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SONETTO.

SENTO l'aura mia antica, e i dolci coll

Veggio apparir onde il bel lume nacque

Che tenne gli occhi miei, mentr' al ciel piacque, Bramosi e lieti; or li tien tristi e molli.

O caduche speranze! o pensier folli!

Vedove l'erbe, e torbide son l' acque;
E voto e freddo il nido in ch'ella giacque,

Nel qual io vivo, e morto giacer volli:

Sperando al fin dalle soavi piante,

E da' begli occhi suoi, che 'l cor m' hann' arso, Riposo alcun de le fatiche tante.

Ho servito a Signor crudele e scarso:

Ch' arsi, quanto il mio foco ebbi davante;

Or vo piangendo il suo cenere sparso.

SONETTO.

L'AURA, e l'odore, e 'l refrigerio, e l'ombra

Del dolce Lauro, e sua vista fiorita,

Lume e riposo di mia stanca vita,

Tolto ha colei che tutto'l mondo sgombra.

Come a noi'l Sol, se sua soror l' adombra,

Così l'alta mia luce a me sparita,

Io cheggio a morte incontr' a morte aita:

Di si scuri pensieri amor m'ingombra.

Dormito hai, bella Donna, un breve sonno :

Or se' svegliata fra gli spirti eletti,
Ove nel suo fattor l'alma s' interna!

E, se mie rime alcuna cosa ponno,

Consecrata fra i nobili intelletti,

Fia del tuo nome qui memoria eterna.

SONETTO.

ANIMA bella, da quel nodo sciolta
Che più bel mai non seppe ordir Natura,
Pon dal ciel mente alla mia vita oscura

Da sì lieti pensieri a pianger volta.

La falsa opiníon dal cor s'è tolta,

Che mi fece alcun tempo acerba e dura
Tua dolce vista: omai tutta secura

Volgi a me gli occhi, e i miei sospiri ascolta.
Mira'l gran sasso donde Sorga nasce,

E vedrâvi un che sol, tra l' erbe e l'acque, Di tua memoria e di dolor si pasce.

Ove giace 'l tuo albergo, e dove nacque Il nostro amor, vo' ch'abbandoni e lasce, Per non veder ne' tuoi quel ch'a te spiacque.

SONETTO.

PASSATO è il tempo omai, lasso! che tanto

Con refrigerio in mezzo'l foco vissi ;
Passata è quella di ch'io piansi e scrissi;

Ma lasciato m' ha ben la pena e il pianto.
Passato è'l viso sì leggiadro e santo;

Ma, passando, i dolci occhi al cor m' ha fissi,
Al cor già mio; che seguendo partissi

Lei ch'avvolto l' avea nel suo bel manto :

Elia 'l se ne portò sotterra, e'n cielo,

Ov' or trionfa ornata dell' alloro

Che meritò la sua invitta onestate.

Così disciolto dal mortal mio velo,

Ch'a forza mi tien qui, foss' io con loro
Fuor de' sospir fra l' anime beate.

SONETTO.

MENTE mia, che presaga de' tuoi danni

Al tempo lieto già pensosa e trista

Sì intentamente nell' amata vista

Requie cercavi de' futuri affanni:`

Agli atti, alle parole, al viso, ai panni,

Alla nova pietà con dolor mista,

Potei ben dir, se del tutto eri avvista;

Quest' è l'ultimo dì de' miei dolci anni.

Qual dolcezza fu quella, o miser' alma ! Come ardevamo in quel punto ch' io vidi Gli occhi i quai non devea riveder mai!

Quando a lor, come a duo amici più fidi, Partendo, in guardia la più nobil salma, I miei cari pensieri, e'l cor lasciai.

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