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Così, lasso, talor vo cercand' io,
Donna, quant'è possibile, in altrui
La desiata vostra forma vera.

SONETTO XIII. (15.)

Quale sia il suo stato quando Laura gli è presente, e quando da lui si diparte.

Pióvonmi amare lagrime dal viso

Con un vento angoscioso di sospiri,
Quando in voi adivien che gli occhi giri,
Per cui sola dal mondo i' son diviso.
Vero è che 'l dolce mansueto riso

Pur acqueta gli ardenti miei desiri,
E mi sottragge al foco de' martiri.
Mentr' io son a mirarvi intento e fiso:
Ma gli spiriti miei s'agghiaccian poi
Ch'i' veggio, al dipartir, gli atti soavi
Torcer da me le mie fatali stelle.
Largata al fin con l'amorose chiavi
L'anima esce del cor per seguir voi;
E con molto pensiero indi si svelle.

SONETTO XIV. (16.)

Per poter men amarla, fugge, ma inutilmente, dalla vista del suo bel volto.
Quand' io son tutto vôlto in quella parte
Ove 'l bel viso di Madonna luce;

12. così: è comparazione che ha una dissonanza occulta, perocchè il vecchio che va a Roma, desidera di vedere il velo della Veronica, per mirare il ritratto della faccia di Colui che non ha più veduta. Ma il Poeta va cercando di veder donne belle. , per ritrovarne una che rassomigli quella ch' egli ha veduta troppo. Tass.

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Son. XIII. 1. PIOVONMI: lezione comune moderna; gli antichi (Vell., Ges., Cast., Tass., ecc.): PIOVOMMI; Murat. A e B: PIOVEMI. - 3. IN VOI: a voi. GIRI: Volga. 4. PER CUI: cfr. Dante Inf. II, 105. Trionf. Mor. II, 13 e seg. 8. MENTRE: finchè. 10. AL DIPARTIR: nel separarci l'uno dall' altra. GLI ATTI: quarto caso. Nel separarci gli occhi vostri ritirano da me i loro atti soavi, cioè il dolce mansueto riso. 11. FATALI: esercitanti su me un inevitabile influsso, come fanno gli astri. STELLE: gli occhi vostri. - 12. LARGATA: dischiusa. CHIAVI: d' Amore. È l' Amore Clavigero di Platone. Cast.:,,Chiama chiavi amorose il pensamento alla cosa amata." Vell.: Con gli amorosi sguardi." (?) 14. INDI: dal cuore; Vell., Ges., Cast., ecc. Altri: da voi. Leop.:,,Si stacca da voi, e non senza molto pensiero di voi, ritorna in me." Nella prima quartina il Poeta dice: Piango quando vi vedo; nella seconda: La dolcezza del mirarvi rimedia al pianto; nella prima terzina: Torno in doglia, partendo voi da me; nella ultima: Un' estasi amorosa rimedia al dolore. Carb.

Son. XIV. 1. TUTTO: col corpo e col pensiero. -IN verso. - 2. LUCE: risplende.

E m'è rimasa nel pensier la luce

Che m'arde e strugge dentro a parte a parte;
I', che temo del cor che mi si parte,
E veggio presso il fin della mia luce,
Vommene in guisa d'orbo senza luce,
Che non sa ove si vada, e pur si parte.
Così davanti ai colpi della Morte
Fuggo; ma non sì ratto che 'l desio
Meco non venga, come venir sole.

Tacito vo; chè le parole morte
Farian pianger la gente: ed i' desio,
Che le lagrime mie si spargan sole.

SONETTO XV. (17.)

Rassomiglia sè stesso alla farfalla, ch' è arsa da quel lume che si la diletta.

Son animali al mondo di sì altera

Vista, che 'ncontro al Sol pur si difende;

Altri, però che 'l gran lume gli offende,
Non escon fuor se non verso la sera;

Ed altri, col desio folle, che spera
Gioir forse nel foco perchè splende,
Provan l'altra virtù, quella che 'ncende.
Lasso, il mio loco è 'n questa ultima schiera.

