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indicarne la fituazione; così ci fomminiftra un fondamento a credere che la Numanzia della ridetta Leggenda foffe Luogo, Foro, o città presso a Scandriglia, e però Viconovo, o Mallacci .

35. Oltre la Trebula Suffenate, della quale abbiam favellato fu in Sabina altra città Trebula per chiamata, e per diftinguerla dalla prima, appellata Mutufca, fituata al Settentrione del Foro, di cui fi è parlato fin quì, e fegnatamente nel luogo, in cui trovafi fabbricata l'antica Chiefa di Santa Vittoria, men d'un miglio lontana dal Caftello di Monte Leone. Ivi fono le fue ruine, e le mura fteffe della nuova Chiefa di Santa Vittoria edificata in poca distanza dalla vecchia fono in gran parte ftate elevate colle Pietre, che componevano, ed ornavano alcune delle di lei Fabbriche. Veggonfi ancora in quelle pietre molte Ifcrizioni, che l'indicano con ficurezza incontraftabile, e che noi riportiamo nell'Append. num. 14. A quefti monumenti poffono aggiungerfi altri ancora, e I. una Selva di marmi antichi, che fi veggono tra le fuddette Chiefe di Santa Vittoria, e che fono anche fparfi all'intorno, e fin nel vicino territorio della Gineftra. II. Il Teatro affai vifibile, refidui di Terme, e le ftrade indicate dai di loro antichi pezzi. III. Le olive, delle quali abonda tutta quella campagna, qual'è uno dei caratteri, con cui Virgilio diftingue Trebula Mutusca (a):

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Oliviferæque Mutufca.

36. Rimane fra gli Eruditi indecifo, da quale delle due Trebule, intenda il Poeta Marziale, di aver tratta la fua origine, allorchè canta (b):

Trebula nos genuit, commendat gratia duplex.

Non fi quiftiona però così, che Trebula Mutufca l'onore abbia avuto di ricevere nel fuo feno le due fante forelle Vittoria ed Anatolia, d'effere ftata fantificata dalla di loro beata converfazione, e del fangue bagnata della prima di elle, che ve lo fparfe gloriofamente per la fede nel Salvatore. Nate in Roma erano effe di nobil famiglia, e probabilmente, come alcuni vogliono, da quella notiffima de' Frangipani. Lor malgrado fpofate, l'una cioè Vittoria ad Eugenio, ed Anatolia ad Aurelio, l'impegno, in cui erano di viver cafte, ficcome a Dio promeffo avevano, e la fingolar pietà della loro vita, l'odio le conciliò degli Spofi non folo, ma dello fteffo Imperator Decio. Anatolia in quefta tribolazione ebbe, non fappiamo come, il comodo di ritirarfi, e

(a) Æneid. lib. vII.

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(b) lib. 23. epist, 30,

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quà e là fcorrendo penetrare colla fua carità in molti, luoghi della Sabina, e fin nel Piceno, ove fece preda di anime a Cristo, e molte memorie dovunque lafciò dell'ammirabile di lei zelo. Ma fatto ritorno in Roma, e nell' intrapreso sistema coftantemente ambedue le forelle continuando, furono d'ordine del Prefide mandate in luogo di efilio nelle pertinenze, che i refpettivi Spofi avevano, Vittoria cioè in Trebula Mutufca, ed Anatolia in Tora. L'efilio, e gli molti incomodi, che vi soffrivano, fino a patire di fame e fete, e delle cofe alla vita, non già nobile e delicata, ma comune ed ordinaria le più neceffarie, punto non rallentò l'ardore, in cui erano, di vivere folamente a Cristo, e di acquiftargli adoratori; perilchè l'accompagnò ancora la Divina Onnipotenza con ftrepitofi miracoli. Quindi, raccolte avendo Vittoria un gran numero di Vergini a Dio confagrate, e vanamente con replicate prove, e pene tentata, perchè abbandonata la Fede e quel fuo tenor di vivere, agl' Idoli facrificaffe, le fu nel dì 23. Dicembre ad iftanza di Eugenio di lei Spofo, e per comando del Prefide, in Trebula fteffa crudelmente con un ferro trapaffato il petto. Quivi diedero i criftiani fuoi devoti onorevole fepoltura alle di lei fagre fpoglie, e vi fu poi da Dodone Vefcovo di Rieti innalzato un Tempio di concorfo e venerazione grande (a).

