Sayfadaki görseller
PDF
ePub

lo (25), chi correggere s'intende; e salva la via del debito onorare e magnificare, la quale passare non si può sanza fare menzione dell'opere virtuose, o delle dignitadi virtuosamente acquistate. Veramente (26) al principale intendimento tornando, dico, com'è toccato di sopra (27), per necessarie cagioni lo parlare di sè è conceduto. E intra le altre necessarie

cagioni due sono più manifeste: l'una è quando sanza ragionare di sè, grande infamia e pericolo non si può cessare (28); e allora si concede per la ragione, che delli due sentieri prendere lo meno reo è quasi prendere un buono. E questa necessità mosse Boezio di sè medesimo a (29) parlare, acciocchè sotto pretesto (30) di consolazione scusasse la perpetuale

(25) Tutti i codici e tutte le stampe hanno falso, con lezione evidentemente sbagliata. Forse sarebbe più naturale il leggere in seguito che, relativo di fallo, in luogo di chi. E. M.

(26) Con tutto ciò. P.

(27) E toccato dove disse, che non si concede di sè medesimo parlare senza necessaria cagione; la quale proposizione include, che per necessarie cagioni, lo parlare di sè medesimo è conceduto. P.

(28) Cioè, rimuovere, allontanare. P.

Questa frase non si può cessare è notata dal Tasso. E. M.

(29) L'ediz. Biscioni legge di sè medesimo parlare. Tutte le più antiche stampe hanno a parlare, e con esse vanno d'accordo i codici Gaddiani in numero di quattro, il codice Vat. Urb., ed il codice dell' I. R. Biblioteca di Venezia, che fu già della libreria Nani, è che noi chiameremo secondo Marciano. E. M.

(30) 11 codice Barberino di Roma, il secondo Marciano, ed il Gaddiano 135 secondo hanno pretesto. Gli

infamia del suo esilio, mostrando quello essere ingiusto; poichè altro scusatore non si levava. L'altra è quando per ragionare di sè, grandissima utilità ne segue altrui per via di dottrina; e questa ragione mosse Agustino nelle Confessioni a parlare di sè; chè per lo processo della sua vita, la quale fu di malo (31) in buono, e di buono in migliore, e di migliore in ottimo, ne diede esemplo (32) e dottrina, la quale per più (33) vero testimonio ricevere

altri codici e tutte le stampe leggono protesto, idiotismo de' copisti indegno di Dante, acerrimo nemico di tutte le espressioni plebee. E. M.

(31) I codici e le stampe hanno con manifesto errore di buono in buono. Noi correggiamo di malo in buono, perchè così richiede la gradazione del discorso, e perchè poi è notissimo, anche per le Confessioni del Santo qui citate, che Agostino nella sua gioventù fu non buono, ma cattivo. E. M.

(32) asemplo legge l'edizione del Biscioni, d'accordo con alcuni mss. Noi rimettiamo a suo luogo la voce legittima esemplo, derivata dal latino, come leggesi nell'ediz. pr., in quella del Sessa ecc., e come pure nel codice secondo Marciano, e nel Gaddiano 134. E. M.

(33) Tutti i codici e le stampe hanno per si vero testimonio; sciocca lezione, la quale dà la mentita a S. Agostino: quasi che per essere egli vero testimonio, la sua testimonianza non si potesse ricevere. O dunque è da leggere per si vero testimonio non ricevere non si potea, aggiungendo quel primo non, che distrugge l'effetto dell' altro, e forma l'affermativa; o conviene adottare la lezione che, come più elegante e migliore, noi abbiamo fermata nel testo. Se pure invece di ricevere Dante non ha detto ricusare; chè allora (come si è osservato nel SAGGIO, pag. 108), la lezione non involve contraddizione. E. M.

Sia detto con riverenza, io qui credo fuggito di

2*

non si poteva. Per che se l'una e l'altra di queste ragioni mi scusa, sufficientemente il pane del mio formento è purgato dalla prima sua macola. Movemi timore d'infamia, e movemi desiderio di dottrina dare (34), la quale altri veramente dare non può. (35) Temo la infamia di tanta passione avere seguita, quanta concepe chi legge le soprannominate Canzoni in me avere signoreggiato; la quale infamia si cessa, per lo presente di me parlare, interamente; lo quale mostra che non passione, ma virtù sie stata la movente cagione. Intendo anche mostrare la vera sentenza di quelle (36), che per alcuno vedere non si può, s'io non la conto, perchè nascosa sotto figura d'allegoria; e questo non solamente darà diletto buo

sotto l'occhio di quegli Uomini eccellenti, il vero e natural senso della frase nella leziou comune. Intendo adunque, che la detta dottrina non era possibile da ricevere per altro testimonio che fosse si, cioè cosi o tanto o altrettanto vero, com'esso S. Agostino. Ed è parlare tutto conforme a quello nel canto xxx dell' Inferno.

