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sto ebbe l'occhio il Poeta, allorchè la larga ploia Dello Spirito Santo, ch'è diffusa In sulle vecchie e in sulle nuove cuoia, chiamò acutamente sillogismo: poichè, come nel sillogismo dalle due prime proposizioni discende la terza, così nel governo divino dell' umanità dalla signoria del Padre e del Figlio discende quella dello Spirito; e come essa terza proposizione sottintende le due prime e per cotal modo le acchiude, così la signoria dello Spirito è altissima conchiusione o raccoglimento delle due signorie del Padre e del Figlio, che le andarono innanzi.

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Ma in che questo governo dell' Amore distinguesi da quello della Potestà e della Sapienza, e qual n'è il singolare concetto? La Potestà doma, flagellando, la carne dell' umanità, perchè dispongasi alla soggezione dello spirito: la Sapienza ne affrena lo spirito tornato signore di sè e lo rabbellisce: l'Amore accoglie a sè quest' umanità purgata e rabbellita dell'animo, e informandola del suo purissimo fuoco, mentre ne ravvalora la mente a penetrare negli abissi della luce increata, ne fa il corpo lieve e fiorito di spirituale bellezza e lo rende mirabilmente acuto a sentire le infinite perfezioni di Dio, come già il colore e il sapore de' corpi. Cotesto fuoco d'amore, inspirato nella santa umanità, ha immagine viva in Bernardo, che il Poeta bellamente chiama vivace Carità e addita per colui ch' abbelliva di

1 Parad., XXIV. Da' libri storici del Vecchio Testamento rilevasi il governo della Potestà; dagli Evangeli, dagli Alli e dall'Apocalisse il governo della Sapienza, e pure a quando a quando anco quello dell' Amore.

2 Quel Paganini, ch' io torno a citare per debito segno di riverenza e di affetto, fu primo a porre l'occhio a questo passo del XXIV del Paradiso, avvisandolo come un accenno all' intimo nesso delle tre grandi epoche dell' istoria universale. Vedi l'Araldo lucchese del 1862.

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Maria Come del Sol la stella mattutina; dove, volendosi raggiungere in Cristo a bel paragone fra loro l'amore del cielo e quello che allieta l'umanità sulla terra, già da me avvisato nella stella mattutina: per bella somiglianza si avverte che, come quest' ultimo deriva dalla sapienza di Cristo, onde l'umanità è preparata a trasformarsi in Dio; così il primo è più eccellente derivazione della bontà infinita di Lui (simboleggiata in Maria), per cui l'umanità già disposta in Dio si trasforma. Il qual trasformarsi tale sarà, che non più l'umano volere, si quello di Dio avrà ragione di supremo principio dell' umano operare; sì che quasi torni ad essere nell'umanità tutt' intiera, per ineffabile modo e al tutto remoto da ogni umano concepimento, quell'ipostatica unione, che in virtù appunto di questo Spirito amore fu adoperata nel Cristo.

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A cotale altissima unione fa cenno il Poeta in più luoghi; ma meglio che altrove in quella terzina, onde chiude il poema: « Ma già volgeva il mio desiro e 'l velle, Siccome ruota che igualmente è mossa, L'amor che muove il Sole e l'altre stelle. » E Agostino nel suo Della Trinità: « Colassù invero (nella patria celeste) la » volontà di Dio, che fa i venti suoi angeli e il fuoco » divampante suoi ministri, negli spiriti, accolti in >> somma pace ed amicizia e in un volere congiunti per >> cotal fuoco spirituale di carità, imperando come in >> eccelsa e santa e segreta sede e com'a dire in sua » casa o in tempio suo; indi spande sua virtù dapper>> tutto per ciascuno degli ordinatissimi movimenti della >> creatura, prima spirituali, poi corporei, e di tutti si >> giova secondo l'immutabile arbitrio del suo consi

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» glio. >> Per siffatta trasformazione d'amore, ricca di gaudio sempre uguale ed intero, mentre è vivente unità il mentale raccoglimento d'ogni umano affetto a Dio, e' si fa più perfetta che mai l'unità, in cui s' appunta, a simiglianza di Dio, la trinità intellettuale dell' umana natura per quel naturale amore, che ogni cosa intelletta congiunge al principio dell' intendere, e per quello più vivo e più alto che l'immagine rivelata del Verbo lega all' intelletto credente: poichè lassù nel cielo non più l'immagine, ma il Verbo stesso in tutta la copia della sua luce starà dinanzi al felice intelletto dell' umanità già gloriosa, si che l'amore sarà perfettissimo e la congiunzione la più intima e la più sublime che sia. Non. pongasi dunque in dimentico questa divinità della nostra natura, che ne sospinge a congiungerci a Dio; ma, degnamente ad essa operando, facciamo si che, congiunti alla eterna Trinità e Unità di quel Bene, ond' ogni cosa ha bontà, formiamo insieme cogli angeli quella città, di cui dice Agostino: « È, vede, ama: nell'eternità di >> Dio vigoreggia; nella verità di Dio luce; nella bontà » di Dio gode. >>

