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simi ed alieni dalle scienze si potè fabbricare la sposa colle proprie mani, la quale si tiene che fosse la miglior donna che sia stata insino al presente. Assegnasi all' autore di questa macchina una medaglia d'oro in peso di cinquecento zecchini, in sulla quale sarà figurata da una faccia l'araba fenice del Metastasio posata sopra una pianta di specie europea, dall' altra parte sarà scritto il nome del premiato col titolo: INVENTORE DELLE DONNE FEDELI E DELLA FELICITÀ CONIUGALE.

L'Accademia ha decretato che alle spese che occorreranno per questi premii suppliscasi con quanto fu ritrovato nella sacchetta di Diogene, stato segretario di essa Accademia, o con uno dei tre asini d'oro che furono di tre Accademici sillografi, cioè a dire di Apuleio, del Firenzuola e del Machiavelli; tutte le quali robe pervennero ai Sillografi per testamento dei suddetti, come si legge nella storia dell' Accademia.

DIALOGO

DI UN FOLLETTO E DI UNO GNOMO.

Folletto. Oh sei tu qua, figliuolo di Sabazio? Dove si va?

Gnomo. Mio padre m' ha spedito a raccapezzare che diamine si vadano macchinando questi furfanti degli uomini; perchè ne sta con gran sospetto, a causa che da un pezzo in qua non ci danno briga, e in tutto il suo regno non se ne vede uno. Dubita che non gli apparecchino qualche gran cosa contro, se però non fosse tornato in uso il vendere e comperare a pecore, non a oro e argento; o se i popoli civili non si contentassero di polizzine per moneta, come hanno fatto più volte, o di paternostri di vetro, come fanno i barbari; o se pure non fossero state ravvalorate le leggi di Licurgo, che gli pare il meno credibile.

Folletto. Voi gli aspettate invan: son tutti morti,

diceva la chiusa di una tragedia dove morivano tutti i personaggi.

Gnomo. Che vuoi tu inferire?

Folletto. Voglio inferire che gli uomini sono tutti morti, e la razza è perduta.

Gnomo. Oh cotesto è caso da gazzette. Ma pure fin qui non s'è veduto che ne ragionino.

Folletto. Sciocco, non pensi che, morti gli uomini, non si stampano più gazzette?

Gnomo. Tu dici il vero. Or come faremo a sapere le nuove del mondo?

Folletto. Che nuove? che il sole si è levato o coricato, che fa caldo o freddo, che qua o là è piovuto o nevicato o ha tirato vento? Perchè, mancati gli uomini, la fortuna si ha cavato via la benda, e messosi gli occhiali e appiccato la ruota a un arpione, se ne sta colle braccia in croce a sedere, guardando le cose del mondo senza più mettervi le mani; non si trova più regni nè imperi che vadano gonfiando e scoppiando come le bolle, perchè sono tutti sfumati; non si fanno guerre, e tutti gli anni si assomigliano l' uno all' altro come uovo a uovo.

Gnomo. Nè anche si potrà sapere a quanti siamo del mese, perchè non si stamperanno più lunari.

Folletto. Non sarà gran male, chè la luna per questo non fallirà la strada.

Gnomo. E i giorni della settimana non avranno più

nome.

Folletto. Che, hai paura che se tu non li chiami per nome, che non vengano? o forse ti pensi, poichè sono passati, di farli tornare indietro se tu li chiami?

Gnomo. E non si potrà tenere il conto degli anni. Folletto. Così ci spacceremo per giovani anche dopo il tempo; e non misurando l'età passata, ce ne daremo meno affanno, e quando saremo vecchissimi non istaremo aspettando la morte di giorno in giorno.

Gnomo. Ma come sono andati a mancare quei monelli?

Folletto. Parte guerreggiando tra loro, parte navigando, parte mangiandosi l'un l'altro, parte ammazzandosi non pochi di propria mano, parte infracidando nell' ozio, parte stillandosi il cervello sui libri, parte gozzoviglian

do, e disordinando in mille cose; in fine studiando tutte le vie di far contro la propria natura e di capitar male.

Gnomo. A ogni modo, io non mi so dare ad intendere che tutta una specie di animali si possa perdere di pianta, come tu dici.

Folletto. Tu che sei maestro in geologia, dovresti sapere che il caso non è nuovo, e che varie qualità di bestie si trovarono anticamente che oggi non si trovano, salvo pochi ossami impietriti. E certo che quelle povere creature non adoperarono niuno di tanti artifizi che, come io ti diceva, hanno usato gli uomini per andare in perdizione.

Gnomo. Sia come tu dici. Ben avrei caro che uno o due di quella ciurmaglia risuscitassero, e sapere quello che penserebbero vedendo che le altre cose, benchè sia dileguato il genere umano, ancora durano e procedono come prima, dove essi credevano che tutto il mondo fosse fatto e mantenuto per loro soli.

Folletto. E non volevano intendere che egli è fatto e mantenuto per li folletti.

Gnomo. Tu folleggi veramente, se parli sul sodo.
Folletto. Perchè? io parlo bene sul sodo.

Gnomo. Eh, buffoncello, va' via. Chi non sa che il mondo è fatto per gli gnomi?

Folletto. Per gli gnomi, che stanno sempre sotterra? Oh questa è la più bella che si possa udire! Che fanno agli gnomi il sole, la luna, l'aria, il mare, le campagne?

Gnomo. Che fanno ai folletti le cave d'oro e d'argento, e tutto il corpo della terra fuor che la prima pelle?

Folletto. Ben bene, o che facciano o che non facciano, lasciamo stare questa contesa, chè io tengo per fermo che anche le lucertole e i moscherini si credano che tutto il mondo sia fatto a posta per uso della loro specie. E però ciascuno si rimanga col suo parere, chè niuno glielo ca

verebbe di capo: e per parte mia ti dico solamente questo, che se non fossi nato folletto, io mi dispererei.

Gnomo. Lo stesso accadrebbe a me se non fossi nato gnomo. Ora io saprei volentieri quel che direbbero gli uomini della loro presunzione, per la quale, tra l'altre cose che facevano a questo e a quello, s'inabissavano le mille braccia sotterra e ci rapivano per forza la roba nostra, dicendo che ella si apparteneva al genere umano, e che la natura gliel' aveva nascosta e sepolta laggiù per modo di burla, volendo provare se la troverebbero e la potrebbero cavar fuori.

Folletto. Che maraviglia? quando non solamente si persuadevano che le cose del mondo non avessero altro uffizio che di stare al servigio loro, ma facevano conto che tutte insieme, allato al genere umano, fossero una bagattella. E però le loro proprie vicende le chiamavano rivoluzioni del mondo, e le storie delle loro genti, storie del mondo: benchè si potevano numerare, anche dentro ai termini della terra, forse tante altre specie, non dico di creature, ma solamente di animali, quanti capi d' uomini vivi: i quali animali, che erano fatti espressamente per coloro uso, non si accorgevano però mai che il mondo si rivoltasse.

Gnomo. Anche le zanzare e le pulci erano fatte per benefizio degli uomini?

Folletto. Si erano; cioè per esercitarli nella pazienza, come essi dicevano.

Gnomo. In verità che mancava loro occasione di esercitar la pazienza, se non erano le pulci!

Folletto. Ma i porci, secondo Crisippo (7), erano pezzi di carne apparecchiati dalla natura a posta per le cucine e le dispense degli uomini, e, acciocchè non imputridissero, conditi colle anime in vece di sale.

Gnomo. Io credo in contrario che se Crisippo avesse

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