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tutte le colte nazioni, il suo valor letterario è così grande della propria ricchezza, che non può ricevere nissun incremento da un altrui obliato Sonetto, da un'altrui obliata Canzone. E se molti si stimaron beati di trar fuori dalla polvere delle Biblioteche qualche dimenticata reliquia, che supposero di quel sommo, noi ci stimeremo beati di far ritornare nell' oblivione quei poetici componimenti falsamente a Dante attribui ti, i quali, come figli illegittimi e scostumati, che maculano la fama e consumano le sostanze del supposto Genitore, stavano framezzo le opere di lui, minorando di quelle il merito e deturpandone la bellezza (31).

(31) Il Caranenti nella Prefazione alla sua edizione del 1823, pag. IX, dice di aver restituite a Dante Alighieri varie Rime, in qualche Raccolta attribuite a' poeti del terzodecimo secolo; e di avere aggiunto un sesto Libro di componimenti, i quali a parer suo gareggiano in venustà colle altre Poesie dell' Alighieri, e i quali furono trascelti in varie parti e tolti da ottimi fonti, cosicchè poteansi tenere come inediti da che non erano stati fin allora pubblicati in veruna Raccolta. Ma in questa, com' egli chiamu, restituzione, il Caranenti si è malamente ingannato, perciocchè ha dato a Dante quel che di Dante non era; e nell' aggiunto libro il suo inganno è tanto più rimarcabile in quanto che ha creduto di aver ritrovate delle Rime che gareggiano in venustà colle altre, mentre, come vedremo a suo luogo, non sono se non miserabili produzioni d' un Burchiello, d'un Pucci, d' un Nofjo.

Anche l'Arrivabene, nonostante ch' egli abbia rilevato essere stato attribuito a Dante qualche poe

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tico componimento, che a lui non appartiene, esclama (pag. CCLX): Guai se si avesse a tener per vera la sentenza del Canonico Dionisi, il quale lasciò scritto, che di ventidue Canzoni, a Dante attribuite nella edizione di Zatta, sole tredici sono sue. - Eppure vedremo che la ragione sta nella massima parte dal Dionisi.

CAPITOLO II.

Differenza del carattere di Dante Alighieri da quel lo di Francesco Petrarca.- Ambedue sommi poeti per natura e per arte. Grandi come poeti lirico-erotici. Degli Amori di Dante: alcuni sono allegorici; altri veri e naturali.- La Divina Commedia è opera in qualche parte dell' amore di Dante per Beatrice.Si prosegue il parallelo fra Dante e Petrarca come poeti moralisti. L'uno e l'altro sentirono vivamente l'affetto della patria terra; l'uno e l'altro sublimi poeti pindarici.

Se il giudizioso Scrittore della bella

Lettera, la quale col nome di Bernardo Giunti sta in fronte all' edizion del 1527, dove dire,che il divino Dante nelle sue amo. rose Canzoni non fia in parte alcuna reputato indegno di essere insiem col Petrarca per l'uno dei due lucidissimi occhi annove rato della lingua italiana, noi spingendo più oltre e meritamente l'encomio, dovremo dire che l'Alighieri non tanto debb' essere, siccome il Petrarca, reputato il Padre della lingua nostra, quanto il principe della Poesia Lirica Italiana.

Questi due fondatori della nostra Letteratura vennero peraltro da natura largiti di genio disparatissimo. Quindi se non può fra di loro istituirsi un parallelo, che presenti molti lati ad un esatto e pieno confronto, può bensì venir tracciato in quei punti nei quali più particolarmente si avvicinano.

Il Petrarca fu uomo di lettere piuttosto che di stato; l'Alighieri fu guerriero, uomo

li stato insieme e di lettere. Il primo si condusse ognora cauto, deferente, lontano dalle gare cittadine; il secondo fu sempre fiero, inflessibile, animoso nei contrasti. Dante cacciato dalla sua patria, odiato e perseguito dalla fazione dei Guelfi, privo, per la confisca delle sue sostanze, dei mezzi per

condurre una vita conveniente alla sua condizione, angustiato in modo che, pieno il cuore di risentimento e di amarezza, dově dire in persona di se medesimo:

Tu proverai sì come sa di sale
Lo pane altrui, e com'è duro calle
Lo scendere e'l salir per l'altrui scale,
Par. xv11, 53.

visse ognora ramingo, travagliato ed infe lice. Messer Francesco, riverito e rispettato da tutti, caro fino dalla sua giovinezza al popolo e ai grandi, ambito dai Principi e dai Re, possessore dei mezzi per vivere agiatamente,viaggiatore per propria istruzione e diletto, condusse sempre una vita piuttosto beata ed avventurosa. Si direbbe che la Fortuna accordossi colla Natura a

disgiunger l'uno dall' altro per una assai rimarcabile discrepanza. Di qui anche la diversità del loro carattere, e quindi delle opere loro.

Ambedue però dotati di un cuor sensibile e gentile, d'un animo generoso e magnanimo, provarono le fiamme di un affetto verace e costante, sentirono gli impulsi di un grande e pietoso amore di patria: ambedue intentiad alzarsi sopra la folla degli uomi

ni volgari per mezzo dell'ingegno e della dottrina, fecero loro continuo studio quello delle filosofiche discipline, loro esercizio.prediletto quello del dire per rima. Alcuni dei loro versi lirici si aggirano intorno ad argomenti morali, e fanno risplendere di una bella luce le derelitte virtù; altri, dettati con tutta la forza di un liberale entusiasmo, han per iscopo di vituperare le cittadine discordie, e richiamare i dissidenti fratelli alla unione e alla pace; molti parlano o del tormento che lor cagionarono gli amorosi sospiri, o delle lodi dell'oggetto amato, che in lor destò la più dolce delle passioni. A raggiunger pertanto lo scopo che ci siamo prefisso, noi ci limiteremo a considerare questi due sommi genii sotto l'aspetto di lirici moralisti, pindarici ed erotici.

Che la natura e l'arte concorressero a formare in Dante un eccellente poeta, già lo abbiamo accennato nel precedente Capitolo. D'altronde chi fia se non un Retore pedante o uno Straniero invidioso, che porre in dubbio il volesse? Dante, non meno del Petrarca, ebbe un ingegno grandissimo, che si venne poi maravigliosamente sviluppando coll'assiduo studio di ogni ottima disciplina. Arte grandissima si riconosce nelle opere del Petrarca, arte non punto minore può ravvisarsi nelle opere dell' Alighieri.

Lo studio principale di Dante, dice Leonardo Bruni (1), fu poesia, non sterile, nè

(1) Vita di Dante.

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