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dell'antica Fortuna, ma come uno degli specchi dell'eterno Valore o di quelle menti liete, che prime accolsero in sè lo splendore di Dio, 1 s'inalza a dignità e a bellezza, quanto l' altra inchinavasi a viltà e a turpitudine; onde, non ch'esser cieca e insana e crudele, ella vede le norme del suo ministero nel divino aspetto, e secondo quelle provvede e giudica con sano consiglio, e il solenne provvedimento e giudizio reca in atto con lieta affezione. Come il gridio e l'affannarsi degli uomini stolti non turba quella letizia, che trascende ogni dolcezza, ond' ella si gode coll' altre prime creature; così la mutabilità e corruttibilità dei beni, ch'ella governa, nulla scema della fermezza del suo regno, ella immutabilmente persegue, come il loro gli altri Dei. Antica e pia tradizione (fonte di gentile poesia) vuole che ad ogni minima parte di questo mondo sensibile provvegga un angelo; e se il fiore che si secca da mane a sera e lo zeffiro che spira e tace son degni, che un' angelica mente curi perennemente di loro, perchè vorremmo che questa cura venisse meno alla dispensa della ricchezza, della gloria e d'ogni altro bene terreno? Non è il fiore del campo o l'aura di primavera o lo splendore dell'oro che l'angelo contempla ed ama; ma sì la verità, la bontà, la bellezza di Dio e de' suoi ordinamenti nell'opere sue. In questa contemplazione, in quest' amore sempre verde e vivo e lucente egli è senza tempo beato: e anco noi saremo, se, vittoriosi d'ogni fortunosa permutazione, accoglieremo l'animo, quasi in fortissima rôcca, nella sicura pace del vero e del bene.

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3. Meravigliosa virtù degli angeli nel condurre i popoli dall' inferma civiltà pagana alla stabile civiltà di Cristo.

Ecco l'angel di Dio; piega le mani:
Oma' vedrai di sì fatti officiali.
Vedi che sdegna gli argomenti umani,
Sì che remo non vuol, nè altro velo
Che l'ali sue, tra liti sì lontani.
Vedi come l' ha dritte verso il cielo,

Trattando l' aere con l'eterne penne,
Che non si mutan come mortal pelo. „
Purg., 11.

Sull'oceano delle terrene cose perennemente commosso dalla immutata vicenda dei mutabili beni corre lievissima, quasi fiato di vento, la navicella candida dell'umana compagnia rinnovata: e non per forza di remo, come l'antica nave infernale, ma per virtù di angeliche penne, che nobiltà di natura fa immutabilmente drizzate al cielo, leggiadro simbolo dell'immutabile cura del celestiale nocchiero tutto affisato in Dio. Studio del vero e amore del bene, ecco le due ali bianchissime, perchè sfavillanti della luce di Dio, onde l'angelo scorge la cittadinanza di Cristo alle balze liete del monte sacro, ove, amando e soffrendo, l'umano spirito s'invigorisce e sale a cima di perfezione vera. E non memoria o uso dell'amoroso canto, già lodato in terra, mosse quel gentile spirito del Casella alla dolce canzone, ma si l'amore divino che gli ragionava nell'animo sublimi cose. 2 Ricco poi è quell'accenno de' liti si lontani; chè la fallacia de' mutabili beni, fondamento all'antica civiltà, e la verità solenne dell'unico bene saldissimo, fondamento alla civiltà nuova del Cristo, son davvero liti sì lontani

« L'anima ha due ali: investigazione del vero, e desiderio del bene. » Marsilio Ficino, Sopra il Convito di Platone.

2 Purg., II.

tra loro, che per proprio argomento l' uomo non basterebbe a varcare il vasto mare frapposto. Onde bella necessità delle angeliche penne, che non si mutan come mortal pelo.

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Questa dottrina, ch'io trovo nascosta sotto il velame de' bellissimi versi, che mi dipingono il nocchiero del Purgatorio e l'opera sua, toglie conforto dall' intendimento più alto e più riposto di quel Salmo cantato dalle anime naviganti. Il quale, mentre in lettera suona della uscita degli Ebrei dall' Egitto, spiritualmente deve riferirsi all'uscita dell'anima dalla colpa, e più largamente all'uscita dell' umana specie dalla selva infeconda della pagana civiltà. Il mare che fugge è sublime immagine della vicenda perenne dei beni mutabili cessata nell'animo delle nazioni rinnovate; e i monti e i colli che saltano innanzi all'onnipotente Commovitore della terra, ne fanno pensare l'allegra sommità del monte dantesco, immagine, come vedemmo, della cristiana città. El'acqua tratta della roccia e del macigno dal volere del Signore delle nazioni non può tôrsi a significare i mutati affetti dei popoli, come forse l'intese esso Dante,

