Sayfadaki görseller
PDF
ePub

Alla bugiarda pronuba
Non sollevate il canto:
Cresce serbato al Santo
Quel che nel sen vi sta.
Perchè, baciando i pargoli,
La schiava ancor sospira?
E il sen che nutre i liberi
Invidïando mira?

Non sa che al regno i miseri
Seco il Signor solleva?
Che a tutti i figli d'Eva
Nel suo dolor pensò?

Nova franchigia annunziano
I cieli, e genti nove;
Nove conquiste, e gloria
Vinta in più belle prove;
Nova, ai terrori immobile
E alle lusinghe infide,
Pace, che il mondo irride,
Ma che rapir non può.
O Spirto supplichevoli
A' tuoi solenni altari;

Soli per selve inospite;

65

70

75

80

V. 61. Alla bugiarda pronuba. La Dea dei Gentili che presedeva ai parti, celebrata co'suoi tre nomi da Orazio nel Carme secolare: Rite maturos aperire partus, - Lenis Ilithyia, tuere matres, - Sive tu Lucina probas vocari, Seu Genitalis.

V. 63. Al Santo. A Dio; come spesso è chiamato nelle Sacre Scritture, e anche dal Manzoni un'altra volta nel Natale.

V. 75, 76. Dalla locuzione comune vincere il premio, il poeta formò la peregrina vincer la gloria, cioè acquistarla. — In più belle prove. Nei combattimenti e nei martirî per la difesa e propagazione della Fede, prove più belle di quelle onde procede la gloria militare, o più generalmente la gloria mondana.

V. 77-80. È qui espresso il concetto medesimo di Gesù in quelle sue parole ai discepoli: Pacem relinquo vobis, pacem meam do vobis: non quomodo mundus dat, ego do vobis. Non turbetur cor vester, neque formidet (Joan., XIV, 27). — I terrori i tormenti] e le lusinghe erano gli opposti mezzi che, secondo i casi, adoperavano i nemici della Chiesa per sottomettere o attrarre i credenti.

[ocr errors]

V. 81-89. Accenna al culto della Chiesa professato in tutte le parti e fra tutti i popoli della terra, e più specialmente nell' Europa e nell' America. A'tuoi solenni altari è il solemnes ad aras di Virgilio (En., II, 202). Le Ande o Cordigliere, catena immensa di montagne, che si stende dal nord al sud nell' America meridionale; algenti, per le perpetue nevi che ne coprono le cime. Il Libano, catena di montagne nella Siria. D' [Da] Erina: antico nome dell'Irlanda. Haiti [San Domingo], irta [di montagne], montuosa. Il v. 85 risponde all' 83, il v. 86 all' 84. - Il concetto di questi versi 81-89, fondato nel fatto storico, è consimile a quello parimente

MESTICA. II.

14

[blocks in formation]

storico, di Orazio nella sublime ode a Cesare Augusto, quattordicesima del libro IV; dove il poeta nelle tre ultime strofe compie quella sua vasta epopea lirica col rappresentare tutti i popoli della terra inchinati avanti alla potenza dell' imperatore e dell'impero romano, cominciando Te Cantaber ec. Ma il culto delineato dal poeta antico è civile, quello delineato dal poeta moderno è puramente morale e religioso.

V. 89, 90. Placabile Spirto, non è soggetto ma predicato del verbo; e similmente più giù, nei versi 97, 115-117, Amor, piacevol alito, aura consolatrice, bufera.

[ocr errors]

V. 95, 96. E il Vincitor [Dio] sia divina mercede [con la visione di sè stesso ai vinti [a quelli che ha attirati nella vera religione]. Nella prima edizione di quest'ode il v. 88 diceva: Ma d'un cor solo in te; il v. 96, che deve rimar con quello, Il vincitor mercè. L'uno per la frase par migliore nella prima lezione, l'altro è migliore nella seconda per l'armonia. Ma qualunque giudizio se ne voglia fare, non si può escludere dal testo, come ha fatto Cesare Cantù, l'ultima lezione dell'autore.

V. 99, 100. Dona i pensieri santi, quelli cioè che il cristiano in punto di morte non disdice, dei quali non si pente. Mutare in questo senso l'aveva usato Orazio: Commisisse cavet quod mox mutare laboret (Arte poet., 168).