وو

[ocr errors]

Tu di' ver di questo

Ma tu non fosti si ver testimonio Là 've del ver fosti a Troja richiesto. P. (34) Di dare una tal condizione di dottrina, la quale ecc. P.

(35) Ecco la costruzione di questo intralciato periodo: Temo la infamia di aver seguita passione tanta, quanto chi legge le soprannominate Canzoni concepe aver signoreggiato in me, ecc. In queste forzate costruzioni (che molte ne incontreremo in questo libro) si può vedere la fonte di quelle in cui si compiacque tanto il Boccaccio: nè perciò vogliamo lodarle. E. M.

(36) Canzoni. P.

no a adire, ma sottile ammaestramento, e a cosi parlare, e a così intendere l'altrui scritture.

CAPITOLO III.

Degna di molta riprensione è quella (1) cosa ch'è ordinata a torre alcuno difetto per se medesima, e quello induce; siccome quegli (2) che fosse mandato a partire una zuffa, e prima che partisse quella ne cominciasse un' altra (3). E perocchè 'l mio pane è purgato da una parte, convienlomi purgare dall'altra per fuggire questa riprensione, che il mio scritto, che quasi Comento dire si può, è ordinato a levare il difetto delle Canzoni sopraddette, e esso per sè sia forse in parte (4) un poco duro (5); la qual durezza per faggire maggior

(1) Così leggono il cod. Marc. secondo, il Vat. Urb., i Gadd. 134, 135 secondo, 3, il Barb. L'ediz. Biscioni porta: Degna di molta riprensione è la cosa. E. M.

(2) colui invece di quegli leggono colla prima tutte le antiche ediz.; e così pure hanno i codici Marciani, il 135 secondo, ed il 3 Gaddiani. E. M.

(3) Questo è il principio generale, sopra cui si regge la seconda riprensione che altri potrebbe muovere, e dalla quale l'A. prende a discolpare la presente esposizione delle Canzoni. P.

(4) Il codice Marciano, che fu già di Tommaso Giu→ seppe Farsetti, e che noi chiameremo Marciano prilegge, d'accordo colle antiche ediz., in parte alcuna; e così pure il cod. Vat Urb. E. M.

mo,

(5) Cioè, non cedevole di leggieri alla forza intel lettiva de' lettori. Così nel c. 111. Inf.

Queste parole di colore oscuro

Vid' io scritte al sommo d'una porta,
Perch'io: Maestro il senso lor m'è duro. P.

difetto, non per ignoranza, è qui pensata (6). Ahi piaciuto fosse al Dispensatore dell'universo, che la cagione della mia scusa (7) rnai non fosse stata; chè nè altri contro a me avria fallato, nè io sofferto avrei pena ingiustamente; pena, dico, d'esilio e di povertà. Poichè fu piacere de'cittadini della bellissima e famosissima figlia di Roma, Fiorenza (8), di gettarmi fuori del suo dolcissimo seno (nel quale

(6) Cioè, è stata qui trovata di consiglio della mente. P.

(7) Intendi: La cagione per cui ho fatto quello, di che mi debbo scusare, cioè, d'avere scritto sublimemente. Ora dirà quale è stata essa cagione; e poni mente tutto questo luogo, che si è una delle gioje, che compongono l'Amor patrio di Dante del conte Perticari ; il quale trattato sarà appunto un caro e preziosissimo giojello a coronare la memoria eterna dell' Allighieri. l.

(8) 11 Tasso interlined le parole figlia di Roma, Fiorenza, quelle fino al colmo della mia vita, e più avanti tutto il passo peregrino quasi mendicando fino ad essere imputate; segnò pure l'espressione vapora la dolorosa povertà, e le seguenti " nel co,,spetto de' quali non solamente mia persona invi

lio. E contrassegnò poi con una linea in margine tutto il passo che comincia La fama buona principalmente ecc. sino alla fine del Capitolo, notando a cauto delle parole qui riportate: Cagioni della fama. Interlined anche particolarmente l'espressioni operazione nella mente dell'amico, e da quella è prima partorita, che la mente del nimico -e la parola" carità li fa passare non parla contro a essa,,, ove in margine postillò: Carità in questo senso. Il Perticari interlineò anch'egli il suo esemplare in questo medesimo luogo, cominciando dalle parole Ahi piaciuto fosse al Dispensatore dell' universo fino a di minor pregio si fece ogni opera. E. M.

--

« ÖncekiDevam »