LUCE:

5. SI PARTE: mi si divide, si spezza. Così i più. Ges.:,,Altri dicono, che teme che il cuore non lo abbandoni, il quale si parte da lui per andare al bel volto, dall' ardente disío menato." 6. PRESSO: vicino. vita. 8. NON SA: cfr. Dante Purg. II, 132. 9. AI COLPI: i quali sostener gli bisognerebbe mirando il bel viso. Ges. - 10. IL DESío: il desiderio di tornare a lei per vederla; Vell., Ges., Dan., ecc. Io intendo dell' Amore, che in questo luogo chiama Desio; e contuttochè non la vegga, non è però liberato da Amore; Cast. 11. SOLE: suole. 12. MORTE: o che parlano di morte, la quale egli si vedeva molto vicina per gli affanni amorosi; o che sono senza niuno effetto, non operando quello che egli avrebbe voluto e che gli pareva a ragione di meritare; Cast., Biag. ecc. Parole disperate, di dolore mortale; Leop., Carb., Boz., ecc. Il Poeta dice che va tacito, quindi non parla, ma pensa. Meglio dunque: Parole non espresse, ma concepute di dentro. Così Vel., Ges., Dan., Tas., Pagel., Carrer, Wagn., ecc. - 14. SOLE: non accompagnate dalle lagrime altrui. Vell.:,,Acciochè i suoi tormenti ed amorosi affanni non siano da altri che da lui stesso intesi."

Son. XV. 1. ANIMALI: come l' aquila. ALTERA: forte. ,,Ci fa intendere tutto insieme l' indole che s' accompagna a tal forza e gagliardia di veduta." Ambr. 3. ALTRI: come i gufi e vipistrelli che aspettano la sera a uscire dalle loro tane, non potendo sostenere il troppo lume. 5. ALTRI: le farfalle. 6. GIOIR: godere. S. Johan. V, 35: Ille erat lucerna ardens et lucens, vos autem voluistis exultare ad horam in luce eius. — 7. L' ALTRA: due specialità sono del fuoco: l'una è lo splendore, l' altra è il calore; e l'una e l'altra è congiunta insieme. Cast. 8. SCHIERA: delle farfalle.

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Ch'i' non son forte ad aspettar la luce
Di questa donna, e non so fare schermi
Di luoghi tenebrosi o d'ore tarde.

Però con gli occhi lagrimosi e 'nfermi
Mio destino a vederla mi conduce:

E so ben ch' i' vo dietro a quel che m' arde.

SONETTO XVI. (18.)

Tentò e ritentò più volte, ma indarno, di lodare le bellezze della sua Donna.

Vergognando talor ch' ancor si taccia,
Donna, per me vostra bellezza in rima,
Ricorro al tempo ch' i' vi vidi prima,
Tal che null' altra fia mai che mi piaccia.

Ma trovo peso non dalle mie braccia,
Nè ovra da polir con la mia lima:
Però l'ingegno, che sua forza estima,
Nell' operazïon tutto s' agghiaccia.

Più volte già per dir le labbra apersi:
Poi rimase la voce in mezzo 'l petto.
Ma qual suon poria mai salir tant' alto?
Più volte incominciai di scriver versi :
Ma la penna e la mano e l' intelletto
Rimaser vinti nel primiero assalto.

9. NON SON: non ho la vista sì altera che regga alla luce di Laura, e dall'altro canto non so ripararmi da essa luce tenendomi nascosto, come fanno gli animali della seconda schiera. 12. INFERMI: deboli. 14. E So: conosco bensì il pericolo, ma non so evitarlo.

