mostran male che conoscano che, perchè il porro abbia il capo bianco, che la coda sia verde.

T. 22. Morte m'ha liberato ec. Pare al Tassoni che questo contraddica al detto di sopra: e, se non fosse esperienza molta ec. Si risponde, a tor via pur nel Tassoni ogni ombra di sospetto, che per la parola, se non fosse esperienza molta ec.; il Poeta ci dischiara che lo tenne che non consentisse al nuovo stimolo del secondo amore, la memoria dei sofferti affanni nel primo, e che questa memoria bastò a contrasto, e a tenerlo come intra due sospeso, finchè morte lo tolse di quella incertezza, distruggendo lo stimolo anzi detto. Per la quale cosa egli confessa aperto, che dall' una parte durando quello stimolo, anzi facendosi d' ora in ora maggiore, e dall' altra scemando di dì in dì la memoria del passato, se non avesse morte così finito ogni contrasto, egli sarebbe stato senza dubbio vinto, e tanto maggiore sarebbe stato del primo incendio il

secondo quanto più conoscimento acquista l'uomo coll' età, a intendere quello che sia da essere amato. Ma mi rimane a dir due parole al Muratori, il quale canta : « certo io non so intendere come cada quà ben in acconcio questa riflession generale sopra la morte, ec. » Io m' accingo, e volentieri, a farglielo intendere; ed ecco come. Ha detto di sopra che Amore, la cui forza sente il cielo, l' inferno, la terra, e il mare, nol voleva perdere ancora, e che però gli pose dinanzi questa nuova bellezza, a trarlo nelle sue ragne. Ora, si potrebbe dire al Petrarca e quel potentissimo vincitore degli uomini e degli Dei non ti potè vincere ? Previene il colpo il Poeta, e lo ribatte dicendo: io sarei stato senza dubbio un' altra volta dal massimo Dio soggiogato; ma Morte, contro la quale nè forza vale, nè ingegno, ruppe il nodo e spense il fuoco. Ora, che risponde il Muratori, quel critico di tanto peso?

SONETTO IV.

Q. 1a. La vita fugge. Orazio : fugaces labuntur anni. - Vien dietro; immagine suggerita forse al Poeta da quello d' Orazio: Mors et fugacem persequitur virum. — A gran giornate; è quel modo di Cesare: magnis itineribus. - Le cose presenti. Queste cose presenti si dicono dall' undecimo verso in giù. E le passate; sono quelle che accenna nella parola il rimembrar.— E le future ancora; si comprendono in l'aspettar m' accora.

Q. 2a. E'l rimembrar. Si spiega più giù dalla lettera : tornami avanti s'alcun dolce mai ec. E l'aspettar m'accora; per quello che dice di sotto: veggio al mio navigar turbati i venti.- Or quinci or quindi; dall' una parte lo accuora la rimembranza della passata felicità, nella misera ov' ora si truova; dall' altra la terribile immagine del dubbioso passo della morte, ond' uscir debbe di tante angoscie. Si che 'n veritate. Questa sola frase, dice il Tassoni, basta a levare il credito a tutto il

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