V. 101-112. Dio con la sua grazia (virtute) tenga vivi (nutra) i doni che ha conceduti all'uomo, come il sole schiude dal pigro germe il fiore, che cessando sole [detto, con abbondanza di qualificazioni, mite lume, dator di vite, infaticato altor, cioè alimentatore] dal beneficarlo, morrebbe senza venire a maturità, e perciò non potrebbe esser còlto. La seconda parte della similitudine, cominciante dal v. 105, non è una superfluità e un riempitivo, ma implica in sè e illumina il concetto cristiano, che senza la continuazione della implorata grazia divina il credente si perderebbe, e che perciò l'invocazione è diretta a ottenere una grazia non momentanea, ma perdurante.

Dal pigro germe il fior;
Che lento poi sull'umili
Erbe morrà non còlto,
Nè sorgerà coi fulgidi
Color del lembo sciolto,
Se fuso a lui nell' etere
Non tornerà quel mite
Lume, dator di vite,

E infaticato altor.

Noi T'imploriam! Ne' languidi

Pensier dell' infelice,

Scendi piacevol alito,

Aura consolatrice:

Scendi bufera ai tumidi
Pensier del violento;
Vi spira uno sgomento
Che insegni la pietà.

Per Te sollevi il povero

Al ciel, ch'è suo, le ciglia,
Volga i lamenti in giubilo,
Pensando a cui somiglia:
Cui fu donato in copia,
Doni con volto amico,
Con quel tacer pudico,

Che accetto il don ti fa.

Spira de' nostri bamboli

Nell' ineffabil riso; .
Spargi la casta porpora
Alle donzelle in viso:
Manda alle ascose vergini

Le pure gioie ascose;

105

110

115

120

125

180

Consacra delle spose

135

V. 114. Di qui sino al fine il poeta si allarga all'espressione dei concetti morali e della religione spiratrice e motrice di tutte le virtù umane. V. 117, 118. Cfr. Dante, Purg., XI: Lo tuo ver dir m'incuora - Buona umiltà, e gran tumor m' appiani.

V. 121,122. Beati, pauperes, quia vestrum est regnum Dei (Luc.,V1, 20). [M.] V. 124. Et creavit Deus hominem ad imaginem suam (Gen., I, 27).

V. 131, 132. Della donzella che, alzandosi in piedi al sopraggiunger della madre, vede rotolarsi via di sotto alla veste un pomo donatole dal suo amante, dice Catullo: Huic manat tristi conscius ore rubor (Carm., LXV). L'espressione del Manzoni è anche più viva, e forse gli fu suggerita da Virgilio con l'ardita locuzione: In foliis.... violæ sublucet purpura nigræ (Georg., IV, 275).

V. 133. Le vergini chiuse ne'monasteri.

Il verecondo amor.
Tempra de' baldi giovani
Il confidente ingegno;
Reggi il viril proposito
Ad infallibil segno;
Adorna la canizie
Di liete voglie sante;
Brilla nel guardo errante
Di chi sperando muor.

Marzo 1821.*

ODE.

[1821-48.]

Alla illustre memoria di - Teodoro Korner - poeta e sol-
dato della indipendenza germanica - morto sul campo

140

V. 138. Ingegno. Alla latina, Indole, che comprende mente e cuore. V. 139. Il viril proposito. Il proposito dell'uomo che si trova nell'età virile. Usa virile nel senso che gli dà Orazio nel suo Etas animusque virilis (Arte poet., 166); cioè dell' età matura in contrapposto a quella de' baldi giovani.

V. 144. È ovvio il raffronto di questi versi ai celeberrimi di Virgilio, nei quali è descritta Didone morente: Ter revoluta toro est, oculisque errantibus alto Quæsivit cœlo lucem, ingemmitque reperta. Ma la somiglianza è più apparente che reale; anche l'errante dove par che ci sia identità di concetto col latino, importa qui nel cristiano moribondo una tendenza spirituale e oltremondana determinata dal successivo sperando; laddove nella regina cartaginese domina solo il dolore di dovere perder la vita sul fiore degli anni. — L'autore esprime questo medesimo concetto ne' primi versi del Coro per Ermengarda morente. Vedi in questo vol., a pag. 234.

