Morte mi s'era intorno al core avvolta; Ond' io gridai con carta e con inchiostro : A quella petra, nella quale ero trasformato. Se mi spetra, Se mi libera da questo esser di pietra, nessuna condizione di vita a me parrà misera e grave. Purchè il P. possa togliersi dalla presenza di Laura, non ricusa alcun dolore. – Signor mio, o Amore, a cui servo. - Mezzo ecc. Verso imitato dal Tasso (Gerus. VIII): « E mezza quasi par tra viva e morta. » - La penna ecc., La penna non può tener dietro al volere, non può scrivere tutto quello ch'io vorrei. Vo trapassando, Passo sotto silenzio; il lat. praeterire. Nè potea ecc., Nè io poteva col tacere liberarmi da morte, o soccorrere a' miei spiriti (virtudi) abbattuti (afflitte, con proprietà latina). - Le vive voci, Il parlare a viva voce con Laura gli era negato: dunque le scrisse (gridai con carta e con inchiostro). Ben mi credea dinanzi agli occhi suoi Gittaimi stanco sopra l'erba un giorno. Mi credea.... far, Credeva farmi. Lunga stagion ecc., Per lungo tempo circondato di tenebre per essere il mio lume sparito, ossia per non essersi Laura più fatta vedere a me. Il fuggitivo raggio, La donna che da me fuggiva. Vedi come in mezzo a questa luce stoni quell'ombra di lei, per Segno, indizio di Laura. E farmi una fontana ecc. Vedi in Ovidio (Metam. IX) la trasformazione di Ibli in fonte. Quel viaggio, Quel cammino, quella strada, ch' egli bagnava delle sue lacrime. L'alma, ch'è sol da Dio fatta gentile Conte, Note. (Chè già d'altrui non può venir tal grazia). Dell'un mal chi dell'altro s' apparecchia. Benigna mi ridusse al primo stato. Ma nulla è al mondo, in ch'uom saggio si fide: Voce rimasi dell'antiche seme, Chiamando Morte, e lei sola per nome. L'alma, int. di Laura. - Gentile, Nobile, secondo la sua prima significazione, che è dal lat. gentilis. - Stato, Natura, qualità. Dio è fonte di perdono, e cosi Laura. - Quantunque, Quante mai si voglia è il lat. quotcumque. A mercè vene, Implora pietà. - In lui, In Dio; imita Dio. - E fal, E lo fa. Dell'altro s'apparec chia, Si apparecchia a commetterne un altro. - Gir di pari ecc., Essere la pena pari, proporzionata alla colpa. Dante (Purg. XXX): << Perchè sia colpa e duol d'una misura. » Al primo stato, Nello stato di prima, cioè nello stato d'uomo. Ripregando, Tornando a pregarla d'amore. Mi volse, Mi cambiò. - Scossa.... dell'antiche some, Spogliata del corpo umano. Scosso dal lat. excussus, che ha dato il più comune Scusso. Voce ecc. Essendo il corpo trasformato in selce, il P. divenne come Eco, di cui vedi Ovidio (Metam. III). - E lei sola, int. Laura, perchè lei sola lo poteva aiutare. Ma io non capisco come si possa invocare allo stesso tempo chi ne uccida, e chi ne salvi. Spirto doglioso, errante (mi rimembra) E ritornai nelle terrene membra, Si stava, quando 'l Sol più forte ardea. Ed ancor de' miei can fuggo lo stormo. Spirto, perchè privato del corpo. - Pellegrine, Straniere. - Per più dolor, ecc. Accenna alla seguente sua trasformazione in cervo, si come avvenne ad Atteone. Vedi Ovidio (Metam. III). L'acqua nel viso ecc. Anche questa circostanza è presa da Ovidio: << hausit aquas (Diana), vultumque virilem Perfudit. » Imago, Forma, figura, del corpo umano. Vago, Errante, conforme al lat. vagus (vagus Hercules, vagus Sol, vaga flumina, ecc.); ed ha per suo compimento di selva in selva. De' miei can, De' miei tristi pensieri che m'inseguono. Canzon, i' non fu' mai quel nuvol d'oro, Seppi lassar; chè pur la sua dolce ombra Quel nuvol d'oro ecc. Allusione alla favola di Giove convertito in pioggia d'oro per giacersi