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l'onorare amici e signori, in quel tempo avea raddoppiato di magnificenza fino al fasto e alla prodigalità, per farsi dei parziali, per dar nell'occhio alla moltitudine che si lascia agevolmente abbagliare da tutto quel che luce. Notano gli storici che nella sontuosità delle feste e dei banchetti, nello sfoggio degli abiti e dei cavalli, nella pompa della famiglia di donzelli, di paggi e di scudieri si lasciava indietro d'assai lo stesso suo nipote Azone creato signore di Milano.

Uno dei principali personaggi di quel crocchio era Lodrisio Visconti, fratello dell' intruso abate di Sant' Ambrogio,1 il consigliere più ascoltato che Marco s'avesse, l'istigatore suo in tutti quei segreti maneggi che avea avviati : uomo di bell'aspetto, di forse quarant' anni, valoroso della sua persona, ma uno spirito turbolento, irrequieto, che avea già fatto parlar di sè quel che sta bene, ch'era destinato ad acquistar dappoi una celebrità troppo vituperosa. Costui odiava da un pezzo Ottorino, e per l'invidia del vederlo prediletto da Marco, sul cui animo avrebbe voluto dominar solo, e per certi litigi che avea avuto col giovane cavaliere, come parenti ch' erano, a conto della successione del feudo di Castelletto sul Ticino, il quale da ultimo era toccato ad Ottorino. Marco avea cercato di racconciarli: già da qualche tempo parevano un po' abbonacciati: Lodrisio però non avea deposto l'antico rancore, e stava sempre alle vedette per cogliere il destro di poter perdere il suo rivale.

Un paggio annunziò l'arrivo del conte del Balzo: 2 tutti gli occhi si rivolsero verso l'uscio, ed ei fu visto entrare tenendosi per mano la figlia. Marco corse loro incontro tutto turbato; chè al primo apparir di Bice, la quale veniva innanzi cogli occhi bassi, col volto sparso di modesto rossore, credette di veder la madre di lei, di veder Ermelinda viva e vera, e se gli rimescolò a un tratto il sangue. Non ne diede però segno, accolse il padre con cortese dignità, con un volto degnevole, con uno sguardo che accarezzando si facea riverire, e fece alla figlia ogni onore che s' addicesse a gentil donzella, intrattenendola in lieti ragionamenti finchè non entrarono i paggi ad annunziare che le mense eran poste. Passarono allora tutti in un' altra sala: Marco si fece seder Bice alla destra, il conte del Balzo dall' altra mano, e tutta la brigata prese posto intorno alla tavola.

1 Giovanni Visconti, figlio di Matteo, e perciò fratello di Marco. 2 Oldrado conte del Balzo, padre di Bice e marito di Ermelinda Crivello già amata da Marco Visconti.

Non ci intratterremo a divisare l'ordine e il magistero di quel banchetto, che non avea certo la sontuosità dei banchetti che sole van darsi allora in occasioni solenni di corti bandite, ma con tutto questo era tale, che ai nostri giorni potrebbe far onore a qualunque più ricca e sfoggiata corte d'Europa.

Finissime tovaglie e tovaglioli con ricami e frangie e nappini e l'impresa del biscione nel mezzo, vaselli preziosi, sfolgoranti piatti d'argento e d'oro, vivande d'ogni ragione regalate di saporetti capricciosi a varj colori, pesci addobbati d'oro, pavoni studiosamente rivestiti delle loro penne e con tanta maestria atteggiati da parer vivi, che si vedevano in un punto sotto il coltello degli scalchi nudarsi e fumare, uccellami e salvaggiumi, un orsacchino coi peli sottilmente inargentati, colle unghie e i denti d'oro e il fuoco in bocca. Ad ogni servito si davano acque odorose alle mani, e si mesceano vini squisiti in bellissimi calici effigiati di metalli preziosi, in eleganti nappi di cristallo dipinti a fiori ad animali, a reticelle.