È il salmo CXIII. Principalmente notevoli queste parole: << Il mare lo vide e fuggì: il Giordano si rivolse a ritroso. I monti saltarono come montoni; i colli come agnelli. Che avesti, o mare, che fuggisti? E tu, o Giordano, che ti rivolgesti a ritroso? E voi, monti, che saltaste come montoni: e voi, colli, come agnelli ? Tremò la terra per la presenza del Signore per la presenza dell' Iddio di Giacobbe, il quale mutò il macigno in guazzo d'acque e la rupe in fonti. Non a noi, Signore, non a noi, ma al tuo nome dà gloria per la tua benignità e verità. Perchè le genti non dicano mai: Dov'è l'Iddio loro? Or l'Iddio nostro è ne' cieli: e fece tutto ciò che gli piacque. I simulacri delle genti oro e argento; opera di mano d' uomini. Hanno bocca e non parlano; hanno occhi e non veggono; hanno orecchie e non odono; hanno naso e non odorano; hanno mani e non toccano; hanno piedi e non camminano....

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Epistola a Can Grande, § 7; Convito, II, 1.
FRANCIOSI.

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cogliendovi l'idea di que' suoi mirabili fiumi del Paradiso terrestre? E i simulacri delle genti, che non sono quel che paiono, non rendono a capello il concetto dei falsi beni, ch'erano obietto sociale alle genti, in cui fu sovrano l'amor dell' apparenza e il suo pensiero?

4. La luce degli angeli soccorre all' animo
de' rinnovati nelle sue ascensioni.

Muoveti lume, che nel ciel s' informa
Per sè, o per voler che giù lo scorge. „
Purg., XVII.

Se il celestial nocchiero, come lo muove amore, torna l'ala veleggiante alla foce del Tevere, altri ministri e messaggier di vita eterna prontamente soccorrono ai nuovi pellegrini, e con infiniti accorgimenti di fraterno affetto li fanno più lievi al salire e più studiosi della bellissima cima. Primi gli angeli dell'immortale speranza, che con la spada dello spirito, ch'è favella invisibile di celesti cose, vincono gli antichi amori, i più tremendi alla convivenza civile, di vani diletti, di oro, di signoria: poi que' luminosi custodi, che d'immagini vive e di soavi parole e di fragranze ineffabili spirano nell'animo delle genti rinnovellate la dolcezza del sacrificio e la santità dell'amore, a durevole acquisto di bella vita civile. E perchè ad occhio infermo non approda la luce del di, se lo percuota ad un tratto, ma insinuata a poco a poco lo rinvigorisce, come nel celeste regno la bellezza di Beatrice ognor più s'accende per le scale dell'eterno palazzo (immagine della

'Vedi sopra al cap. 9, distinzione terza della parte prima.

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umana mente che a misura dell' apprensione muove l'affetto); così in questo regno di pellegrinaggio sereno la crescente luce degli angeli raffigura il procedere arcano di quell' infinito ed ineffabil Bene, che corre ad amore come raggio a lucido corpo, 1 sì che più o meno porga della sua luce secondo che lo spirito, che la riceve, è più o meno puro e quasi diafano. Nè meglio questo poteasi raffigurare che per gli angeli, eletti specchi dell'eterna Virtù, i quali con amore ne accolgono e ne riflettono i raggi alle più umili nature. Ma secondiamo il Poeta in quel suo magistero di luce. Dagli angeli della speranza, di si tranquillo splendore, che punto se ne vela il biondeggiare delle teste gentili e il verde dell'ali e delle vesti, al fiammeggiante custode del terrestre Paradiso, che soverchiando ogni concetto di luce veduta vien chiamato lume con sublime figura, 3 è un continuo accrescimento di angelica luce, ove l'occhio dell' intelletto corre si dolcemente, come l'intenzione del musico per la mirabile gradazione de' suoni. A si soave trepidare di limpido raggio, come dell'amorosa stella, segue il vivace guizzare di raggio riflesso da acqua o da specchio; e poi il fulgore potente del sole che cela sua figura, e la bianchezza abbagliante d'ala di cigno, e lo sfavillare vivissimo degli infuocati metalli. Le quali varietà sapienti di mistica luce sono quasi accolte a bella unità nel guardiano del Purgatorio come principe degli angeli reggitori della rinnovata

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1 Purg., XV.

2 Ivi, VIII.

3 Ivi, XXVII.

Ivi, XII. 5 Ivi, XV.

6 Ivi, XVII.

7 Ivi, XIX.
* Ivi, XXIV.

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