con Danae (Metam. IV). - Si che 'l foco ecc. Sicchè sodisfece in parte l'ardente passione del Dio. Ma fui ben fiamma, che ecc., Come il guardo d' Egina (Metam. VII) trasformò Giove in fuoco. E fui l'uccel che ecc. Perifrasi dell'aquila. - Alzando lei, Come l'aquila alzò Ganimede al cielo: questo per l'allusione alla favola; ma in realtà, Celebrando lei e inalzandola co' miei versi. - Nè per nova figura ecc., Nè per altra donna seppi mai dimenticare il mio primo amore per Laura. Figura qui vale Persona, come in Dante (Purg. III): « Lo sol che dietro fiammeggiava roggio, Rotto m'era dinanzi alla figura. » Questa Canzone, che potrebbe intitolarsi Le metamorfosi del Poeta, è piena di mitologia, e tutte le trasformazioni sono imitate dai Latini, principalmente da Ovidio. Si direbbe che Laura serva come di filo a unirle insieme. CANZONE II - 6 Lodando le bellezze di Laura, mette in questione Verdi panni, sanguigni, oscuri o persi Nè d'or capelli in bionda treccia attorse Persi. Color perso è colore misto di purpureo e di nero, ma il nero vince. In bionda treccia. Se i capelli sono d'oro, parrebbe che bionda fosse superfluo. – Șì bella, riferiscilo a donna. Non sostegno, Non potrei sostenere. Alcun giogo, int. d'Amore. E se pur s'arma talor a dolersi L'anima, a cui vien manco Consiglio ove 'l martir l'adduce in forse, S'arma, S'appresta. - Consiglio, Senno, giudizio. - Ove, avv. di tempo, Quando. - L'adduce in forse, La riduce a temer della vita. Rappella ecc., costr. Subito vista (Laura) rappella (richiama) lei (l'anima) dalla sfrenata voglia (dalla eccessiva volontà di dolersi). - Ed ogni sdegno fa ecc., Volge in dolcezza ogni mio sdegno. Di quanto per amor giammai soffersi, Fin che mi sani 'l cor colei che 'l morse, Orgoglio ed ira il bel passo, ond' io vegno, Di quanto ecc. È compimento di Vendetta fia. Sarà fatto vendetta di quanto ecc. Rubella di mercè, Nemica di pietà, spietata. - Envoglia, Invoglia, innamora. - Sol che contra ecc., Sol che l'alterezza e lo sdegno di lei contro l'umiltà mia non mi chiuda e serri a chiave il varco a lei; ossia, purchè a me non sia vietato di continuare a vederla. Ma l'ora e 'l giorno ch'io le luci apersi Che mi scacciâr di là dov' Amor corse, · Nel bel nero e nel bianco, Nelle nere pupille e nel candido volto di Laura. - Di là dov' Amor corse, Dal possesso del mio cuore, occupato subito da Amore. - Novella.... radice, Prima cagione. Dante (Inf. V): « Ma se a conoscer la prima radice Del nostro amor ecc. » E quella, cioè Laura. In cui l'etade ecc., Nella quale si specchia l'età nostra, Che è specchio di virtù e di bellezza al secol nostro. La qual piombo o legno vedendo è chi non pave. Una delle molte e sforzate inversioni del P. E chi non ne shigottisce, vedendola, convien che sia di piombo o di legno, cioè che sia un insensato. Lagrima adunque, che dagli occhi versi Lato mi bagna chi primier s'accorse, Lagrima adunque ecc. Ecco il senso, datoci dal Leopardi, di questa specie di logogrifo: « Adunque (poichè il mio male è proceduto per gli occhi miei, che videro Laura) niuna lacrima ch' io versi da questi medesimi occhi per la pena che mi danno quelle saette che nel mio fianco sinistro bagnan di sangue chi fu primo ad accorgersi del mio male, cioè il mio cuore; niuna lacrima, dico, mi svoglia dal mio volere, cioè mi rimuove dal proposito di amar questa donna; perocchè la sentenza, cioè la condanna cade in quella parte di me che l'ha meritata: per colpa di questa parte, cioè degli occhi, l'anima mia patisce: or dunque è ben giusto che quelli lavino le piaghe di questa. » |