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Fu egli caro a tutti, imperò tenulo in gran pregio da papa Gregorio XIV singolarmente, avendone descritto pure le proprie virtù il rammentato cardinal Passerini: Quippe qui, come soggiunge lo stesso Ughelli nel luogo citato, Card. Passerini affinis, virtutes ad vivum referret.

Ci resta a notare da ultimo che ebbe il Passerini tra noi a vicarii generali non solo il nominato arcidiacono Eraclio d'Offieri dottore nell'una e nell' altra legge e protonotario apostolico, si bene Attilio Gracco, Giulio Cesare Romano, e Scipione Pandochio suo concittadino, i quali furono parimente dollori in amendue i dritti; ed ebbe a metropolitano poi nella chiesa di Benevento l'anzidetto arcivescovo Massimiliano Palombara.

XLV. TOMMASO I VANNINI-Anno 1599.

Venne egli dall'Ughelli, dal De' Franchi, cognominato Vannucci, e dal Pionati nella SERIE De' veSCOVI DI AVELLINO ; ma il Coleti però frugando gli atti Vaticani, corresse il primo, e nelle annotazioni lo nominò Vannini (1); e veniva a luce in Cortona da nobilissima famiglia circa il 1544. Costui fu uomo di gran nome, quantunque la storia avesse poco di lui narrato, e si distinse specialmente nelle materie ecclesiastiche e civili, e quindi onorato del grado non solo di dottore nell'una e nell' altra legge, si bene in sacra Teologia; perlochè, vacata, come accennammio, la nostra sedia per la traslazione del Passerini all'altra di Pistoja nel 1599, vi fu per la sua religione

(1) Vol. VIII, pag. 203.

e sapere inviato dallo stesso Clemente VIII nell'anno medesimo.

Il Vannini fu come il suo degno concittadino e predecessore benemerito alla sua chiesa, avendo ordinata nuova rettifica e più accurata descrizione de' beni della stessa; si nella città e si nella sua diocesi a cagione delle tante vicissitudini de' tempi andati, e segnalamente quelle del 1440 siccome ricavasi da uno stralcio di Platea formata da monsignor Giustiniani nel 1629. Quanto alla cattedrale di Frigento poi dal catalogo de' vescovi di entrambe le diocesi ricavasi, che sulla sua porta maggiore evvi la propria impresa colla leggenda che ha la data del 1600: THOMAS VAN. ẸP. FRE. ET AVELL.; il che prova certamente di averla abbellita o ristorata in occasione di tremuoto, essendo stati questi colà di molto frequenti secondo leggesi nel Freccia; e come monumento tuttora durevole di altri suoi immensi benefizii largiti alla cattedrale medesima, rimangono ancora quattro candelabri di ottone all'antica colle sue armi parimente e colla stessa leggenda accennata di sopra, i quali prima erano al maggiore altare, ed in seguito furono collocati nell'altro del Purgatorio.

Ricavasi infine di essersi sotto del suo governo tentata da Carlo Gesualdo, signore della terra di tal nome, la separazione di dette due diocesi, ma che poi deposto il proponimento ritirossene la procura (1).

(1) Il prefato Carlo fu pure principe di Venosa e conte di Consa, ed impalmò in prime nozze Eleonora d'Este figliuola di Alfonso II duca di Ferrara: fondò in Gesualdo la chiesa e convento de' PP. Cappuccini, come rilevasi dalla seguente inscrizione.

DOMINUS CAROLUS GESUALDUS COMPSAE comes vill, AC VÉNUSI PRINCEPS III. HOC TEMPLUM VIRGINI MATRI DICATUM AEDESQUE RE

Costui intervenne inoltre con sei altri suffraganei al concilio provinciale celebrato in Benevento dall'arcivescovo Massimiliano Palombara nel 29 settembre del 1599, sottoscrivendosi appunto : Thomas Vanninus Episcopus Avellinensis et Frequen. subscripsi. Al che si aggiunge che visitò tre volte la sua diocesi, ed a riformare maggiormente i costumi del clero non mancò di convocar pure diversi concilii diocesani, tra i quali uno in Frigento nel 24 giugno 1601, e ne delegò la presidenza all' arcidiacono Eraclio d' Offieri suo vicario generale; trovandosi egli in tal tempo in Roma per affari della sua chiesa, avendo pur quivi nel 3 del precedente maggio, assistito con Bonaventura Secosio, ministro generale dell'ordine dei Minori, arcivescovo di Messina, e patriarca di Costantinopoli, non che delegato apostolico nella pace de' sovrani di Spagna e di Francia, alla solenne consagrazione di Paolo Tolosa, vescovo di Bovino, fatta in s. Silvestro al Quirinale, dal cardinale Alessandro de' Medici (1). Dagli atti ancora della curia ricavasi, che nel 22 marzo 1603 dichiarò di libera collazione l'arcipretura di Fontanarosa nella causa tra il principe di Venosa, ed il promotor fiscale della curia medesima; e trovando si

LIGIONIS DOMICILIUM PIETATIS INCITAMENTUM POSTERIS A FUNDAMENTIS EREXIT. A. D. MCXCI.