1 Libro III.

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«< La visione di Dio avviene per l'unione della luce naturale dell' umano intelletto colla divina luce del Verbo, unione operata da perfetto amore.... » Così Giovanni Dominici, nel capo XXXVIII del suo Della Carità, stampato a Siena nel 1513.

8 Agostino, Città di Dio, XI, 24.

II.

LA PROVVIDENZA DI DIO E L'UMANA LIBERTÀ NELL' ISTORIA.

Se la lucerna, che ti mena in alto,

Trovi nel tuo arbitrio tanta cera,

Quant'è mestieri infino al sommo smalto.....

Purg., VIII.

Eccomi, trepidando, a quella paurosa questione che affaticò le più valide menti; del come, cioè, si raggiun gano nel vero le due solenni affermazioni dell'opera di Dio nelle umane vicende e della libertà dell' umano volere. Nel che richiedesi grande temperanza d' animo; e, se ci fallisca la visione chiara ed aperta della cercata armonia, non vuolsi conchiudere stoltamente esser falso l'uno di que' due veri, ma, tenendoli tutt' e due per saldissimi e certi,' riconoscere francamente che alle più alte cime del vero la nostra ragione ha corte l'ali. « Forse (dirò col Tagastense) è da negare la verità manifesta, perchè non comprendiamo la occulta? »

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Dichiarando le sublimi cose pensate dal Nostro intorno a quella mente suprema legislatrice, che regge, quasi animo, la vita delle nazioni, ho già mostrato com'ei l'avvisasse dapprima segreta preparatrice della sociale volontà, e poi rinnovatrice palese di tutte le genti, memore forse delle parole ispirate, che Iddio prepara la volontà e che rinnova lo spirito. Ma egli dunque negava all'uomo ogni bontà d'operare? E la sua Comme

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Il Vico tra le sue Degnità, o massime di aperta evidenza, pose l'umano arbitrio aiutato naturalmente dalla Provvidenza e soprannaturalmente dalla Grazia.

2 De bono perseverantiae, cap. XIV.

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dia non è altrimenti la più stupenda epopea dell'umana schiatta, ma quasi l' epopea di Dio nel suo immutabile imperio sulle create volontà? No: quel sovrano e larghissimo Pensatore, sentendo che l'uomo fu posto da Dio nella potestà del suo consiglio e ch' ebbe dinanzi la vita e la morte, il bene ed il male, perchè scegliesse,2 conciliò nella sua mente la più salda credenza nel divino governo a quella fermissima nella umana libertà. « Lo maggior don, che Dio per sua larghezza Fêsse creando ed alla sua bontade Più conformato e quel che più apprezza, Fu della volontà la libertade.... »3 Cosi egli con quell'affetto sicuro, onde altrove gridò al simbolico Sole: « Tu scaldi il mondo, tu sovr' esso luci.... » e fuor di figura celebrò l'arte della divina Sapienza in cielo, in terra e nel mal mondo.

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Iddio pose nell' uomo facoltà di elezione e di libero amore, perchè da questo, quasi da sua gravità, fosse portato al proprio luogo, ch'è bene e verità e gaudio sommo; non già come l'olio a fior d'acqua o il fuoco in alto, si per ispontaneo consentimento e colla viva coscienza della propria virtù operativa, si che salendo all'insù (secondo la potente espressione di Agostino) cantiamo nel segreto del cuore il cantico de' gradi. E finchè l'intelletto rimirò nella luce, che vista sola sempre amore accende, l'animo liberamente corse nel bene vero; ma poichè lo splendore di sè sviò l'intelletto da quella vitale contemplazione e l'occhio nostro andò vagando dietro i vestigii incerti e mal noti dell'alta luce smarrita, il nostro amore fu sedotto dalla bellezza delle

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1 Ecclesiastico, XV.

' Ivi, loc. cit.

3 Parad., V.

4 << Il mio amore è la mia gravità.» Agostino, Confess., XIII, 9. Parad., V.

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