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Per lo che, stimolati dalla sua veneranda autorità, e da quella di monsignor Salomone, a pubblicare un cenno della chiesa avellinese, ed inserirlo a premura dello stesso nella ENCICLOPEDIA DELL' ECCLESIASTICO, che veniva data alla luce in Napoli; questo noi ora, con altre non poche aggiunzioni, riproduciamo, come parte essenziale del nostro lavoro; il che torna utilissimo, nou pure perchè parte precipua di esso, sì bene perchè, rivelando l'origine della stessa, porge molta luce a chiarire dei fatti, che potrebbero al lettore giugnere oscuri. Oltre a ciò, descrivendo noi con ordine cronologico le vite dei vescovi, da cui procedette quanto di grande e di notevole si presenta allo storico, dalla cognizione dell'effetto maggiormente si comprende la cagione.

Quanto poi alle vite de' mentovati pastori avellinesi, di leggieri si potrà comprendere la fatica da noi durata perciocchè l'Ughelli, istorico di grido, nella ITALIA SACRA non solo quanto ai vescovi avellinesi mostrò povertà di erudizione, ma corse assai volte in errori; ed è ancora da aggiugnere che il De' Franchi ed il Pionati nelle proprie opere non presentarono di questi vescovi che nudi e semplici cataloghi; oltre alla mancanza di notizie, ed agli errori di tempo; perlochè noi ci siamo studiati a tutto potere, con la scorta def Coleti e di altri reputatissimi autori in fatto di storia ecclesiastica, ripianar gli uni, correggere gli altri; il che abbiam fatto seguendo le vesti

gia di molti altri insigni scrittori, i quali, a supplire il difetto del rammentato Ughelli, s'ingegnarono in ogni guisa a raccorre delle memorie rimasle inosservate, compilando perciò delle istorie episcopali delle diocesi cui apparteneano. Nè omettemmo noi di far tesoro delle profonde lucubrazioni di tanti valenti uomini, che caldi di amore per le cose del medio evo snebbiarono la oscurità di quel tempo che da per tutto avea sparso la barbarie e lo spirito guerresco; satisfacendo cosi al desio del grande Muratori, che fin dai suoi tempi proclamava un supplemento all' ITALIA SACRA.

Nè solo ciò a meglio riuscire in tale ardua e penosa impresa, mancando pure tra noi una pinacoteca o sala blasonica di vescovi, come in Napoli, Benevento, Salerno, Anglona, Andria, Nola, Sulmona, Trivento, Ostuni, Policastro, ed altre cospicue chiese, non abbiamo intralasciato ne'rincontri di consultare de' pubblici archivii, e peculiarmente quelli della Santissima Trinità di Cava e Montevergine, per quanto ci veniva permesso, e non con quell'agio che avremmo desiderato, per tutto minutamente riflettere ed approfondire; essendo noi per cagione d'importante officio intesi alle cose di pubblica amministrazione, che addimandan non pure acume d'ingegno e vaste cognizioni, ma operosità della vita. Nè tralasciammo di consultare l'archivio della curia diocesana, sapendo grado ai signori canonico Giuseppe Pelosi

e arciprete Vincenzo Pisapia, che ci furono cortesi sopramodo; sebbene sia povero di documenti per tante vicissitudini patite di guerre, d'incendii, di tremuoti, di saccheggi, e 'maggiormente per poca cura di chi era chiamato a conservare le patrie memorie. Arroge che dal 1806 al 1816 la casa episcopale divenuta stanza del Prefetto della provincia, fu d'uopo, nella mancanza di talune delle sue carte, ricorrere all'altro archivio della cattedrale e del seminario, offrendo solo il primo poche bolle, ed alcune antiche pergamene, colle capitolari conclusioni. Quindi, a tutto sopperire, per non avere documenti sufficienti per la esecuzione del lavoro, intraprendemmo delle lunghe corrispondenze con de' dotti amici si in Roma, tra cui l'Uditore Santissimo, sì in Benevento, singolarmente col già vicario generale e protonotario apostolico, monsignor Pasquale de' marchesi Balsamo, e si ancora in Napoli ed altri luoghi del regno, per buscare notizie necessarie all' argomento, ed aver pure delle altre in risguardo ai metropolitani de' vescovi avellinesi; mentre Firmilas eorum, come ci ricorda il Niceno concilio sotto di s. Silvestro papa nel 325, quae per unamquamque provinciam geruntur, Metropolitano tribuatur Episcopo (1); e l'altro Antiocheno sotto Giulio I nel 340, Per singulas Provincias Episcopos convenit nosse eum, qui Metropoli praeest, Episcopum (2).

(1) Can. 4.
(2) Can. 9.

La utilità del nostro assunto viene confermata da quanto l'incomparabile cardinal arcivescovo di Milano, s. Carlo Borromeo, prescriveva nel suo provinciale concilio celebrato nel 1573, essendo nella cattedra di Pietro Gregorio XIII Boncompa gni, che ciascuna cioè delle chiese episcopali sottostanti alla sua metropolitana ogni cura si adoperassero in raccogliere memorie de' proprii pastori, ed appositamente registrarle, perchè così gli atti di loro fosser serviti di norma ai successori per lo buono andamento della disciplina, reggimento del popolo loro da Dio commesso: Episcopus conquiri, dice il rammentato sinodo provinciale, diligentissime singulorum episcoporum, qui praecesserunt, nomina, geņus, et pa

storales eorumdem actiones, et ea omnia literis consignari, ordineque conscripta in librum certum referri curet, ut eorum memoria conservetur, quae ab iisdem vel acta, vel instituta sunt ad aliquam ecclesiasticae disciplinae normam perpetuo usui esse possint, atque adiumento in illa ecclesia bene gerenda (1).

Lo stesso inculcava l'eminentissimo cardinale arcivescovo di Benevento, fra Vincenzo Maria Orsini de' duchi di Gravina, poscia pontefice col nome di Benedetto XIII, ne' suoi Sinodi provinciali, i quali costituiscono in vero eterni monumenti di lode alla sua gloriosissima memoria.

(1) Concil. III. Mediolan. ann. 1573.

Se adunque non vi ha maggiore incitamento alle generose azioni, che lo esemplo de'maggiori, onde diceva Tacito, breve iter per exempla, longum per praecepta, così i vescovi a venire contemplando nei passati le belle e grandiose instituzioni che gl' istessi praticarono in vantaggio delle proprie chiese, le tante opere monumentali elevate che ricordano i loro nomi alla tarda posterità, l'alto studio in fine, posto in atto per la vera santificazione del clero, sono in verità tanti modelli ai successori, su de' quali ne' primordii del loro governo imprendono a regolare le medesime loro azioni.

Per queste cagioni tutte noi ci facciamo animo di presentare il nostro lavoro, sebbene povero di pregi, al pubblico, e principalmente agli Avellinesi nostri amatissimi concittadini: che, se non abbiamo appieno colto nel segno, non fu difetto di buon volere, ma piuttosto di pochezza d'ingegno e di povertà di cognizioni. Chi legge saprà compatirci di ogni mancanza in cui forse abbiamo potuto incorrere, allegando solo per noi le parole del Venosino:

non ego paucis

Offendar maculis, quas, aut incuria fudit,
Aut humana parum cavit natura (1);

(1) HORAT. De art, poetie.

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