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Morto quel pontefice, antepose una vita agiata al rumor della corte, e fissò il soggiorno a Padova, e la sua casa era il più amico ricovero che avessero le scienze e le lettere.

A' 24. di Marzo del 1539 Paolo III. il dichiarò Cardinale, e nell' Ottobre dell' anno stesso si trasferì a Roma. Ivi continuò a vivere caro al Pontefice, e amato e rispettato da tutti i più dotti e i più ragguardevoli personaggi della corte, finchè a' 18 di Gennaio del 1547. in età di 77 anni con contrassegni di singolare pietà diè fine a' suoi giorni; e fu onorevolmente sepolto nella chiesa di S. Maria alla Minerva, pianto non men che encomiato, e in prosa e in versi, da tutti i più eruditi uomini che allora vivessero,

Bembo era uno de' primi che ricondussero la Toscana poesia all' antica sua eleganza, tra' quali si annovera l'illustre Poliziano. Negli anni suoi giovenili ardì quasi solo di ritornare sulle vie del Petrarca; sbandì la rozzezza, e additò il diritto sentiero che dovevasi seguire a divenir buon poeta. Si trova in tutti i suoi componimenti eleganza di stile e sceltezza di parole. Forse fu un troppo studioso ricercatore di raffinamento, e delle espressioni del gran maestro, che egli prese per guida.

Sollevossi sopra il volgo de' poeti ; e nelle prose Toscane, come nelle sue rime, ha pregi nè pochi, nè ordinarj, stimate sommamente da' più saggi estimatori. Il Cigno di Ferrara così canta di lui;

I'veggo Pietro

Bembo, che 'l puro e dolce idioma nostro

Levato fuor del volgar uso tetro,

Quale esser dee, ha col suo esempio mostro.a

a O. F. 46 st. 15.

Mi sia permesso di presentare uno de' più luminosi ed interessanti tratti della penna dell' erudito ed eloquente BETTINELLI, sopra

IL SECOLO DI BEMBO..

"Giunse alfin la luce col BEM BO, quasi volesse Venezia, siccome nel resto, così nelle lettere ancora, andar del pari colla Toscana. A lui devono la Poesia, come la Lingua nostra, il lor pregio più bello, avendo egli aperto il secolo nuovo d' Augusto, emulato Virgilio e Cicerone, risuscitato Petrarca e Boccaccio nell' eleganza, e purità del suo scrivere, senza cui non si scrive all' immortalità. Ei fu accu sato di troppo rigida imitazione di que'maestri, ed a ragione ; ma giovò quel difetto se non alla sua gloria, certo all' Italia, che di gran rigore avea bisogno contro la gran licenza. Coll' esempio diede il precetto, e fu il primo a prescrivere giuste leggi alla lingua. In greco, in latino, e in volgare, in prosa, in versi, in dialoghi, ed in istoria, in ogni stile fu elegantissimo, onde potè sparger gran giorno a risvegliare dal sonno tutta l'Italia, e a destar dopo sè quello stuolo di chiari scrittori, da' quali il secolo tutto venne illustrato.

"Per lui s'apre adunque il secolo d'oro Italiano, di cui secondo nostro instituto qui non avrebbesi a ragionare, prefisso avendoci il secolo XV. Ma perchè la poesia prese nel XVI nuove forme, e bellezze sue proprie, nè può tacersene tanta ricchezza senza frodarne la gloria più rara; noi però di tal secolo fortunato in poesia farem memoria più diligente. E qui non posso frenarmi all' ingresso di quell'età, e col BEMBO davanti agli occhi dall' invidiare la sorte di lui, trasportandomi seco a goder le delizie dell'arti, e delle lettere, de' mecenati, e degl' ingegni, degli spettacoli, e della urbanità degna di Roma e d'Atene. Con lui ancor gio

vanetto mi trovo alla corte, alle cene, alle feste famose di que' magnifici veramente Lorenzo, Pietro, Giuliano de' Medici, e v'ascolto il Poliziano, il Ficino, il Pico, e i più dotti uomini di quell' età.

