INDICE ALFABETICO DEL CANZONIERE
Ahi, bella libertà, come tu m'hai Almo Sol, quella fronde, ch'io sola amo Amor, che 'ncende 'l cor d'ardente zelo Amor, che nel pensier mio vive, e regna Amor, che vedi ogni pensiero aperto Amor con la man destra il lato manco Amor con sue promesse lusingando Amor, ed io, sì pien di maraviglia. Amor, fortuna, e la mia mente schiva . Amor fra l'erbe una leggiadra rete Amor, io fallo, e veggio il mio fallire. Amor m'ha posto come segno a strale Amor mi manda quel dolce pensero Amor mi sprona in un tempo ed affrena Amor, Natura, e la bell'alma umile Anima, che diverse cose tante.
Aspro core e selvaggio, e cruda voglia
Aura, che quelle chiome bionde e crespe.
Avventuroso più d'altro terreno.
Beato in sogno, e di languir contento. Benedetto sia 'l giorno, e 'l mese, e l'anno. Ben sapev'io che natural consiglio...
Cantai, or piango; e non men di dolcezza Cara la vita, e dopo lei mi pare.
Cercato ho sempre solitaria vita
Che fai, alma? che pensi? avrem mai pace?
Cesare, poi che 'l traditor d'Egitto.
Chi vuol veder quantunque può Natura .
Come 'l candido piè per l'erba fresca
Dell'empia Babilonia, ond'è fuggita
Del mar Tirreno alla sinistra riva
Dicessett'anni ha già rivolto il cielo.
Di di in di vo cangiando il viso e 'l pelo.
Giunto Alessandro alla famosa tomba Giunto m'ha Amor fra belle e crude braccia. Grazie ch'a pochi 'l Ciel largo destina
I begli occhi, ond'i' fui percosso in guisa.
I dolci colli, ov'io lasciai me stesso
Il cantar novo e 'l pianger degli augelli
Il figliuol di Latona avea già nove
I' ho pregato Amor, e ne 'l riprego
Il mal mi preme, e mi spaventa il peggio
Il mio avversario, in cui veder solete
I'mi vivea di mia sorte contento.
In dubbio di mio stato, or piango, or canto.
In mezzo di duo amanti onesta altera
In nobil sangue vita umile e queta In qual parte del Ciel, in quale idea In quel bel viso, ch'i' sospiro e bramo In tale stella duo begli occhi vidi . Io amai sempre, ed amo forte ancora lo avrò sempre in odio la fenestra. Io canterei d'amor sì novamente
Io mi rivolgo indietro a ciascun passo. Io non fu' d'amar voi lassato unquanco Io sentia dentr' al cor già venir meno Io son dell'aspettar omai sì vinto Io son già stanco di pensar sì come Io son sì stanco sotto 'l fascio antico.
La Donna, che 'l mio cor nel viso porta L'alto signor, dinanzi a cui non vale L'arbor gentil che forte amai molt'anni La sera desiar, odiar l'aurora. L'aspetto sacro della terra vostra
Lasso, Amor mi trasporta, ov' io non voglio Lasso, ben so, che dolorose prede Lasso, che mal accorto fui da prima
Lasso, ch'i' ardo, ed altri non me crede Lasso, quante fiate amor m'assale .
L'aura, che il verde lauro, e l'aureo crine. L'aura celeste che 'n quel verde lauro L'aura gentil che rasserena i poggi L'aura serena che, fra verdi fronde
L'aura soave al sole spiega e vibra.
Le stelle, e 'l cielo, e gli elementi a prova Liete e pensose, accompagnate e sole Lieti fiori e felici, e ben nate erbe
L'oro, e le perle, e i fior vermigli, e i bianchi
Ma poi che 'l dolce riso umile e piano Mia ventura ed Amor m'avean sì adorno. Mie venture al venir son tarde e pigre Mille fïate, o dolce mia guerrera. Mille piagge in un giorno e mille rivi Mira quel colle, o stanco mio cor vago Mirando 'l Sol de' begli occhi sereno. Movesi'l vecchierel canuto e bianco.
Non Tesin, Po, Varo, Arno, Adige, e Tebro Non veggio, ove scampar mi possa omai
O bella man, che mi distringi 'l core O cameretta, che già fosti un porto . Occhi, piangete; accompagnate il core O d'ardente virtute ornata e calda . O dolci sguardi, o parolette accorte O Invidia, nemica di virtute. O misera, ed orribil visione Onde tolse Amor l'oro, e di qual vena O passi sparsi, o pensier vaghi e pronti. Or, che 'l ciel, e la terra, e 'l vento tace Orso, e' non furon mai fiumi, nè stagni. Ove ch'i' posi gli occhi lassi, o giri.
Pace non trovo, e non ho da far guerra Padre del Ciel, dopo i perduti giorni Parrà forse ad alcun, che 'n lodar quella Pasco la mente d'un sì nobil cibo. Passa la nave mia colma d'obblio Passer mai solitario in alcun tetto Perch'io t'abbia guardato di menzogna Per far una leggiadra sua vendetta. Per mezz'i boschi inospiti e selvaggi Per mirar Policleto a prova fiso Perseguendomi Amor al luogo usato Pien di quella ineffabile dolcezza . Pien d'un vago pensier, che mi desvia Piovonmi amare lagrime dal viso.. Più volte Amor m'avea già detto: scrivi Più volte già dal bel sembiante umano Po, ben puo' tu portartene la scorza Poco era ad appressarsi agli occhi miei Poi che 'l cammin m'è chiuso di mercede Poi che mia speme è lunga a venir troppo. Poi che voi ed io più volte abbiam provato Ponmi, ove 'l sol occide i fiori e l'erba .
Qual donna attende a gloriosa fama
Qual mio destin, qual forza, o qual inganno Qual paura ho, quando mi torna a mente Qual ventura mi fu, quando dall'uno
Quando Amor i begli occhi a terra inchina Quando dal proprio sito si rimove Quando fra l'altre donne ad ora ad ora. Quando giugne per gli occhi al cor profondo Quando giunse a Simon l'alto concetto Quando 'I pianeta che distingue l'ore Quando 'l Sol bagna in mar l'aurato carro. Quando 'I voler, che con due sproni ardenti. Quando mi viene innanzi il tempo e 'l loco. Quanto più m'avvicino al giorno estremo Quel ch'infinita provvidenza, ed arte Quel ch'in Tessaglia ebbe le man sì pronte Quella fenestra, ove l'un Sol si vede Quel sempre acerbo ed onorato giorno.
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