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Deh! perch' ei mai non tolse

In man l'aurata Cetra ?

Deh! perchè mai non sciolse

Il suo bel canto a l'Etra?

Forse il colpo sì reo—
Ei più felice Orfeo

Forse pria, ch' ella fosse—

Ah che la Morte-O Dio!

Quì un gran sospir m' uscìo,

Che dal sonno mi scosse;

Io gli occhi apersi, e vidi
Tutto già adulto il giorno

Indorar d' ogn' intorno

Valli, montagne, e lidi.

GHERARDO DE' ROSSI.

L'ANTICAMERA D'AMORE.

ANACREONTICA.

UDIENZA solenne

Amore un giorno tenne :

Il regolar l'ingresso

Fu al Capriccio commesso,

Che senza aver rispetti

A chi più merto avea

Gli amici prediletti

Al Nume introducea

Entraro il Riso e il Gioco,

Ma si trattenner poco:

Con Amore assai più

Parlò la Gioventù:

Fu la Bellezza udita,

Ma colle Grazie unita.

Dopo la Gelosia

Ascoltò la Follía,

E momenti non brevi

Ad ambedue concesse,

Perchè affari non lievi

Suole affidare ad esse.

Torbido in viso e tetro

Passò poi il Tradimento,

Ma nel tornare indietro

Parve lieto e contento.

Entrò lo Sdegno ancora

A favellar col Nume,

E benchè ad esso ognora

Avverso di costume,

Pur gli si lesse in volto

Che avealo bene accolto.

Fu ammessa la Costanza

Coll' Innocenza a lato;

Ma usciron dalla stanza

In aspetto turbato.

Avea già udito Amore

Tutto l'accorso stuolo,

E la Ragione solo

Aspettava al di fuore,

Chè a lei per odio antico

Il Capriccio nemico

Aveva per dispetto

D'annunciarla negletto;

E allor che il Nume vide,

Dal lungo udire stanco,

V'è la Ragion pur anco,

Dice, e fra sè poi ride.

Quando quel nome ascolta,

Penoso abbassa i guardi,

Poi dice Amore: È

tardi;

Che passi un' altra volta.

DELLO STESSO.

IL LIBRO DEI CORI.

ANACREONTICA.

DORMIA Su verde prato

Vezzoso fanciullino,

Il ciglio avea bendato,

Al tergo aveva l'ali.

E all'arco ed agli strali

Dispersi a lui vicino

Riconobbi l' infido

Pargoletto di Gnido.

Stimolo curioso

Mi spinse ad appressarmi,

A rimirar quell' armi

Nimiche al mio riposo ;

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