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stro Capitulo Avelleni ad sonum Campanelli per Nos specialiter unilo, vocato et congregato, cum omnibus et singulis sollemnitatibus in tali negotio requisitis et de jure faciendis, praefatas Ecclesias rurales omni meliori modo, quod jure possumus et debemus, et potest ac debet, eidem Archipresbyteralui unimus, incorporamus et annectiet in unum Collegium quinque Portionistarum creamus, facimus et erigimus, modo et forma supplicatis, et proventus, fructus, redditus dictorum Archipresbyteratus et ruralium Ecclesiarum praedictarum valeant Archipresbyter ac Portionistae praedicti in Collegio praefato aequaliter, aut alias sibi visum fuerit, percipere et habere in suum et dicti Collegii usum, et utilitatem convertere, cujusvis dioecesalis aut alterius. Superioris futuri licentia minime requisita. Volumus autem propter unionem et annexionem harum ruralium Ecclesiarum praedictarum in Collegio affato, debitis propterea non defraudent obsequiis, nec fundatorum, aut fundatricium, eorumque animarum cura in Collegio praediclo nullatenus negligatur, sed earum et cujuslibet ipsarum debite supportentur onera consuela. In quorum fidem has praesentes manu nostra propria subscripsimus, sigillique nostri fecimus et jussimus impressione nostra muniri. Datum Avelleni nostro in Episcopali Palatio, die 23 Aprilis anno Domini 1533, indictione sexta, Pontificatus Sanctissimi in Christo Patris el Domini nostri Papae Clementis septimi anno X, Praesulatus nostri anno III.

Nos SYLVIUS EPISCOPUS AVELLeni et FrequenNTI ila unimus,incorporamus et annectimus, sicut supra. Loco Sigilli.

Nè solo ciò creò anche rettore della chiesa di s. Niccolò di Prata, di padronato della famiglia Gesualdo, D. Benedetto Marchiseno sin dal 1529, secondo che si ha dagli antichi registri di curia; come pure conferi al Padre della benedettina congregazione di Montevergine D. Dionigi degli Antici, di Bajano, il benefizio sotto il titolo stesso di s. Niccolò di Mirabella, nel 1535; giusta l'altra sua bolla, col Datum Taurasii Nostrae Frequentinae Dioecesis die decima Julii 1535, Pontificatus Domini Nostri Pauli Papae tertii anno primo Praesulatus vero nostri anno sexto feliciter amen. Questo beneficio fu conceduto alla Congregazione medesima dai signori Guindazza, possessori, come ci assicura l'Aldimari nell' HISTORIA GENEALOGICA DELLA FAMIGLIA CARAFA, fin dal 1293, non solo della medesima terra di Mirabella, ma anche di molti altri feudi, come Cantarello, Castelluccio del Samo, Casale del Conte, Canneto, Acquaviva, Samo, Apetina, Acerno, Calabritto, Tegora, Fornello, Pietrapaola, Cropolazio, Crosia e Calveto (1). E finalmente eresse, tra le altre parrocchie della diocesi di Avellino, quella del casale, oggi comune di Cesinale, nella chiesa propriamente in allora conosciuta sub vocabulo Sancti Antonii de Vienna, come dalla terza sua bolla col Datum in praedicto Casali Cesinalis Die Decimo mensis

(1) V. il citato autore nel lib. III, pag. 271 e seg. Questa nobilissima famiglia ebbe un Tommaso Guindazza capitan di cavalli e reggente della G. C. della Vicaria negli ultimi tempi; un duca di Apollosa similmente; un Sergio, che nel 1348 fu cavaliere, cameriere e famigliare di Giovanna I, non che giustiziere e vicerè di Sorrento, Somma e Castellamare ed altri luoghi; e finalmente nel 1380 un Francesco maresciallo del regno.

Januarii Millesimo quingentesimo trigesimo septi mo 1537. Pontificatus Sanctissimi in Christo Patris et Domini nostri, Domini Pauli Divina Provi dentia PP. tertii anno ejus tertio, Praesulatus vero nostri anno VII.

Fu nel suo episcopato che l'imperadore Carlo V, nel 1537, ad istanza della prefata contessa Maria Cardona, concesse ad Avellino la fiera o mercato in ogni settimana, cioè nel giorno di sabato, mentre l'altro del martedì venne accordato da re Ladislao. Ed in seguito concesse anche l'annual fiera con le esenzioni disposte in pro di quella di Lanciano, da incominciare dai 23 di giugno e terminare al 3 luglio, spedendone il medesimo imperadore il diploma da Brusselles nel 30 aprile 1549 fiera che poi a miglior comodo de' cittadini Filippo II con privilegio del 31 maggio 1558 la trasferi a' 4 giugno con la durata sino ai 15. I mercati si son ritenuti al gran vantaggio della popolazione, ma la fiera è andata in disuso.