Son. XVI. 1. VERGOGNANDO: vergognandomi, come spesso adoperarono gli antichi; cfr. Dante Purg. XXVI, 81. XXXI, 64 ecc. - SI TACCIA: sia taciuta. 3. RICORRO: ritorno colla memoria a quel tempo ch' io vi vidi la prima volta; e questo con desiderio di ridestare dentro di me la vostra imagine e quindi ritrarla. Ambr. 5. PESO: cfr. Horut. Ars poet. 38-40: Sumite materiam vestris, qui scribitis, aequam Viribus, et versate diu, quid ferre recusent,

Quid valeant humeri.

6. POLIR: Dante, nel Credo v. 3: E in pulirle adoprai tutte mie lime.,,Dice due cose che non ha forza da abbracciare così gran materia; nè abbracciatala, di pulirla." Cast. 7. ESTIMA: misura. - 8. NELL' OPERAZION: nel provarsi a cantare la vostra bellezza. 10. RIMASE: Virg. Aen. IV, 76: Incipit effari mediaque in voce resistit.

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11. SUON: voce.

PORIA: potrebbe; cfr. Dante. Purg. XXXI, 139 e segg. 12. DI: a. 14. NEL PRIMIERO: alla prima prova. Biag.: Al primo affacciarsi all' immaginazione quella gran bellezza che cerca di descrivere (?).

SONETTO XVII. (19.)

Dimostra che il suo cuore sta in pericolo di morire, se Laura nol soccorre.

Mille fïate, o dolce mia guerrera,

Per aver co' begli occhi vostri pace,

V'aggio profferto il cor; ma a voi non piace
Mirar sì basso con la mente altera:

E se di lui forse altra donna spera,
Vive in speranza debile e fallace;

Mio, perchè sdegno ciò ch'a voi dispiace,
Esser non può giammai così com' era.

Or s' io lo scaccio, ed e' non trova in voi
Nell' esilio infelice alcun soccorso,

Nè sa star sol, nè gire ov' altri 'l chiama:
Poria smarrire il suo natural corso;
Che grave colpa fia d'ambeduo noi,
E tanto più di voi, quanto più v'ama.

SESTINA I. (CANZ. 3.)

Espone la miseria del suo stato. Ne accusa Laura. La brama pietosa, e ne dispera.

I. A qualunque animale alberga in terra,

Se non se alquanti c' hanno in odio il Sole,
Tempo da travagliare è quanto è 'l giorno;
Ma poi ch' il ciel accende le sue stelle,
Qual torna a casa, e qual s' annida in selva
Per aver posa almeno infin all' alba.

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Son. XVII. 1. GUERRERA: guerriera, nemica; come l'usavano i Provenzali. La lezione GUERRIERA (Ges., ediz. Ven, 1541 ecc.) sa di correzione. ,,Qualunque donna colle amorose saette de' begli occhi ferisce, dir si può guerriera d' Amore." Ges. 3. V'AGGIO: vi ho; cfr. Nunnuc. Anal. crit. p. 486. Diez, Rom. Gram. II, p. 149. Blanc, ital. Gram., p. 389. 395 ecc. PROFFERTO: offerto. - 5. DI LUI: del mio cuore. - SPERA; di farne l' acquisto. 8. NON PUÒ questo cuore. - COM' ERA: non,,prima che da lei fosse disprezzato" (Vell.), ma prima che a lei offerto lo avesse (Ges.). 11. ALTRI: altra donna, v. 5. 12. CORSO: vitale, la vita. Potrebbe mancar di vita, non potendo il cuore senza il corpo vivere. Vell. Stranamente Tas.:,,Potrebbe esser mangiato da qualche civetta." Nel verso antecedente il Poeta ha già detto che ciò non potrebbe aver luogo. 13. CHE: il che. 14. QUANTO PIÙ: quanto il mio cuore ama più voi

che me.

