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cia nell'estendersi su di alcune particolarità che il buon gusto esige siano toccate leggermente (26)? Che nei Sonetti non dispieghi tanta virtù quanta nelle altre sue Poesie (27)?

Se nella Raccolta delle opere di un valente Scrittore, una metà vi fosse appartenente ad altri, inferiori assai di merito a quello; se uomini per molto sapere stimabili le avessero credute tutte parto egualmente di una mente stessa, ed avessero in tal guisa autenticata la loro legittimità; l'opinione che del valor di un tale scrittore si verrebbe a formare, sarebbe assai minore del merito reale di lui. Così appunto è di sgraziatamente avvenuto delle Poesie Liriche dell' Alighieri. Unita a una Canzone del Dante Fiorentino trovasene una del barbaro Dante Majanese; di seguito a una Ballata del Cantor di Beatrice ne viene una del Cantor di Madonna Primavera; di fronte a un Sonetto del Poeta Divino si vede un Sonetto del Poeta Barbiere. Canzoni dunque, Sonetti e Ballate di Dante da Majano, del Re Enzo, del Burchiello, di Guido Cavalcanti, di Cin da Pistoja, di Guido Guinicelli, di Butto Messo, di Noffo d'Oltrarno, di Sennuccio del Bene, di Antonio Pucci e di molti incerti sono state in gran numero intruse fra le Rime di Dan

(26) Ginguéné histoire litteraire d'Italie, 1. Partie, Chap. VII.

(27) Leonardo Bruni nella Vita di Dante.

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te, ed hanno menomata la gloria che queste a lui produrre dovevano.

Se nessuno, per quanto sia a nostra notizia, si è accinto finora a entrar di proposito in queste critiche ricerche, alcuni però sospettaron forte della originalità di molte Rime, e fra questi il Dionisi e il Perticari, che tanti studii fecero intorno le opere del nostro Poeta. Il primo di essi (28) fra le altre cose dice: — « Le Rime legittime di Dante, le quali son per anche terra incognita alla Repubblica delle lettere,debbono essere separate dalle spurie, cacciatevi per entro dalla vanità degl'imperiti editori. Di ventidue Canzoni a lui attribuite nella stampa del Zatta, sole tredici sono sue, Sonetti ancora e Ballate gli furono attribuite che di lui non sono. » → Ed il Perticari (29): -« Di due fregi dovrebbe ornarsi una ristampa delle Rime di Dante; e le farebbero grande onore. L'uno sarebbe una bella chiosa, che le rischiarasse; l'altro un severo giudicio che sequestrasse le certe dalle non certe, le legittime dalle adultere. Il primo è lavoro di lunga fatica e grave d'assai. Il secondo è opera assai più difficile e sottile. Ne' codici si leggono versi or col titolo di Dante, or con quello di Alighieri; onde pel nomne sovente si baratta l'oro del poeta divino, col piombo di Dante da Maja

(28) Aneddoto II, pag. 97.

(29) Lettera al Sig. Luigi Caranenti, da questo premessa alla sua edizione delle Rime di Dante, MantoVa 1823.

no; e pel cognome si cangiano rime del padre con quelle de' figli e de'nepoti di lui, poeti infelici, i quali vennero al mondo per mostrare, che la virtù de' maggiori rado si travasa d'una in un' altra generazione. Ora i cercatori de'vecchi libri hanno spacciato per opere del nostro poeta tutle quelle che hanno trovate sotto il sigillo or di quel nome, ora di quel cognome; nè hanno badato alla confusione della persona dei figli con quella del padre, e dello scompo sto e pedestre Maj anese coll' altissimo Fiorentino. Ecco ragione, per cui molti di quei versi, che da Dante si nominano, sono trovati indegni di si gran nome. Qui è necessaria dunque la facella della critica, che entri in questo buio e lo squarci. È

necessa

rio che alcun maestro esamini bene i codici più solenni; e scelga quelle rime che sono segnate più dalla interna loro bellezza, che dal solo titolo esterno; e quelle conceda alla imitazione e al diletto degli italiani. Di quante rimangono si dovrebbe far poi un' appendice, siccome gli eruditi del 400 fecero delle cose dubbie de' classici latini e greci. Ma all' Italiche lettere mancano ancora gli Scaligeri e i Poliziani. » —

Questi due celebri letterati, il Dionisi ed il Perticari, aveano adunque veduta la necessità di un lavoro critico intorno le Rime pubblicate a stampa col nome di Dante, lavoro chiamato a giusto titolo non facile e piano. Il Witte altresì fece recentemente su questo proposito alcune ricerche, le quali

non gli riuscirono per vero dire affatto infruttuose, e pubblicò le sue scoperte in un Giornale letterario di Germania. Ma noi peraltro dobbiamo dir francamente, che non sempre possiamo convenire con quel dotto Professore alemanno; perciocchè egli stesso è caduto talvolta in alcuno di quei falli, da lui rimproverati agli Editori delle Rime Dantesche. L'insufficienza della sola autorità di singoli Codici, ai quali quegli Editori sono stati da tre secoli avvezzi a tenersi; questa insufficienza, della quale noi abbiamo già tenuto non breve discorso, era stata da lui decisamente riconosciuta. Eppure regalò al pubblico, come del Poeta divino, alquante rime, delle quali non puote al certo esser Dante autore, e delle quali l'originalità non comparisce appoggiata all' autorità di più Codici, o di alcuno almeno di quelli chiamati solenni dal Perticari. Vorranno facilmente condonarsi ad uno straniero, studiosissimo altronde e benemerito della nostra letteratura, questi abbagli,se pongasi mente che dei mag. giori sono stati commessi dagli Italiani, e non solo dal Fiacchi e dal Rigoli, come abbiamo già accennato, ma pur anche dallo stesso erudito e valente Muratori.

Impresa cotanto spinosa si è il determinare a chi appartengano alquanti di quegli antichi poetici componimenti, cotanto difficile è il non cadere su di ciò in alcun fallo od equivoco, che neppure gli stessi Dionisi e Perticari acutissimi critici, sono an

dati affatto esenti da tali abbagli; perciocchè chi si accinge a lavori di tal falta deve essere lontano da ogni prevenzione intorno alle particolarità del subietto, e spogliarsi di ogni attaccamento a sistemi che secondino le proprie opinioni. Senza di ciò è impossibile il formare un retto giudizio; e il Perticari, per esempio, avendo una predilezione ed un' affezione particolare all' Edizione Giuntina, vi dirà che un Editore di Rime legittime di Dante ponga pure a fondamento quello che col nome di lui si rinviene nella citata edizione (30), quando quivi ancora qualche cosa si trova che di Dante non è; e il Dionisi per convalidare la supposizione che l'Alighieri sapesse di greco, e po appoggiare altre sue particolari opinioni, vi darà come del Cantor di Beatrice alcuni Sonetti, che nissuno argomento presentano da poterli far supporre legittimi. Il Witte poi, passionato cultore dell' Italiche Lettere, trovate avendo più Rime, che portavano (ma falsamente) il nome di Dante, non potrà cedere al lusinghiero impulso di offrire anch' egli la sua parte d'incenso agli altari del grande Autore del sacro Poema, afferrando l'occasione di produrle nel Pubblico, senza prima considerare che il suo entusiasmo potrebbe pur troppo farlo travedere e condurlo in

errore.

Il nome di Dante suona così eccelso fra

(30) Lettera al Sig. Carancuti.

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