* Dopo la rivoluzione napoletana del 1820 i patriotti dell'Italia media e superiore cominciarono ad affrettar con più ardore, specialmente i Federati e i Carbonari, una rivoluzione consimile, a fine di scuotere il giogo dell'Austria. Mentre nel marzo del 1821 l'esercito di questa si avanzava nel mezzodì della penisola per domare la prima, stimando opportuno il tempo, fecero la rivoluzione in Piemonte, proclamandovi la costituzione spagnuola, che nel giorno 15 di quel mese fu giurata da Carlo Alberto principe di Carignano, succeduto come reggente a Vittorio Emanuele I, che in quei frangenti aveva abdicato. Se non che avendo Carlo Felice, che allora si trovava a Modena, intimato al reggente di sottomettersi, la rivoluzione poco dopo fu oppressa, e coll'intervento degli Austriaci ristabilito il governo assoluto. I patriotti lombardi, già accordatisi con quei di Piemonte, durante la breve reggenza del principe di Carignano, attendevano che i Piemontesi passassero il Ticino, per effettuare essi pure col loro ajuto il rivolgimento. Nell' ansia di quei giorni fortunosi il Manzoni scrisse quest'ode; ma, riusciti a misero fine i tentativi, ai quali susseguirono repressioni, incarceramenti, esigli e supplizî, egli tenne celati quei versi fino al 1848 in cui furono stampati a Milano, dopo che Carlo Alberto ebbe varcato con l'esercito piemontese il Ticino. Vedi in questo vol., nota 1 a pag. 140.

di Lipsia-il giorno XVIII d'ottobre MDCCCXIII - nome caro
a tutti i popoli - che combattono per difendere

[merged small][ocr errors][merged small]

o per ri

Han giurato: Non fia che quest' onda
Scorra più tra due rive straniere:
Non fia loco ove sorgan barriere
Fra l'Italia e l'Italia, mai più!
L'han giurato: altri forti a quel giuro
Rispondean da fraterne contrade,
Affilando nell' ombra le spade
Che or levate scintillano al sol.

Già le destre hanno strette le destre;
Già le sacre parole son porte:

O compagni sul letto di morte,
O fratelli su libero suol!
Chi potrà della gemina Dora,

Della Bormida al Tanaro sposa,
Del Ticino e dell' Orba selvosa
Scerner l'onde confuse nel Po;
Chi stornargli del rapido Mella,
E dell' Oglio le miste correnti,
Chi ritogliergli i mille torrenti
Che la foce dell' Adda versò,

[blocks in formation]

V. 1. Soffermati. Sottintendi, i Piemontesi che il poeta milanese, figurando già effettuato il desiderio suo e degli altri patriotti, immagina che avessero varcato il Ticino. Il soffermati è qui tutto proprio a indicare atto momentaneo fino a che i Piemontesi proferiscono le parole del giuramento patriottico per quindi proseguire, unitamente con gl' insorti delle altre contrade, a liberare la Lombardia e la Venezia dal giogo straniero. V. 6-8. Tra due rive straniere. Fra due Stati diversi, quali fino allora la Lombardia e il Piemonte. Nei due versi seguenti poeta, allargando il concetto patriottico, accenna all'unità d'Italia, suo voto perenne; e più luminosamente nelle strofe terza e quarta.

V. 9. A quel giuro. Al giuramento dei Piemontesi espresso nei quattro versi precedenti. Il giuramento responsivo degli altri fratelli italiani è contenuto nei versi 15 e 16.

V. 17-32. La gemina Dora. La Dora Baltea e la Dora Riparia che sboccano nel Po, la prima a Crescentino, la seconda presso Torino. . II Tanaro prima di gettarsi nel Po riceve la Bormida, già ingrossata dall'Orba. Verso, sottintendi, nel fiume stesso. Una gente ec.: Una gente che fia [sarà] tutta libera o serva ec. D'altare. Il poeta religioso accenna qui all'unità della fede cattolica nella nazione.

-

[ocr errors]
« ÖncekiDevam »