"Tornato a Venezia pien dell' idee più pure del vero gusto, e dell'ottime lingue latina, e toscana, scorrer lo veggio tutti gli studj sotto la disciplina de' più eccellenti maestri in Padova, ed in Venezia; da' quali dipartesi per udire il più eccellente nel greco idioma, e va perciò sino in Sicilia a cercare di Costantino Lascaris, che in Messina la cattedra ne teneva con fama grandissima. Ciò fu a 22 anni d' età, ed a 28. eccolo ad una corte ricchissima di letteratura, e presso al Duca Alfonso di Ferrara, e a Lucrezia sua moglie, ove assiste alle commedie dell' Ariosto; legge l' Orlando e le satire e le rime di quel gran Poeta, ed ove scrive que' celebri Asolani. Intanto i primi ingegni d' Italia son tratti alla corte d' Urbino dal favore del duca Guidobaldo, e di Lisabetta Gonzaga. Ivi si trova Castiglione, co' due Fregosi, con Cesare Gonzaga, e il Bibiena, e il Canossa, e molti altri dottissimi, e coltissimi letterati, de' quali egli è l'esempio più illustre; come lo mostra il Castiglione mandandogli dopo alcun anno il Cortigiano suo celebratissimo da censurare; e come parlano ancor le rime e le prose di Bembo della immortal Lisabetta, e quelle stanze principalmente, che a nome di Venere a lei recitando si piacciono a tutta la corte.

"Io sono a Roma infin con lui, e nella corte di Leon X. nuovo Augusto, che lo unisce col Sadoleto, amicissimo, e degno d' esserlo per ogni pregio nell'impiego di Segretario. Quai prodigj dall'arti tutte, quali delizie dell' anima, e dell' ingegno in una tal corte, in una tal Roma non veggo! Tutto

giorno mi trovo nelle logge del Vaticano col divin Rafaello, con Michelangelo, col Bramante, con Giulio Romano, e con gli altri pittori, scultori, architetti immortali, ciascun de' quali potrebbe ornare un secolo intero. Al teatro si rappresentano le prime, e sì famose tragedie, e commedie, la Sofonisba del Trissino, la Calandra del Bibiena, e col Papa passando a Firenze vi vede rappresentata la Rosmonda nel Giardino del Rucellai. La sua sola abitazione è un palagio nobilissimo con deliziosa vigna, e di pitture, e sculture ornato che l'amico suo della Casa Nunzio in Venezia gli ha concesso a godere.

"Morto Leone, torna egli privato in patria a curare la sanità dalle fatiche, e dagli studj infievolita, e fissa a Padova sua dimora tra i più chiari spiriti dell' età e professori, e autori, conversando, o qual oracolo dando loro i bei lumi acquistati I Barbari, i Giustiniani, i Quirini, i Navageri, co' Sabellici, co' Manuzj, cogli Erasmi, benchè stranieri, poichè ivi e a Roma concorrevano a garai dotti d'ogni nazione, Ei viaggia quà e là per quel felice stato. Vicenza, Verona, Brescia, e Bergamo gli fan venire incontro i Trissini, Fracastori, e i Panvini, e Bonfadj, e Zanchi, e Barzizj e Martinenghi, e come in Toscana, ed altrove avea trattati i Nardi, i Macchiavelli, i Guicciardini, i Varchi: e per tutto il favor lo seguiva più lusinghiero delle donne più illustri di quell' età, felice età, per questo ancora, che le lettere più gentili accoppiavanşi colla bellezza, e colle grazie, e tutte insieme guidavano all'immortalità le Vittorie Colonna, le Veroniche Gambara, le Gonzaghe, le Aragone, l' Estensi, e con lor Caterina Cornaro Regina di Cipri che nel bell' Asolo tenea tre corti ad un tempo, quella della Muse, quella

d'Amore, é quella della magnificenza, e dignità regale, e di tutt' e tre il BEMBO era l'anima, e l' ornamento.

"In fine la porpora venne a fregiarlo, e ad esserne ancor più fregiata, al sessantesimo ottavo dell' età sua, prescelto da Paolo III. nella più celebre promozione che fosse mai degli uomini meritevoli veramente di ricompensa, e d'onore per mano della giustizia, non della fortuna. Allor più che mai dopo esserne stato il modello divenne egli l'amico, ed il Mecenate delle lettere, e degl' ingegni preclari; co' quali vivea più volentieri senza avvilirli, quai cortigiani e adulatori, ma nobilitandoli invece della sua liberalità di mano e d'animo, all' amicizia de' Grandi per raro caso elevandoli, e per più raro caso ancor dopo la morte publicando la sua amicizia ne' più celebri monumenti; che ancor leggiamo o su le lor tombe, e nell' opere sue, monumenti non so per chi più gloriosi, se pel suo cuore fedele ed amico, o pel nome de' Castiglioni, de' Sannazari, de' Rafaelli, de' Tolomei, de' Longolj, de' Beroaldi, e de' Poliziani, co' quali poi nell' età di 76. anni passò a godere de' miglior premj d'eternità, con tali e tante virtù meritati in una vita sì lunga, e sì benemerita d'ogni ingegno, e della umanità."

RISORGIMENTO D'ITALIA negli Studj, nelle Arti, &c. dopo il Mille, di SAVERIO BETTINELLI. Vol. 2. p. 92-97.

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