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ANNOTAZIONI

(1) ... De'quali (Elisei) fu Cacciaguida; al quale fu data da 'suoi maggiori per isposa una donzella nata degli Aldighieri di Ferrara.... In uno (de' figliuoli) le piacque di rinnovare il nome de'suoi passati, e nominollo Aldighieri » (Boccaccio). Filippo Villani (Vita Dintis) fa Aldighiera non di Ferrara, ma di Parma; però non si capisce come Parma entri nella val di Pado.

(2) Di Preitenitto e d'Aldighiero I l'Uccelli, allegato dal Fraticelli, reca un documento di convegno con un prete Tolomeo sotto la data del 1189; ma non conosciamo preciso nè l'anno della loro nascita, nè quello della morte. Il Del Migliore nell'albero della famiglia Allighieri, ritiene vivo Aldighiero nel 1201; il che è confermato da Cosimo Della Rena, che ne'suoi Spogli cita un documento, dal quale apparisce che Aldighiero nel 1201 era vivo tuttavia. Ma qui sorge una grave difficoltà se è vero, come è verissimo, che la Visione di Dante fu nel 1300; e se appunto di questo Aldighiero Cacciaguida fa noto al Poeta che egli è tuttavia nel Purgatorio,

e che cent'anni e piue

Girato ha il monte in la prima Cornice

Pár., XV, 92,

come si spiega questo luogo (cent'anni e piue), se Aldighiero era ancor vivo ne_ 1201? lo non lo so davvero.

(3) Bellincione é ricordato in un documento del 1277 allegato dal Del Migliore il quale anche afferma d'aver trovato in varie memorie questo Bellincione.

(4) L'Uccelli (nella sua Badia Fiorentina) reca un documento del 1277 addi 11 Settembre, che prova che Bello era vivo in quell'anno.

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(5) Geri figlio di Bello è ricordato dallo stesso nostro Poeta: Inf., xxix, 27. (6) Aldighiero II, padre di Dante, è ricordato in moltissimi documenti e da tutti i biografi del Poeta. Dicono che fosse di professione giureconsulto. Sposó dapprima donna Lapa di Chiarissimo Cialuffi, che fu madre di Francesco, secondo un istrumento del 1332 portato dal Pelli. Ebbe in seconda moglie donna Bella, ricordata con tal nome e come madre di Dante nel citato istrumento del 1332. (7) Gherardo e Brunetto sono ricordati in più documenti.

(8) Francesco ricorre in moltissimi documenti.

(9) Cf. Appendice XIV, anno 1265. Menò in moglie Gemma di Manetto Donati, chi dice nel 1291, chi nel '92, altri nel '93; ma documenti non abbiamo; onde é bene dire col Bartoli, che il matrimonio di Dante non poté essere posteriore al 1298. L'istrumento soprallegato del 1332, ricorda Aldighiero II, Lapa sua prima moglie e Francesco loro figliuolo, Bella seconda moglie d' Aldighiero e madre di Dante, Dante e Gemma coi loro figliuoli Pietro e lacopo.

(10) Non se ne conosce il nome; il Boccaccio: «Dante ebbe una sorella, la quale fu maritata ad un nostro cittadino, chiamato Leon Poggi, il quale di lei ebbe più figliuoli.

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(11) Pietro era il maggiore dei figliuoli di Dante; si ignora l'anno della sua nascita. Studiò legge; in un documento, ricordato da Scipione Maffei (Scrittori Veronesi), Pietro é ricordato quale giudice a Verona nel 1337; e nel 1361 è vicario

de! Collegio di quella città, secondo afferma il Dal Pozzo (Elogium Collegii Veronensis). E creduto autore di quel commento della D. Commedia, che nel 1845 fu sotto il nome di lui pubblicato in Firenze a spese di Lord Vernon. Mori in Verona dal 1364.

(12) Pietro, Iacopo ed Antonia, insieme alla madre Gemma, sono ricordati in un documento allegato dal Bartoli (Stor. Lett. It, V. 108). Pare che lacopo abbia vissuto a Firenze. Alcuni credono opera di lui un Commento in Italiano all' Inferno, e un altro in latino a tutta la Divina Commedia. Gli è pure attribuito uu Capitolo in terza rima sulla Commedia, pubblicato già a Venezia nel 1447 da Vindelino da Spira.

