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IX. Il Poeta, pur vivente Beatrice, più che in terra la vedeva in Cielo; più che considerarla creatura mortale, s'era abituato a contemplarla compagna immortale degli Angeli:

Levava gli occhi miei bagnati in pianti,
E vedea, che parean pioggia di manna,
Gli Angeli che tornavan suso in cielo:
Ed una nuvoletta avean davanti,

Dopo la qual gridavan tutti: Osanna (1).

Ma se qualcuno indulge alle fantasie del Poeta, è giusto badare che tali fantasie o sogni traggono valore e conferma da queste pensate e solenni parole, dove l'Autore spiega di buon senno codeste sue fantasie: «Io pensando contemplava lo Re

« gno de' Beati. E dico la final cagione incontanente, perchè « lassù io saliva pensando, quando dico: Ove una donna gloriar « vidia; a dare a intendere ch' io era certo e sono pur sua graziosa rivelazione, che ella era in Cielo » (2).

Intanto a certe visioni dà carattere storico e di tutta verità la parola di Beatrice, quando, lamentandosi del traviare del Poeta dopo la morte di lei, dice ai Santi e agli Angeli ivi presenti:

Né lo impetrare ispirazion mi valse,

Con le quali e in sogno ed alrimenti
Lo rivocai (3):

donde scaturisce chiaramente che oltre a visioni in sogno, n'ebbe pur altre ad occhi aperti.

E Beatrice prosegue:

Tanto giù cadde, che tutti argomenti

Alla salute sua eran già corti,

Fuor che mostrargli le perdute genti;

il che è manifesto accenno alla visione, che la beata donna gli ottenne da Dio, e colla quale termina la Vita Nuova: แ Appresso << a questo sonetto apparve a me una mirabile visione, nella quale io vidi cose che mi fecero proporre di non dir più di

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« questa benedetta, infino a tanto che io non potessi più degna

() Vit. N., 23.

(2) Conv. 11, 8.

(3) Purg. xxx, 133 e segg. E questi versi in modo speciale si collegano colla forte immaginazione, che un di si levò in lui e che Dante ci narra al 2. 40 della Vita N.

.

<mente trattare di lei. E di venire a ciò io studio quanto posso, <sì com' ella sa veracemente. Sicchè, se piacere sarà di Colui, a cui << tutte le cose vivono, che la mia vita per alquanti anni perseveri, io spero di dire di lei quello, che mai non fu detto d' al‹ cuna. E qui è tutto il nucleo del sacro Poema, che poscia l'Allighieri esplicò in modo certamente più largo e più alto, che per avventura non avesse divisato quando scriveva le allegate parole.

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X. Non mai promessa, per quanto sacra e solenne, fu meglio mantenuta: di sortechè se Beatrice fu il primo diletto dell' anima di Dante (1), ne sarebbe divenuta più tardi la sua speranza e la sua miracolcsa salvezza (2), l'amore più intenso mescolandosi alla gratitudine più profonda. Alla pensata glorificazione della amata donna, bastava rivelare la mirabile visione, avuta per merito di lei; ed egli la seppe congegnare in modo, che riuscisse e ad esaltazione di lei e in pro del mondo che mal vive (3): onde, se per le poesie ispirate dall' amore di Beatrice già era uscito della volgare schiera, e divenuto degno d'essere annoverato tra' maggiori poeti (4); colla Commedia, materia affatto nuova e da nuove Muse ispirata (5), mentre avrebbe immortalato Beatrice, avrebbe pure infuturato sè stesso (6).

Morta Beatrice, Dante, menato da lei ad amare il sommo Bene, fuori dal quale, vero e permanente bene non c'è (7), Dante abbandona la via diritta, smarrendosi nella selva selvaggia delle cose transitorie (8); e tanto vi si perde, che a rimetterlo in sulla via verace non valsero le buone ispirazioni, che Beatrice gli ottenne da Dio, ma fu mestieri ch' ella discendesse al Limbo per pregare Virgilio di correre in soccorso e salvezza dello smarrito (9); e tanto fu solo mossa da Amore (10).

a

Non dirò con un egregio scrittore (11), che « Beatrice accompagna l'anima pellegrina anco nel doloroso regno; ella si cela

(1) Conv., 11, 13.

(2) Cf. Par., XXX1, 79 e segg.

(3) Purg., xxxII, .03.

(4) Inf. 11, 105; IV, 101.

(5) Par., 11, 7-9.

(6) Par., xvII, 98.

(7) Purg. XXXI, 23.

(8) Inf., 1, e segg.; Purg. xxx, 124-132; xxx1, 34-36.

(9) Purg., xxx, 133-141 (cf. Inf., 11, 52 e segg.; Purg., 1, 53; Par., xxx1, 80). (10) Inf., 11, 72.

1) Franciosi, Scritti Danteschi, pag. 315.

<< dietro la selva profonda, quasi candida luna, che non vedi e << pur il cielo ne biancheggia d'intorno; » nè che ella, creatura lucente, sorride al Poeta dall'alto del colle, » (intende Lei nel sole allora nascente), chè forse sarebbe un contraddire alla parola e di Beatrice e di Virgilio (1), è certo un restringere l'ampio senso del pianeta,

Che mena dritto altrui per ogni calle

Inf., I, 18;

ma è certo che, nel condur Dante per l'Inferno e pel Purgatorio, Virgilio è moralmente sotto l'amorosa e vigile direzione di Beatrice, essendo ella che il moveva e reggeva (2); e Dante il comprende appieno fin dal bel principio, e commosso e riconoscente esclama:

O pietosa colei, che mi soccorse!

Inf., II, 133.