Quando i commensali furono all' ultimo bere entrarono nella sala dodici donzelli coi farsetti e colle calze divisate a due colori rosso e bianco, recando i doni della festa. Quale teneva a lassa una coppia di levrieri, di bracchi o di segugi, coi collari di velluto trapunto, cogli accoppiatoi e i guinzagli di marocchino fiorato; quale avea in pugno nobili astori e sparvieri e sagri e randioni addestrati a varie cacce, coi geti rossi, le lunghe branche, i capelli ricamati di perle, i sonaglini d'argento e una piastra pure d'argento in petto e suvvi il biscione; quale avea una spada coll' elsa dorata; quale una barbuta d'acciajo; altri mantelletti e sopravvesti di sciamito rilevato, colle funicelle di seta, i bottoncini di perle e le nappe d'oro.

Marco, all' arrivar dei paggi coi doni, s'accorse che non v'era nulla di che poter presentare una gentil donzella; e chiamò a sè con un cenno un suo scudiere, il quale allontanatosi un momento dalla sala, ricomparve portando una corona di perle s' un bacile d'oro. Allora il signore si levò in piedi, prese la corona colle due mani, piegò un ginocchio innanzi a Bice, poi rilevandosi gliela posò gentilmente sul capo, dicendo:- Dio salvi la regina del convito e tutti i commensali risposero con un grido d' applauso.

Ciò fatto, pregò la fanciulla che volesse, ripetiam le sue parole render graziosi que' suoi poveri doni, offerendoli

ella di sua mano ai cavalieri e ai baroni che gli avean fatto onore. - Bice sorse in piedi e tutti i commensali fecero altrettanto. Marco medesimo, servendola da scudiere, la guidò a fare il giro delle mense, e riceveva dalle mani dei paggi, e porgeva a lei cosa per cosa, ch'ella con bel garbo offeriva di mano in mano a quello cui si trovava dinanzi, intanto che il presentato riceveva la cortesia con un ginocchio in terra, baciando il lembo della veste alla bella donatrice. Ad Ottorino toccò un elmo d'acciajo col cimiero smaltato, e vi fu alcuno che notò come alla vaga regina tremasse la mano più del solito nell' offrirglielo; ma la si diede1 che il peso di quell' arme fosse soverchio al braccio troppo delicato d'una donzella.

L'ultimo a ricevere il dono fu il conte del Balzo, per cui Marco avea serbato un superbo falcon pellegrino. Lo ricevette anch' egli con un ginocchio piegato, dalle mani della figliuola, le baciò, come gli altri, il lembo della veste; ma nel levarsi in piedi non potè contenere l'impeto della sua paterna consolazione, e gettandole al collo le braccia le fece un bacio sulla fronte, dicendole: - Figliuola mia, Iddio ti benedica! - al che si levò un nuovo grido d' applauso per tutta la sala.

Quando il rumore fu quieto, Marco disse alla fanciulla: Bellissima e umanissima regina, sarò io il solo fra tutti questi vostri fedeli che debba rimanermi senza un vostro favore? se la mia domanda non è troppo superba, potrei sperare d'ottenere dalle vostre mani un nastro, una cordellina, un filo, un segno qualsisia che m'avete accettato per vostro vassallo?

La donzella restò tutta confusa e quasi adombrata, ma il padre di lei Presto le disse stáccati di dosso qualche cosa.... qualche cosa, via.... una di codeste maniglie. Ella obbedi, si sciolse dal polso sinistro una fettuccia di seta trapunta d'oro: Marco piegò il ginocchio, e la ricevette dalle sue mani.

1 La si attribuì a questo, cioè che il peso ec.

[Capitolo X.]

Le fece un bacio, per Le diede un bacio, è un lombardismo da evitarsi.

Il barcajuolo e la moglie nella loro capanna

dopo la morte del figlio.

La capanna del barcajuolo, padre dell' annegato,1 era posta, come abbiam detto, di là del paese,2 tirando a tramontana. Quel che si vedeva di essa guardando dal lago, non era che un po' di tettuccio di paglia con una croce di legno piantata in vetta; tutto il resto veniva nascosto da due vecchi castagni, i quali parevano chinarsi per abbracciarla. Al di dentro era una cameraccia non ammattonata, col palco ingraticolato e le muraglie tutte nere dal fumo.

Si vedeva in un canto un letticciuolo coperto d' una grossa e ruvida coltre, di quelle che si chiamavano catalane, dalla Catalogna d'onde venivano; nome che conservano ancora in alcuni paesi del lago di Como: era quello il giacitojo del povero Arrigozzo, e in quel momento vi dormiva sopra un barboncino, il suo cane fedele.

