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ria Fiorent. pag. 23. Giano, fu scacciato da Firenze a' dì 5 di Marzo 1294.

SONETTO XXI.

V. 4. Nella II. Canzone rig. 43. pag. 104. dice egualmente: "Uno spiritel d'amor gentile,

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V. 11. Variante. Che l'intelletto mio non vi può gire„,

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SONETTO XXII.

Gli Editori delle Rime di Cino attribuiscono a quell'autore anche questo Sonetto con le seguenti variazioni.

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V. 9. Variante. Lasso di poi ne pianse ogni pensiero „ V. 11. Variante,, Sempre davanti lo suo voler fero (il voler suo crudele, fiero)

V. 12. Variante Per il qual se mercede a Amor chero 99

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Questo come i tre antecedenti Sonetti sembrano appartenere a Cino in quanto allo stile e ritmo.

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99

V. 10. D' Amor selvaggiaTM, Selvaggia era l'amante di Cino, nominata sotto il velo dell' Allegoria.

SONETTO XXIV.

V. 6. Vedi la I. Canzone pag. 99 in cui s'incontrano sentimenti analoghi a questi del presente Sonetto.

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SONETTO XXV.

V. 3 e 4. Variante degli Edit. di Cino :

"Quella, se solo un pochettin sorride,

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Qualel Sol neve strugge i miei pensieri „

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Onde nel cor giungon colpi sl fieri Che della vita par, ch' io mi disfide per via l'incontrate o per sentieri 99 A dire a me : Sta san, voi la mandate,

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V. 5 e 6. Variante

V. 9. Variante
V. 14. Variante

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Questo Sonetto rassomiglia a quello di Petrarca: Quando 'l Sol bagna in mar l'aurato carro e a una Sestina del medesimo Poeta che incomincia: A qualunque animale alberga in terra

99

SONETTO XXVII.

V. 2.,, Benegno, per benigno usa DANTE nel verso: Ch'entrar non vi può spirito benegno,, (pag. 85. in fine) V. 4. Caverna " per inferno.

V. 5.

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V. 5. 99 Il viaggio, forse quello menzionato nel IV. Sonetto della Vita nuova.

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Il personificare un comune non era raro ne' tempi di DANTE. Due Bassorilievi interessantissimi del Mau

soleo del Vescovo Guido Tarlati di Pietramala nel Duomo di Arezzo rappresentano il Comune in forma d'un venerando vecchio barbato, seduto sopra un trono. Sei cittadini stanno occupati di toglierli lo scettro, levargli le scarpe, e di tirarlo ai capelli ed alla cintura; un altro è in atto di difenderlo. Nel secondo bassorilievo si ravvisa lo stesso vecchio sopra un seggio più alto, di lui accanto il Vescovo Guido con uno scettro nelle mani. Davanti il Comune vedesi un uomo inginocchio colle mani giunte; due altri stanno colle mani legate davanti il Vescovo, appresso il carnefice in atto di decapitarli. Altre persone contemplano la scena con maraviglia e spa

vento,

SONETTO XXXIX.

V. 1. Il Comune risponde al Sonetto antecedente, ambedue sono analoghi alla XV Canzone ed al XIX Sonetto.

SONETTO XL.

V. 1. Meuccio sincope di Bartolomeo.

Il Professore CARLO WITTE di Breslavia degno e profondo conoscitore della Letteratura Dantesca scrisse Comenti, Emmendazioni, Note e Traduzioni spettanti le Opere di DANTE, che tanto in Italia, quanto in Germania trovarono ben meritata approvazione. Le sue Annotazioni alla versione tedesca delle poesie liriche di DANTE serviron di guida e modello a' presenti Commenti, e l'Autore si sente onorato nell' aver potuto quivi riferire (benchè debolmente) parte delle idee di quell'illustre Commentatore del sommo Pueta Italiano.

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DI RIME

D' INCERTA AUTENTICITA'

ATTRIBUITE

A DANTE ALIGHIERI

CANZONI

I.

Io miro i crespi e li biondi capegli,
De' quali ha fatto per me rete Amore
Di un fil di perle, e quando di un bel fiore
Per me pigliare, e trovo ch' egli adesca:
E pria riguardo dentro gli occhi begli,
Che passan per li miei dentro dal core,
Con tanto vivo e lucente splendore,
Che propriamente par, che dal sol esca
Vertù mostra così, che in lor più cresca;
Ond'io, che si leggiadri star li veggio,
Cosi fra me, sospirando, ragiono:
Oimè, perchè non sono

A sol a sol con lei, ov' io la chieggio?
Sicch'io potessi quella treccia bionda

Disfarla ad onda ad onda i

E far de' suoi begli occhi a' miei due specchi,

Che lucon sì, che non trovan parecchi.

Poi guardo l'amorosa, e bella bocca,

La spaciosa fronte, e il vago piglio,

Li bianchi diti, e il dritto naso, e il ciglio

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