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ciocchè a quel lorno era assai celebre l'ordine serafico, onde avvenne che i nostri sovrani chiamavano nella reggia i più ragguardevoli soggetti dell'ordine medesimo, adoperandoli o da consiglieri o da cappellani maggiori, come avvenne al prefato fra Matteo d' Acquaputrida, oggi Mirabella nella nostra provincia, che nel 1343 trovavasi confessore e consigliere della regina Sancia vedova di Roberto, e due anni dopo della costui erede Giovanna I (1); e come avvenne pure di fra Giovanni da Gallinara, il quale da Giovanna I fu creato ambasciadore per comporre la pace con Federigo III re di Sicilia, il quale per la medesima causa delegò fra Ubertino da Corleone vescovo di Lipari suo cappellano maggiore (2).

TALIA SACRA, ma anche il Toppi nella BIBLIOTECA NAPOLETANA, Giovanni Andrea Tria vescovo di Larino, e quindi arcivescovo di Tiro, nelle Memorie storiche civili ed ecclesiastiche DELLA CITTA' E DIOCESI DI LARINO METROPOLI degli antichi FrenTANI pubblicate in Roma nel 1744.

(1) Di ciò troviamo anche menzione ne'registri del 1347 del regio archivio di Napoli, riportandone pure il Vaddingo nell' appendice al vol. VIII de' suoi annali il corrispondente diploma, in cui Matteo, e sì il fratello Filippo Guiliant, ed il nipote Tueruolo, son chiamati ciamberlani e familiari di essa Giovanna, Cambellanis et Familiaribus nostris, ed oltre a taluni beni è fatto loro, in compenso di servigii, un assegnamento di 32 once d'oro. Rileviamo da ciò che dovea essere la sua famiglia di molto nobile, e perciò elevata in corte; che anzi l' istesso cognome del tutto francese ci fa credere che la famiglia fosse una di quelle che dalla Provenza vennero co' sovrani angioini nel regno, e poi vi ottennero onori e beni; e forse possedeasi in feudo da questi signori Guiliant la città di Acquaputrida, allora miseramente distrutta.

(2) Le condizioni di detta pace si furono: che Federigo intitolato sarebbesi re di Trinacria, e Giovanna regina di Sicilia, e che il re menerebbe in moglie Antonia del Balzo figlia di Francesco duca d' Andria, sorella di Giacomo imperadore di Costantinopoli, e consauguinea della regina, come pure di pagare in ogni anno una data somma di danaro in beneficio di quest' ultima. V. il CATALOGO DE'

XXVII. ALBERTO ALBERTINI - Anno 1357.

Alberto Albertini ebbe nascimento in Nola verso il 1300 da famiglia illustre per sangue e per valor di armi, perciocchè dipendeva essa da Uberto, quel medesimo appunto che venne al conquisto del regno capitanando trecento lance con Carlo I d'Angiò, e col conte Guido Guerra suo zio. È a meravigliare che il Pionati, l'Ughelli ed altri storici l'abbian preterito, e sarebbe così rimaso, se il Coleti, nelle addizioni all' Ughelli (1), non avesse fatto ricordo di lui. Datosi egli al ministerio ecclesiastico, fiori per dottrina, prudenza e bontà di vita ai tempi di monsignor Rufo o Rufolo, talchè venne assunto alla dignità episcopale unitamente a' suoi chiari concittadini fra Niccolò e Giovanni da Nola, il primo minorita е l'altro dell' ordine de' predicatori: come fa fede il Remondini, che trattò DELLA NOLANA ECCLESIASTICA STORIA (2), l'Albertini fu vescovo di Avellino, e gli altri due vescovi di Soana e Civitate, innanzi però che questa fosse unita all'altra cattedra di S. Severo da Gregorio XIII Boncompagni nel 1580.

L'anno però in cui l'Albertini venisse tra noi, è ignoto, conciossiachè nè il Remondini, nè il citato Coleti ne fanno alcun molto; pare nondimeno esser ciò avvenuto verso il 1357, come si può inferire dalle parole di quest' ultimo: Albertus

CAPPELLANI Maggiori del REGNO DI Napoli e de confESSORI DELLE PERSONE REALI. Napoli, presso Angelo Coda, 1819,

(1) Vol. VIII, pag. 195.

(2) Vol. III, pag. 154.

148

'Alberlinus dum esset Episcopus Abellinensis, Capuanam Administrator suscepit regendam Ecclesiam post obitum Joannis de Porta anno 1357. Ejus meminit Ughellus in Capuanis t. 6 (1).

E nel vero tenne egli una tale amministrazione sino al 1360, quando appunto dice il Granata (2) di essere stato nominato arcivescovo di Capua da Innocenzo VI, che obbligò i vescovi alla residenza, un tal Reginaldo o Rainaldo canonico francese; val quanto dire per lo giro di quasi anni 3, avendone l'Albertini preso il possesso per Procuratorem, come soggiunge il riferito istorico, ed all' uopo scritto al capitolo capuano nell'agosto dell' anno 1357.

