Con sue fiamme possenti, Inonderà con voi gli eterei campi. D'altra luce giammai, nè d'altra aurora. Che l'altre etadi oscura, Segno poser gli Dei la sepoltura. Qui su l'arida schiena Del formidabil monte Sterminator Vesevo, La qual null' altro allegra arbor nè fiore, Odorata ginestra, Contenta dei deserti. Anco ti vidi De' tuoi steli abbellir l' erme contrade La qual fu donna de' mortali un tempo, Par che col grave e taciturno aspetto Di ceneri infeconde, e ricoperti Che sotto i passi al peregrin risona; E biondeggiâr di spiche, e risonaro Fur giardini e palagi, Gradito ospizio; e fur città famose, Dove tu siedi, o fior gentile, e quasi Il nostro stato ha in uso, e vegga quanto All' amante natura. E la possanza Anco estimar potrà dell' uman seme, Con lieve moto in un momento annulla In parte, e può con moti Poco men lievi ancor subitamente Annichilare in tutto. Dipinte in queste rive Son dell' umana gente Le magnifiche sorti e progressive (12). Qui mira e qui ti specchia, Secol superbo e sciocco, Che il calle insino allora Dal risorto pensier segnato innanti E procedere il chiami. Al tuo pargoleggiar gl'ingegni tutti, Ch'a ludibrio talora T'abbian fra se.. Non io Con tal vergogna scenderò sotterra: E ben facil mi fôra Imitar gli altri, e vaneggiando in prova Mostrato avrò quanto si possa aperto : Preme chi troppo all' età propria increbbe. Mi fia comune, assai finor mi rido. Libertà vai sognando, e servo a un tempo Vuoi di novo il pensiero, Sol per cui risorgemmo Dalla barbarie in parte, e per cui solo Si cresce in civiltà, che sola in meglio Guida i pubblici fati. Cosi ti spiacque il vero Dell' aspra sorte e del depresso loco Vil chi lui segue, e solo Che sè schernendo o gli altri, astuto o folle, Ricco d'ôr nè gagliardo, E di splendida vita o di valente Non fa risibil mostra ; Ma sè di forza e di tesor mendico Magnanimo animale Non credo io già, ma stolto Quel che, nato a perir, nutrito in pene, Dice, a goder son fatto, E di fetido orgoglio Empie le carte, eccelsi fati e nove Felicità, quali il ciel tutto ignora, Non pur quest' orbe, promettendo in terra A popoli che un' onda Di mar commosso, un fiato D'aura maligna, un sotterraneo crollo Distrugge sì, ch' avanza A gran pena di lor la rimembranza. Ch'a sollevar s' ardisce Gli occhi mortali incontra Al comun fato, e che con franca lingua, Nulla al ver detraendo, Confessa il mal che ci fu dato in sorte, |