(1) Il detto Tolosa fu patrizio napolitano e chierico Teatino, come pure teologo ed oratore di sommo grido, per lo che fu prescelto alla nominata chiesa da Clemente VIII nel 30 aprile 1601.Indi Paolo V lo promosse alla sede arcivescovile di Chieti nel 1616, ove mori nel 3 ottobre 1618, non nell'anno appresso, V. CENNi storici sulle CHIESE ARCIVEScovili, vescovILI E PRELATIZIE (nullius ). DEL reGNO DELLE DUE SICILIE RACCOLTI, ANNOTATI, SCRITTI PER L'AB. VINCENZIO D'AVINO, pag. 88. Napoli dalle stampe di Ranucci 1848,

milmente in Avellino che la ozione e la elezione de' canonici nelle vacanze rimaneasi presso del capitolo, da acerrimo sostenitore della propria giurisdizione implorò ed ottenne dalla s. Sede, in alJora meritamente occupata dal dotto giureconsulto Paolo V Borghese (1), il dover egli conferire ne' rincontri e come praticò col clerico Giuseppe d'Arminio che il sottopose pure con altri a strepitoso concorso, e tanto fu anche praticato solto di Muzio Cinquino e del sullodato Giustiniani suoi successori (2); stabilendo in fine la puntatura per lo servizio del coro.

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Questo prelato, che splendidamente celebrò i natali del figlio di Filippo III e di Margherita d'Austria erede del regno, e che vide in un sol anno salire alla cattedra di Pietro tre pontefici, cioè Clemente VIII che fini suoi giorni nel 5 marzo 1605, Leone XI de' Medici il quale regnò meno di un mese, e Paolo V che scomunicò la repubblica di Venezia per alcune leggi fatte contro gli ecclesiastici; morì nel 5 maggio 1609, venendo da tutti compianto, e lasciando solo di sè desiderio perpetuo.

Ebbe egli a vicarii generali oltre all' arcidiacono d'Offieri, il detto Annibale d'Elia arciprete di Mi rabella e protonotario apostolico, non che Michelangelo Valignani dottore nell'una e nell'altra legge ed in s. Teologia. E finalmente a suoi metropolitani il Palombara, che consecrò nel 1592, come altrove dicemmo, la chiesa del soppresso eremo dell'Incoronata presso Avellino, e che dopo di aver

(1) V. il Bellabona, lib. III, raggua. IX, pag. 222; in cui, per mero errore tipografico, è detto Vandini, e non Vannini. (2) V. lo stesso autore, luogo citato.

seduto da saldo propugnatore anch'egli della libertà ecclesiastica in Benevento, per anni 32, mesi 7, e giorni 27, mori a' 23 gennajo 1607; ed il cardinale del titolo di s. Balbina Pompeo Arigonio romano, creato arcivescovo nel 10 aprile dello stesso e di cui favelleremo in processo. anno "

XLVI. MUZIO CINQUINO Anno 1609.

Ebbe egli nascimento in Roma verso il 1556 da famiglia nobilissima e derivata dalla repubblica di Pisa, avendo a genitori Alessandro e Claudia Capranica, appartenente quest' ultima a quel Paolo Capranica dapprima segretario di Martino V Colonna, dappoi vescovo cbroicense, e finalmente ar civescovo di Benevento nel 1427. Datosi con grande alacrità di animo agli studii, di buon' ora divenne chiaro non solo come letterato di buona lena, ma corne versatissimo nel dritto. Ottenuta la laurea dottorale nell'una e nell'altra legge unitamente a Curzio e Roberto suoi fratelli, videsi promosso a canonico della insigne basilica Liberiana (1), dalla quale per volere di Paolo V passò poscia alla chiesa di Avellino nel 10 giugno 1609, ed ebbe a governarla per circa venti anni, distinguendosi in cotal reggimento per bontà di costume, per pru

(1) Tale basilica ora è detta di s. Maria Maggiore, per essere essa la principale tra le chiese dedicate alla Vergine, ed è una delle cinque basiliche patriarcali di Roma; quali si credono instituite a memoria de' cinque patriarcati esistenti neli'orbe cattolico, cioè romano, costantinopolitano, alessandrino, antiocheno, e gerosolimitano.

Trovansi esse espresse nel seguente distico:

Paulus, Virgo, Petrus, Laurentius atque Joannes.
Hi patriarcatus nomen in Urbe tenent.

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