E specchio de vertù non vede oltraggio, E amor de vertù buon servitore, E loco de vertù è conoscenza, E seggio de vertù amor reale E opera de vertù esser leale, 具 E braccio de vertù bella acoglienza, Tutta vertù è rendere ben per male. XVI. ADONNA per virtute D' Amor la pena m'è gioia, pensando, Che giusto affanno fa dolce salute, E sempre vive quel, che muore amando. Questa è la vita, è 'l ben, perch' io vi servo, E perchè vostro orgoglio Amor non parte Dal cuor, ma pur inalza il suo potere. Che 'l mio servir col buon pensier comparte In vostr' onor, per cui disio conservo; E quanto vi contenta m'è in piacere. Di voi così volere M'è tanto d'allegrezza, immaginando, XVII. NGELI, poiche 'l ciel s'averse a quella, Ch'era luce terrena (Dite la giù), che 'l Paradiso meno ? Tutta beltà de la Corte si cinse Di canto, e di splendore Nel venir suo, e Dio festa ne tenne. Che maraviglia a noi grande ne venne. Tolse la Donna, che non vide piena. Che di sua altezza alquanto comprendemo. D'esta novella Donna ch' or' avemo, La qual guardando cognoscer dovemo : Donde certanza più laude raffrena. Lauda lo di del suo venir in vita. Guardar ne' raggi di che ell'è vestita. Francesco da Barberino (1290) XVIII. giubilo del core Che fai cantar d'Amore. Quande giubilo si scalda Si fa l'uomo cantare, Quando giubilo è acceso Si fa l'uomo clamare; Lo cor d'Amore è preso Che nol può comportare Stridendo el fa gridare E non vergogna allore. Quando giubilo a preso Lo cor ennamorato Le genti l'han en derisio, O giubilo dolce gaudio Ched entri ne la mente Chi non a costumanza, Te reputa empazito, Com'uom che desvanito Dentro lo cor ferito Non se sente de fuore. B. Jacopone da Todi (1290) XIX. ONNA del cielo, gloriosa madre Del buon Gesù, la cui sacrata morte Che tira l'alma nostra al primo loco, Cotal rimedio ha questo aspro furore, Tal' acqua suole spegner questo fucco, XX. U NA giovine Donna di Tolosa Bella e gentil, d'onesta leggiadria, Che ha fatto dentro al cor desiderosa L'anima in guisa che da lui si svia E vanne a lei: ma tanto è paurosa Nè lo qual face rallegrar ancora Poi torna piena di sospir nel core Ferita a morte d' un tagliante dardo Guido Cavalcanti (1300) CANZONE IN MORTE DI DANTE ALIGHIERI DI CINO DA PISTOIA (1310) U per la costa, Amor, de l'alto monte Poi che son rotte l'ale d'ogni ingegno? I' penso che gli è secca quella fonte Se ben volesse guardare nel dritto segno. |