A piè del letto, alla distanza di non più di due passi, stava un cassone massiccio, ripieno di terra, dentro il quale, secondo l'uso comune a quel tempo per tutta l'Europa (perocchè era ancor fresca l'invenzione dei camini), si faceva il fuoco, e v'era posto un laveggio a bollire sopra un trepiede; più innanzi, e proprio nel mezzo della camera, sorgeva un desco di faggio: quattro seggiolette impagliate, una mezza dozzina di remi, una rastrellieretta a piuoli appiccata al muro, sulla quale erano messi in parata alcuni piattelli, tre scodelle di terra e tre cucchiai d'ottone luccicanti come un oro; una cassa, una fiocina e un bertovello compievano il mobile di tutta la casa.

Seduta vicino al desco, sotto una lucernetta di ferro attaccata con un uncino ad uno staggio pendente dal palco, stava filando la vecchia Marta, la madre dell' annegato. La faccia piuttosto asciutta che scarna, segnata di poche rughe, il portar diritto della persona, il movere risoluto delle membra mostravano in lei una natura valida e rubizza, che le fatiche e i disagi d'una povera vita non avevano domata. Ma quella fronte, dal cui fondo spirava un'aura serena di pace, si vedeva allora rabbujata da un cordoglio recente e inusato: uno che l'avesse veduta per la prima

Il giovane Arrigozzo, loro figlio unico, che si era annegato per bur

rasca nel lago di Como.

2 Limont

volta, poteva agevolmente notare su quelle guance un pallore che non vi doveva essere abituale, un insolcarsi ancor fresco; avrebbe indovinato che quegli occhi, gonfi e sbattuti per le tante lagrime versate, non erano però usi al pianto.

Movea visibilmente le labbra, dicendo le sue divozioni, e di quel suo tacito pregare non si udiva che lo strascico delle ultime sillabe, le quali le morivano sulla bocca in un lieve fischio ch' ella accompagnava col piegar frequente e fervoroso del capo.

Di tanto in tanto volgeva gli occhi a quel letticciuolo, poi gli alzava al cielo in atto di sì desolata pietà, da far manifesto il voto segreto che mandava al Signore, perchè degnasse di richiamarla a sè, di riunirla al suo Arrigozzo.

Michele, colle spalle volte al desco, stava seduto presso al fuoco, curvo sopra di quello, con una mestola in mano tramenando una minestra di panico nel latte, che bolliva nel pentolino; un dolore più ruvido, più duro, che avea pure qualcosa del dispettoso e dell'iracondo stava sul volto di lui. Egli teneva a bello studio volte le spalle alla moglie, perchè l'aspetto del dolore materno non incrudisse il suo, e continuava in quella bisogna senza levar mai il capo.

Come fu scorsa una mezz'ora, la donna sorse in piedi, si tolse la rócca da lato, andò verso il fuoco, ne tolse giù il laveggio; quindi accostatasi alla rastrelliera, tutta infervorata com'era nelle sue orazioni, si vide dinanzi le tre scodelle; ne le trasse fuori per un moto macchinale; e ripetendo in quella preoccupazione ogni atto a che la mano correva da sè per la consuetudine di tanti anni, le dispose tutte e tre sul desco, mise un cucchiajo a lato di ciascuna, versò in tutte la vivanda e chiamò Michele venite a Ma in quella che il marito obbedendo alla voce di lei s'accostava alla tavola, la donna s' accorse d'aver messo un tagliere di più, pigliò affrettatamente una delle tre scodelle e la posò in terra, volendo far sembiante di averla riempita pel cagnolino: al marito però non isfuggì quell'atto sollecito e turbato; notò egli quel terzo cucchiajo che rimaneva tuttavia sulla tavola ad un posto consueto, e indovinando l'amorosa smemoratezza della madre, rivolse la faccia altrove per non lasciarsi scorgere commosso, prese il suo piattello, il cucchiajo, e tornò al posto di prima.

cena.

Marta chinò il capo sul petto, stette un momento per ricomporsi, poscia chiamò pel suo nome il barboncino, il

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