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"Ingegnati, se puoi, d'esser palese.

Nella Beatrice dantesca tutti cercarono, o la bellissima figlia di Folco Portinari, o il severo concetto del filosofo; ma io vi cerco la visione intima dell' artista, quella gentile creatura d'intelletto e d'amore, che del mondo fantastico dell'Alighieri è vita, specchio e sorriso. In lei sola, seguita nelle varie forme del pensiero e dell'affetto immaginoso, io veggo rinnovellati di purissimo lume i subiti rapimenti, i dolori fecondi, le affannose gioie e il sospiro potente dell'anima creatrice. Ella non è, come la Venere di Lucrezio, fugace parvenza, che sveglia improvviso le allegrezze del giorno e dilegua; ma quasi nettare che invisibile stilla, armonia diffusa, perenne, luce schietta e veloce, che d'ogni parte del Poema sacro inonda, ferve e s'avviva. Se non che, la Beatrice dei cieli è ancora, sebbene trasfigurata dall'estro animoso, la Beatrice della terra; ond'io prima toccherò di questa, poi alzerò l'animo all' altra, se per avventura mi sia dato di avvisare la seconda bellezza, che in lei si cela.

I. LA BEATRICE DELLA TERRA.

"E par che della sua labbia si muova
Uno spirto soave e pien d'amore,
Che va dicendo all' anima: sospira.
Vita Nuova, xxvI.

Beatrice, anco mentre visse, fu cosa vereconda, alta, soave, tutta di cielo: fu, direbbe lo Schiller, una venuta da secoli lontani. Fra lei, angelica forma, e la mente, ove l'immagine sua rendeva splendori, si levarono immaginazioni paurose, fantasie di morte; ' ch'ella

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M'apparve Amor subitamente,

Cui essenza membrar mi dà orrore.
Allegro mi sembrava Amor, tenendo

Mio core in mano, e nelle braccia avea
Madonna involta in un drappo dormendo.
Poi la svegliava, e d' esto core ardendo
Lei paventosa umilmente pascea:
Appresso gir ne lo vedea piangendo. »>
Vita Nuova, III.

E per l' ebrietà del gran tremore
Le pietre par che gridin: Muoia, muoia. »

Vita Nuova, XV.

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Ma con più terribile evidenza nella Canzone, « Donna pietosa

e di novella etate, » narra:

<< Poi mi parve vedere a poco a poco

Turbar lo Sole ed apparir la stella,

E pianger egli ed ella:

Cader augelli volando per l' are,

E la terra tremare;

Ed uom m'apparve scolorito e fioco,
Dicendomi: Che fai? non sai novella?
Morta è la donna tua, ch' era sì bella. >>
Vita Nuova, XXIII.

non parve nata d'uomo, si pargoletta celeste discesa quaggiù dalle ampiezze della luce. Il Poeta non ardi mai di ritrarre la sua faccia, e forse non l'ebbe affissata mai; chè alla mirabile vista un tremito lo prendeva, quasi dinanzi a iddio vivo e presente. Solo ne' dolci effetti, come nei gentili riflessi la ruota del sole, come nelle fronde e ne' fiori virtù segreta di primavera, e' ci

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« E par che sia una cosa venuta

Di cielo in terra a miracol mostrare. »
Vita Nuova, XXVI.

«Io mi son pargoletta bella e nuova,

E son venuta per mostrarmi a vui,
Delle bellezze e loco, d' onde io fui.
Io fui del cielo..........

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Canz., ballata II.

2. Questa mirabile Donna apparve a me vestita di color bianchissimo, in mezzo di due gentili donne, le quali erano di più lunga etade. E passando per una via; volse gli occhi verso quella parte, ove io era molto pauroso.... » (Vita Nuova, III.)

« E quando questa gentilissima Donna salutava, non che Amore fosse tal mezzo, che potesse obumbrare a me la intollerabile beatitudine, ma egli quasi per soverchio di dolcezza divenìa tale, che lo mio corpo, lo quale era tutto sotto il suo reggimento, molte volte si movea come cosa grave inanimata. » (Vita Nuova, XI.)

« . . . . Levai gli occhi, e mirando le donne vidi tra loro la gentilissima Beatrice. Allora furono si distrutti li miei spiriti per la forza che Amor prese.... che non mi rimase in vita più che gli spiriti del viso, e ancor questi rimasero fuori de' loro strumenti.... » (Vila Nuova, XIV.)

<< Ov' ella passa, ogni uom vêr lei si gira

E cui saluta fa tremar lo core;

Si che, bassando il viso, tutto smuore.... >>

Vita Nuova, XXI.

« Tanto gentile e tanto onesta pare

La Donna mia, quand' ella altrui saluta,
Ch' ogni lingua divien tremando muta,
E gli occhi non ardiscon di guardare. »

Vita Nuova, XXVI.

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palesa la meravigliosa creatura: dolcezza, ond' è inebriato l'occhio e il cuore, umiltà di affetti, impeto di amorevolezza nuova e potente, pensosa mestizia, amore di solitaria natura,* misteriose visioni. Ove mai si dipinse immagine di donna viva sì pura, si eterea, si celestiale? Il soave narratore ti somiglia a quell'angelo del Fiesolano, che con pensoso amore d' occulta armonia tenta il suo dolce organetto; meglio che dal tocco della mano sospesa tu ne argomenti il suono dallo sfavillare del volto chino e ridente; com' appunto la bellezza di quella gentile dalle mirabili operazioni nell'anima del Poeta. E già quest'anima poderosa riguardava con occhi innamorati alla creatura, già sospirava di affannosa dolcezza, come per desiderio di un' arcana pace, quando la beata operatrice dell' intimo suo trasmutarsi giovanissima e pura si parti dalla terra. Allora i sensi, che sempre poco

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«Ed è negli atti suoi tanto gentile,

Che nessun la si può recare a mente,
Che non sospiri in dolcezza d'amore. »
Vita Nuova, XXVII.

« Fuggon davanti a lei superbia ed ira.... >>

Vita Nuova, XXI.

Mi giugnea una fiamma di caritade, la quale mi facea perdonare a chiunque mi avesse offeso: e chi allora m'avesse addimandato di cosa alcuna, la mia risponsione sarebbe stata solamente Amore, con viso vestito d'umiltà. » (Vita Nuova, XI.)

• Pensosa mestizia spira da ogni frase e da ogni voce dell'ingenua narrazione, ma più specialmente dove tocca del suo rifug girsi nella romita cameretta (Vita Nuova, III) e del cammino de'sospiri (Vita Nuova, IX, X) e delle giovani donne, che si tornavano dolenti dalla casa della sua gentilissima (Vita Nuova, XXII), e dei peregrini, che forse andavano pensosi di cosa lontana (Vita Nuova, XLI). Del soave amore alla solitaria natura ci parla quel fiume bello, corrente e chiarissimo, lungo il quale rampollò nella sua mente il primo concetto della Canzone: « Donne, che avete intelletto d'amore. » (Vila Nuova, XIX.)

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