37. Anatolia da noi lasciata nel fuo efilio di Tora, ed in mezzo ad anguftie niente minori di quelle, che foffrire facevanfi a Vittoria di lei forella in Trebola, dello fteffo fpirito di coftanza, e di carità effendo animata, mirabilmente fuperate avendo diverfe pene, che per rimuoverla dal fanto impegno preparate le vennero dal Giudice Fauftiniano, con ajuto celefte liberata da un orribile ferpente, e convertito alla Fede il fuo medefimo cuftode Audace, nel mentre orava colle mani al cielo elevate, trapaffata anch'effa nel petto, la feguì nella corona il dì 9. Luglio. Audace nel giorno medefimo prefo ed incarcerato, unì ad una gloriofa confeffione una beata morte, il fuo capo intrepidamente lasciando ful palco per la Fede di Gesù Cristo (b). Più Chiefe l'onore fi arrogano di poffedere le fagre fpoglie de' Santi Anatolia ed Audace, o in tutto o in parte almeno, ed altrettante la gloria pretendono, d'effere ftate, come della fepoltura, così dell' efilio il luogo, e del martirio. Le principali, e che fembrano avere una maggior affiftenza di fondamenti, fono Caftelvecchio in Sa

(a) Sur. a dì 23. Dicembre, vot. Valenti sopracit, e manoscritt. del Somm, num.11.

(b) Aut. e Mem.cit.Martyrolog.ad Rom. diem 9.Julii e Baron. Annal.all'an.2 53.n.29.

Sabina fulla riva diritta di Turano, e Torano altro caftello negli Equicoli. Il primo dimoftra, o dimoftrare intende, le ruine dell' antica Tora, dove s'erge il Convento de' PP. Cappuccini con un Tempio appunto dedicato alla Santa Vergine Anatolia, di cui, e di Sant'Audace venera alcune Reliquie; l'altro cioè Torano riconofce le veftigie della diruta città di Tora in poca diftanza da se e dal monte e lago chiamato Velino, e fono anche in quelle parti celebri, ed in una non recente venerazione i nomi de'Santi Anatolia ed Audace.

38. Sebbene fu tal queftione Castelvecchio abbia per fe il favore dei più, non mancano anche a Torano dei validi appoggi. Sono effi già ftati rilevati prima da Monsignor Corfignani nella fua Regia Marficana, ed ultimamente nella citata Differtazione di Santa Barbara da Monfignor Marini Vefcovo di Rieti. Anche i rincontri, che fe ne hanno in Dionigj, dovriano far concludere per Torano piuttosto, che per Caftelvecchio. Dapoichè, defcrivendo quefto Autore il fito di Lifta, dice: che fi trovava dicontro a Tora, di quà dal fiume Velino, ed a tre miglia da Rieti, pofitura quanto diftante e difadatta a quella di Caftelvecchio, accomodabiliffima però a Torano e di lui aggiacenze. Si decida ciò non pertanto di quefta caufa come fi voglia; noi fiamo ficuri, che dovunque piaccia di fituare la Tora, di cui i parla, fu fempre una città appartenente ai Sabini, ed in confeguenza di gloria alla intiera nazione i di lei pregj. Se in Castelvecchio non vi è chi il contrafti, e fe in Torano degli Equi, forfeche quefti, nel dividerfi dai Padri loro per conquistarla come fecero, ceffarono di effer Sabini? Non già nel nome diverfo delle contrade e popolazioni, nè nelle varie Diocefi riftringere fi può ciò che è d'onore di tutta una Nazione. In quefto fenfo l'autore del manoscritto cit. Append. num. 11. nel paese Sabino comprende quelli non folamente, che di Sabini il nome lungamente ritennero, o che tuttavia il confervano, ma gli Ernici, gli Equi, e quanti altri, che in colonie da' Sabini divife le vicine contrade abitarono. Vero però egli è, che, a prendere sì largamente il nome della Sabina, noi mai di raccogliere la finiremmo le di lei fagre e profane cofe. Onde, ficcome di molte, che a quella parte dell'antica Sabina fpettavano, quale oggi nel Lazio, nella citta, e diocesi di Tivoli fi confidera, agli Autori che di essa scritto hanno ci rimettemmo, così di quelle, che il paese riguardano, quale da quefta parte, e dalla direzione del Velino, e dalla for

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gente fiftende fino a tutto il corfo della Nera, poche memorie che andaremo ricordando eccettuate, volontieri ci rimettiamo a chi ne ha trattato prima di noi, ed in fpecie a Monfignore Antonini nella fua Storia dell' Abruzzo, a Monfignor Corfignani, nella Regia Marficana, a Monsignor Iacobilli nella Storia dell' Umbria, e ad altri autori, che di ciafcheduna in particolare han fcritto di queste Regioni, e delle città che vi erano, o in oggi vi fono comprefe.

