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Più bello il volto amabile,

Più bello il sen parere

Fean pel color contrario

L'opposte vesti nere.

Tal sul suo carro Venere

Forse scorrea Citera,

Da poi che Adon le tolsero

Denti d'ingorda Fera.

La Bella intanto i lucidi

Percote ampj cristalli,

L'auriga intende, e posano

I docili cavalli.

Tosto m' appresso, e inchinomi

A quel leggiadro viso,

Che s' adornò d' un facile

Conquistator sorriso.

Amor, di tua vittoria

Come vorrei lagnarmi?

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Forse sì fatte in Caria

Endimíon stringeva

Quando del carro argenteo

Díana a lui scendeva.

Quei vaghi occhi cerulei

Movea frattanto Amore;

Rette per lui scendevano

Le dolci note al core.

Come potrei ripetere

Quel ch'a me udir fu dato ?

Dal novo foco insolito

Troppo era il cor turbato.

DELLO STESSO.

A LESBIA

CHE LASCIA LA CITTÀ.

Ai freddi colli indomito

Il ghiacció ancor sovrasta,

Soffia Aquilone, e ai Zefiri
Signoreggiar contrasta.

Sdegnoso il Verno esercita

Le moribonde forze,

Chiude timor le Dríadi

Nelle materne scorze.

Qual nova cura estrania,

Quai pensier gravi, e foschi,

Te innanzi tempo guidano

Dalla Cittate ai boschi?

I prati in pria si vestano

Dell'odorate spoglie;

Prima ricovrin gli arbori

L'onor di verdi foglie.

Progne ritorni intrepida

Dai caldi Egizj liti

Le antiche forme a piangere,

E Filomena, et Iti :

Allora ostenta il giovane

Anno la sua beltate;

Tal era intero all' aurea

Del buon Saturno etate.

E allor tu ai boschi attoniti

Mostra l'amato viso.

Felicet e, cui seguono

Gli amor leggiadri, e 'l riso!

Psiche apparia: prostravasi

La turba al suol devota;

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