Dagli avvedimenti e dai consigli di Beatrice Virgilio fatto possente a tanto ministero, s' inizia il mistico viaggio, effetto di pronto amore (3). L'eccellenza altissima della beata donna era tosto, come raggio di luce nella pupilla, penetrata nell'anima di Virgilio (4); e le vere parole di lui son raffermate da quelle di Lucia (5); di qui la prontezza non solo, ma la letizia nell'eseguire il suo comando (6).

Sul conto di Virgilio ammaestrato da lei più là forse che non dica il dialogo avuto con Beatrice, quale Virgilio lo ripete all'Allighieri (7); la fidata guida ora colla sua parola ornata (8), ora

(1) Inf., 11, 75 e 84.

(2) Purg., 1, 91.

(3) Si legga inf., 11, 100-112.

(4) Inf., 1, 76-78.

(5) lbid., 103.

(6) lbid., 79-80, e 117.

(7) Virgilio aveva inteso che Dante amò tanto Beatrice, e che per lei era uscito della vulgare schiera (Inf., 11, 61, e 104-105); e Dante gli aveva detto aver tolto da lui lo bello stile, che gli ha fatto onore (Inf., 87). Però se intorno a Dante e al suo valore poetico Virgilio non avesse avuto nel colloquio con Beatrice notizie più certe, non si capirebbe come più tardi il Mantovano abbia potuto ai quattro Poeti del Limbo fare del fiorentino siffatta relazione (Inf. iv, 97), che non solo quindi lo accolsero con salute vol cenno, ma bensì lo fecero della loro schiera (ivi, 98-102). E altri punti ci sono nelle due prime Cantiche, che da questa osservazione acquistano lume e pienezza: cf. Inf., iv, 1-9; VIII, 128-30 e Ix, 8-9; Purg., Ix, 55, ed altrove ancora; dove gli aiuti speciali in assistenza de' due viaggiatori lasciano vedere l'opera di Beatrice.

(8) Inf., 11, 67.

con piglio dolce, ora con ira (1), ma sempre con parlare onesto (2), esegue l'officio suo, non si però che all' autorità e alla ricordanza di Beatrice non tenga il pensiero, o per dar valore e autorità all'assunto incarico contro gli oppositori (3), o per consigliare l'alunno ad attendere dalla sapienza di lei spiegazioni più ampie e sicure su gravi argomenti, ove era insufficiente la scienza sua, ma sempre per incoraggirlo alla vittoria degli ostacoli (4), e per consolarlo colla certezza che a Beatrice sarebbe giunto, e che in sino a là non lo avrebbe abbandona to, come gliene aveva dato formale promessa (5); e Dante se ne teneva ben certo (6). Onde attraverso l'infernale ambascia suonano ammaestramento, e conforto, e certezza le parole di Virgilio al contristato alunno:

Quando sarai dinanzi al dolce raggio

Di quella il cui bell'occhio tutto vede,
Da lei sa prai di tua vita il viaggio

Inf., x, 130-32:

e Dante sa all'uopo valersene in consimile occasione rispondendo a Brunetto (7).

XI. In tutto l'Inferno dantesco Cristo e Maria non sono mai nominati se non per perifrasi; ed appena entrati la porta infernale non più s'ode, se non per perifrasi, il nome consolatore di Beatrice; anzi dal C. XV in poi sfugge financo l'apparente rimembranza della gran donna, benchè il lettore siasi già confermato che Virgilio si moveva sotto l'impero e la virtù di lei (8). Però in quella guisa ch'ella fu la motrice, per così dire, di tutto il viaggio, e governò la prima Cantica, sotto il governo suo ancor più manifesto si svolge la seconda; e l'opera di lei virtuale Vir

(1) In/., XXIV, 20, e xxx, 133.

(2) Inf., 11, 113.

(3) Inf., x11, 88; Purg., 1, 53 e 61.

(4) Purg., vi, 46-50; xvii, 46-8; xxvii, 34 e segg.; ivi, 54.

(5) Inf., 1, 123.

(6) Purg., xxIII, 127.

(7) Inf., xv, 90.

(8) Vedi in questo §. la nota quarta.

gilio trae argomento di confermarla al primo giungere all' isola del Purgatorio, dichiarando a Catone:

Da me non venni;

Donna suso dal Ciel, per li cui preghi
Della mia compagnia costui sovvenni....
Dell'alto scende virtù, che m'aiuta
Conducerlo a vederti e a udirti

Purg, I, 52 e 68:

e Catone, certificato appieno, risponde:

Se donna del Ciel ti muove e regge...
Bastiti ben che per lei mi richiegge

Ivi, 91-93.

E il diretto intervento di Beatrice in momento gravissimo è anzi bellamente sognato dal Poeta (1), tanto era Dante persuaso della attenta protezione della sua donna in quel viaggio di tutta necessità alla sua salvezza (2).

Però il simbolo, che piacque a Dante di racchiudere nella sua donna, dacchè essa fu fatta dei cittadini di vita eterna, ancor meglio si manifesta da quanto Virgilio gli insinua, dopo spiegata un a quistione teologica:

Veramente a così alto sospetto

Non ti fermar, se Quella nol ti dice,
Che lume fia tra il vero e l'intelletto.

Non so se intendi: io dico di Beatrice:
Tu la vedrai di sopra, in su la vetta
Di questo monte, ridente e felice

Purg., VI, 43-48.

Queste parole, oltrechè schiarir quelle poco fa allegate dal C. X dell' Inferno, determinano chiarissimamente i due grandi campi della Ragione e della Fede, dell'umana Ragione e della Rivelazione divina, nei quali si svolge l'intero Poema; l' uno a Virgilio, l'altro riservato a Beatrice. Onde è che in appresso, ad altra qui

(1) Cf. Purg., XIX, 26 e segg.

(2) Ci. Inf., x1, 87; Purg., 1, 62, e altrove.

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