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lare a un amico. Forse erano starne o pernici. - Pria, Al momento che venne al mondo. - Lagrimando, gerundio con senso di participio presente, secondo l'uso comunissimo degli antichi poeti. Dante (Son. I): « e nelle braccia avea Madonna, involta in un drappo dormendo. Poi la svegliava, e d'esto core ardendo Lei paventosa umilmente pascea: Appresso gir ne lo vedea piangendo. » Sospetto, Timore. Dante (Inf. III): « Qui si convien lasciare ogni sospetto. » Ma del misero stato... e della morte ecc., Il senso è: Ma del misero stato (della prigionia) in cui siamo cadute dalla vita felice (dalla libertà) che godevamo, e della mortè vicina abbiamo un conforto solo, essendo scesa la vendetta sull'autore del nostro male (Chè vendetta è di lui, ch'a ciò ne mena), che vicino all'estremo della vita, è ridotto da Laura in servitù peggiore della nostra.

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Cerca com' essendo Laura un Sole, ei non abbia
a sentirne tutta la forza

Quando 'l pianeta che distingue l'ore,
Ad albergar col Tauro si ritorna,
Cade virtù dall'infiammate corna,
Che veste il mondo di novel colore:
E non pur quel che s'apre a noi di fore,
Le rive e i colli, di fioretti adorna;
Ma dentro, dove giammai non s'aggiorna,
Gravido fa di sè 'l terrestro umore,
Onde tal frutto e simile si colga:

Cosi costei, ch'è tra le donne un Sole,
In me, movendo de' begli occhi i rai,
Cria d'amor pensieri, atti e parole;

Ma, come ch'ella gli governi o volga,
Primavera per me pur non è mai.

Quando 'l pianeta che ecc. Perifrasi del sole. Quando il sole entra nella costellazione del Tauro, cioè dopo la prima metà d'aprile. Quel che s'apre a noi di fore, cioè la parte esteriore della terra, esposta agli occhi nostri, come i colli, i prati, le campagne, che nella primavera si vestono di novella vita. - Non s'aggiorna, Non si fa mai giorno, non entra mai la luce. Terrestro, Terrestre. Dante (Purg. XXX): « Ma tanto più maligno e più silvestro Si fa il terren col mal seme, e non colto, Quant' egli ha più di buon vigor terrestro. » - Tal frutto. Sono i tartufi, che il P. manda in dono a un amico, e che nascono sotterra, ma non in primavera come dicesi qui. Il sole dunque fa nascere con la virtù de' suoi raggi i tartufi nel seno della terra; Laura, che è un altro sole,

fa nascere, con la virtù de' suoi occhi, nel P. pensieri, atti e parole d'amore. I tartufi possono esser contenti del paragone. Come ch', Comunque.

vano. »

BALLATA I - Canz. 1

Accortasi Laura dell' amore di lui,

gli si fece tosto più severa che prima

Lassare il velo o per Sole o per ombra,
Donna, non vi vid'io,

Poi che 'n me conosceste il gran desio
Ch'ogni altra voglia d'entro al cor mi sgombra.
Mentr'io portava i be' pensier celati,

1

C'hanno la mente desïando morta,

Vidivi di pietate ornare il volto.
Ma poi ch' Amor di me vi fece accorta,
Fur i biondi capelli allor velati,
E l'amoroso sguardo in sè raccolto.
Quel ch'i' più desïava in voi, m'è tolto:
Si mi governa il velo

Che per mia morte, ed al caldo ed al gelo,

De' be' vostr' occhi il dolce lume adombra.

Poi che, Dopo che. Pare che Laura andasse sempre velata, come si fu accorta della passione del P. - D'entro, Da entro. Dante (Parad. VI): « D'entro alle leggi trasse il troppo e il I be' pensier, I pensieri d'amore. Nel Sonetto seg. i be' desiri. - Desiando, Col gran desiderio. - Morta, Uccisa. Il verbo Morire usasi elegantemente, fino dai primordj della lingua nostra, con senso attivo nei tempi composti. Dante (Purg. V): « Noi fummo già tutti per forza morti. » – Si mi governa, Così mi tratta. – Al caldo ed al gelo, L'estate e l'inverno, ossia sempre.