39. Noi intanto delle città degli Aborigeni non continuaremo che a ricordare quelle, quali, per effere affatto diftrutte nel dubbio lasciato ci hanno del di loro fito, e che per effere certamente qualche tempo ftate nelle mani de' Sabini, fanno chiaramenre vedere il Paefe chiamato Sabino ftefo efferfi da quella parte infino al fiume Pescara, detto anticamente Aterno, e di là venendo fino al monte, in cui è piantata la città di Norcia, in giù feguendo la direzione della Nera, tutto quel terreno compreso avere, che da quefto fiume rimane chiufo, e dai monti Appennini e Marfi. Sono effe le più note Furconio, ed Amiterno, Palazzo, Cutilia, ed Ocricolo. Furconio era fituato in un monte otto miglia circa lontano dall' Aquila, e fino ai tempi di Biondo, Furconio denominato. Quefto autore fcrive, aver veduto in effo monte le ruine dell'antica città, che ricorda celebre, in fpecie per il Vefcovado, giacchè in tutti i Concilj, che feicento anni addietro all'età di lui celebraronfi o in Roma, o altrove, vi fi legge il Vescovo Furconienfe. Dice inoltre quefta città effere ftata diftrutta dai Longobardi, e che quella dell'Aquila i di lui avanzi abbia raccolto, non meno che gli altri di Amiterno, quale s'innalzava presso alla forgente del fiume Pescara, nel luogo al prefente chiamato San Vittorino (a). Per quanto però fia vero, che la città dell'Aquila colle ruine fia ftata innalzata di ambedue quefte città, e moltiffime Ifcrizioni effa confervi ad Amiterno appartenenti, (tralle quali di fingolar pregio è quella che moftrafi nel palazzo del Sig. Baron della Bifchia, perchè dalla medefima ha il Pubblico potuto ricavare la metà dell'antico Calendario Romano), è certo egualmente che durarono effe, e fi mantennero infino all'anno 982. Abbiamo quefta notizia da un Placito l'anno medefimo tenuto in Rieti, ed al num. 430. riferito nel registro Farfense, in cui l'Anfelmus Judex de Amiterno, e Berengarius Judex de Furcone, fannoci chiaramente arguire, che in quel tempo così Amiterno, come Fur

(a) Ital. illustr. pag. 209.

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conio erano popolate, il proprio Giudice effendovi, ed in confeguenza gli abitatori. Di fatti una cronichetta della fteffa città di Rieti, inferita nel Codice 5994. della Biblioteca Vaticana, e pub. blicata dal fullodato Monfignor Galletti (a), riferisce che la città. dell' Aquila fu l'anno 1254. edificata da Corrado Re delle due Sicilie, e figliuolo di Federico II. Imperatore: A. D. MCCLIIII. Civitas Aquile edificata fuit per Regem, & fuit maxima fames in orbe.

40. Tre miglia circa in diftanza di Amiterno vicino a Civita Tommasa fopra un monte, ov'è oggi una Chiefa dedicata a Noftra Signora v'era una città chiamata Teftrina, che, per la fua troppo incomoda fituazione di tratto in tratto spopolata e diftrutta, venne a ridurfi e denominarti Forulo, cioè piccol Foro, e luogo ordinariamente frequentato folo alla occafione di una qualche fiera o mercato. Il Signor di Chaupy (b) dai rincontri, che ne prende dal Maffoni, ove tratta dell'origine dell' Aquila, e col teftimonio di Catone e di Dionigi fcrive, quefta città effere ftata una delle più antiche dei Sabini, che di effa parlare intefe Strabone, quando dà al Forulo in Sabina il nome di Pietra atta più ai ritiro di gente fediziofa, che all' abitazione e commercio civile e pulito, e che nel fuo abbandonamento venne ad accrefcere la vicina Civita Tommafa. Di quefto Forulo è ancora meno celebre il Foro diftinto col nome di Decio. Plinio lo ripone tralle città della Sabina (c) Forum Decii & Forumnovum, ed il Signor di Chaupy lo prende per il Forovecchio, da noi già veduto vicino al Foronovo. Il manoscritto, di cui nell' Append. num. II. avvifa che alle diftrutte città Sabinefi fucceffe per l'ultimo Forum Decii, non procul ab Interocrea, prope viam Salariam, & non procul a Falacrinis. Una così minuta, e infieme chiara descrizione ci perfuade, che foggiogata da Curio Dentato Confole (d) quella parte della Sabina, e diftrutta Cutilia, quale fecondo detto Signor di Chaupy rimaneva circa il fito al riferito Foro affegnato, ma che non perdè, com'effo aggiugne, sì prefto l'antico fuo credito, veniffe per conceflione di un qualche Decio Confole, o Pretore, ivi ftabilita infra l'anno una fiera o mercato pubblico, per cui prefe la denominazione di Foro di Decio. Avanti almeno al tempo di questa foggezione, Roma ed i fuoi Confoli non avrian potuto formare nella Sabina un Foro, nè fa intenderfi, che così tardi

(a) Mem. di 3.Chiese di Rieti p.126,e seg. (b) loc. cit. § 59.

(c) cit. lib. 3. e cap. 12
(d) Luc. Flor. lib. 1. cap, x1.

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