-

(13) Fu monaca nel monastero di santo Stefano detto dell' Uliva a Ravenna; ed è quella alla quale nel 1350 il Boccaccio, a nome di Firenze, portò in dono dieci fiorini d'oro. Il Filelfo (Vita Dantis), riferito dal Fráticelli, dice: Filios habuit Dantes quatuor (intende de'maschi), Petrum, Iacobum, Aligerum et Elysaeum. Peste sunt oppressi Aliger et Elysaeus, cum annum duodecimum alter, alter vero octavum attigisset. Ma oltrechè la testimonianza del Filelfo non ha alcun valore, giustamente, nel caso speciale, avverte il Pelli: « di qual peste parli questo scrittore non so, mentre non trovo che alcuna ne fosse in Firenze nel fine del secolo XIII e nel principio del XIV » - Del pari non è da tener conto d'un altro figlio, Gabbriello, che il Pelli e altri attribuiscono a Daute: a provare l'esistenza di questo Gabbriello non si citano che gli Spogli del Della Rena: ma giustamente osserva il Bartoli che costui è uno scrittore della fine del secolo XVII, e che, ove non citi documenti, non può ottenere nessuna fede per tempi anteriori a lui di quasi quattro secoli. Però il Passerini (Famiglia di Dinte, in Dante e il suo secolo, pag. 66) reca un documento che parla d'un Gabbriellus Dantis Aleghierii; ma il Bartoli ritiene che Gabbriello discendesse da un Dante figliuolo di Francesco fratello del Poeta. Ora il Passerini cominciò nel periodico L'Alighieri (Anno I, Fasc. 11-12) la pubblicazione d'un suo lavoro Il Casato di Dante Alighieri; da uomo si dotto avremo forse nuove notizie per ischiarire e mettere in sodo parecchie cose dette e contraddette su tale argomento.

(14) Il Maffei (Scrillori Veronesi) dichiara d'aver veduto nel pubblico Archivio di Verona il testamento di lui del 1428. Veggasi qui sotto la nota 19.

(15) Tutte e tre presero il velo nel monastero di S. Michele in Campagna, suburbio di Verona; e Lucia era già abbadessa di quel monastero sin dal 1402. Tutto ciò si ricava dal necrologio pubblicato d 1 Biancolini, e citato dal Fraticelli.

(16) Morte ambedue lo stesso di 24 settembre 1462, come è affermato nel citato necrologio del Biancolini.

(17) Fu notaro a Verona, e attesta il Biancolini che nel 1405 addì 28 dicembre rogò una locazione fatta dalle monache di S. Michele. Senza dircene l'anno, nel ricordato necrologio é notata la sua morte: XV Kalendas decembris obitus domini Bernardi de Aldigeriis, fratris domine Lucie Abbatisse Monasterii Sancti Michaelis.

(18) Lionardo Bruni (1370-1444) nelia sua Vita di Dante scrive: « Messer Pie«tro (figlo di Dante) ebbe un figliuolo chiamato Dante, e di questo Dante nacque <«< Lionardo, il quale oggi vive..... Nè è molto tempo, che questo Lionardo venne « a Firenze con altri giovani veronesi, bene in punto e onoratamente; e me ven«ne a visitare come amico della memoria del suo proavo; e gli mostrai le case « di Dante e de suoi antichi; e diegli notizia di molte cose a lui incognite per << essersi stranato lui e i suoi dalla patria. »

(19) Di costui s'ha notizia nel necrologio del Biancolini.

(20) I Fielfo gli dedicò la sua Vita di Dante.

(21) Uomo colto e buon poeta, annoverato dal Maffei tra gli scrittori veronesi. Ebbe molti incarichi dalla Repubblica di Venezia, tra' quali podestà di Peschiera. Essendo Verona per la lega di Cambrai caduta in mano degli imperiali (1509), Dante addolorato e quasi per protesta abbandonò Verona e si ritrasse a Mantova, dove mori nel 1510.

(22) Istrutto di buone lettere come il padre, e come lui onorato di pubblici incarichi. Condusse in moglie una Teodora Frisoni, dalla quale non ebbe che una figliuola. S'ignora l'anno della sua morte; però non poté essere prima del 1539, dacchè in quell'anno lo troviamo provveditore del Comune.