SONETTO IX - 11

Spera nel tempo, che, rendendo Laura men bella,
gliela renderà più pietosa

Se la mia vita dall' aspro tormento
Si può tanto schermire e dagli affanni,
Ch'i' veggia, per virtù degli ultim' anni,
Donna, de' be' vostr' occhi il lume spento,
E i cape' d'oro fin farsi d'argento,
E lassar le ghirlande e i verdi panni,
El viso scolorir, che ne' miei danni
A lamentar mi fa pauroso e lento;

Pur mi darà tanta baldanza Amore,

Ch'i' vi discovrirò de' miei martiri

Qua' sono stati gli anni e i giorni e l'ore.
E se 'l tempo è contrario ai be' desiri,

Non fia ch'almen non giunga al mio dolore
Alcun soccorso di tardi sospiri.

Se la mia vita ecc., Se la mia vita può tanto difendersi dal tormento e dagli affanni, ossia può tanto reggere al tormento ecc. Il lume, Lo splendore. - D'oro fin, D'oro puro, di vero oro. Farsi d'argento, Incanutire. - E lassar, E voi lasciar. I verdi panni, Le vesti di color gaio, quali si addicono a giovine donna. El viso scolorir, che ecc., E scolorirsi quel viso che ora m' infonde tanta timidità, che ne'miei mali appena ardisco di lamentarmi. - Pur, Alla fine. - E se'l tempo è contrario ecc., E se il tempo sarà contrario agli amorosi desiri, per esser noi allora d'età provetta, almeno sarete voi pietosa verso di me.

SONETTO X - 12

È lieto e contento che l'amore di Laura il sollevi al Bene sommo

Quando fra l'altre donne ad ora ad ora
Amor vien nel bel viso di costei;
Quanto ciascuna è men bella di lei,
Tanto cresce il desio che m'innamora.
I' benedico il loco e 'l tempo e l'ora
Che si alto miraron gli occhi miei,
E dico: Anima, assai ringraziar dei
Che fosti a tanto onor degnata allora.
Da lei ti vien l'amoroso pensiero,

Che, mentre 'l segui, al sommo Ben t'invía,
Poco prezzando quel ch'ogni uom desía:
Da lei vien l'animosa leggiadría,

Ch'al Ciel ti scorge per destro sentiero;
Si ch'i' vo già della speranza altiero.

Quando fra l'altre ecc., Ordina così: Quando Amore nel bel viso (che dimora nel bel viso) di costei, viene ad ora ad ora (di tratto in tratto) fra l'altre donne ecc. Spesso la donna del poeta è accompagnata, secondo il suo nobile grado, da altre donne: « Le donne che vi fanno compagnia, Assai ecc., » Guido Cavalcanti. Fosti.... degnata ecc. Fosti fatta degna di ecc. Ricorda il virgiliano: << Coniugio Anchisa Veneris dignate superbo. » Il Poliziano (Rim., 61): << Alto e muschioso faggio, Che sei stato degnato a tanto bene, ecc. » Quel ch'ogni uom desia, cioè il sensuale diletto. - L'animosa leggiadria, Da voi viene in me la virtù della bellezza vostra che mi dà

animo. Animoso è dunque in senso obiettivo. Animose chiamò Dante le mani di Virgilio, che gli fecer coraggio (Inf. X). « La bella e nobile franchezza, » spiega il Leopardi, seguito da molti altri commentatori. Ma che cosa significa qui bella e nobil franchezza? - Destro, Buono, diritto, retto. Altrove: « Quel sol che mi mostrava il cammin destro Di gire ecc. » - Della speranza, int. di giungere al cielo.

