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INDICE ALFABETICO DEL CANZONIERE

PARTE PRIMA

IN VITA DI M. LAURA

SONETTI

Ahi, bella libertà, come tu m'hai
Almo Sol, quella fronde, ch'io sola amo
Amor, che 'ncende 'l cor d'ardente zelo
Amor, che nel pensier mio vive, e regna
Amor, che vedi ogni pensiero aperto
Amor con la man destra il lato manco
Amor con sue promesse lusingando
Amor, ed io, sì pien di maraviglia.
Amor, fortuna, e la mia mente schiva .
Amor fra l'erbe una leggiadra rete
Amor, io fallo, e veggio il mio fallire.
Amor m'ha posto come segno a strale
Amor mi manda quel dolce pensero
Amor mi sprona in un tempo ed affrena
Amor, Natura, e la bell'alma umile
Anima, che diverse cose tante.

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Aspro core e selvaggio, e cruda voglia

Aura, che quelle chiome bionde e crespe.

Avventuroso più d'altro terreno.

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B

Beato in sogno, e di languir contento.
Benedetto sia 'l giorno, e 'l mese, e l'anno.
Ben sapev'io che natural consiglio...

C

Cantai, or piango; e non men di dolcezza
Cara la vita, e dopo lei mi pare.

Cercato ho sempre solitaria vita

Che fai, alma? che pensi? avrem mai pace?

Cesare, poi che 'l traditor d'Egitto.

Chi vuol veder quantunque può Natura .

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Come 'l candido piè per l'erba fresca

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D

Dell'empia Babilonia, ond'è fuggita

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Del mar Tirreno alla sinistra riva

63

Dicessett'anni ha già rivolto il cielo.

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Di di in di vo cangiando il viso e 'l pelo.

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Giunto Alessandro alla famosa tomba
Giunto m'ha Amor fra belle e crude braccia.
Grazie ch'a pochi 'l Ciel largo destina

I

I begli occhi, ond'i' fui percosso in guisa.

I dolci colli, ov'io lasciai me stesso

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Il cantar novo e 'l pianger degli augelli

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Il figliuol di Latona avea già nove

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I' ho pregato Amor, e ne 'l riprego

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Il mal mi preme, e mi spaventa il peggio

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Il mio avversario, in cui veder solete

45

I'mi vivea di mia sorte contento.

207

In dubbio di mio stato, or piango, or canto.

224

In mezzo di duo amanti onesta altera

110

In nobil sangue vita umile e queta
In qual parte del Ciel, in quale idea
In quel bel viso, ch'i' sospiro e bramo
In tale stella duo begli occhi vidi .
Io amai sempre, ed amo forte ancora
lo avrò sempre in odio la fenestra.
Io canterei d'amor sì novamente

Io mi rivolgo indietro a ciascun passo.
Io non fu' d'amar voi lassato unquanco
Io sentia dentr' al cor già venir meno
Io son dell'aspettar omai sì vinto
Io son già stanco di pensar sì come
Io son sì stanco sotto 'l fascio antico.

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La Donna, che 'l mio cor nel viso porta
L'alto signor, dinanzi a cui non vale
L'arbor gentil che forte amai molt'anni
La sera desiar, odiar l'aurora.
L'aspetto sacro della terra vostra

Lasso, Amor mi trasporta, ov' io non voglio
Lasso, ben so, che dolorose prede
Lasso, che mal accorto fui da prima

Lasso, ch'i' ardo, ed altri non me crede
Lasso, quante fiate amor m'assale .

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L'aura, che il verde lauro, e l'aureo crine.
L'aura celeste che 'n quel verde lauro
L'aura gentil che rasserena i poggi
L'aura serena che, fra verdi fronde

L'aura soave al sole spiega e vibra.

Le stelle, e 'l cielo, e gli elementi a prova
Liete e pensose, accompagnate e sole
Lieti fiori e felici, e ben nate erbe

L'oro, e le perle, e i fior vermigli, e i bianchi

M

Ma poi che 'l dolce riso umile e piano
Mia ventura ed Amor m'avean sì adorno.
Mie venture al venir son tarde e pigre
Mille fïate, o dolce mia guerrera.
Mille piagge in un giorno e mille rivi
Mira quel colle, o stanco mio cor vago
Mirando 'l Sol de' begli occhi sereno.
Movesi'l vecchierel canuto e bianco.

N

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Non Tesin, Po, Varo, Arno, Adige, e Tebro
Non veggio, ove scampar mi possa omai

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O bella man, che mi distringi 'l core
O cameretta, che già fosti un porto .
Occhi, piangete; accompagnate il core
O d'ardente virtute ornata e calda .
O dolci sguardi, o parolette accorte
O Invidia, nemica di virtute.
O misera, ed orribil visione
Onde tolse Amor l'oro, e di qual vena
O passi sparsi, o pensier vaghi e pronti.
Or, che 'l ciel, e la terra, e 'l vento tace
Orso, e' non furon mai fiumi, nè stagni.
Ove ch'i' posi gli occhi lassi, o giri.

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P

Pace non trovo, e non ho da far guerra
Padre del Ciel, dopo i perduti giorni
Parrà forse ad alcun, che 'n lodar quella
Pasco la mente d'un sì nobil cibo.
Passa la nave mia colma d'obblio
Passer mai solitario in alcun tetto
Perch'io t'abbia guardato di menzogna
Per far una leggiadra sua vendetta.
Per mezz'i boschi inospiti e selvaggi
Per mirar Policleto a prova fiso
Perseguendomi Amor al luogo usato
Pien di quella ineffabile dolcezza .
Pien d'un vago pensier, che mi desvia
Piovonmi amare lagrime dal viso..
Più volte Amor m'avea già detto: scrivi
Più volte già dal bel sembiante umano
Po, ben puo' tu portartene la scorza
Poco era ad appressarsi agli occhi miei
Poi che 'l cammin m'è chiuso di mercede
Poi che mia speme è lunga a venir troppo.
Poi che voi ed io più volte abbiam provato
Ponmi, ove 'l sol occide i fiori e l'erba .

Q

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Qual donna attende a gloriosa fama

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Qual mio destin, qual forza, o qual inganno
Qual paura ho, quando mi torna a mente
Qual ventura mi fu, quando dall'uno

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Quando Amor i begli occhi a terra inchina
Quando dal proprio sito si rimove
Quando fra l'altre donne ad ora ad ora.
Quando giugne per gli occhi al cor profondo
Quando giunse a Simon l'alto concetto
Quando 'I pianeta che distingue l'ore
Quando 'l Sol bagna in mar l'aurato carro.
Quando 'I voler, che con due sproni ardenti.
Quando mi viene innanzi il tempo e 'l loco.
Quanto più m'avvicino al giorno estremo
Quel ch'infinita provvidenza, ed arte
Quel ch'in Tessaglia ebbe le man sì pronte
Quella fenestra, ove l'un Sol si vede
Quel sempre acerbo ed onorato giorno.

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