(23) Secondogenito di Dante III, giurisperito, e come uomo di lettere ricordato dal Maffei.

....

(24) E alle stampe il suo lavoro Antiquitates Valentinae, illustrazione delle iscrizioni e statue antiche raccolte da Benedetto Valenti nel suo palazzo di Trevi nell' Umbria. Il Maffei (Scritt. Ver), riporta una lettera del Panigarola a Daniel Barbaro, il quale avealo pregato di additargli tra i dotti veronesi chi fosse più atto a dargli qualche aiuto per la sua versione di Vitruvio: il Panigarola scrive: "( Franciscus Dantis Aliger, quo neminem Veronae arbitror ad Vitruvii intelligentiam propius accedere. » — Fu l'ultimo maschio della famiglia Allighieri; testò nel 1558, ma non sappiamo l'auno della sua morte. - Nel giornale il Popolo Romano (15 Apr. 1890) comparve la seguente comunicazione di G. L. Passerini: A proposito di un cimelio della biblioteca Angelica. In una notarella bibliografica inserita nel N. 95 del Popolo Romano, 6 di aprile 1890, si dice che nella biblioteca Angelica di Roma è un esemplare dell' opera Antiquitates Valentinae di Francesco degli Alighieri nella bella edizione fattane da Antonio Blado d' Asola, e si afferma che « due sommi eruditi, il Mazzucchelli e il Maffei, parlando di questa opera, dicono il primo essere rimasta manoscritta, il secondo ne mette anche in dubbio l'esistenza.

A norma dei bibliografi è bene notare che l'errore del Maffei e del Mazzucchelli fu già corretto dal Tiraboschi e, prima di lui, dall' abate Amaduzzi.

E pure da osservare che nel libretto stampato dal Blado non è contenuta, come scrive l'autore della notizia, l'opera di Francesco Alighieri, ma solo una parte di essa. Si sa che le Antiquitates Valentinae constano di due dialoghi : quello pubblicato dal Blado a Roma, senza nota d'anno, ma probabilmente, o quasi certamente, anzi, nel 1537, è il primo; l'altro rimasto inedito fino al 1773, fu inserito, a cura di Cristoforo Amaduzzi, negli aneddoti letterari di Roma. Basta del resto consultare il catalogo dell'Audifredi, ove a carte 145 verso del vol. 2o è registrato Dialogus alter de antiquitatibus Valentinis. »

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G. L. Passerini. (25) Nel 1549 andò in moglie al Conte Antonio Serego di Verona. In onore della memoria di Dante il Municipio di Firenze, festeggiandosi il sesto Centenario della nascita del Poeta altissimo, proponeva a Re Vittorio Emanuele di conferire il patriziato fiorentino a tutti i componenti la famiglia dei Conti SeregoAlighieri di Verona e loro discendenti in linea mascɔlina.

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APPENDICE XV.

LA CHIARENTANA E LA BEENTA.

Soggetto grandemente agitato e discusso fu nel nostro secolo la Chiarentana di Dante; in parte per aver voluto prestar soverchia fede a qualche chiosatore antico, in parte per non aver voluto bastantemente attendere e distinguere le parole di qualche altro, antico del pari; e ancora, diciamolo pure, perchè anche in tale quistione accadde quello, cùe Dante bellamente rilevò, che cioè

più volte piega

L' opinion corrente in falsa parte;
E poi 'affetto l' intelletto lega.

(Par., XIII, 118-120); e in tal guisa è proprio perduta ogni speranza di potersi capire.

Benvenuto d' Imola, generalmente tanto esatto, questa volta la sballò grossa: Brenta..... oritur in Alemannia in parte quae dicitur Carinthia (dove il Cod. Est. legge Carentana) Nè meno errò il Boccaccio, quando definì, che la Brenta nasce nella montagna di Chiarentana, la quale è una regione posta nelle Alpi che dividono Italia dalla Magna; dappoichè come bene avverte i Lunelli (1), non v'è, nè vi fu mai tratto alcuno della gran catena delle Alpi, che si chiamasse Chiarentana, e perchè le scaturigini del Brenta son lontane lo spazio di cento miglia dalle Alpi

(1) Sulla voce CHIARENTANA di Dante Alighieri, dichiarazioni del professore Francesco Lunelli (Trento, tip. Monauni, 1864.

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