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A coglier baci da tutte le schiere:

Carca di grazie, di doni, d' onori, Lieta partìo da' musici cori:

Qual ape torna dall' erbe odorose

Tal entro il sen pargoletta s' ascose.
Allor a Dio fe' dono sincero

Del primo affetto, del primo pensiero.
O te beata, te bella, te pura,

Che tanto adorni la nostra natura!

Lo tuo principio quant' alzasi e sale

Sovr' ogni sfera d' origin mortale!

Tu nata in gioja, noi miseri in pena;

Tu in libertade, noi nati in catena :

Tu nata figlia, noi servi rubelli;

Tu d'onor degna, noi d' odio e flagelli.

O te beata, te bella, te pura,

Che tanto adorni la nostra natura!

Di quel candore, onde tanto se' lieta,

Deh! fanne parte allo tuo poeta !

VITTORIA COLONNA.

Fabrizio Colonna, gran contestabile del regno di Napoli e Anna di Montefeltro figlia di Federigo Duca d'Urbino, furono i genitori di VITTORIA, che da essi nacque in Marino, feudo della sua famiglia circa il 1490. Si uni in matrimonio, con Ferdinando Francesco d' Avalos, Marchese di Pescara, in età di 17 anni. Vissero felici nel più tenero e vicendevole amor conjugale, ma la prigione del marito nella battaglia di Ravenna turbò un sì bel sereno. La sua liberazione calmò per poco il cuor di Vittoria ; ma nel 1525 il suo marito per le ferite avute nella bataglia di Pavia venne a morte nel fiore degli anni. Restò Vittoria sconsolata, e trafitta dal più profondo dolore; e si ritirò nella solitudine, tra gli esercizj della religione alla quale consacrossi; e trovò anche un dolce sfogo nella poesia, in cui pianse la morte del suo sposo, e prese a celebrare le cose sacre. Continuò sempre a tenere un amichevol commerzio con alcuni de' più dotti e de' più colti scrittori della sua età. Uscì dal Monistero a Viterbo ove si era ritirata, e tornò a Roma, e in quella città verso il fin di Febbrajo del 1547 diede fine a' suoi giorni.

La nobiltà della sua nascita, le rare doti di corpo e di animo delle quali adornata aveala la natura, e la diligente educazione che ad esse si aggiunse, il leggiadro ingegno, e le nobili, spiritose, e colte sue rime, e la singolare sua erudizione renderon Vittoria Colonna oggetto di stima e maraviglia universale.

VITTORIA COLONNA.

(Le di lei Canzoni e Sonetti scelti si trovano nel Vol 1. ● 3. de' Componimenti Lirici.)

A PIETRO BEMBO

Che non aveva composto versi per la Morte di suo Marito.

SONETTO.

Ан quanto fu al mio Sol contrario il Fato,

Che con l'alta virtù de' raggi suoi

Pria non v' accese! che mill' anni, e poi

Voi sareste più chiaro, ei più lodato.

Il nome suo col vostro stile ornato, Che fa scorno a gli antichi, invidia a noi, A mal grado del tempo avreste voi

Dal secondo morir sempre guardato.

Potess' io almen mandar nel vostro petto L'ardor, ch'io sento, o voi nel mio l' ingegno,

Per far la rima a quel gran merto eguale; Che così temo, il ciel non prenda a sdegno

Voi, perchè preso avete altro soggetto,

Me, che ardisco parlar d'un lume tale.

PIETRO BEMBO.

Da Bernardo Bembo, Patrizio Veneto e da Elena Marcella di lui moglie, nato in Venezia a' 20 di Maggio del 1470, fu in età di otto anni a Firenze col padre inviatovi ambasciadore della Republica. Tornò dopo due anni a Venezia, e studiò la lingua Latina sotto la direzione di Gio. Alessandro Urticio, e si avanzò nel corso della amena letteratura. Per desiderio di apprendere la lingua Greca, andò nel 1492 a Messina, ove da Costantino Lascari, ivi allor professore, fu in essa istruito. Sulla fine del 1495 passò à Padova, e coltivò la filosofia. Nel 1496 tornato a Venezia per voler del padre, cominciò a disporsi ad aver parte nelle pubbliche cariche; ma annoiato presto di quel tenor di vita andò a Ferrara col padre, e si strinse in amicizia con Sadoleto ed altri letterati.

Tornato in Venezia il Bembo era uno de' principali ornamenti della celebre Accademia di Aldo Manuzio. Nel 1506 passò alla magnifica Corte d' Urbino; e trattennesi ivi sei anni, coltivando piacevolmente i suoi studj, e godendo del favor de' principi Guido Ubaldo e Elizabetta Gonzaga. Nel 1512 venne a Roma con Giuliano de' Medici, e fu stimato dal pontefice Giulio II; morto il quale e succedutogli Leon X. questi prima di uscir dal conclave, scelse a suo Segretario il Bembo, assegnandogli lo stipendio annuale di tremila scudi. Scrisse molte lettere in nome del Leon X. per le quali sempre più gli divenne caro ed accetto, e ne fu ancora egli adoperato in varie importanti ed onorevoli commissioni. TOM. III.

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