Il Messalia intanto, decorato da grandi virtù e da fama intemerala, seguitò a reggere la propria chiesa, fino al 1544; quando colto da morte, venne sepolto nella sua cattedrale: Eam rexit, conchiude l'Ughelli, laudabili fama virtutum, ad annum usque 1544, et mortuus in Abellina Cathedrali humatus est.

Ebbe egli a metropolitano il solo arcivescovo Francesco della Rovere, il quale reggendo la chiesa beneventana per anni 14 e giorni 19, condotto ad estrema vecchiezza, rassegnò sua chiesa nelle mani di Paolo III Farnese, il quale era stato già suo predecessore, nel 7 aprile del 1544. Mori poi in Roma, nel 21 gennajo dell'anno appresso, e fu se

polto nella chiesa di s. Agostino con apposita inscrizione. Nell' istesso giorno della rinunzia, che dice il Coleti nelle annotazioni dell' Ughelli (1), di essere stata invece il 2 aprile sull'appoggio degli atti del Vaticano, il papa destinógli a successore Giovanni della Casa patrizio fiorentino, letterato di prima schiera e restauratore delle buone lettere in Italia. Il che avvenne dopo di aver occupato luminose cariche nella corte romana, infra le quali quella di Nunzio apostolico in Venezia, morendo come vedremo nel 1556.

Abbiamo del Messalia un' opera, DE REGIMINE CHRISTIANITATIS, pubblicata in Roma nel 1518, e dedicata al suo gran mecenale Leone X.

XL. GIOVAN GIROLAMO ALBERTINI Anno 1545.

Nacque egli in Nola nel 1492, e fu il secon do de' figli di Simon Giacomo e di Aurelia Filomarini, essendo stati i due altri Gentile e Felice, il primo capo delle illustri e cospicue case de' principi di Sanseverino e Cimitile, l'altro cavaliere dell' insigne ordine di s. Giacomo e contestabile di Fiandra, morto nel 1540. Dotato intanto di estraordinario ingegno, di alti lumi e profonde cognizioni legali, la gloria e l'ammirazione addivenne non solo del clero nolano ai tempi del celebre monsignor Gio. Francesco Bruni intervenuto nel Concilio Lateranense, ma si bene del regno intero. In effetti, rendutosi di sommo credito e singolarissima stima l'Albertini appo i suoi sovrani Carlo V e Filippo II, non che gl' istessi romani pontefici Cle

(1) Vol. VIII, pag. 168 e 170.

mente VII e Paolo III, meritò ascendere a parecchi luminosissimi gradi e dignità, tra cui quello di avvocato de' poveri nella Gran Corte della Vicaria nel 1533, di presidente della Regia Camera nel 1541,di reggente della Real Cancelleria nel 1542, e finalmente di vescovo di Avellino e Frigento nel 19 gennajo 1545; le quali chiese per altre, siccome ci assicura l'Ughelli (1): Post annos omnino tres nuncium libere remisit nondum consecratus. Ed a ragione, perchè venne chiamato per ben quattro volte in Ispagna a regolare e determinare gl'importanti affari di quella vasta e potente monarchia, come ancora per trovarsi eletto generale della nostra armata sopra de' Sanesi nel 1552.

Ritornato in Napoli, compi sua carriera mortale nel 21 dicembre 1562, nell'età di anni 70; facendo segnatamente di lui onorevolissima menzione il Toppi, nella sua BIBLIOTECA NAPOLETANA e nell' altra opera DE ORIGINE TRIBUNALIUM, il Remondini, e lo stesso Amenta, nella sua lettera dedicatoria DE RAPPORTI DI PARNASO a Giulio Cesare Alberlini principe di Fagiano; nella quale parlandosi degli Albertini di Nola, da cui trasse appunto origine esso principe, si fanno i medesimi discendere dalla Sassonia, e poi venuti nel regno con Carlo I d'Angiò sotto il comando del conte Guido Guerra, come altra volta dicemmo.

XLI. BARTOLOMMEO I DELLA QUEVA-Anno 1548.

Ebbe a ventura di trarre i natali nel 1499 da Francesco Fernandez duca di Albuquerque, mar

(1) Luogo citato, pag. 201.

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