BALLATA II - Canz. 2

Lontano non la vedrà che col pensiero, e però invita gli occhi a saziarsene

Occhi miei lassi, mentre ch'io vi giro
Nel bel viso di quella che v'ha morti,
Pregovi, siate accorti;

Chè già vi sfida Amor, ond' io sospiro.
Morte può chiuder sola a' miei pensieri
L'amoroso cammin che li conduce
Al dolce porto della lor salute.
Ma puossi a voi celar la vostra luce
Per meno obbietto; perchè meno interi
Siete formati, e di minor virtute.
Però dolenti, anzi che sian venute
L'ore del pianto, che son già vicine,
Prendete or alla fine

Breve conforto a sì lungo martiro.

Lassi, Miseri, meschini; dolenti, li chiama più sotto. - V' ha morti, Vi ha fatti languidi, vi ha abbacinati col suo splendore. Siate accorti, Studiatevi di bearvi in quella vista, poichè tra poco Laura sarà lontana da voi. - Vi sfida Amore, int. a reggere al dolore della lontananza. Il P. era sul punto di allontanarsi dal luogo ove era Laura. - Morte può ecc., La sola morte può impedire ai pensieri del P. di giungere a Laura (Al dolce porto della lor salute); ma un impedimento assai minore della morte (la lontananza) poteva celare agli occhi suoi la luce di Laura. - Obbietto, Cosa opposta, ostacolo. Ritiene il suo significato primitivo, dal lat. objectus. – Meno interi, Meno perfetti. - Anzi che, Prima che. L'ore del pianto, Il tempo della lontananza.

SONETTO XI - 13

Irresoluto nel dilungarsi da Laura, descrive i vari affetti da cui è agitato

Io mi rivolgo indietro a ciascun passo
Col corpo stanco, ch'a gran pena porto;
E prendo allor del vostr'aere conforto,
Che'l fa gir oltra, dicendo: Oimè lasso!

Poi ripensando al dolce ben ch'io lasso,
Al cammin lungo ed al mio viver corto,
Fermo le piante sbigottito e smorto,
E gli occhi in terra lagrimando abbasso.
Talor m'assale in mezzo a' tristi pianti
Un dubbio, come posson queste membra
Dallo spirito lor viver lontane.

Ma rispondemi Amor: Non ti rimembra
Che questo è privilegio degli amanti,
Sciolti da tutte qualitati umane?

Io mi rivolgo ecc. Il P. componeva questo Sonetto nel tempo di un suo viaggio col quale si allontanava da Laura; e però scrive che volgendosi in dietro a ciascun passo, trae dall'aria del luogo ove ella è rimasta, il conforto per sostenere lo stanco suo corpo a proseguire il cammino. Fermo le piante, Mi arresto. Dante (Inf. III): « Quando noi fermerem li nostri passi Sulla trista riviera d'Acheronte. » Dallo spirito lor, int. da Laura. Sciolti ecc., Liberi da tutte le qualità, le condizioni umane. Gli amanti, secondo una dottrina platonica, possono vivere col corpo lontano dallo spirito; il che non è possibile agli altri uomini.

SONETTO XII - 14

Ansioso cerca da per tutto chi gli presenti le vere sembianze di Laura

Movesi'l vecchierel canuto e bianco

Del dolce loco, ov' ha sua età fornita;

E dalla famigliuola sbigottita,
Che vede il caro padre venir manco:
Indi traendo poi l'antico fianco

Per l'estreme giornate di sua vita,
Quanto più può col buon voler s'aita,
Rotto dagli anni, e dal cammino stanco.
E viene a Roma, seguendo 'l desio,
Per mirar la sembianza di Colui
Ch' ancor lassù nel Ciel vedere spera.
Così, lasso! talor vo cercand'io,
Donna, quant'è possibile, in altrui

La desïata vostra forma vera.

Canuto e bianco. Probabilmente è una delle solite iterazioni del P.; ma forse il canuto riferiscesi ai capelli e alla barba, il bianco al pallore del volto. L'Ariosto (Orl. fur. 30, 71): « Piangea l'amante suo pallido e bianco. » - Del dolce ecc., Dal dolce ecc. Ov' ha sua età fornita, Ove ha passata tutta la sua vita. - Seguendo 'l desio, Seguendo il desiderio che lo conduce nel suo pellegrinag

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