Quando poi l' Albertini avesse sua giornata compiulo è a noi parimente ignoto; sebben sia da credere esser la sua morte avvenuta nel 1367; anno in cui troviamo la prima volta il suo successore sulla nostra cattedra episcopale.

Ebbe egli a metropolitani, l' istesso de Pino, che tenne a vicario generale in Benevento nel 1355, Niccolò di Bisaccia vescovo di Montemarano e prima ancora della chiesa Casertana; e fra Guglielmo Lemovicense dell' ordine de' predicatori succeduto al De Pino nell' anno della sua morte 1360; e finalmente fra Ugone de Bruxeo dello stesso ordine de' predicatori, ed Ugone II Guidardi, non già Ripti, come altri scrissero, emergendo il suo vero cognome dal proprio sinodo provinciale il primo cioè col succedere al suo fratel

(1) V. I' Ughelli nel luogo citato

(2) STORIA SACRa della chiesa METROPOLITANA di Čapua, vol. 1, lib. I, cap. IV, p. 152. Napoli dalla stamperia simoniana 1766.

lo nel 28 marzo 1363, e l' altro nel 29 novembre 1365 (1).

XXVIII. FRA NICCOLÒ II. Anno 1367.

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Costui, a giudizio del Cavalieri (2), vide nel 1319 la luce in Sorrento, città ridentissima e feconda di alti ingegni. È però qui da notare che nè l'Ughelli, nè il De' Franchi, nè il Pionati han fatto di ciò menzione, come ancora non han ricordato appartenere all'ordine de'padri predicatori. Di fermo, pervenuto al grado di priore del convento di Salerno, meritò per la sua dottrina, umiltà e zelo di esser chiamato a successore dell' Albertini nella nostra chiesa; il che non avvenne nel 1370, come estima il prefato p. Cavalieri, si bene verso del 1367, perciocchè troviamo lui intervenuto nel 1 di luglio di questo anno alla solenne consacrazione della chiesa di s. Audeno compiuta da Simone vescovo di Bisceglie, come da queste parole del Coleti nelle sue annotazioni al mentovato Ughelli (3): Abellinensem Cathedram, egli dice, regebat Nicolaus anno 1367, quo primo die Julii interfuit consecrationi Ecclesiae S. Audeni a Simone Vigilensi Episcopo peractae, ut apud Sarnellium de Episc. Vigilien. p. 53.

(1) È qui a notarsi che il ripetuto Bruxeo stabili nella metropolitana di Benevento il numero di 30 canonici, che un tempo ascendeano a 87, come ricavasi da un pubblico instrumento del 22 aprile 1364, indizione If, ricordato dal Sarnelli.

(2) Galleria de' SOMMI PONTEFici, patriarchi, ARCIVESCOVI E VESCOVI DELL'ordine de' pREDICATORI DIVISATA CON CINQUE CRONOLOGIE. Vol. I, pag. 178. Benevento, dalla stamperia arcivescovile, 1696.

(3) Luogo citato.

Venne Niccolò promosso all' episcopato di Avellino da Urbano V, Grimoard de' signori di Grisac, quegli appunto che restaurò il Vaticano; e, ritornato in Avignone, vi mori nel 1370 (1). E qui è da notare che Avellino ebbe a correr molti pericoli nel suo reggimento, non inferiori a quelli del 1250 quando essa città, come narrammo, dal fiero conte o marchese di Homburg in cenere quasi fu ridotta. Conciossiachè oltre all'invasione straniera, ed alle guerre di cui quasi ardeva il nostro regno, si ebbero per licenza di popolo e per debolezza di governo a formare varie bande di ladri e micidiali; i quali devastarono Terra di Lavoro, e giunsero a tanto d'insolenza da spignersi fino alle porte della metropoli, ma, perduto capo, rimasero dispersi. Non cosi nel 1373, quando, ingrossati di numero, avendo alla testa Pasquale Ursillo, giunsero ad occupare Melfi, e tutta la valle Beneventana, mettendo a ruba ed a sacco tutte le terre e le borgate, e penetrarono nell'anno seguente nel castello di Avellino, ponendo in soqquadro la città e spogliando la cattedrale, le chiese ed i moltissimi monasteri di quanto più prezioso si avevano. Ciò avvenne poco tempo prima che fosse tolto unitamente alla contea a Li

il

(1) Il nominato pontefice chiamò ancora in Italia con assai poderoso esercito l'imperatore Carlo IV nel 1368, affin di sottomettere gli usurpatori degli stati della Chiesa. Stando adunque in Viterbo fu egli visitato non solo dallo stesso, ma anche dalla di lui consorte, e dal conte di Savoja; i quali lo aspettarono un miglio lungi da Roma, ove fe il suo ingresso a cavallo: teneano la briglia l'imperadore ed il detto conte di Savoja, camminando a piedi ciascun da un lato. Nel giorno poi di Ognissanti coronò la mentovata imperadrice, assistendo il marito da diacono, e senza cantare il vangelo. Cosa in vero accordatagli nel solo di del Natale.

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