Sest. I. 2. SE NON SE: tranne. ALQUANTI: animali notturni (Vell., Leop., ecc.), e forse principalmente lupi e volpi, che hanno in odio il sole per lo mal fare (Cast.). — 3. QUANTO È: quanto dura. - 4. ACCENDE: Virg. Georg. I, 251: Illic sera rubens accendit lumina Vesper.

II. Ed io, da che comincia la bell' alba

A scuoter l'ombra intorno della terra
Svegliando gli animali in ogni selva,
Non ho mai triegua di sospir col Sole.
Poi, quand' io veggio fiammeggiar le stelle,
Vo lagrimando e desiando il giorno.

III. Quando la sera scaccia il chiaro giorno,
E le tenebre nostre altrui fanno alba,
Miro pensoso le crudeli stelle

Che m' hanno fatto di sensibil terra,

E maledico il dì, ch' i' vidi 'l Sole;

Che mi fa in vista un uom nudrito in selva.

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IV. Non credo che pascesse mai per selva
Si aspra fera, o di notte o di giorno;
Come costei ch' i' piango all' ombra e al Sole,
E non mi stanca primo sonno, od alba;
Chè, bench' i' sia mortal corpo di terra,
Lo mio fermo desir vien dalle stelle.

V. Prima ch'i' torni a voi, lucenti stelle,
O tomi giù nell' amorosa selva

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7. SCUOTER: discacciare. „Scuoter l'ombra de la terra dice, non essendo la notte altro che ombra di quella." Vell. Cfr. Virg. Aen. III, 589: Umentemque Aurora polo dimoverat umbram. 10. COL SOLE: finchè il Sole è sul nostro emisfero. 13. QUANDO: perchè era men credibile che di notte travagliasse, ripete ciò di nuovo. Cast. 14. ALTRUI: agli antipodi. Qui suppone abitato l'altro emisfero; altrove ne dubita (Canz. IV, 3: A gente che di là FORSE l'aspetta); Dante il nega, chiamando l' altro emisfero il,,mondo senza gente" (Inf. XXVI, 117). 15. STELLE: alle quali si attribuiva tale potenza ed influsso. 16. SENSIBIL: sensitiva; uomo e non ente inanimato. Tibul. lib. II. Eleg. 4:

O ego, ne possim tales sentire dolores,
Quam mallem in gelidis montibus esse lapis;

Stare vel insanis cautes obnoxia ventis,

Naufraga quam vasti tunderet unda maris.
Nunc et amara dies, et noctis amarior umbra est;

Omnia nam tristi tempora felle madent.

17. VIDI 'L SOLE: potrebbe significare: il giorno ch' io nacqui (Leop. ecc.; cfr. Giobbe III, 3 e segg.); quello che segue mostra però che Sole chiama qui Laura, come altrove. Così i più (Vell., Ges., Dan., Cast., Biag., Wagn., Boz., ecc.). 18. CHE: non il qual modo di vita che io meno" (Leop.), ma il qual Sole, cioè Laura;,, perchè consumandosi egli per lei, lo fa parere a chi lo vede un uomo rustico e selvatico, come nelle foreste fosse stato nutrito, e questo per la magrezza e pallidezza che nell' aspetto mostrava, così per le amorose passioni divenuto." Fell. 21. COSTEI: Laura. ALL'OMBRA E AL SOLE: di notte e di giorno. 24. DESIR: lezione comune; altri: DESTIN (Vell. nelle edizioni del 1525, 1527 ecc.; in quella del 1541 DESIR; Murat., ecc.). DALLE STELLE: cfr. v. 15. 25. TORNI: segue l'opinione platonica che le anime vengano dalle stelle, e poi vi tornino; cfr. Dante Parad. IV, 52 e segg. e le nostre note a quei versi. 26. TOMI: caschi. Il verbo tomare per cadere usò Dante ed usarono altri antichi; ora è disusato. ,,Alcuni testi hanno: 0 TORNI GIÙ ec.; ma pecca nel gentilismo, e non è ritorno quello della selva dei mirti,

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