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Chè l'occhio stare aperto non sofferse:
Onde la Scorta mia saputa e fida

Mi s' accostò, e l'omero m' offerse,

Si come cieco va dietro a sua guida

Per non smarrirsi, e per non dar di cozzo In cosa che il molesti, o forse ancidą,

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M' andava io per l'aere amaro e sozzo,
Ascoltando il mio Duca che diceva

Pur: Guarda, che da me tu non sie mozzo,

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lo sentia voci, e ciascuna pareva Pregar, per pace e per misericordia,

L' Agnel di Dio, che le peccata leva.

Pure Agnus Dei eran le loro esordia :

Una parola in tutte era, ed un modo,
Si che parea tra esse ogni concordia.
Quei sono spirti, Maestro, ch'i' odo?

Diss' io. Ed egli a me : Tu vero apprendi,
Ei d'iracondia van solvendo il nodo.

Or tu chi se', che il nostro fumo fendi,

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Allora incominciai: Con quella fascia,

Che la morte dissolve, io men vo suso,
E venni qui per la infernale ambascia;
E, se Dio m' ha in sua grazia richiuso,
Tanto ch'e' vuol che io veggia la sua corte
Per modo tutto fuor del modern' uso,
Non mi celar chi fosti anzi la morte,
Ma dilmi, e dimmi s' io vo bene al varco,
E tue parole fien le nostre scorte.

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Lombardo fui, e fui chiamato Marco;
Del mondo seppi, e quel valore amai
Al quale ha or ciascun disteso l'arco:

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Per montar su, dirittamente vai;

Così rispose; e soggiunse lo ti prego
Che per me preghi, quando su saraj.
Ed io a lui; per fede mi ti lego

Di far ciò che mi chiedi; ma io scoppio
Dentro da un dubbio, s'i'non me ne spiego

Prima era scempio e ora è fatto doppio
Nella sentenzia tua, che mi fa certo
Qui ed altrove, quello ov' io l'accoppio.
Lo mondo è ben così tutto diserto

D'ogni virtute, come tu mi suone,
E di malizia gravido ́e coverto ;
Ma prego che m'additi la cagione,

Si ch'io la vegga, e ch'io la mostri altrui;
Chè nel cielo uno, ed un quaggiù la pone.

Alto sospir, che il duolo strinse in hui,

Mise fuor prima e poi cominciò: Frate,

Lo mondo è cieco, e tu vien ben da lui,

Voi che vivete, ogni cagion recate

Pur suso al cielo, sì come se tutto

Movesse seco di necessitate.

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Se così fosse, in voi fora distrutto

Libero arbitrio, e non fora giustizia,

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Per ben, letizia, e per male, aver lutto.

Lo cielo i vostri movimenti inizia,

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Non dico tutti: ma, posto ch'io il dica,

Lume v'è dato a bene ed a malizia,

E libero voler, che se fatica,

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Nelle prime battaglie col ciel dura, Poi vince tutto, se ben si notrica. A maggior forza ed a miglior natura Liberi soggiacete, e quella cria

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La mente in voi, che il ciel non ha in sua cura.

Però, se il mondo presente disvia,

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In voi è la cagione, in voi si cheggia,

Ed io te ne sarò or vera spia.

Esce di mano a lui, che la vagheggia,
Prima che sia, a guisa di fanciulla,
Che piangendo e ridendo pargoleggia,
L'anima semplicetta, che sa nulla,

Salvo che, mossa da lieto fattore,

Volentier torna a ciò che la trastulla,

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